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Da piccola non avevo mai visto Sailor Moon, se non qualche episodio sparso qua e là. Quindi, appresa la notizia di una nuova pubblicazione del manga in Italia, sono andata a leggermi qualche recensione. Erano tutte ottime, e in fin dei conti l'edizione italiana costava 4.50€ ed era grande il doppio dei manga che ero (e sono tutt'ora) solita prendere allo stesso prezzo. Perché no? mi sono detta, in fondo è un classico, questo è il manga che ha dato inizio al genere Majokko-sentai. Bene, dopo aver letto 12 volumi, 7 comprati e altri 5 presi in prestito, posso dire che non ci siamo. Per niente.
Dunque, la storia inizia con Usagi Tsukino, studentessa delle medie impacciata, pigra e affatto brava a scuola. Una mattina di una giornata particolarmente improduttiva, incontra Luna, una gattina che, scoprirà, può parlare, e che le rivela che lei è nientemeno che Sailor Moon, la bella guerriera della Luna che deve trovare le altre sue compari per proteggere la principessa Serenity. Il tutto ovviamente accompagnato da una misteriosa controparte maschile - personalmente non ho mai, e dico mai, smesso di chiedermi cosa ci trovasse un liceale come Mamoru in una pasticciona come Usagi.
Le premesse ci sono tutte, dico davvero. Solo che la storia, al contrario di molti altri manga, è troppo lunga. Per me, ci si poteva tranquillamente fermare ai cinque/sei volumi; approfondendo come dio comanda la parte sul Dark Kingdom e tagliando tutto il resto.
Perché, in effetti, solo quelli del Dark Kingdom sono nemici effettivi. È come giocare a Super Mario: "Your princess is in another castle" , praticamente sconfitta una serie di nemici ne arrivano altri, così, tanto per mettere dei nemici, e tutto riprende daccapo. Cosa fanno? Cercano di riportare in vita il/la loro re/regina. Come? Rubando le anime degli umani. Puntualmente scoprono dell'esistenza del cristallo di Usagi e, puntualmente, lo vogliono anche loro. Le "epiche battaglie" non sono nient'altro che cinque o sei pagine di "combattimenti" dove le guerriere, qui schierate al gran completo, lanciano attacchi dai nomi improbabili, che falliscono il 90% delle volte, finché, magicamente, Usagi trova "la chiave dentro di sé" e tira tutte fuori dai guai. Raggiungendo, per di più, un nuovo livello di trasformazione. Tutto così per dodici volumi. Praticamente, la storia mi scorreva addosso come acqua fresca, una cosa che detesto, in fondo un manga dovrebbe essere un piacevole svago. Quando c'era un "colpo di scena" mi dicevo "toh, è successo questo e quest'altro", ma niente di più. Niente, dopo il quarto volume, è riuscito a risollevare il mio interesse, e arrivare alla fine di ogni volume era sempre più difficile, ma mi ero detta che se dovevo recensire quest'opera, almeno dovevo averla letta tutta.
E questa è la trama, uno solo dei tre punti dolenti del manga. Il secondo? I personaggi. In genere disapprovo la scelta dei due/tre protagonisti, e qua -oserei dire, secondo il mio modesto parere- l'autrice ha avuto il coraggio e, forse, la superbia, di sceglierne cinque, di protagoniste. E già dal primo volume sapevo che, alla fine, l'unica di cui avremmo saputo vita morte e miracoli sarebbe stata Usagi. Quindi il mio stupore, e disappunto, andando avanti nella serie non ha fatto altro che aumentare esponenzialmente, di pari passo con l'aumento dei personaggi nel manga. E il fatto che gli unici nomi che mi ricordi siano quelli di Usagi, Ami e Rei la dice lunga.
Quindi, alla fine, anche volendo descrivere un pò come sono i personaggi, non lo si può fare, perché questi, di fatto, appaiono solo nelle battaglie. Di Usagi, dirò soltanto che il suo modo di fare, soprattutto all'inizio, mi irritava assai. Tutta un "oh Mamoo!" e "No, Mamoo!". Davvero terribile, l'unica persona capace di essere gelosa di una bambina (che poi sarebbe Chibiusa).
Fortuna che, con il passare del tempo, un pò è cambiata.
Il terzo punto dolente del manga sono i disegni. Le tavole sono pienissime, disordinate e molto, molto caotiche. A volte facevo fatica a seguire i discorsi dei personaggi. I disegni sembrano lasciati quasi in stato di schizzo, per non parlare di come sono disegnati Luna e Artemis. Gli unici disegni che ho apprezzato sono state le pagine a colori all'inizio di ogni albo.
Dunque, in conclusione: la storia non va, i personaggi non vanno; i disegni meno che meno... cosa ne resta? Niente. Ecco perché credo che Sailor Moon vada bene per le bambine delle elementari, forse delle medie- sempre secondo il mio modesto parere.
Se volete potete anche dargli un'occhiata, giusto perché è un classico; personalmente io penso di vendere i 7 volumi in mio possesso, che occupano solo spazio nella libreria.
Sarà anche il capostipite del genere Majokko-sentai, ma ci sono state altre serie molto, molto meglio fatte di questa.