Legends of the Condor Heroes: The Gallants
"Legends of the Condor Heroes: The Gallants" è un film curato in ogni suo minimo dettaglio: le lingue parlate, i costumi, la musica e gli effetti speciali contribuiscono a rendere questo lungometraggio un piccolo capolavoro.
Adattamento cinematografico del primo libro della trilogia “Condor” di Jin Yong, se proprio vogliamo trovarne un difetto, è quello di condensare una grande quantità di concetti in sole due ore e mezzo.
Lo spettatore deve sempre mantenere alta la concentrazione durante i dialoghi, perché ogni informazione risulta essere necessaria e fondamentale ai fini della trama. In alcuni punti accorre in aiuto dello spettatore una voce fuori campo che spiega e riassume alcune vicende accadute in precedenza. Ci sarebbero stati talmente tanti contenuti da poterne fare un drama, quindi non sorprende minimamente il minutaggio dell’opera. Nonostante questo, e nonostante la durata, il film non risulta mai pesante, anzi, si lascia seguire con piacere, catturando lo spettatore grazie alla bellezza degli effetti speciali e alla fotografia.
Ho apprezzato il fatto che i Mongoli non sono rappresentati come il “popolo invasore cattivo”. Il protagonista è nato in Cina, ma cresciuto nelle praterie del popolo mongolo e non rinnega nessuna delle sue due origini. Ogni popolazione ha le sue ragioni, giuste o sbagliare che possano sembrare.
Straordinari tutti gli attori. Ho particolarmente apprezzato le due figure femminili, innamorate entrambe del protagonista e gelose al punto giusto. Nella recitazione, tuttavia, spicca su tutti l’attore protagonista, Xiao Zhan. Lui ha già dato prova di essere un attore eccezionale, eppure riesce ogni volta a stupire per la sua continua crescita: è riuscito a interpretare il personaggio di Guo Jing, che durante il film affronta una grande crescita caratteriale. All’inizio dell’opera vediamo un protagonista ingenuo e avventato, ma col passare delle vicende diventa sempre più maturo e sicuro. L’espressività di Xiao Zhan e il suo sguardo hanno fatto il resto: Guo Jing riesce in ogni fotogramma a trasmettere il profondo senso di giustizia che anima il suo personaggio.
Adattamento cinematografico del primo libro della trilogia “Condor” di Jin Yong, se proprio vogliamo trovarne un difetto, è quello di condensare una grande quantità di concetti in sole due ore e mezzo.
Lo spettatore deve sempre mantenere alta la concentrazione durante i dialoghi, perché ogni informazione risulta essere necessaria e fondamentale ai fini della trama. In alcuni punti accorre in aiuto dello spettatore una voce fuori campo che spiega e riassume alcune vicende accadute in precedenza. Ci sarebbero stati talmente tanti contenuti da poterne fare un drama, quindi non sorprende minimamente il minutaggio dell’opera. Nonostante questo, e nonostante la durata, il film non risulta mai pesante, anzi, si lascia seguire con piacere, catturando lo spettatore grazie alla bellezza degli effetti speciali e alla fotografia.
Ho apprezzato il fatto che i Mongoli non sono rappresentati come il “popolo invasore cattivo”. Il protagonista è nato in Cina, ma cresciuto nelle praterie del popolo mongolo e non rinnega nessuna delle sue due origini. Ogni popolazione ha le sue ragioni, giuste o sbagliare che possano sembrare.
Straordinari tutti gli attori. Ho particolarmente apprezzato le due figure femminili, innamorate entrambe del protagonista e gelose al punto giusto. Nella recitazione, tuttavia, spicca su tutti l’attore protagonista, Xiao Zhan. Lui ha già dato prova di essere un attore eccezionale, eppure riesce ogni volta a stupire per la sua continua crescita: è riuscito a interpretare il personaggio di Guo Jing, che durante il film affronta una grande crescita caratteriale. All’inizio dell’opera vediamo un protagonista ingenuo e avventato, ma col passare delle vicende diventa sempre più maturo e sicuro. L’espressività di Xiao Zhan e il suo sguardo hanno fatto il resto: Guo Jing riesce in ogni fotogramma a trasmettere il profondo senso di giustizia che anima il suo personaggio.