The Kingdoms of Ruin: God Save the Idol. Recensione Semiseria

 

THE KINGDOMS OF RUIN
 

La trama
 

“In principio Dio creò gli uomini e in seguito creò le streghe. Dio condivise il suo potere con le streghe e disse loro: voi guiderete gli umani indifesi in mia vece. Le streghe accettarono e giurarono di votarsi ad aiutare gli uomini in nome della fratellanza”. Poi, però, gli umani ad un certo punto si incazzarono per questa iniqua attribuzione dei poteri e decisero di far fuori tutte le streghe, in quanto i loro poteri potevano essere facilmente rimpiazzati con le nuove scoperte tecnologiche.
Questo è l’incipit di questo anime e già da questo nascono due grandissime perplessità:

1. Perché mai Dio, se era preoccupato della debolezza degli uomini, non ha conferito direttamente a loro questi poteri? Perché creare le streghe? Gli piacciono le classi sociali? Mistero della fede.
2. Perché mai gli uomini, pur essendosi elevati grazie alla tecnologia, avrebbero dovuto sentire il bisogno di ammazzare tutte le streghe, dato che si trattava pur sempre di esseri creati per servire gli uomini? Per la cronaca nell’anime non vengono citati episodi di maltrattamenti di umani causati dalle streghe. O almeno non prima dell'inizio della “caccia alle streghe”.

Almeno alla seconda perplessità l'anime cerca di dare una spiegazione in un discorso alla nazione fatto  dall’imperatore Goethe:

“Oggi vorrei parlarvi non in qualità di imperatore ma di essere umano. Sin da epoche remote, siamo stati protetti dalla magia. Qualsiasi disastro o malattia ci colpisse, dipendevamo dalle streghe, esprimevamo loro la nostra gratitudine, le veneravamo, le temevamo. Non pensate che sia ingiusto? Siamo forse dei deboli che devono inchinarsi ai loro capricci e implorare aiuto? Ammirate! I nostri innumerevoli dirigibili solcano i cieli e le nostre metropoli non temono tempesta. E nelle vostre mani stringete il frutto del nostro ingegno, lo smartphone. Il nostro impero ha portato a questa esplosione di nuova tecnologia. E’ giunto il tempo di sterminare le streghe e mostrare al mondo che siamo noi i suoi padroni supremi”

Fatemi capire, perché da solo non ci arrivo. Avete inventato lo smartphone ed i dirigibili con gli ombrelli e ciò giustificherebbe una strage di streghe? Quelle stesse streghe senza le quali sareste già estinti da tempo? Ma non era meglio mandarle in pensione e basta? E vabbè che poi si scoprirà che anche la moglie dell'imperatore è in realtà anch'ella una strega; che lei a lui non lo poteva vedere (dato che indossava il velo da odalisca davanti agli occhi e non davanti alla bocca); e infine che l'imperatrice aveva usato i suoi poteri per fargli dire tutte queste scemenze. Lui è giustificato allora; ma tutta la gente che applaude? Forse non hanno ascoltato quello che ha detto? Che siamo in Italia che si vota tappandosi le orecchie?
 
Proprio al termine del discorso, vengono teletrasportati sullo stesso palco su cui l'imperatore nel frattempo continuava a delirare, due personaggi chiave dell’anime: la strega Chloe, che durerà poco, ed il suo apprendista Adonis. La strega durerà poco perché quel furbone dell’imperatore aveva scoperto che una specie di carro di carnevale munito di altoparlanti in stile Europa anni venti era in grado di annullare ogni tipo di magia. La strega, impossibilitata a difendersi, viene così messa a morte immediatamente sotto gli occhi del suo innamorato Adonis. Quest’ultimo, invece, su preghiera di Chloe, verrà risparmiato ma solo per essere imprigionato per sempre all’interno di una specie di sarcofago egiziano. E questo, si sa, è l’errore che commettono tutti i governanti destinati alla rovina. Adonis, infatti, riuscirà a liberarsi e si sveglierà più incazzato e vendicativo che mai.
Prima di ripiombare nella pigrizia e lasciare a voi utenti il compito di sottolineare i difetti di questo The kingdoms of ruin con i vostri commenti credo sia doveroso fare fino in fondo il mio dovere di recensore raccontando le modalità con cui Adonis viene liberato, poiché si parla di scene che gettano la vergogna su tutto il mondo dell’animazione giapponese.
Se Chloe è stata uccisa sul posto, lo stesso destino non è stato riservato a migliaia di altre streghe che, invece vengono tenute prigioniere nelle segrete del castello. Tra queste c’è anche Doroka, una strega dai capelli rosa, dal carattere fastidiosamente zuccheroso e dotata dell’altruismo proprio di una santa martire. Chissà perché, tra le tante cose che poteva portare in cella con sé, sottraendole allo sguardo vigile delle guardie, lei decide di portare… due utilissimi pupazzi con cui allietare le giornate delle sue compagne. Poi, quando una di queste ultime viene convocata dal capo delle guardie nel suo ufficio, il suo altruismo la spinge a a sostituirsi alla sventurata, a cui invece lascerà in eredità i suoi pupazzi, che per fortuna non rivedremo mai più.
 
Il capo delle guardie del castello, che risponde al nome di Palpol, è un soggetto completamente assurdo: orecchini enormi, rossetto, giacchetto leopardato, stivali bianchi e voce con toni femminileggianti; barba e peli sul petto da uomo. La sua intelligenza è pari alla sua indecenza estetica: all’arrivo di Doroka prima le dice di spogliarsi, lei non lo fa ma lui se ne dimentica subito; dopo la informa dell'entità dei suoi poteri e le mostra delle streghe morte messe lì a caso; infine decide di fare la cosa più stupida possibile: un selfie con la strega. E qui, forse convinta anche dal cattivo odore che sicuramente quell’essere emanava, Doroka fa l’unica cosa intelligente che gli riuscirà nel corso di tutta la serie: rifila un morso all’idiota e scappa col suo smartphone, che si rivelerà essere una specie di telecomando capace di aprire qualsiasi cosa. Sempre spinta dal suo irritante altruismo, Doroka decide di usare lo smartphone per aprire le celle delle compagne e incitarle alla fuga. C’è però un problema: il telefono ha il riconoscimento vocale. Ora, se questo fosse un anime con un briciolo di amor proprio questo sarebbe stato un problema insormontabile; ma dato che invece è il massimo della stupidità vediamo che Doroka comincia ad imitare, pure male, la voce del capo delle guardie e, tra lo sbigottimento generale, le celle si aprono davvero permettendo alle altre streghe di darsi alla fuga. Ma la cosa più grave è che l’imitazione della voce di un soggetto improponibile fatta dalla strega più svampita del secolo era bastato per liberare anche la minaccia numero uno dell’impero: Adonis, l’apprendista della strega. Alla faccia del sistema di sicurezza.

Il primo episodio finisce qui e con esso anche il mio racconto. Dopo ce ne sono altri undici episodi dello stesso livello qualitativo che andrebbero raccontati allo stesso modo; io però non ne ho avuto il coraggio.


 

Ho deciso di lasciare questa parte all'utenza dato che, mai come questa volta, i commenti sono davvero appropriati. Ho scelto solo i migliori, ma ce n'erano anche altri che avrebbero meritato e che sono stati esclusi per motivi di spazio. 

1. Adonis e Doroka