Ma anche i libri son tradotti da universitari non appassionati dell'argomento, almeno per i grossi editori (e stupido chi ancora gli da i soldi quando ci sono una marea di libri editati meglio snobbati dai più). E non penso che coi fumetti sia molto diverso...
Purtroppo in Italia non esistono fumetterie come negli altri paesi come la Francia o gli USA. Infatti da noi le fumetterie sono dei supermarket dove vendono carte da gioco, miniature, giochi da tavolo e alla fine anche fumetti.
Tomas (anonimo)
- 13 anni fa
50
quoto Galois Non voglio generalizzare ma il mio "fumettaro" (o presunto tale) da quando ha iniziato a vendere di tutto (videogame più di tutti) è diventato un completo ignorante, sull'argomento sbaglia tutto e non è mai aggiornato su niente... (peccato che è l'unico fumettaro decente nel raggio di 40Km circa...). Cert volte sono io ad istruirlo (non scherzo, purtroppo) e a spiegare cosa prendere oltre alle ristampe di naruto e dragon ball... Problema accentuato dal punto 1 della sintesi del sig. Pellitteri.
Riflessione molto interessante, soprattutto riguardo l'ignoranza relativa alla lingua italiana da parte di traduttori e adattatori. Una cosa sola non mi pare corretta. Star Comics ha rischiato ben poco con il primo DB, non esageriamo. Fu un obbligo da parte di Shueisha il non ribaltamento, non una scelta italiana e DB era un titolo attesissimo giunto nelle nostre edicole e fumetterie quando la sua versione televisiva era già un cult (parlo della prima versione, non quella ridoppiata e distorta da Mediaset). Concordo anche sulla poca lungimiranza degli editori, ma far loro capire che non puoi vendere lo stesso titolo due volte alla stessa persona è - credetemi ci ho provato - un'impresa da eroi. @Galois. Non esagerare. Il mio negozio di fiducia ha quasi solo fumetti (tutti) e gadget e DVD sono un business del tutto secondario.
ximpalullaorg (anonimo)
- 13 anni fa
51
Araldo: Sbagli parlando di DB e Star Comics. Shueisha all'epoca se ne fregava della versione occidentale degli albi, era interessata esclusivamente al mercato interno. Percio' impose il non ribaltamento per TUTTE le opere da loro pubblicate. Per quanto non sopporti quei quattro, DB (che oltre ad essere monco in TV all'epoca, non era manco trasmesso tanto sulle reti locali, non dimentichiamolo) fu un azzardo non da poco perche' nessuno sapeva cosa sarebbe successo. Bisogna anche tener conto che il mercato in genere era una frazione di quello esistente e c'erano solo due compagnie, di cui una (Granata) che stava gia' per chiudere. L'azzardo pago', ma adesso dubito che una cosa del genere sarebbe fattibile...
Per una laureanda in lingue come me, leggere questa cosa dei traduttori inesperti è davvero brutto :/ in qualsiasi traduzione, libro, manga o quant'altro un'ottima trasposizione da una lingua all'altra è fondamentale per una buona comprensione da parte dei lettori! peccato che non studi giapponese, altrimenti mi sarei volentieri proposta come traduttrice!
Articolo indubbiamente interessante, non c'è che dire, soprattutto poi dopo la prova delle conoscenze dell'intervistato, Marco Pellitteri, che ho "visto in azione" durante la conferenza di presentazione del volume Il Manga tenutasi sabato sera scorso a Roma.
Diciamo che, più o meno, questi punti mi erano noti o li avevo intuiti, ma questo scritto mi è servito a metterli meglio in luce; soprattutto, i primi 3 punti, in quanto spesso è volentieri ho avuto l'impressione che uffici stampa ed editor non esistano affatto nelle case editrici di manga nostrane (parlo solo di manga perché i fumetti americani non li leggo), e sull'incompetenza dei traduttori sono rimasto spesso allibito e condivido le paure di Pellitteri: come si può infatti pretendere di far riconoscere il valore del fumetto, che dai più viene considerato al massimo come una forma d'intrattenimento ma senza alcuna valenza culturale, quando poi leggendolo nei dialoghi non si sa andare a capo, la differenza tra apostrofi e accenti è sconosciuta, si mettono frasi giovanili a buffo, e chi più ne ha più ne metta? Se io fossi uno scettico che mi avvicino ai manga per dare un giudizio e ho la sfortuna di incappare in un fantomatico Blue Exorcist 1, per fare un esempio, lo butterei davvero nel WC e tirerei lo scarico, dopodiché la mia idea negativa sui fumetti sarebbe davvero incontrastabile, e come darmi torto? Ma d'altronde si sa, "ognuno guarda al proprio" e gli editori non hanno la lungimiranza di modificare o presentare i loro prodotti in modo tale da invogliare altre persone a fruirne; no, loro pretendono che qualsiasi cosa loro immettano nel mercato vada esaurito tutto e subito, secondo la più elementare logica di marketing italiota (avete presente il noto presentatore che, per un tot di tempo, ha urlato in ogni telegiornale che gli italiani si meritano la m***a perché non hanno seguito il suo Sanremo come da suoi programmi? La mentalità è quella) e si cerca di lucrare solo su lettori già "formati", soprattutto quelli casual che si autodefiniscono "otaku" (cosa c'è a Roma il 3 Febbraio? L'Otaku Day, appunto).
Sul fronte traduzione, inoltre, penso sia esemplificativa la tremenda gaffe di Panini relativa a City Hunter, se non sbaglio: "uno dei fattori che ha portato al presente prezzo dell'edizione deluxe è il costo della traduzione dal giapponese", e qualche tempo dopo è comparso un refuso che faceva capire che l'intera resa italiana viene effettuata sulla base dell'edizione francese, fossi io un compratore avrei droppato la serie solo per la beffa.
Ma finiamola qui, altrimenti ci sarebbe un discorso infinito da affrontare.
Il secondo punto è decisamente quello più incisivo sulla resa finale. E noi siamo ben forniti di traduttori disattenti o incapaci di eseguire bene il loro lavoro. E' da anni che non solo sbagliano differenti traduzioni dal Giapponese - del più svariato genere, dalla resa dei nomi ai caratteri base - ma anche nella nostra lingua. Almeno il diletto con la seconda lingua, ossia la nostra, credo sia d'obbligo in questo lavoro. Il lavoro di pessima qualità, svolto sino ad ora da stampe indecenti e obbrobriose traduzioni, viene peggiorato infine dall'editor. Non posso che condividere le sue idee, sperando che migliorino il loro lavoro.
Sono d'accordo per quanto riguarda le traduzioni, a volte vedo certe espressioni che fanno rabbrividire. Può comunque darsi che nella lingua originale fossero a loro volta espressioni dialettali, ad ogni modo non c'è dubbio che a volte ci si prende un po' troppa libertà nel tradurre (vedi Slam Dunk ed. d/visual)
Non vedo invece il problema per le librerie. Non mi pare che creano chissà quali distinzioni con i fumetti venduti in edicola, se non che, come era scritto, in libreria si vendono principalmente edizioni cartonate e volumi unici. Inoltre non si può pretendere che tutti fumetti vengano esposti frontalmente, specialmente se la libreria non è molto grande, occuperebbero parecchio spazio inutilizzato.
Premetto che non ho abbastanza esperienza di editori da poter giudicare la questione degli uffici stampa stagnanti. Sono d'accordo nel fatto che il social network sia l'ultimo passo, cioè quando sono appassionato ti vengo poi a trovare sui social network. Prima devi darmi modo di conoscerti.
In merito ai manga ribaltati non ne compro più. Se tutti non li comprassimo, vedete che gli editori che si ostinano a propagandare "ignoranza" la smetterebbero. In fondo lo fanno solo per i soldi, se non arrivano è una sconfitta su tutta la linea.
La questione degli editor la posso comprendere: ognuno dovrebbe fare il suo ruolo. E' giusto dare un'occasione ai giovani ma dovrebbero essere almeno per un po' affiancati ad un editor senior, per cogliere almeno le prime malizie del mestiere. Ogni mestiere ha le sue malizie. Così vale per tutti: artisti, traduttori... Ma vale anche per tutti gli altri settori, in generale in Italia oggi gli "investitori" non vogliono investire nel futuro...
Finisco con la questione della grande distribuzione. Esiste una nota catena commerciale francese, che nel suo reparto fumetti oltre alle graphic novel e alle edizione cartonate dei comics ha anche edizioni di Planet, Strar, D/Books, Jpop... o anime con Dynit, Kaze, Yamato, Sony ecc. In confronto all'equivalente dei marchi di grande distribuzione italiani c'è un abisso; si sa i Francesi sono avanti per queste cose, ma se riescono a trapiantare un po' di buon senso in tali iniziative è solo un bene (a calcio però nemici come prima )
Mi rendo conto che certe volte i traduttori hanno davvero pochissimo tempo, e spesso per le ore di lavoro che fanno sono pagati una miseria... peró è una vergogna che ci siano certi errori... almeno ricontrollare, dai! Parlo da aspirante traduttrice. Per ora ho tradotto solo per fansub, e capisco a volte gli errori, ma io lo facevo a titolo gratuito e megari ci lavoravo sopra ore perchè volevo che una puntata venisse bene... E qui che la gente viene pagata se ne frega! Inconcepibile. Bisognerebbe mettere anche traduttori bravi e soprattutto appassionati del genere, piuttosto che raccomandati...
Sul problema della mala traduzione non posso che quotare tristemente: la Star Comics ha fatto diversi errori a dir poco imbarazzanti (soprattutto negli anni a cavallo dei due millenni), al pari della Planet Manga.
Utente13076
- 13 anni fa
30
[questo processo genera anche la falsa idea che i cosiddetti graphic novel siano altro dai fumetti seriali venduti nelle edicole]
l'editor, è una figura fondamentale del lavoro di produzione editoriale. Dai risultati riscontrabili dall'esterno, cioè da parte dei lettori, è evidente che molte case editrici di fumetti non si avvalgono di supervisori in grado di svolgere in modo impeccabile il loro mestiere arrivata a questa frase ho pensato che le orecchie di chi lavora alla planet dovrebbero fischiare fino a sanguinare!
Concordo su tutto, ma dico anche una cosa: se siamo appassionati (e lo siamo) queste piccole cose possono solo farci un poco arrabbiare, senza farci perdere il nostro amore per i manga.
Il discorso opere "messe all'occidentale" fa incazzare parecchio anche me. Ribaltare un manga significa a mio parere snaturare l'opera stessa; per quale motivo dovremmo fare un lavoro assurdo per "occidentalizzare" qualcosa che occidentale non è? Il lettore medio non è ritenuto in grado di imparare a leggere un manga? E' così pigro che non può fare un minuscolo sforzo per imparare un metodo di lettura che dopo poco tempo risulta naturale (tipo imparare ad andare in bicicletta)? Io penso piuttosto che, come ha detto Argento, sia solo una questione di soldi. Per quanto riguarda i traduttori invece, è noto che vengono pagati una miseria rispetto alle ore di lavoro che svolgono. Certi errori però (mi riferisco a quelli di punteggiatura ma anche ad errori tipo a con h mancanti etc.) si trovano si trovano abbastanza spesso e ciò dovrebbe mettere in imbarazzo prima di tutto chi ha il compito di supervisionare il progetto prima di mandare in stampa.
Ma un male non indifferente IMHO è l'opinione che del fumetto troppo spesso si ha in Italia come roba per bambini. Gli unici che superano questo pregiudizio a livello nazionale sono le vignette satiriche. Questo accade anche per mancanza di Graphic Novel ad alto tasso di pubblico e di vendite, indigene o importate che fossero. Se poi si pensa che da noi negli anni '60 Diabolik era fumetto per adulti. E quanto la censura sia stata deleteria in quegli anni... In America il vietato ai minori negli stessi anni era R. Crumb, non so se mi spiego...
Interessantissimo articolo, e decisamente intelligente. 1) La mancanza di uffici stampa seri è il motivo per cui il fumetto, in Italia, continua a restare di nicchia... nel senso più sconsolante del termine. 2) Immagino che il lavoro di un traduttore sia decisamente duro, e che spesso sia difficoltoso rendere correttamente il senso di un'espressione che in lingua originale è chiarissima, ma che non corrisponde a nessuna frase simile in italiano... tuttavia, devo proprio dire che mal sopporto espressioni dialettali messe in bocca a personaggi che, a rigor di logica, dovrebbero parlare giapponese: mi vengono i brividi ogni volta che penso alle sparate in dialetto che ogni tanto compaiono in Un marzo da leoni 3) In futuro, mi piacerebbe molto lavorare come editor. Spero di non cadere negli errori che Pellitteri ha messo in evidenza... 6) Per quel che riguarda il punto 6, davvero ci sono ancora case editrici che propongono manga ribaltati? 9) Non posso dire di essere completamente d'accordo. Non amo acquistare manga in edicola (ma il discorso vale anche per i libri, o per i dvd), per due motivi: innanzitutto, i gestori delle edicole sono davvero poco informati su quel che vendono; seconda cosa, forse perchè abituati a vendere giornali, ovvero merce a basso prezzo e in costante ricambio, gli edicolanti trattano i fumetti come se maneggiassero carta straccia. Trovo invece che la fumetteria sia il posto perfetto per comprare manga: il commesso mi dà consigli, mi segnala le nuove uscite, è disponibile nel caso in cui io abbia bisogno di ordinare qualcosa di particolare o per qualsiasi chiarimento. Forse un servizio del genere non si può avere nemmeno nelle librerie, se non in quelle piccole, anche se credo sarebbe un bene vedere un numero maggiore di fumetti nelle librerie, o almeno in quelle della grande distribuzione (tipo Feltrinelli, per capirsi: qui i manga si trovano, ma quasi per caso). Per quel che riguarda l'ampliare i propri orizzonti... beh, conosco gente che mangia da tutta una vita gli stessi biscotti, mentre altri cambiano tipo tutte le settimane. Credo sia questione di attitudini, c'è chi è più propenso alle novità, e chi è più abitudinario. Anche riguardo ai fumetti.
ercole (anonimo)
- 13 anni fa
72
e tutti i bimbiminkia che comprano di tutto solo perchè è manga non lo ha avuto il coraggio di scriverlo? sono LORO il male del mercato (manga) italiano, LORO che comprano tutto e fanno importare tutto dalle case editrici, LORO che pompano panini comics ad esempio...
@okoi : non leggere mai secret unrequieted love c'è un personaggio che parla sempre in napoletano @_@ ( per quanto belli siano i dialetti, ma non si possono mettere "in bocca" a personaggi non italiani e in contesti dove il dialetto è superfluo)
@lunashinigami beh in secret unrequired love hanno tentato di rendere la parlata nel dialetto del kansai che usava il protagonista per fare il buffone con il dialetto napoletano. è stata una scelta di adattamento (che ad esempio io non ho gradito molto) e l'hanno anche spiegato in una nota se non sbaglio.
Non so voi ma secondo me una cosa di cui non ha trattato è la pubblicità .. magari non sono riuscita a intravedere questo punto però è comunque una qualità essenziale anche per cose di "nicchia" come lo possono essere i fumetti e che in Italia,di fatto, manca. Mica tutti sono "sponsorizzati" come Naruto e One Piece attraverso gli anime che trasmettevano su Italia 1,altri manga bene o male (almeno per quanto mi riguarda),ne sono venuta a conoscenza grazie a internet o per mia curiosità sfogliando in fumetteria ma ciò non toglie che se avessero fatto almeno un minimo di pubblicità anche su riviste per ragazzi o ,perchè no,una rivista addetta solo per i fumetti (un po come per i videogiochi insomma),il loro mercato secondo me avrebbe avuto più successo .
9. La distribuzione per com'è oggi, fra «edicole», librerie «di varia» e «fumetterie»
Questo punto mi trova particolarmente d'accordo. Io sono di Bergamo e sono un frequente cliente di una delle tre fumetterie che ci sono. Ultimamente (Diciamo nell'ultimo anno) mi trovo a dover girare anche per le altre due fumetterie (anzi, solo per un altra, perchè una l'ho boicottata da sempre) perchè i distributori non portano mai i volumi in tempo. Non sono pignolo, so aspettare anche una settimana, due, ma qui si parla di mesi di fumetti e manga arretrati! Ho una casella in fumetteria e molto spesso mi arrivano numeri nuovi che però saltano quelli vecchi!!! E i ragazzi della fumetteria che mi dicono? "quel numero non ci è mai arrivato!!!" Io sto perdendo la pazienza. Per concludere io come motivazione ai mali del fumetto in Italia aggiungerei il fatto che le case editrici pubblicano troppi manga incompleti o sospesi oppure in contemporanea con le uscite giapponesi solo perchè vendono. Non ce la faccio più a seguire 200000 manga che escono con la frequenza di un contagoccie! Basta, non sono bravo ad esprimermi, spero abbiate capito!
argomento interessante,ma come tutti gli argomenti interessanti,discutibili.
le opinioni espresse le condivido in parte,perchè non è mai facile soddisfare pienamente i gusti di un'esigenza di pubblico a mio modo di vedere molto vasta,quando invece bisognerebbe tenere presente di un fattore assai importante:il tempo di assimilazione delle opere nipponiche.
nel nostro paese c'è stata una tardiva cultura a tali opere,almeno dal punto di vista del cartaceo perchè fino a prima degli anni 90 in italia faceva da padrone quasi esclusivamente la walt disney company italia,con tutti i suoi periodici e di tutte le salse.
poi è stata una corsa ai manga dalla seconda metà degli anni 90 in poi,la situazione di produzione è sì in pareggio se non a tratti superiore,però il pubblico italiano non è ancora in grado di "far cominciare a leggere i manga" ai ragazzini,visto che si scelgono fiabe oppure si cade comunque in qualche fiabesca avventura sempre della disney,quindi direi che c'è un approccio già deviato fin dall'inizio,per poi recuperare tra anime e manga solo poi,quindi ritengo ci sia da questo punto di vista una "cultura a metà",di cui sicuramente ne traggono vantaggio fumetti più "datati".
dei punti sottolineati dall'intervistato,non vedo affermazioni che conducono a questo problema del fumetto,in specie quello giapponese in italia,da questo punto di vista ritengo discutibile l'intervista,il punto 6 andava invece a mio avviso marcato su questo discorso,perchè poi è quello che in un certo senso dà origine agli altri punti da lui elencati.
può darsi che tra qualche anno i gusti dei lettori cambieranno ancora,e forse questa intervista acquisterà o meno più credibilità,ma credo che per renderle delle semplici risposte in una sola intervista su tale problema,si sia generalizzato troppo sui punti,quando invece tutti i punti potevano essere analizzati meglio in una intervista con più dettagli sulla questione,in fondo,molti dei dettagli illustrati ne eravamo già a conoscenza,siamo sì d'accordo che è un bene rinfrescare la memoria,ma bisognerebbe rendere le risposte con un metro di giudizio che risponda in maniera più ampia alle esigenze di chi in tale mondo ci sguazza da anni,certo non è il mio caso,ma per molti di voi qui presenti credo proprio di sì.
quanto ai manga ribaltati mi bastano quelli della vecchia granata press
Articolo molto interessante, in effetti il termine "ohi" mi ha sempre infastidito molto pensavo che fosse un tentativo di rendere meglio il corrispettivo giapponese, ma se non e' cosi' lo trovo piuttosto seccante... Andrò a leggere gli altri punti perche' questi li condivido (soprattutto la parte dei prestiti sotto pegno)
ercole (anonimo)
- 13 anni fa
41
" il pubblico italiano non è ancora in grado di "far cominciare a leggere i manga" ai ragazzini,visto che si scelgono fiabe oppure si cade comunque in qualche fiabesca avventura sempre della disney"
eh? ma vuoi paragonare un qualsiasi manga a colossi come il re leone, la bella e la bestia, la sirenetta e company? ma stiamo scherzando? inoltre che mi significa "non è ancora in grado di"... la frase da usare, probabilmente è: NON VUOLE far cominciare a... e hanno tutte le ragioni di sto mondo per non farlo. specie com'è la situazione attuale dei manga (e la grossa scarsità di valore contenutistico che hanno la stragrande maggioranza di loro).
appunto perchè manca ancora questo tipo di cultura dico "non è ancora in grado" anzichè "non vuole",quest'ultimo termine fa capire che c'è scritto per inciso da qualche parte che non bisogna far leggere i manga ai ragazzini,quando invece non è così,difatti è una cultura datata far leggere prima disney e poi forse tutto il resto.
non è ancora in grado proprio per la mancanza di questa cultura,proprio in piccola età,diciamoci la verità,nessuno di noi da bimbi ha visto prima l'uomo tigre e poi topolino-paperino,semmai è quasi sempre accaduto il contrario.
inoltre il primo contatto col mondo nipponico lo abbiamo tutti avuto con gli anime prima e più tardi,molto più tardi coi manga,quindi ritengo sia logico che le altre conseguenze girino su ciò affermato da pellitteri.
forse ribalteremo il concetto quando saremo noi con le generazioni future a proporre prima ai nostri discendenti le opere nipponiche e solo poi in un secondo momento topolino-paperino et similia.
inoltre prima di diventare colossi,la walt disney ha sperimentato,in egual modo dei nipponici,non ce lo dimentichiamo,si sfidano su titoli che conoscono in tutto il mondo,non certo su quelli mordi e fuggi che dopo una stagione non se li piglia manco l'uomo nero.
Condivido quanto detto da Pellitteri. In particolare le traduzioni: anch'io, come Okoi, ricordo una frase in dialetto milanese in "Un marzo da leoni"; oppure "Nodame Cantabile" della Star Comics, che riuscivano a tirare fuori qualcosa come sei parole da un concetto che in scan veniva coperto in circa due. E anche le librerie sono un problema: secondo me dovrebbero essere una "fumetteria minore", ed invece vedo pochissimi manga e sempre quelli. Naruto, per dire, lo puoi trovare anche in edicola: che senso ha portarlo anche in libreria? Senza contare che il pubblico medio di Naruto - adolescenti, forse anche un po' meno - probabilmente crede che le librerie siano un luogo maledetto, quindi dubito fortemente che ci vadano. Manga più di nicchia, invece, che potrebbero veramente avere un mercato, vengono relegati solo alla fumetteria, con buona pace di chi una fumetteria vicino a sé non ce l'ha.
Utente8806
- 13 anni fa
20
Già già... traduttori che riscrivono da zero con scarso successo le frasi importanti... PM senza dubbio per prima xD comunque non la trovo così estasiante l'opzione "ampliamo il nostro spettro"... a me piace il manga, perché dovrei leggermi altri fumetti che come stile si discostano incredibilmente? Piuttosto, chiunque ami il fumetto dovrebbe leggere i manga, come un appassionato d'arte rinascimentale deve vedere Firenze.
Di manga e anime ce ne stanno per tutte le età, da quelli per bambini a quelli per adulti, per carità. Ma parlando di bambini molto piccoli, 3 o 4 anni, è difficile trovare un cartone ( in questo caso parlo di film non di serie con più episodi) adatto a loro. Non che non ce ne siano, i bambini piccoli esistono anche in Giappone, ma qui è più difficile reperirli. (parlo dei cartoni non dei bambini )
Inoltre forse (e dico forse) ad un bambino occidentale, inizialmente potrebbe sembrare più comprensibile un fumetto dalla mentalità occidentale (passatemi il termine) che un manga. Questo discorso vale anche per i cartoni animati, forse in maniera più lieve a motivo dell' adattamento italiano.
a hgaxf
Scusa, tu dici "perché dovrei leggere anche altri fumetti se a me piacciono i manga?" e subito dopo affermi che chiunque ami il fumetto dovrebbe leggere i manga. Allora il discorso dell' "ampliare il nostro spettro" vale solo per gli altri?
@ximpalullaorg: ne sei sicuro? Io ricordo che tutti conoscevamo DB, trasmesso su OdeonTV già da un bel po' e il non ribaltamento fu appunto imposto da Shueisha come ho già scritto (solo non ho specificato che fu per tutte le testate - e cmq non partì da Toriyama la protesta interna, ma da Hojo - per cui non ho scritto male). Forse in qlc regione non lo si conosceva, ma in Lombrardia si era visto eccome ed era già attesissimo. Infatti fu un successo facile, al contrario di City Hunter che nessuno conosceva e non andò come loro speravano... DB era un successo sicuro, tant'è che fu da subito quindicinale.
@shaoranlover. Attenzione che anche in Giappone usano il gergo giovanile negli shonen, per cui non escludo che la scelta di Planet sia un adeguarsi al registro usato nella versione originale. Se un personaggio parla da zotico in versione giapponese, non deve parlare in rima in quella italiana (CdZ?) o sarebbe un errore di adattamento. Quel che invece non reggo sono i periodi ipotetici con l'imperfetto e le mancate declinazioni dei participi passati...ah, non dimentichiamo "gli" al posto di "loro". Non serve un master in linguistica per sapere queste nozioni di base!
@demone dell'oscurità. Non sono del tutto convinto che la mia generazione abbia visto Topolino prima di un anime...
@Dany87: il dialetto del Kansai è usatissimo nei manga, specie per i personaggi sbruffoni o cmq atipici. Il non rendere questa sfumatura è un tradimento al testo originale. Resta cmq da definire quale dialetto italiano sia più adatto a sostituirlo (dalle mie parti si associa più a quello romano, stile cinepanettoni).
Non sono riuscita a leggere e seguire tutto per bene, ma ammetto che è stato un articolo veramente interessante, con tanto di dietro le quinte. Purtroppo leggo praticamente solo manga e per di più pure in cerchi abbastanza limitati, quindi non sono in grado di concordare o essere contraria alle idee spresse
@ Araldo: Da laureato in lingua e civiltà giapponese ti dico che il parlare dei personaggi degli shounen non è da zotico: parolacce a parte (che poi mi paiono esserci solo nei più moderni e tamarri, immagino sia il caso di Bleach ma Dragon Ball, dalle puntate che ho visto e conoscendo lo stile di Toriyama, credo proprio ne sia privo), il loro gergo è sì ridotto in alcune parti ma non è necessariamente volgare o scorretto o giovanile: la lingua giapponese ha la possibilità di elidere alcune parti del discorso (particelle, verbi, etc.) senza che questo sia scorretto grammaticalmente, anzi, soprattutto negli anime shounen, questa è una scelta che aiuta parecchio a incrementare l'immediatezza e il pathos andando pure a beneficiare lo spettatore che non deve sorbirsi discorsi troppo prolissi. Il fatto è che questa caratteristica non esiste in italiano: essendo la nostra una lingua morfologicamente più complessa del giapponese, non appena si apportano delle elisioni è quasi inevitabile sfociare nell'errore, e a questo punto l'unica soluzione è tradurre in italiano corretto, l'unico ammissibile sulla carta stampata.
Come si suol dire quoto e sottoscrivo questa serie di punti che non sono critiche fatte tanto per fare, ma "focus" su singoli problemi, anche macroscopici (non avere un ufficio stampa degno di questo nome è suicida, come uno shampoo senza pubblicità), che danneggiano tutto il settore. Probabilmente sono quegli stessi problemi che non vengono visti per niente, anche quando un fumetto/casa editrice è in crisi e ci si chiede "cosa c'è che non va?". Tra parentesi, a che serve mettere il nome del proofreader in fumetto che presenta errori grossolani?
Seika (anonimo)
- 13 anni fa
10
- 1. Gli uffici stampa delle case editrici di fumetti La maggior parte delle case editrici di fumetti in Italia non possiedono un ufficio stampa capace - 9. La distribuzione per com'è oggi, fra «edicole», librerie «di varia» e «fumetterie»
I mali del fumetto Italiano sono riassunti perfettamente nel punto 1 e 9. S'è in qualche modo si potesse porre rimedio a questi due punti sarebbe una grande conquista, pultroppo attualmente non è così, ed il futuro è grigio.
Articolo molto interessante che ha toccato un tasto assai dolente e secondo me fondamentale: le traduzioni. Ed è un problema che non tocca solo il mondo del fumetto ma anche il mondo dell'editoria. C'è in giro una serie di editori cialtroni che fanno il lavoro con i piedi (Fanucci ad esempio e anche la Kappa, che faceva meglio a lasciare alla Salani la povera D. W. Jones!). Non me la sento di scaricare la colpa solo sui traduttori perché tempo fa ho letto un articolo in cui si diceva che ormai sono trattati come bassa manovalanza: pagati poco e con tempi strettissimi. Perciò è assurdo aspettarsi che riescano a fare un lavoro come si deve. Il problema è proprio il mondo dell'editoria che non tratta più la letteratura e il fumetto come prodotti che creano cultura ma come semplici merci su cui guadagnare il più possibile. Temo comunque che la colpa sia anche dei lettori, anche se scommetto che molti replicheranno dicendo che non sono d'accordo. Ci siamo adattati agli mp3 come forma di fruizione musicale (nonostante siano un prodotto scadente utile solo per ascoltare la musica in giro, non su un buon impianto stereo), dei film scaricati sul pc (orrore degli orrori: gli screener) invece che una serata al cinema, le scan invece dell'acquisto del manga (sì van bene per farsi un'idea ma avete letto che lavoro fanno in Bonelli? Nessuno che traduce per passione è in grado di farlo). E ci ritroviamo a comprare manga e libri editi con i piedi. Mi domanda però, un po' da pessimista, quanti ormai se ne accorgano, a dire la verità. Comunque è assolutamente vero che non ci si può aspettare che un manga/fumetto/comic vengano considerati cultura se sono trattati in questa maniera (neanche il fantasy lo sarà mai, se la Fanucci continua così, purtroppo).
@Musashi. Io invece concordo sulla colpa dei lettori e della loro pigrizia mentale. Però aggiungo che non sono del tutto convinto di come siano scelti i traduttori dagli editori stessi. Sarà che la cosa mi tocca da vicino, avendo più volte ricevuto il silenzio totale a fronte di una mia candidatura, ma mi chiedo davvero se il titolo di studio sia la sola discriminante che usano. Rimanendo nel fantasy, ad esempio, sconsiglio a tutti i lettori la cui conoscenza dell'inglese non sia del tutto nulla di comprare Wolfheart (più recente romanzo di World of Warcraft) in edizione Panini, dove il traduttore o adattatore dimostra di non conoscere la differenza tra "High Elf" e "Highborne".
Un articolo ben argomentato, ben meditato e si vede che è stato scritto da una persona intelligente ed acculturata.
Certo un elemento importante e da non sottovalutare è la ridicola pubblicità che fanno per i manga... ma devo dirvelo io Panini e Star Comics di provare a fare uno spot in tv magari subito dopo o prima della messa in onda di Dragon Ball o Naruto ???
Ah già dimenticavo che ormai avete perso il treno, visto che quasi tutti gli anime sono scomparsi dal palinsesto dei primi 6 canali tv....
ximpalullaorg (anonimo)
- 13 anni fa
20
Araldo: sicurissimo di quello che dico, anche perche' avendo "vissuto", seppur non da addetto ai lavori (che feci anni piu' avanti), tutta la faccenda mi ricordo bene la situazione. Come avevo gia' detto, il mercato manga era una frazione di quello esistente, e c'era stati due soli grossi blockbuster (intesi come molto grossi), cioe' Saint Seiya e Hokuto no Ken, che vendevano abbastanza da permettere a Granata di farli quindicinali. Nessuno sapeva cosa sarebbe successo ne' se il pubblico avrebbe compreso, infatti inizialmente il tono generale era di rassegnazione a non vedere certe opere pubblicate in Italia.
La scomparsa di Sergio Bonelli.
Ciao Sergio