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8.0/10
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Ho la fortuna di possedere i 12 preziosi volumi di questo piccolo capolavoro sconosciuto ai più, che mi ha fatto apprezzare un autore che, chissà perchè, non è riuscito ad imporsi tra i più rinomati, nonostante le capacità non gli mancassero, come è riuscito ampiamente a dimostrare in questo lavoro.
Partendo con l'analisi di questo manga di Manabe, un plauso va decisamente concesso alla trama, che seppur non presenti tematiche innovative, anzi faccia intravedere qua e là le svariate fonti di ispirazione che hanno spinto l'autore nella stesura del suo lavoro, riesce ad ingranare fin da subito, grazie al sapiente uso di riuscitissimi climax, che tengono viva l'attenzione del lettore, e all'alternarsi di momenti comici, drammatici, romantici e anche un po' erotici, senza comunque scadere in fastidiosi eccessi.
La trama poi, così come la grafica, come vedremo, viene arricchita anche da un altro fattore piuttosto interessante, che distingue nettamente questo "Outlanders" da altri lavori analoghi del filone fantascientifico. Mi riferisco al fatto che grazie al fatto di padroneggiare l'arte della magia e della biotecnologia, la flotta aliena non è composta dalle classiche astronavi enormi e fatte di metallo, ma da navi sviluppate sulla base di animali, esseri viventi più o meno giganteschi, che sono stati rielaborati grazie alle competenze degli alieni, in modo da poter offrire la possibilità di essere impiegati come mezzi militari a tutti gli effetti.
Questa "trovata" (che Manabe giustificherà con il fatto che gli era stato commissionato un manga che presentasse navi spaziali a volontà e di grandi dimensioni, mentre lui aveva in mente un lavoro a sfondo catastrofico, con mostri giganti a devastare la terra) caratterizzerà enormemente e positivamente, anche l'impatto della grafica del manga, che mostrerà un design dei mezzi decisamente appetibile, con qualche richiamo ai lavori di Giger. Se il design delle bio-astronavi è assai piacevole, altrettanto si può dire del chara, che presenta personaggi molto belli, piacevoli e dettagliati, oltre che decisamente ben caratterizzati e distinti tra loro. Anche qui non si può non notare la fonte di ispirazione che ha mosso la mano di Manabe, e che è senz'ombra di dubbio Rumiko Takahashi e il suo Uruseyatsura.
Concludendo, un lavoro davvero ben riuscito, e che vi consiglio caldamente di reperire, anche se immagino che questo possa rivelarsi assai complicato, ma immagino che da veri otaku, tra fiere, internet e fumetterie, mettere insieme queste 12 gemme (l'edizione italiana della defunta Granata Press era di 12 volumi) che compongono questa bella collana, possa essere fattibile. E, credetemi, ne sarete ampiamente ripagati.