La via del grembiule (Netflix): serie al risparmio o scelta stilistica voluta?

L'adattamento anime del celebre manga può suscitare reazioni controverse...

di Hachi194

Devo fare una doverosa premessa: pur sapendo che nella realtà la yakuza non è altro che criminalità organizzata e che va punita e sradicata, dal punto di vista letterario/visivo/cinematografico ne subisco il fascino. Quindi le mie riflessioni su La via del grembiule - Lo yakuza casalingo, anime disponibile su Netflix e tratto dall'omonimo manga pluri premiato di Kōsuke Ōno edito per noi da J-Pop e che può vantare anche una trasposizione drama con due spin off, potrebbero essere in qualche modo offuscate da questa mia debolezza.
 

Il protagonista assoluto è Tatsu, ex yakuza leggendario, conosciuto come L'Immortale, che per amore della bella Miku decide di lasciare la malavita e di prendere un'altra via, quella del grembiule appunto, diventando un casalingo perfetto. Il "problema" è che Tatsu pur diventando davvero bravo nei lavori di casa e in cucina, affronta tutto come se fosse ancora un mafioso.
Combatte le macchie di sporco come se fossero avversari da togliere di mezzo, sfida il robottino pulisci casa come in una guerra per la spartizione del territorio, affronta i saldi come se dovesse scontrarsi con una banda rivale. Senza contare che chi non lo conosce bene, è ovviamente terrorizzato dal suo aspetto e dai suoi modi, tipici di uno yakuza, grevi e spicci e a nulla serve indossare un grembiule con tanto di cane kawaii stampato in pieno petto. Tutto questo innesca scenette comiche ed equivoci ai limiti dell'assurdo, alimentati anche dagli altri personaggi.
 

È una comicità particolare, molto enfatizzata, che prende in giro gli stereotipi sia della yakuza che delle casalinghe più o meno disperate. Abbondano perciò le urla, i gesti sbruffoni, le erre calcate, le cicatrici in viso e i catenoni al collo, tipici dei teppisti e malavitosi. Allo stesso modo si vedono le lotte al supermercato per accaparrarsi i saldi di fine giornata, i comitati di quartiere e le lezioni di cucina organizzate dagli stessi che si concludono a suon di foto da mettere sui social.
Si sorride e a volte si ride anche di gusto, anche se bisogna ammetterlo, tutto si regge sulle spalle di Tatsu e dell'ottima interpretazione del suo doppiatore, quel Kenjirō Tsuda famosissimo per i suoi moltissimi ruoli, fra cui Manji nella versione de L'Immortale disponibile su Amazon, forse il più affine al nostro Tacchan. Tutto bene quindi? Non proprio....
 

La serie è stata diretta da Chiaki Kon per lo studio J.C. Staff e ha fatto il suo debutto sulla piattaforma di streaming Netflix l'8 aprile ma già il trailer rilasciato qualche tempo prima aveva lasciato alquanto perplessi. Il risultato dal punto di vista grafico è infatti decisamente "particolare": potremo parlare di fumetti animati più che di animazioni vere e proprie. La regista interrogata a tal proposito lo ha dichiarato apertamente: "Il produttore ha detto: "Facciamo un anime che sembri quasi un manga! Non deve assolutamente muoversi!". E in effetti sono riusciti nel loro intento, pure troppo.
 

L'autore dell'opera originale, il maestro Ōno, ha commentato: "Ho avuto la sensazione che questo metodo fosse quello più adatto a un'opera con un ritmo così impetuoso come questa. Ai materiali originali sono stati incorporati la regia e diversi accorgimenti estetici, e l'impressione è che la velocità delle gag non ne abbia minimamente risentito. Inoltre, sono convinto che le performance dei doppiatori saranno più che apprezzate".
 


Se c'è del vero in queste parole, se in effetti le gag funzionano lo stesso, la sensazione soprattutto appena si inizia la visione è decisamente di straniamento puro. Se avete più di quarant'anni probabilmente vi tornerà alla mente Supergulp, con le strisce di Bonvi e altri storici disegnatori, animate più o meno allo stesso modo. Solo che non siamo più negli anni '70 e da un colosso quale Netflix e da uno studio come J.C. Staff che ha animato titoli quali Food Wars, Danmachi, One Punch Man e Prison School giusto per citarne alcuni, ci si aspettava qualcosa di meglio. È giusto tentare nuove strade e nuovi stili per affrontare opere particolari come può essere questo manga, con personaggi e situazioni al limite dell'assurdo e senza una trama vera e propria, ma qui sembra. soprattutto in certi momenti, una produzione fatta al risparmio.
 

Forse sarebbe stato meglio ispirarsi al drama che per costruire una storia che non fosse solo una serie di gag, per quanto riuscite, ha inserito nuovi personaggi, dando quindi a Tatsu una figliastra, una villetta unifamiliare, un ex capo decisamente sui generis bistrattato dalla moglie e una cameriera part time molto eccentrica che fa perdere la testa al povero Masa.
Si è ottenuto così più materiale che, senza trasformare il nostro yakuza in qualcos'altro, ha permesso di costruirgli intorno un mondo dove potersi esprimere al massimo. D'altronde se la serie televisiva ha avuto così successo da dar vita a due serie spin off e ad un profilo Instagram un motivo ci sarà.
 

Il doppiaggio italiano è onesto ma a mio parere si sente la fatica degli attori ad adattarsi ad un mondo molto particolare: rendere il modo di parlare degli yakuza non è facile e immagino che anche i seiyuu nipponici avrebbero difficoltà a doppiare una serie come Suburra o Gomorra ad esempio. E probabilmente anche a noi farebbe strano vedere un personaggio romano o napoletano parlare come un malavitoso di Osaka.
 

Inoltre c'è il problema di adattare un gergo tipico della "famiglia" che fa ad esempio ampio uso del termine "aniki" che può essere tradotto con "fratello" e che viene usato dagli affiliati più giovani verso i loro superiori, una sorta di equivalente di "senpai" ma nel mondo mafioso.
Ma la cosa che più stona a mio parere sono stati i sottotitoli anche per le onomatopee: se essenziali nel manga, perché non c'è il sonoro e ci si potrebbe perdere qualcosa, in un anime dove i rumori ci sono, si può capire senza problemi che quel katakana serve ad indicare lo strofinare dello straccio sul pavimento o la caduta di qualcosa per terra.
 
 
La via del grembiule - Lo yakuza casalingo è quindi una serie da vedere sapendo però i difetti che ha. Chiudendo un occhio sulle evidenti carenze di animazione che non possono essere fatte passare in toto per una scelta stilistica, con difetti evidenti non solo nei movimenti ma anche in alcuni primi piani, resta comunque una storia godibile e divertente, che certo ha bisogno della seconda stagione per poter apprezzare meglio i personaggi ed affezionarsi a loro. Chi sta leggendo il manga o ha visto il drama, si godrà secondo me di più la visione rispetto a coloro che non sanno nulla di questo titolo.


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