logo AnimeClick.it

-

Appunto pagina 78:
"-Il mondo moderno è tutto sottosopra. Abbiamo inquinato l'acqua, la terra, e persino l'anima della gente.
Persone cattive come Tachibana hanno vita facile e per le persone ingenue come noi vivere in mezzo a loro è una continua fonte di stress, al punto che finiamo per distruggere il nostro equilibrio psicofisico.
Il motivo per cui sei ingrassata è di sicuro lo stress. Devi smettere di frequentare questa gente! Sono marce dentro!"

"Questo non è il mio corpo", si presenta in modo sintetico ed elegante, come d'altronde la signorina che vi è illustratain copertina. Ed è proprio di questo che al suo interno si parla. L'argomento "bulimia- anoressia" è uno sfondo per trattare un altro tema, o meglio un'altra apparente realtà. Da premettere, però, che l'opera non va letta come fine a sé stessa, perché non ha un intento divulgativo o descrittivo è parte, appunto, della sfilza accusatoria di Moyoco Anno. L'apparente realtà sopra citata è lo stato attuale di "identità fisica", cioè la consapevolezza di un certo stato fisico, sopratutto la libertà esente da mode o "status symbol" di decidere quale sia la forma fisica che più ci soddisfa. Infatti, la Anno crea un insieme di personaggi tutti antagonisti che non hanno alcun carattere da "eroe", nessuna coscienza intelligente. La frase sopra riportata tratta dal volume è la chiara dimostrazione di ciò che sono le vittime di quest'opera, in primo luogo Noko Hanazawa, la protagonista, a seguire Tabata, la collega "racchia" che tenta in ogni modo di affrontare una guerra punica. La difesa alla vita di Noko, il cibo, è un'accusa ai suoi persecutori, come ad incolpare gli altri di essere debole. Noko è circondata da personaggi quali Tachibana, impiegata "allettante" e provocatrice, tutt'altro che perbenista, in quanto si sente migliore nel far sentire peggiori elementi come Noko, oppure Saito, il fidanzato della ragazza che intrattiene una relazione con Tachibana, il quale essendo del tutto anonimo ma al contempo orgoglioso non riesce ad imporre la propria autonomia a nessun altro che non a Noko, incapace, per paura di perderlo, di mettere in discussione i suoi continui tradimenti.
Non credo sia spoiler scrivere della drastica dieta di Noko, in quanto l'opera non si erge su i colpi di scena o su una struttura di svolgimenti che sono il punto portante della storia, ma bensì su un'atmosfera che cerca di coinvolgere il lettore, rendendolo partecipe di quello in cui in realtà è già inserito, l'ironico e assurdo mondo dell'insoddisfazione personale. Noko decide di riprendersi quello che con tanta pazienza era riuscita ad inserire nella sua vita, Saito. Piuttosto decisa in quanto unica soddisfazione che riesce a calcolare nella sua vita, rendendosi essa stessa brutta ed immeritevole di avere un ragazzo, proprio per questo, tenta di diventare bella e magra come Tachibana, non pensando minimamente ad un suo gusto personale, ad una sua lotta contro la debolezza e la schiavitù di qualcosa di "inutile" e sopratutto prendendo a modo un modello preimpostato che a priori è considerato bello, cioè il magro, sicura di poter diventare migliore e felice diventando esteticamente accettabile.
Ci troviamo di fronte ad una protagonista che non ha alcun buon senso, alcuna qualità ed alcuna particolarità, e non si può di certo inserire nelle particolarità il fatto che sia obesa, bulimica e di conseguenza anoressica. Il suo "spirito di rivalsa" non presenta alcun buon proposito, c'è solo il pronostico di essere felice dopo, dopo essere dimagrita, godendo dell'essere magra.
Ed una volta dimagrita si trova ed essere pur sempre infelice (affermazione che ormai, per quest'opera, è diventata luogo comune), che veste essa stessa i panni della "terribile Tachibana" che gode di aver offeso ragazze " né belle né magre", stupendosi però della strana fiducia che esse hanno in sé stesse.
Non c'è una crescita nel personaggio di Noko, come non c'è per nessuno di questi, perché sono totalmente esenti dal comprendere di star sbagliando, sono volutamente inseriti in un ruolo, e capacitati di dover lottare inutilmente con sé stessi, concepiscono parallelamente di non avere scampo al di fuori di quel ruolo. Proprio per questo Noko continua inesorabile la sua altalena fisica e psichica tra il grasso ed il magro, senza mai trovare un equilibrio, appunto, perché incapace sia di capire dove stia di casa quest'equilibrio e sopratutto di sapere davvero se esiste un equilibrio.
Il dramma di ognuno si trova nel loro calcare stereotipi preimpostati dalla società, e la loro lotta è egualmente impostata. Non possono combinar nulla di buono perché non hanno padronanza del loro corpo, delle loro scelte, guidati unicamente da modelli di vita insensibili e privi di "felicità" che non riescono a portare a nulla se non ad una vita piena di insoddisfazioni e continue lotte contro mulini a vento.

E' importante sapere chi sia l'autrice di questo manga sopratutto a livello di tematiche. Un consueto lettore delle opere di Moyoco Anno non può non capire come ogni sua opera sia una continua accusa ai diversi aspetti della società e di come essi vadano a mutare non solo le vite delle persone ma le loro intere personalità ed intelligenze. E' proprio in questo la vera accusa che "Questo non è il mio corpo" vuole andare a parare. La bulimia, l'anoressia sono due delle conseguenze di una società che induce l'azzerare della propria individualità con la mutazione del corpo, della mente, e di conseguenza un perenne stato di insoddisfazione e sofferenza che rende anonimi. Non c'è quindi da stupirsi se sotto il punto di vista medico ci sia una superficialità nell'opera, la quale non dico debba venir giustificata ma guardata con occhio meno critico.
Nonostante l'atmosfera opprimente e pesante, tutto è cosparso da una sottilissima vena ironica, come se la Anno piano piano che tesse le povere vite di questi disgraziati se la stia ridendo alla grossa. Personaggi come il signor Fujimoto o le proprietarie del centro di dimagrimento sembrano essere figurine felliniane che donano un certo tocco di irreale ed insensato, proprio ad accentuare la situazione paradossale in cui ci si è ridotti a vivere.
Se si è letti opere come "L'umorismo" si Pirandello non si può non notare l'amara ironia con cui tutta l'opera viene scritta. Anche la semplicità di comprensione dei temi nasconde un altro universo, quello del messaggio sociale, ed il senso di pena che si prova nei confronti di Noko è lo stesso che si prova nella risata cinica e amara che si concede ad una figura grossolana così distante dalla bellezza utopica che si trova alla vetta.

Lo stile di disegno ben riesce nel creare una situazione sospesa tra il disagio e l'amarezza, uno squallore insopportabile, quasi a voler farci sentire migliori, e pensare di esserlo, leggendo e guardando la vita di Noko rendersi ridicola ad ogni vignetta, avendo in essa un trasporto e coinvolgimento che vede sentimenti tutt'altro che positivi. Un continuo senso di pena dato da i grigi sbafati e dalle figure grottesche, che nonostante alcune siano magre siano sempre brutte, ed ambienti a volte anche surreali, come l'ufficio nello scantinato dove vengono "buttati" gli emarginati dell'ufficio, personaggi così "brutti ed inutili" da essere rinchiusi, altro elemento metaforico e bizzarro.

L'edizione Kappa è davvero meritevole, ottima carta, pagine a colori e buona resistenza, senza sovra copertina ma l'ampiezza del volume e la serietà di grafica ed impostazione rendono meglio di un gingillo che forse non serve. Il prezzo è di 9 e 50, forse un pò strano per qualcosa che ha tutta l'aria di un romanzo.

Consiglio l'opera sopratutto ai lettori frequenti della Anno, ma si badi a non pensare che sia un'opera per pochi. Non penso però sia un'opera per tutti, proprio per la feroce volontà di prendere in giro e di catapultare in prima persona il lettore in una storia esplicita di uno stile di vita tanto reale quanto distante e proprio per questo lettura tutt'altro che piacevole.
Ed è proprio questo che "ammiro" di "Questo non è il mio corpo", la vena ironica che si concede anche a temi sempre trattati in modo pesante e contornati dalla voglia di far pensare alla morte.

Trovo incredibili le continue prese in giro di Moyoco Anno, ed è forse per questo che le voglio tanto bene.