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Rudido

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Da Hirobumi Watanabe non ci si poteva certo aspettare un horror classico, e infatti il regista di Otawara non si smentisce nemmeno stavolta, portando il suo inconfondibile universo creativo all'interno del genere, con risultati che oscillano tra l'esilarante e l'inquietante. “The Scary House” è un esperimento tanto bizzarro quanto coerente con la poetica dell’autore: un vero e proprio horror “fatto in casa”, in tutti i sensi.

Girato con mezzi ridotti, in digitale grezzo e con una troupe quasi inesistente, il film è ambientato in una casa infestata dove il regista decide di trasferirsi per sette giorni e sette notti. Documentando il suo soggiorno, tra allucinazioni, rumori sospetti e strane presenze. Un'idea che sembra semplice sulla carta, ma che nelle mani di Watanabe si trasforma in un’esperienza straniante, spesso surreale, a tratti comica e a tratti (almeno per me) disturbante.

Onestamente, dopo aver visto (e soprattutto digerito) il suo precedente e iconico Techno Brothers, aspettavo questo nuovo film con una certa curiosità. Non mi ha deluso. Anzi, sorprende perché, pur restando fedele a sé stesso, minimalista, ironico, fuori da ogni schema narrativo tradizionale, Watanabe si tuffa senza paura nel genere. E ci mette dentro tutto: urla e vecchietti inquietanti, esorcismi, possessioni e impazzimenti.

Ma lo fa a modo suo, la casa, più che un luogo, diventa una mente che crolla: ogni stanza è una trappola, ogni rumore un presagio funesto. Quasi un’estensione della psiche del protagonista. La ripetizione di gesti quotidiani, le inquadrature fisse, il montaggio essenziale: tutto contribuisce a creare un senso di disagio crescente, spezzato da improvvise gag comiche, che abbattono la tensione e riportano tutto a quella dimensione di cinema artigianale/anti-narrativo che è la firma inconfondibile dell'autore.

Insomma, “The Scary House” non è un horror per tutti, ma per chi ne accetta le regole (o meglio: la loro assenza).