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Il mondo classico ci ha servito in numerose salse il tema del viaggio: prima l'Odissea, poi le Argonautiche, infine, in un certo senso, l'Eneide. Eppure, di fronte a quel tema che offre allo scrittore che ci si cimenta una tela limpida su cui dipingere con la propria fantasia, è impossibile non rimanere affascinati. Il susseguirsi di personaggi e nemici, un intreccio in cui il protagonista può danzare con le sue scelte, sono tutti elementi che catturano l'attenzione dello spettatore e lo portano ad attendere con ansia lo svolgimento della storia.
"Majo no Tabitabi", è, di fatto, un'Odissea dei giorni nostri. Eppure, nell'affermare ciò, per quanto sia vero, si commette un fallo, perché, con le opere precedenti, questa storia condivide solo il tema, cioè il viaggio. L'elemento di differenza più grande è la protagonista: Elaina non è Odisseo. Elaina non è un'eroina. Lei è semplicemente una viaggiatrice, e ha immolato ogni suo sforzo a questo obbiettivo: e quando lo raggiunge, non pretende di essere altro. L'opera non è altro che un susseguirsi di saluti, alcuni di accoglienza, altri di addio, in cui Elaina non è per forza la protagonista: ricalca perfettamente il suo ruolo da "esterna", non è un deus ex machina, è semplicemente una spettatrice. Ovviamente alcune volte interviene, ma solo quando la situazione glielo permette: non ha la minima intenzione di mutare la natura delle cose. Se il fato prevede un'enorme tragedia, enorme tragedia sia. In alcuni casi ci prova, ma vanamente. Ed è qui che risiede la grande forza di questa serie: Elania non è un demiurgo, il mondo non si piega al suo volere, lei è solamente una viaggiatrice.

Opening: 9
Ending: 8,5
Animazioni e disegni: 10
Trama: 9,5
Voto finale (non media matematica): 9,5

Piccoli post scriptum: il gioco che l'autore ha compiuto nei tre episodi prima del finale, se carpito, è di una raffinatezza assoluta. L'assenza di fanservice (nonostante il cast praticamente solo femminile) è stata molto apprezzata dal sottoscritto.