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7.0/10
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La storia si prefigura ben presto come una sorta di perverso triangolo tra lui, lei e lo spioncino, in una via di mezzo tra una commedia sentimentale ed un hentai, riuscendo ad alternare momenti molto dolci e anche ingenui a numerose scene di rapporti sessuali o caratterizzazioni psicologiche decisamente perverse. E' un'opera consigliata a tutti quegli occidentali che cercano una storia sentimentale dolce ma poco sopportano le mille indecisioni, incertezze, imbarazzi, i 10 volumi necessari per prendersi per mano e altri 10 per un bacio che caratterizzano buona parte del genere (e no, non mi riferisco solamente agli shonen per ragazzi). In "Peep Hole" si "tromba" come non ci fosse un domani, finalmente, senza però che il sesso finisca per occupare l'intera storia come negli erotici classici.

Passando a fare qualche considerazione sul proseguo dell'opera <b>INIZIO SPOILER!</b>

Bisogna purtroppo constatare come la seconda parte della storia appaia troppo esplicitamente come un tentativo di allungare il brodo. L'unica differenza sostanziale tra i due triangoli è data dal ruolo del protagonista. Se nel primo caso lo si poteva considerare, almeno parzialmente, una vittima, nel secondo è invece in tutto e per tutto un carnefice che sacrifica l'innocenza di Nagisa sull'altare del suo malato rapporto con la sua vicina. Ma a parte questo, non si sentiva realmente la necessità di una nuova saga di diversi volumi molto simile alla precedente, si potevano condensare i punti forti di ciascuna saga senza sostanziali controindicazioni.
Ma il punto più debole dell'opera è la riproposizione del fastidiosissimo maschilismo di questi manga sentimentali pensati per il pubblico maschile. Andando a indagare il trauma familiare della protagonista, si va ad alterare il rapporto tra i due, con lei che, da classica tsundere, fugge abbandonando l'amato senza dire nulla, all'improvviso: "Dimenticami, con te potrei essere felice ma non voglio esserlo, sono una tsundere e in quanto tale voglio soffrire. E se così facendo faccio soffrire anche te, la persona che amo e che mi ama, dopo averti rovinato la vita e due rapporti sentimentali molto belli... eh, pazienza..."
E quindi, il protagonista, che chiaramente non ci sta, diventa il corrispettivo moderno del cavaliere medioevale al salvataggio della principessa in pericolo... metaforicamente, il drago malvagio è il trauma familiare da curare, e le alte mura della torre sono le barriere dell'animo autoimposte a difesa di un carattere debole e sofferente.
Non è chiaramente un problema solamente dell'opera in questione (che in ogni caso arriva decisamente ad abusarne), ma non arriverà mai abbastanza presto il momento in cui sarà la norma avere, nei manga sentimentali per un pubblico maschile, una reale parità tra i due protagonisti della storia. <b>FINE SPOILER!</b>