Devo fare una doverosa premessa: pur sapendo che nella realtà la yakuza non è altro che criminalità organizzata e che va punita e sradicata, dal punto di vista letterario/visivo/cinematografico ne subisco il fascino. Quindi le mie riflessioni su La via del grembiule - Lo yakuza casalingo, anime disponibile su Netflix e tratto dall'omonimo manga pluri premiato di Kōsuke Ōno edito per noi da J-Pop e che può vantare anche una trasposizione drama con due spin off, potrebbero essere in qualche modo offuscate da questa mia debolezza.

Il protagonista assoluto è Tatsu, ex yakuza leggendario, conosciuto come L'Immortale, che per amore della bella Miku decide di lasciare la malavita e di prendere un'altra via, quella del grembiule appunto, diventando un casalingo perfetto. Il "problema" è che Tatsu pur diventando davvero bravo nei lavori di casa e in cucina, affronta tutto come se fosse ancora un mafioso.
Combatte le macchie di sporco come se fossero avversari da togliere di mezzo, sfida il robottino pulisci casa come in una guerra per la spartizione del territorio, affronta i saldi come se dovesse scontrarsi con una banda rivale. Senza contare che chi non lo conosce bene, è ovviamente terrorizzato dal suo aspetto e dai suoi modi, tipici di uno yakuza, grevi e spicci e a nulla serve indossare un grembiule con tanto di cane kawaii stampato in pieno petto. Tutto questo innesca scenette comiche ed equivoci ai limiti dell'assurdo, alimentati anche dagli altri personaggi.

È una comicità particolare, molto enfatizzata, che prende in giro gli stereotipi sia della yakuza che delle casalinghe più o meno disperate. Abbondano perciò le urla, i gesti sbruffoni, le erre calcate, le cicatrici in viso e i catenoni al collo, tipici dei teppisti e malavitosi. Allo stesso modo si vedono le lotte al supermercato per accaparrarsi i saldi di fine giornata, i comitati di quartiere e le lezioni di cucina organizzate dagli stessi che si concludono a suon di foto da mettere sui social.
Si sorride e a volte si ride anche di gusto, anche se bisogna ammetterlo, tutto si regge sulle spalle di Tatsu e dell'ottima interpretazione del suo doppiatore, quel Kenjirō Tsuda famosissimo per i suoi moltissimi ruoli, fra cui Manji nella versione de L'Immortale disponibile su Amazon, forse il più affine al nostro Tacchan. Tutto bene quindi? Non proprio....

La serie è stata diretta da Chiaki Kon per lo studio J.C. Staff e ha fatto il suo debutto sulla piattaforma di streaming Netflix l'8 aprile ma già il trailer rilasciato qualche tempo prima aveva lasciato alquanto perplessi. Il risultato dal punto di vista grafico è infatti decisamente "particolare": potremo parlare di fumetti animati più che di animazioni vere e proprie. La regista interrogata a tal proposito lo ha dichiarato apertamente: "Il produttore ha detto: "Facciamo un anime che sembri quasi un manga! Non deve assolutamente muoversi!". E in effetti sono riusciti nel loro intento, pure troppo.

L'autore dell'opera originale, il maestro Ōno, ha commentato: "Ho avuto la sensazione che questo metodo fosse quello più adatto a un'opera con un ritmo così impetuoso come questa. Ai materiali originali sono stati incorporati la regia e diversi accorgimenti estetici, e l'impressione è che la velocità delle gag non ne abbia minimamente risentito. Inoltre, sono convinto che le performance dei doppiatori saranno più che apprezzate".
Se c'è del vero in queste parole, se in effetti le gag funzionano lo stesso, la sensazione soprattutto appena si inizia la visione è decisamente di straniamento puro. Se avete più di quarant'anni probabilmente vi tornerà alla mente Supergulp, con le strisce di Bonvi e altri storici disegnatori, animate più o meno allo stesso modo. Solo che non siamo più negli anni '70 e da un colosso quale Netflix e da uno studio come J.C. Staff che ha animato titoli quali Food Wars, Danmachi, One Punch Man e Prison School giusto per citarne alcuni, ci si aspettava qualcosa di meglio. È giusto tentare nuove strade e nuovi stili per affrontare opere particolari come può essere questo manga, con personaggi e situazioni al limite dell'assurdo e senza una trama vera e propria, ma qui sembra. soprattutto in certi momenti, una produzione fatta al risparmio.

Forse sarebbe stato meglio ispirarsi al drama che per costruire una storia che non fosse solo una serie di gag, per quanto riuscite, ha inserito nuovi personaggi, dando quindi a Tatsu una figliastra, una villetta unifamiliare, un ex capo decisamente sui generis bistrattato dalla moglie e una cameriera part time molto eccentrica che fa perdere la testa al povero Masa.
Si è ottenuto così più materiale che, senza trasformare il nostro yakuza in qualcos'altro, ha permesso di costruirgli intorno un mondo dove potersi esprimere al massimo. D'altronde se la serie televisiva ha avuto così successo da dar vita a due serie spin off e ad un profilo Instagram un motivo ci sarà.

Il doppiaggio italiano è onesto ma a mio parere si sente la fatica degli attori ad adattarsi ad un mondo molto particolare: rendere il modo di parlare degli yakuza non è facile e immagino che anche i seiyuu nipponici avrebbero difficoltà a doppiare una serie come Suburra o Gomorra ad esempio. E probabilmente anche a noi farebbe strano vedere un personaggio romano o napoletano parlare come un malavitoso di Osaka.

Inoltre c'è il problema di adattare un gergo tipico della "famiglia" che fa ad esempio ampio uso del termine "aniki" che può essere tradotto con "fratello" e che viene usato dagli affiliati più giovani verso i loro superiori, una sorta di equivalente di "senpai" ma nel mondo mafioso.
Ma la cosa che più stona a mio parere sono stati i sottotitoli anche per le onomatopee: se essenziali nel manga, perché non c'è il sonoro e ci si potrebbe perdere qualcosa, in un anime dove i rumori ci sono, si può capire senza problemi che quel katakana serve ad indicare lo strofinare dello straccio sul pavimento o la caduta di qualcosa per terra.

Il protagonista assoluto è Tatsu, ex yakuza leggendario, conosciuto come L'Immortale, che per amore della bella Miku decide di lasciare la malavita e di prendere un'altra via, quella del grembiule appunto, diventando un casalingo perfetto. Il "problema" è che Tatsu pur diventando davvero bravo nei lavori di casa e in cucina, affronta tutto come se fosse ancora un mafioso.
Combatte le macchie di sporco come se fossero avversari da togliere di mezzo, sfida il robottino pulisci casa come in una guerra per la spartizione del territorio, affronta i saldi come se dovesse scontrarsi con una banda rivale. Senza contare che chi non lo conosce bene, è ovviamente terrorizzato dal suo aspetto e dai suoi modi, tipici di uno yakuza, grevi e spicci e a nulla serve indossare un grembiule con tanto di cane kawaii stampato in pieno petto. Tutto questo innesca scenette comiche ed equivoci ai limiti dell'assurdo, alimentati anche dagli altri personaggi.

È una comicità particolare, molto enfatizzata, che prende in giro gli stereotipi sia della yakuza che delle casalinghe più o meno disperate. Abbondano perciò le urla, i gesti sbruffoni, le erre calcate, le cicatrici in viso e i catenoni al collo, tipici dei teppisti e malavitosi. Allo stesso modo si vedono le lotte al supermercato per accaparrarsi i saldi di fine giornata, i comitati di quartiere e le lezioni di cucina organizzate dagli stessi che si concludono a suon di foto da mettere sui social.
Si sorride e a volte si ride anche di gusto, anche se bisogna ammetterlo, tutto si regge sulle spalle di Tatsu e dell'ottima interpretazione del suo doppiatore, quel Kenjirō Tsuda famosissimo per i suoi moltissimi ruoli, fra cui Manji nella versione de L'Immortale disponibile su Amazon, forse il più affine al nostro Tacchan. Tutto bene quindi? Non proprio....

La serie è stata diretta da Chiaki Kon per lo studio J.C. Staff e ha fatto il suo debutto sulla piattaforma di streaming Netflix l'8 aprile ma già il trailer rilasciato qualche tempo prima aveva lasciato alquanto perplessi. Il risultato dal punto di vista grafico è infatti decisamente "particolare": potremo parlare di fumetti animati più che di animazioni vere e proprie. La regista interrogata a tal proposito lo ha dichiarato apertamente: "Il produttore ha detto: "Facciamo un anime che sembri quasi un manga! Non deve assolutamente muoversi!". E in effetti sono riusciti nel loro intento, pure troppo.

L'autore dell'opera originale, il maestro Ōno, ha commentato: "Ho avuto la sensazione che questo metodo fosse quello più adatto a un'opera con un ritmo così impetuoso come questa. Ai materiali originali sono stati incorporati la regia e diversi accorgimenti estetici, e l'impressione è che la velocità delle gag non ne abbia minimamente risentito. Inoltre, sono convinto che le performance dei doppiatori saranno più che apprezzate".
Se c'è del vero in queste parole, se in effetti le gag funzionano lo stesso, la sensazione soprattutto appena si inizia la visione è decisamente di straniamento puro. Se avete più di quarant'anni probabilmente vi tornerà alla mente Supergulp, con le strisce di Bonvi e altri storici disegnatori, animate più o meno allo stesso modo. Solo che non siamo più negli anni '70 e da un colosso quale Netflix e da uno studio come J.C. Staff che ha animato titoli quali Food Wars, Danmachi, One Punch Man e Prison School giusto per citarne alcuni, ci si aspettava qualcosa di meglio. È giusto tentare nuove strade e nuovi stili per affrontare opere particolari come può essere questo manga, con personaggi e situazioni al limite dell'assurdo e senza una trama vera e propria, ma qui sembra. soprattutto in certi momenti, una produzione fatta al risparmio.

Forse sarebbe stato meglio ispirarsi al drama che per costruire una storia che non fosse solo una serie di gag, per quanto riuscite, ha inserito nuovi personaggi, dando quindi a Tatsu una figliastra, una villetta unifamiliare, un ex capo decisamente sui generis bistrattato dalla moglie e una cameriera part time molto eccentrica che fa perdere la testa al povero Masa.
Si è ottenuto così più materiale che, senza trasformare il nostro yakuza in qualcos'altro, ha permesso di costruirgli intorno un mondo dove potersi esprimere al massimo. D'altronde se la serie televisiva ha avuto così successo da dar vita a due serie spin off e ad un profilo Instagram un motivo ci sarà.

Il doppiaggio italiano è onesto ma a mio parere si sente la fatica degli attori ad adattarsi ad un mondo molto particolare: rendere il modo di parlare degli yakuza non è facile e immagino che anche i seiyuu nipponici avrebbero difficoltà a doppiare una serie come Suburra o Gomorra ad esempio. E probabilmente anche a noi farebbe strano vedere un personaggio romano o napoletano parlare come un malavitoso di Osaka.

Inoltre c'è il problema di adattare un gergo tipico della "famiglia" che fa ad esempio ampio uso del termine "aniki" che può essere tradotto con "fratello" e che viene usato dagli affiliati più giovani verso i loro superiori, una sorta di equivalente di "senpai" ma nel mondo mafioso.
Ma la cosa che più stona a mio parere sono stati i sottotitoli anche per le onomatopee: se essenziali nel manga, perché non c'è il sonoro e ci si potrebbe perdere qualcosa, in un anime dove i rumori ci sono, si può capire senza problemi che quel katakana serve ad indicare lo strofinare dello straccio sul pavimento o la caduta di qualcosa per terra.

La via del grembiule - Lo yakuza casalingo è quindi una serie da vedere sapendo però i difetti che ha. Chiudendo un occhio sulle evidenti carenze di animazione che non possono essere fatte passare in toto per una scelta stilistica, con difetti evidenti non solo nei movimenti ma anche in alcuni primi piani, resta comunque una storia godibile e divertente, che certo ha bisogno della seconda stagione per poter apprezzare meglio i personaggi ed affezionarsi a loro. Chi sta leggendo il manga o ha visto il drama, si godrà secondo me di più la visione rispetto a coloro che non sanno nulla di questo titolo.
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Pro
- Gag divertenti e personaggi azzeccati
- Doppiatori nipponici che infondono grande vita ai personaggi soprattutto al protagonista
- Il gatto Gin è adorabile
Contro
- Comicità particolare, un po' sopra le righe che potrebbe non essere per tutti
- Traduzione che potrebbe risultare "strana" a chi non conosce alcune regole o il gergo della malavita
- Animazioni davvero poco "animate" se mi passate il gioco di parole
Per dire, qualche anno fa è uscito Gokudols: stesso formato di durata, stessa regista, stesso studio d'animazione, stessa distribuzione su Netflix. Vi ricordate com'era "animato"?
Non c'è un motivo concreto per cui La via del grembiule avrebbe dovuto ricevere un trattamento speciale rispetto ad altre esclusive di Netflix (che sono prevalentemente pastrocchi in full CGI).
Chiaki Kon non è una scellerata (fa questo mestiere da quasi vent'anni) e il fatto che abbia dovuto pubblicamente "giustificarsi" per esigenze di produzione a me intristisce un po'.
Detto questo, per me la serie non funziona perché è proprio il materiale di partenza a non essere così brillante: la sua comicità è fondamentalmente imperniata sul solito equivoco ripetuto fino allo sfinimento. Le situazioni cambiano quel tanto che basta per mascherare un minimo il fatto che manchino le idee. Il più delle volte stufa, e la colpa di ciò non la attribuirei alle non-animazioni (che poi in verità ci si fa l'abitudine).
Mi vengono in mente anime come Detroit Metal City, Cromartie High School, Gag Manga Biyori che avevano animazioni ridotte all'osso e funzionavano comunque alla grande, perché erano sostanzialmente più divertenti. Un cartone del genere può funzionare benissimo se gli sketch sono buoni, poi un buon montaggio, doppiaggio e regia ci mettono il resto, senza dover ricorrere a chissà quale apparato d'animazioni.
Ma qui lo trovo davvero poco comprensibile.
detto questo le gag funzionano perchè sono molte ad episodio, a mio parere l'animazione centra poco forse potevano cambiare lo stile solo nel momento della gag piuttosto che per tutto il tempo. vedendo cosi tutti gli episodi a questo punto avrei preferito leggermi il manga in una versione a colori e sarebbe stato lo stesso XD ma ripeto alla fine le gag funzionano... semplicemente visto il risultato (e avendo un sacco di altri anime comici al mondo e con diversi stili) dubito veramente che fosse "la scelta migliore" :/ ma vabbe ormai quel che è fatto è fatto XD (grande netflix che le azzecchi tutte XD )
Non vedo l'ora di nuovi episodi!
Premettendo che comprendo il tuo punto di vista ed in parte mi trovi d'accordo, secondo me il problema non sta principalmente nella materia prima (il live action è stato un successo di critica e pubblico) che verte di parere soggettivo, quanto piuttosto nel voler forzatamente adottare una scelta stilistica che mal si adattava all'opera da trasporre, non considerando poi il minutaggio di ogni episodio.
Sarebbe stato meglio fare dei corti o quantomeno dimezzarne la durata perché è altamente difficile tenere per ben venti minuti lo spettatore incollato alla visione senza che ne risenta visto il tipo di adattamento e lo stile scelto.
Ci sarebbe persino da aggiungere quanto infelice possa essere una scelta stilistica del genere quando un prodotto del genere non è stato pensato per una nicchia, visto il successo che ha avuto in patria ed all'estero, ma piuttosto per abbracciare tutti quelli che avevano visionato il live action, una fetta di pubblico composta in larga parte da utenti casual.
Le prime critiche sono inoltre partite in terra natia, su Twitter è partita una vera e propria shitstorm quasi per la scelta stilistica fatta, già evidente dal primo trailer, pertanto era inevitabile che a 'cascata' ci sarebbero state delle inevitabili critiche anche fuori dai confini nipponici.
Facendo una chiusa, sai bene quanto io apprezzi la sperimentazione in ambito animato, do sempre una possibilità alle produzioni originali, in CGI e/o a questo genere di scelte stilistiche, quale appassionato di animazione non solo giapponese io mi consideri, ma mi riesce difficile non accostare la mia opinione a quanto espresso da Hachi194, poiché più che una chiara scelta stilistica (che come ho espresso all'inizio dovevano essere ben consapevoli che il loro pubblico di riferimento era ampio e non di nicchia) sia stata una produzione al risparmio, vedasi anche il numero degli episodi prodotti, che rafforzano quanto da me o da altri espresso.
E' partita anche la produzione di una 'seconda stagione', e ci credo, poiché essendo su una piattaforma internazionale ed essendo comunque una produzione che aveva un suo seguito, le visualizzazioni le ha ricevute, e ciò conferma ancor di più il fatto che non fosse di certo una produzione riservata ad una ristretta fascia di pubblico.
Comunque lo considero uno pseudo cartone animato che tutto sommato ho trovato gradevole, senza infamia e senza lode. La parte del gatto è il top!
Il punto è che sbagliare è umano, ma reiterare è diabolico: per molti (me compreso) questo tipo di animazione è un errore, da cancellare dalla metodologia dell'animazione.
Forse era messo un po' meglio quello, e aveva anche il formato classico con episodi da 20 minuti, olltre ad essesre molto più divertente ma quello è un altro discorso...
La via del grembiule a me non è dispiaciuto, non è che questo stile d'animazione mi piaccia particolarmente ma considerando la semplicità e la lunghezza ristretta delle gag può anche funzionare, come tutte queste serie che si basano su un motivo ricorrente alcune volte diverte di più, altre di meno, ci può stare, il pezzo forte (come nel caso di Goku Dolls alla fine) è sicuramente il doppiaggio giapponese che quando è calato così tanto nella 'cultura' locale è imbattibile, e forse direi anche l'unico motivo per vederlo davvero...
sta al primo posto come più vista su netflix in patria
https://animesweet.com/anime/gokushufudou-anime-is-the-most-watched-premiere-on-netflix-in-japan/
si è capito da tutti i tuoi post che non ti piace netflix, ma non ti inventare cose passandole per vere
comunque secondo me il materiale è ok, la serie funzionerebbe ma trovo veramente l'animazione terribile. SEcondo me hanno semplicemente fatto tutto al volo perchè vedono che il manga vende un sacco ouside japan e hanno provato a prendere l'onda.
Ci sta che non ti piaccia, ma il tuo pensiero va direttamente contro il concetto stesso di arte o animazione
Grazie
nipponjin
https://www.animeclick.it/anime/32966/the-way-of-the-househusband/relazioni
È questo: https://www.animeclick.it/live/33576/gin-no-sanpo
dedicato al gatto
anche nell'arte esistono esempi di stili "morti" perché ritenuti non accettabili per il pubblico. In particolare qui si parla di arte finanziate per il consumo di massa.
Mi son approciato all'anime proprio nella speranza che risolvesse questo problema effettivo dell'opera (come ho scoperto, grazie a questa news, che è stato brillantemente fatto nel live-action) ed assistere al primo episodio è stata una delusione tremenda. Poteva uscirne davvero un bel prodotto ed invece non hanno fatto altro che accentuare le caratteristiche negative dell'opera originale, rendendola ancora più frammentaria (con episodi che sembrano ancora di più delle strisce >_<) e criptica (perchè almeno nel manga i riferimenti al mondo yakuza con note ed altro sono comprensibili, ma nell'anime nemmeno questo è stato possibile). Davvero una grande occasione sprecata a mio parere -_-''
Poco dettagliata l'animazione, mancano pure i nasi disegnati, è ridotta all'osso... Ma non è il primo ad essere strutturato così.
Devo ammettere però che sono molto curiosa sulla serie TV, sembra molto interessante, chissà se Netflix ci penserà. Io la vedrei volentieri.
Dicono (appunto) Fujimi no Tatsu ogni singola volta e tutte le volte viene sostituito con "The Immortal Dragon" perchè nell'edizione anglofona del manga è così
In originale cosa significa? Ricordati che c'è sempre da considerare l'adattamento
The Immortal Dragon è una cosa che è apparsa a partire dalla localizzazione americana del manga, siccome è il titolo ufficiale del protagonista il fatto che abbiano arbitrariamente cambiato la cosa per ragioni di pacing (appunto) con l'edizione anglofona la dice tutta.
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