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10.0/10
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<b>ATTENZIONE, SPOILER!</b>

Chi desidera avvicinarsi alla lettura di Ranma 1/2 deve tenere presente alcuni punti essenziali per orientarsi nella decisione. Ci sono elementi caratterizzanti che possono piacere o non piacere e che è necessario conoscere.

Innanzitutto la natura episodica del manga. Non esistono saghe alla Naruto/One Piece/Bleach e chi più ne ha più ne metta. Non esiste un filo conduttore unico che colleghi tutte le saghe o tutti gli episodi. Si tratta di una serie di piccole storie quasi tutte slegate le une dalle altre, lunghe pochi capitoli, che possono essere lette anche in maniera disordinata senza che si perda il filo della storia, ovviamente con l'unica eccezione della presenza di personaggi nuovi e ricorrenti. L'unico tema base è la ricerca da parte del protagonista (o dei protagonisti) di un modo per sbarazzarsi della maledizione delle sorgenti cinesi di Jusenkyo. E a corollario c'è l'accordo di due padri sul far sposare i propri figli in modo da lasciare la scuola di arti marziali nelle mani della propria discendenza. Ma anche questa "storia d'amore" non subisce un'evoluzione evidente in ogni episodio, anzi, ci sono solo piccoli segnali di crescita che si risolvono solamente nel finale, ma senza farne l'elemento base della storia.

Il secondo punto è la natura assolutamente comica della storia. Ranma 1/2 è pieno zeppo di gag comiche anche sottilissime e a volte demenziali, tra personaggi di si amano-odiano e che generano tutta una serie di equivoci esilaranti, a volte un po' esasperanti. I personaggi sono stereotipi privi di una caratterizzazione psicologica profonda (non aspettatevi un manga dalla storia complessa con personaggi dotati di uno spessore psicologico da capogiro), ma che sanno farsi amare proprio per le loro manifestazioni tipiche. Ogni personaggio è un mondo a sé, tutto nell'ottica però di creare una comicità assoluta. Anche nei momenti più drammatici (specie sul finale), vengono inseriti piccoli elementi comici che smorzano questa drammaticità apparente.

Terzo punto è la lunghezza dell'opera. La Takahashi crea storie "infinitamente" lunghe. Decine e decine di volumi e decine di episodi per lo più singoli che non aggiungono quasi nulla ai precedenti, in vista della conclusione finale. Spesso risultano episodi ripetitivi, che hanno l'unico scopo di creare situazioni comiche tra i protagonisti.

Per fare il punto e motivare il mio voto: Ranma 1/2 è un manga eccezionale. È esilarante, la natura episodica non toglie nulla alla bellezza della storia in sé e a quella dei personaggi, per quanto stereotipati. Si legge ogni episodio col sorriso sulle labbra. A volte ci si esaspera per alcuni personaggi fin troppo fastidiosi, ma poi si torna a sorridere per gli esiti dell'episodio che si sta leggendo. Non è sicuramente la storia più profonda che si possa leggere, ma sono dell'idea che ci debbano essere manga di ogni tipo e per ogni gusto. A ciascuno il suo. L'importante è che il manga in questione sia ragionato, elaborato senza lasciare nulla al caso e che sappia coinvolgere il lettore.

Detto questo, volevo fare un ragionamento sul finale: questo è un altro punto basilare da conoscere per decidere se leggere il manga in questione. Si tratta di un finale aperto. Non si risolve nulla delle situazioni iniziali, è lasciato tutto all'immaginazione del lettore, ovviamente ponendo piccole basi circa i probabili - anzi sicuri - esiti futuri.
Il matrimonio tra i due protagonisti viene interrotto da una baraonda e l'acqua delle fonti che farebbe tornare normale il protagonista va "perduta", per così dire.
Ora, perché tutto ciò? Qual è il senso di un finale del genere?
A molti non è piaciuto. Qualcuno ha detto che può andare bene per dei bambini, ma è davvero così? In realtà era proprio da bambino che non gradivo un finale così aperto, volevo che l'autrice mi togliesse dall'impaccio di dover immaginare gli sviluppi futuri, che risolvesse definitivamente le situazioni iniziali per non pensarci più. Al contrario un finale del genere è perfettamente in linea col senso della storia: è comico, paradossale. Riporta tutto all'inizio, ma allo stesso tempo conclude facendoci capire che, ormai, i due protagonisti si sono dichiarati e sono consapevoli di ciò che provano l'uno per l'altra: devono risolvere tante questioni personali a scuola, con i propri spasimanti che sarebbe assurdo rinunciassero così di punto in bianco al proprio oggetto di desiderio. E, appunto, i due sono ancora studenti: è credibile che si sposino così giovani?
E il fatto che la maledizione del protagonista non venga eliminata è assolutamente perfetto per la natura della storia: Ranma è Ranma 1/2, è metà uomo e metà donna; lui è così, la maledizione fa parte di lui, ormai, è stata la fonte di tante situazioni comiche e divertenti, la possibilità per lui di togliersi da mille impacci e situazioni difficili. Siamo sicuri di volere un finale in cui questa sua caratteristica venga cancellata? Io obiettivamente, non lo vorrei.

In definitiva, trovo che il finale di quest'opera sia geniale, perfetto. E' un finale ragionato e su cui si deve ragionare, sicuramente non un finale "semplice" da digerire o da comprendere nella sua totalità, ma sicuramente un finale che non è secondo a nessun altro.