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Pan Daemonium

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
L'aspetto grafico su un piccolo schermo come il mio non può che risultare di infimo valore rispetto alla riproduzione di una tale opera in 3D e in grande, come avvenne nell'Expo del 2005, e lo stesso vale per l'audio, inapprezzabile, se non con un sistema professionale. D'altronde "Mezame no Hakobune" si risolve sostanzialmente in una ostentazione grafica e sonora di ottimo livello: il frammischiarsi di elementi naturalistici e di musiche quasi tradizionali buddiste - con un pizzico di fantascienza e suoni moderni - risulta di grande impatto.

La trama risulta, invece, piuttosto ostica, contendendo a riferimenti buddisti altri elementi non facilmente comprensibili. È molto probabilmente la rappresentazione dell'arrivo su un pianeta meramente acquoso, che sia la Terra o meno, di una serie di divinità poi rappresentate in modo zoomorfo. La storia prosegue con la nascita di una serie di organismi, inizialmente marini, poi aerei e infine terrestri. Il punto successivo non è chiaro: pare che, tramite ingegneria genetica, si riesca a creare un ibrido umano-canide, forse divino, che viene successivamente rappresentato come una sorta di centauro. Il cerchio si chiude ritornando alla foresta in cui erano rappresentati quelle specie di divinità primordiali.

Come ho detto la trama è decisamente bizzarra, ma la grandezza dell'opera di Oshii è indubbiamente nella grafica e nel sonoro.


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onizuka90

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
"Mezame no hakobune", il cui titolo internazionale è “Open Your Mind”, consiste in un corto della durata di appena quarantadue minuti, realizzato in occasione della World Exposition 2005's dal celebre regista Mamoru Oshii, noto per film della levatura di "Ghost in the Shell", "Innocence" e "Patlabor". Questo cortometraggio è stato realizzato appositamente per essere proiettato contemporaneamente su diverse dimensioni spaziali utilizzando un elevato numero di pannelli, in modo tale da rendere un significativo effetto tridimensionale.

Mezame si presenta come un connubio ottimamente riuscito di computer grafica e riprese dal vivo, caratterizzato da uno sperimentalismo quasi paradossale e visionario. Risulta dunque arduo il tentativo di estrarre il senso di ciò che si percepisce con gli occhi: un flusso di immagini apparentemente privo di qualsivoglia significato, affiancato da una colonna sonora sublime, realizzata dal compositore Kenji Kawai. Difficilmente si potrebbe fare rientrare in un genere ben preciso questo tipo di musica, assomigliante a una commistione di musica corale tradizionale, quasi sacra, con elementi tipicamente techno, che ricorda molto quella di "Ghost in the Shell".
All'interno dell'intera opera innumerevoli sono le allusioni alla filosofia buddista, in particolare a quella <i>godai</i> o “dei cinque elementi”. Tali riferimenti sono rintracciabili per esempio nei titoli delle varie sezioni dell'opera: "Aqua" (Sho-ho), "Aria" (Hyakkin), "Terra" (Ku-nu). Oppure si possono trovare nella scena iniziale dove viene raffigurato il mandala buddista e persino nelle maschere indossate dalle bizzarre figure che compaiono nel corso della narrazione.

Molteplici sono le interpretazioni che si possono dare a questa laconica opera sperimentale: sembra essere una rappresentazione che si pone il fine di descrivere una sorta di filogenesi della vita sulla terra, il cui destinatario è forse l'uomo stesso.
In principio il germe della vita viene portato sul nostro pianeta da delle entità "aliene" (o divine), rappresentate da cinque figure ammantate di bianco e adornate di bislacche maschere raffiguranti volti di animali. Il soffio vitale dunque proviene dallo spazio. La scena successiva mostra uno sfondo buio, puntellato da strane ed eteree luci - in un primo momento si potrebbe pensare all'universo; la visuale lentamente si alza, forse per rendere l'idea dell'avanzare del tempo e, lentamente, ci si accorge che quello che si osserva sono invece gli abissi marini, dove la vita trova la sua genesi.
Da qui in poi si assiste a un susseguirsi di scene che seguono l'evolversi della vita, di come essa sia migrata dall'acqua all'aria, per poi giungere alla terra. Tutto viene mostrato dal punto di vista di un osservatore estraneo, superiore: trattasi probabilmente di quegli esseri alieni, intenti nel controllo di quello che si potrebbe definire un loro piccolo “esperimento”.

A un certo punto essi intervengono nella modifica e riscrittura di sezioni del DNA producendo in tal modo una biodiversità infinita, e tra queste nuove forme di vita fa la sua comparsa anche l'uomo. Quasi a volere dire, o anzi ricordare, che l'essere umano in realtà non è diverso dagli altri animali, al contrario di quanto lui stesso possa credere o pensare. Anch'egli è frutto di questo “fenomeno” chiamato natura, vita, e poco importa se i responsabili della sua esistenza siano delle entità aliene e superiori, Dio o chiunque altro. Si abolisce dunque una visione antropocentrica dell'universo, l'uomo non è un essere superiore alle altre forme di vita, ma semplicemente una di esse. Il finale assume una sfumatura piuttosto cinica, il mondo ritorna ad essere vuoto, privo di vita, come prima dell'avvento di queste "Divinità". Quasi a sottolineare il carattere accidentale della stessa, un breve momento di agitazione nell'infinita storia dell'universo.

Mezame è dunque un corto che sembrerebbe proporre una riflessione sull'insignificante condizione dell'uomo nel mondo, che viene visto come piccola parte di un tutto.
Questa è, ovviamente, una mia interpretazione che può convincere o meno chi ha avuto la pazienza di leggere queste poche righe, non vi rimane che guardarlo.