Theatre of Darkness: Yamishibai 2
Introduzione
Una seconda stagione dai contenuti altrettanto terrificanti, inquietanti e angoscianti, la quale conferma che questa serie non smette con i colpi di scena, gli imprevisti e le improvvisazioni dell'ultimo secondo, le quali si rivelano essere la chiave essenziale per il successo del brand. Anche qui i temi principali sono legati al folklore giapponese, così come alla tradizione più recente. Alcuni esempi sono l'episodio di Taro, il quale ricorda molto Chucky, la bambola assassina... Come sempre, i nostri protagonisti sono dei ragazzi o ragazze incoscienti e ignari di ciò che sta per accadere loro, finché non cominciano a notare i primi segni inquietanti delle sventure alle quali stanno andando incontro, e alla fine finiscono con rimanerne segnati, uccisi o talvolta riescono a sopravvivere non senza pagarne le conseguenze. Da ogni singolo episodio scaturiscono uno o più insegnamenti, i quali devono essere tenuti a mente e applicati nella vita di tutti i giorni.
Grafica e colonna sonora
La grafica è rimasta invariata, segno dell'intenzione dei produttori di voler continuare la produzione della serie, mantenendo l'impostazione originale della prima stagione e voler dare quindi una soluzione di continuità. Anche l'impostazione del comparto sonoro è rimasta invariata, tranne forse per la scelta delle tracce, mentre permane la formula dell'alternanza di pause e sonorità più o meno brevi o lunghe che esplodono dopo momenti di accumulo, per rimarcare e enfatizzare le scene più inquietanti e spaventose di ogni singolo cortometraggio.
Giudizio finale
Una seconda stagione dagli sviluppi interessanti, sempre fedele al messaggio centrale sulla necessità di mostrare prudenza e rispetto verso la dimensione sacra dell'esistenza, ma anche della vita intima e privata del prossimo.
Voto: 8,5
Una seconda stagione dai contenuti altrettanto terrificanti, inquietanti e angoscianti, la quale conferma che questa serie non smette con i colpi di scena, gli imprevisti e le improvvisazioni dell'ultimo secondo, le quali si rivelano essere la chiave essenziale per il successo del brand. Anche qui i temi principali sono legati al folklore giapponese, così come alla tradizione più recente. Alcuni esempi sono l'episodio di Taro, il quale ricorda molto Chucky, la bambola assassina... Come sempre, i nostri protagonisti sono dei ragazzi o ragazze incoscienti e ignari di ciò che sta per accadere loro, finché non cominciano a notare i primi segni inquietanti delle sventure alle quali stanno andando incontro, e alla fine finiscono con rimanerne segnati, uccisi o talvolta riescono a sopravvivere non senza pagarne le conseguenze. Da ogni singolo episodio scaturiscono uno o più insegnamenti, i quali devono essere tenuti a mente e applicati nella vita di tutti i giorni.
Grafica e colonna sonora
La grafica è rimasta invariata, segno dell'intenzione dei produttori di voler continuare la produzione della serie, mantenendo l'impostazione originale della prima stagione e voler dare quindi una soluzione di continuità. Anche l'impostazione del comparto sonoro è rimasta invariata, tranne forse per la scelta delle tracce, mentre permane la formula dell'alternanza di pause e sonorità più o meno brevi o lunghe che esplodono dopo momenti di accumulo, per rimarcare e enfatizzare le scene più inquietanti e spaventose di ogni singolo cortometraggio.
Giudizio finale
Una seconda stagione dagli sviluppi interessanti, sempre fedele al messaggio centrale sulla necessità di mostrare prudenza e rispetto verso la dimensione sacra dell'esistenza, ma anche della vita intima e privata del prossimo.
Voto: 8,5
«Yami shibai 2» è un anime, a cura dello studio di animazione Ilca, continuazione della precedente serie, che in maniera originale cerca di incutere un senso di inquietudine nello spettatore in pochi minuti di esecuzione.
Riprendendo un particolare stile di narrazione diffuso nel Giappone nella prima metà del XX secolo e adattandolo allo schermo, riesce in pochi minuti (meno di quattro, togliendo la sigla finale) a inquietare lo spettatore, regalando talvolta un qualche sussulto. Serie meno riuscita della precedente, cerca di rappresentare in varie forme cosa sia l'inquietudine, cercando di trasmettere le sensazioni vissute dai protagonisti dei tanti episodi allo spettatore.
Seconda di sette serie complessive al momento in cui scrivo, il vero protagonista è il misterioso narratore (kamishibaiya), che si mostra ad ogni inizio episodio: sarà lui a incantare i bambini che accorreranno ad ascoltare le sue spaventose avventure. Tutte inizieranno con una minima presentazione da parte sua, "Questa è la storia"... così inizia un nuovo piccolo, grande terrore. Si presenta con la voce d'eccezione di Kanji Tsuda (attore che ha interpretato ruoli in molti film fra cui "Guilty of Romance", "Audition" e "Ju-on: The Grudge"), il tono di voce utilizzato è indovinato, sa essere inquietante nei pochi interventi effettuati nella serie.
Ricordando che la riuscita o meno degli episodi dipende molto dal gusto personale, fra gli episodi più riusciti segnalo il terzo, forse il più inquietante, mentre alcuni con risvolti maggiormente psicologici saranno più riusciti, come il decimo, altri molto meno, come il sesto, risultando ostici, quasi incomprensibili. Debole l'episodio ad epilogo della serie. La sigla finale, disturbante come la precedente ma più orecchiabile, è cantata, anzi meglio dire "eseguita" dalla celebre vocaloid Hatsune Miku; il titolo del brano è "Shijukunichi Eyes".
Consigliato a chi ama le storie horror e a coloro a cui non dispiace la particolare grafica utilizzata; se dovesse piacere questa serie, suggerisco caldamente sia la prima che le successive.
Riprendendo un particolare stile di narrazione diffuso nel Giappone nella prima metà del XX secolo e adattandolo allo schermo, riesce in pochi minuti (meno di quattro, togliendo la sigla finale) a inquietare lo spettatore, regalando talvolta un qualche sussulto. Serie meno riuscita della precedente, cerca di rappresentare in varie forme cosa sia l'inquietudine, cercando di trasmettere le sensazioni vissute dai protagonisti dei tanti episodi allo spettatore.
Seconda di sette serie complessive al momento in cui scrivo, il vero protagonista è il misterioso narratore (kamishibaiya), che si mostra ad ogni inizio episodio: sarà lui a incantare i bambini che accorreranno ad ascoltare le sue spaventose avventure. Tutte inizieranno con una minima presentazione da parte sua, "Questa è la storia"... così inizia un nuovo piccolo, grande terrore. Si presenta con la voce d'eccezione di Kanji Tsuda (attore che ha interpretato ruoli in molti film fra cui "Guilty of Romance", "Audition" e "Ju-on: The Grudge"), il tono di voce utilizzato è indovinato, sa essere inquietante nei pochi interventi effettuati nella serie.
Ricordando che la riuscita o meno degli episodi dipende molto dal gusto personale, fra gli episodi più riusciti segnalo il terzo, forse il più inquietante, mentre alcuni con risvolti maggiormente psicologici saranno più riusciti, come il decimo, altri molto meno, come il sesto, risultando ostici, quasi incomprensibili. Debole l'episodio ad epilogo della serie. La sigla finale, disturbante come la precedente ma più orecchiabile, è cantata, anzi meglio dire "eseguita" dalla celebre vocaloid Hatsune Miku; il titolo del brano è "Shijukunichi Eyes".
Consigliato a chi ama le storie horror e a coloro a cui non dispiace la particolare grafica utilizzata; se dovesse piacere questa serie, suggerisco caldamente sia la prima che le successive.