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9.0/10
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Per anni diverse persone a me vicine (chi più, chi meno) mi hanno ripetuto quanto avrei dovuto guardare “Steins;Gate” e quanto mi sarebbe piaciuto, perché è esattamente il genere di opera che apprezzo. Alla fine mi hanno presa quasi per sfinimento, la curiosità ha prevalso sul procrastinare ancora, e, devo dirlo, sono quasi sorpresa di quanto io abbia apprezzato questa opera.

Il protagonista della vicenda è Rintaro Okabe, un autoproclamato “scienziato pazzo” che insiste nel farsi chiamare Kyoma Hooin. Okabe ha fondato un laboratorio quanto mai bizzarro per lo studio e la realizzazione di “gadget futuristici”, di cui fanno parte altri due membri: un’amica d’infanzia di Okabe, Mayuri “Mayushii” Shiina, e un suo collega universitario, Itaru “Daru” Ashida.
Il primo episodio, che apre in maniera magistrale questa serie, vede Okabe e Mayuri recarsi al Radio Kaikan di Akihabara per assistere a una conferenza sullo sviluppo della macchina del tempo. A causa di alcune circostanze, Okabe si troverà a vagare in solitudine nel palazzo, dove farà una macabra scoperta: in una stanza dell’ottavo piano, una persona è morta accoltellata. Si tratta di Kurisu Makise, una nota scienziata giapponese che, grazie al suo genio, pur ancora diciottenne lavora per un centro di ricerca americano.
Turbato dalla scoperta, Okabe invia una e-mail a Daru per avvisarlo dell’accaduto, e proprio in quel momento prova una sensazione a lui sconosciuta. Non capendo cosa succede, rintraccia Mayuri, e parlando con lei constata che i suoi ricordi della mattinata non combaciano con quanto la ragazza gli racconta.

Un elemento che ho avuto il piacere di constatare con una seconda visione, e che è un pregio riscontrabile per tutta la durata dell’anime, è che sin dal primo episodio si mettono parecchie carte in tavola per porre le basi per situazioni ed eventi che accadranno molto più avanti nella storia. Lo spettatore è introdotto alla trama in maniera energica e naturale non solo attraverso il particolare comportamento di Okabe, ma anche grazie alle interazioni dei personaggi, fra di loro e con l’ambiente. Soprattutto riguardando l’episodio a posteriori, è possibile rendersi conto di quanto molti scambi di battute siano da un lato un modo efficace per stabilire le personalità del cast e i loro rapporti interni, e dall’altro anche una strizzata d’occhio a eventi futuri che, se si è attenti, possono costituire dei notevoli indizi per chi guarda.
In generale, uno dei più grandi pregi di questa serie è che non nasconde niente allo spettatore, anzi gli fornisce tutti gli strumenti per potersi creare delle teorie sui suoi sviluppi futuri: se costui è attento e riesce a mettere insieme i pezzi, a teorizzare, è molto probabile che gli sforzi verranno ripagati, e le ipotesi si riveleranno corrette. “Steins;Gate” non è assolutamente un anime che ricerca il colpo di scena ad ogni costo, anzi, benché ve ne siano anche di grossi, si tratta di eventi che seguono una logica precisa, e che sono in ultima analisi coerenti con tutto il resto della trama. Questo non perché si tratti di cliché, ma proprio perché ogni cosa ha una spiegazione logica, che si incastra alla perfezione con tutto il resto.
Tutto questo, ovviamente, richiede del tempo per essere costruito, ed è per questo che alcuni potrebbero trovare alcune parti lente: non mi sento di negare questa possibilità (anche se io, personalmente, non mi sono mai annoiata durante la visione), ma ci tengo a precisare che si tratta di passaggi necessari. In primo luogo, perché lo spettatore deve essere messo nelle condizioni di poter seguire la trama, e si rendono quindi necessarie alcune spiegazioni anche a livello scientifico o di funzionamento del mondo di ambientazione della storia. In secondo luogo perché, per l’appunto, attraverso tanti piccoli momenti di interazione, studio, introspezione ed esplorazione dell’ambiente da parte dei vari personaggi, si tessono le premesse per eventi futuri che, quando arrivano, deve essere possibile ricollegare al resto senza bisogno di ulteriori, innaturali momenti di spiegazione. I cosiddetti “spiegoni” sono proprio quel che "Steins;Gate" non fa e non ha necessità di fare, fatte salve le parti (non troppe) in cui vengono esposte teorie scientifiche.
Ritengo quindi che, nel complesso, l’anime abbia delle tempistiche molto ben gestite, vista anche la complessità di certi argomenti che ne fanno parte, e questo non vale solamente per quanto riguarda la trama, ma anche i dialoghi. Si trova per tutto il corso degli episodi un buon bilanciamento di situazioni comiche e situazioni drammatiche, e nessuna di queste risulta forzata, proprio perché la storia non ha bisogno di utilizzare espedienti artefatti per scatenare una reazione nello spettatore, ma si avvale di ciò che l’anime stesso costruisce e sviluppa. Quando Okabe si trova di fronte a una scelta drastica, ne sentiamo il peso emotivo non solo perché razionalmente possiamo immaginare tale peso, ma perché abbiamo avuto modo nel corso degli episodi di conoscere il mondo in cui Okabe vive e le persone che lo circondano, e pertanto, al suo pari, anche noi ci troveremo investiti dalla situazione. Allo stesso modo i momenti di comicità nascono spontanei come naturali interazioni che si verificano all’interno di un gruppo affiatato e variegato, fra battibecchi, battute, prese in giro.
Non posso quindi che lodare l’estrema cura con cui la trama e i suoi sviluppi sono stati costruiti in maniera estremamente coerente e convincente, pur dovendo sottolineare come ci siano un paio di particolari che non vengono spiegati, oppure ‘hint’ che non vengono poi approfonditi a dovere. Si tratta perlopiù di dettagli secondari, ma proprio a causa dell’alto livello complessivo della serie, questi dettagli risaltano maggiormente rispetto al resto.
C’è poi anche la questione dell’episodio finale. Tale episodio non è problematico di per sé (in realtà io l’ho trovato un’ottima conclusione della storia), però mi rendo conto che lo sviluppo conclusivo possa essere percepito come un po’ affrettato, specie senza il bagaglio di conoscenze che porta “Steins;Gate 0”, una sorta di spin-off che segue le vicende della linea di universo beta, e che però è posteriore di parecchi anni rispetto a “Steins;Gate”.

Guardando poi al cast dei personaggi, c’è da dire che, pur non essendo questa la punta di diamante della serie, esso si difende comunque molto bene: al suo interno è possibile trovare alcuni “archetipi” che chi è sufficientemente navigato in ambito di opere giapponesi non farà fatica a riconoscere.
La menzione d’onore va sicuramente ad Okabe, non solo in quanto protagonista: la sua caratterizzazione è riuscita ad avere nello scienziato pazzo e sciroccato Kyoma Hooin uno dei suoi punti distintivi, ma non l’unico, e sicuramente Okabe non viene ridotto a una macchietta, a un mero espediente da utilizzare per creare gag e situazioni comiche. Si tratta anzi di un suo modo peculiare di vivere e affrontare le situazioni, di interagire con gli altri, che, pur risultando comico (magari anche fastidioso), alla fine diventa quasi naturale da seguire. Ed è proprio per questo che hanno ancora maggiore forza i momenti - sempre più frequenti con il procedere degli episodi - in cui questo lato della sua personalità viene messo da parte, portando alla luce aspetti più drammatici, seri, profondi. Sarà sorpreso lo spettatore, al pari dei personaggi che hanno a che fare con lui, e personalmente la trovo una sorpresa più che gradita.
Nei comprimari si ritrovano altri degli archetipi precedentemente citati: l’otaku, l’amica d’infanzia, la tsundere, la idol, e così via. Pur riconoscendo che, come costruzione e approfondimento, tali personaggi non vadano troppo oltre il loro archetipo, mi sento anche di affermare in loro difesa che essi non risultano mai eccessivamente pesanti, forzati o non credibili. L’anime fa, nel complesso, un buon lavoro di caratterizzazione, donando a ciascuno il suo momento di luce sotto i riflettori, consentendo a tutti (chi in maniera più riuscita, chi meno) di dimostrare che hanno senza dubbio qualcos’altro da comunicare oltre al loro archetipo di appartenenza. C’è inoltre da dire che questo cast così archetipico è, per quanto mi riguarda, parte integrante della riuscita di questo anime, aggiungendo quella componente un po’ demenziale che riesce ad alleggerire nei momenti giusti una serie piena di temi molto seri e costellata di avvenimenti e scene, dal punto di vista sia visivo che emotivo, anche molto pesanti.

Per quanto riguarda il comparto tecnico, la valutazione non è propriamente omogenea. Dal punto di vista registico e di montaggio, si trovano alcuni espedienti veramente d’impatto, che comunicano bene il messaggio, il mood, il carico emotivo di momenti importanti, ma che anche nella quotidianità riescono a partecipare con successo a quella costruzione del mondo e della storia attraverso i piccoli dettagli portata avanti dalla scrittura e dalla sceneggiatura. Intriganti la opening e la ending, che verranno più volte coinvolte nella narrazione e collegate agli avvenimenti all’interno della serie, risultando più che dei meri stacchi, delle sequenze isolate di inizio e fine.
C’è però anche da dire che in termini di pure animazioni e realizzazione tecnica, l’anime non è invecchiato molto bene, e questo aspetto è probabilmente il suo punto a sfavore più grande. Per quanto la qualità non cali in termini di framerate, questo va spesso a scapito delle proporzioni e in generale dei fisici dei personaggi in azione, che tendono a risultare un po’ sgraziati (se non proprio “derp”), anche quando la scena in corso è tutto sommato tranquilla.
Nota di merito molto positiva invece per quanto riguarda la colonna sonora, memorabile, che accompagna perfettamente le vicende narrate, accentuando i momenti drammatici oppure creando un senso di straniamento in alcune circostanze. Alcuni pezzi sono un piacere da ascoltare anche al di fuori del contesto dell'anime, e personalmente non è sempre facile, specie nelle opere di animazione, trovare dei brani strumentali che siano così belli da sentire anche tolti dall'opera di appartenenza.

Tutto sommato sono quindi molto felice di aver recuperato quest’opera, anche se con anni di ritardo, e in effetti ha moltissimi degli elementi che di solito ricerco e apprezzo negli anime. L’unico lato negativo veramente grosso che comporta, suppongo, è che da questo momento in poi sarò ancora più esigente nei confronti di opere con un elemento di time travel importante al loro interno. È un ‘trope’ veramente difficile da utilizzare bene, dal momento che basta la minima disattenzione per creare delle voragini nella trama. “Steins;Gate” riesce a farlo in maniera magistrale, riuscendo al contempo a gestire i viaggi nel tempo, una trama avvincente, un rapporto fra dramma e comicità bilanciato, e un buono (seppur non eccezionale) sviluppo dei personaggi.