La città della luce
“È luglio. Ho sentito dire che quella di quest’anno sarà un’estate da record. Anche oggi fa un caldo micidiale. Ho notato che non si sentono le cicale. Fa talmente caldo che anche loro se la prendono comoda”
Inio Asano si conferma tra gli autori più brillanti in termini di pura poeticità narrativa, mettendo in scena l’ossimorica collisione armonica tra le luci della città e le ombre dell’animo umano, in un condensato drammatico e surrealista dallo spesso substrato interpretativo.
“La città della luce” è uno dei primi lavori del sensei, ed una delle opere che maggiormente definirà il suo stile.
Gli spaccati quotidiani fungono da squarci di luce in un iper-realtà buia e desolata, originando un gioco di chiaroscuri d’autore, in cui spesso, quella luce, viene ingoiata da un’oscurità cosmica e pulsante.
“Le nuove zone residenziali… apparentemente sono piccoli paradisi… ma a guardar bene c’è molto di più”.
Sfruttando a pieno la collina su cui sono stati eretti, i condomini di questa lussuosa zona residenziale sono tutti ottimamente illuminati, per questo gli abitanti chiamano questo quartiere “la città della luce”.
A far da contraltare all’inondante luce solare che illumina il quartiere, è il buio dentro i 5 protagonisti della raccolta, simbolicamente le dita della mano che fa schermo sul sole all’inizio del prologo.
Un mangaka squattrinato con istinti suicidi consumato da una depressione latente;
un adolescente che monitora una fitta rete di suicidi, incentivando le persone a compiere il gesto estremo;
un criminale con un sogno tanto nobile quanto utopistico: fare talmente tanti soldi da comprare tutta la città della luce per ritrasformarla nella campagna in cui era cresciuto;
una ragazza spaventata dalla crescita, dall’altalena che è la vita, dallo smettere di fantasticare per farsi adulta, che cerca il coraggio per diventare grande;
e poi il bambino reincarnato, saccente e disilluso, con la coscienza della precedente vita fallimentare e la piena consapevolezza della morte, che diventa metafora della ciclicità dell’esistenza, del mondo che scorre verso un’inesorabile fine, dentro una spirale che conduce alla rinascita.
Le quattro storie (più prologo ed epilogo), sono interconnesse tra loro dal background urbano ancor più che dall’intreccio narrativo, ergendo la città a vera e propria protagonista dell’opera.
Dalla terrazza della liceale suicida, alla fermata dell’autobus, il lettore viene immerso nell’inospitalità del quartiere, imparando a riconoscerne i luoghi di ritrovo, pervaso da un verace senso di familiarità.
Asano porta diapositive di vita, istantanee sbiadite da una luce fittizia e invasiva, attimi fuggenti di slice of life, immortalati in polaroid alla fine di ogni capitolo.
“Quando rinunceremo ai nostri sogni, e ci limiteremo a rincorrere obiettivi facilmente raggiungibili… saremo indifesi e dovremo affrontare questo mondo irragionevole.
Riusciremo a mantenere la lucidità?
O è inevitabile perderla?
È lampante che in tutti gli adulti c’è una scintilla di follia”
Se “Solanin” (l’opera successiva) sarà la luce in fondo al tunnel, segnando un’autentica svolta nella carriera di Asano, “La città della luce” è il buco nero che ingoia tutto, ogni flebile bagliore di speranza compreso.
Similmente a “Il campo dell’arcobaleno” (l’opera precedente), l’autore adotta uno stile nichilista estremamente crudo, in cui gli strascichi di ieri ottenebrano la finestra sul domani, trasponendo magistralmente su carta il profondo stato depressivo in cui all’epoca viveva.
Non è un caso che il tema principale dell’opera sia proprio il suicidio, contemplato più volte per sua stessa ammissione in quel periodo nefasto in termini personali, ma incredibilmente florido ed ispirato in termini creativi.
“Chi si è arreso in questa vita non ha il diritto di pensare alla prossima”.
Il primo Asano ci ha regalato opere intimiste e personali, un’autore spaventato dalla vita, ma non dal mettersi a nudo nei suoi fumetti, capace di grattare l’anima con le unghie di Freddy Krueger, sporche di vita vissuta e sogni andati a male.
“Hikari no Machi” è la caducità della vita che affoga nel routinario, un baratro senza uscita, una patina oscura e melmosa da cui impareremo a guardare attraverso.
Il mostro umano dietro la maschera, il quale una volta tolto il costrutto raggiunge l’agognata redenzione; emblematica in tal senso la figura di Hoichi, una delle personalità di spicco nel pantheon personaggi della produzione di Asano in toto, il cui epilogo è uno dei punti più toccanti e suggestivi del manga.
Nonostante il pessimismo esistenziale che ingloba i racconti, l’alto tasso metaforico dell’opera concede una lettura maieutica e personale, che consente ai più ottimisti di intravedere qualche sporadico fascio di luce rompere il buio, di tanto in tanto.
“La città della luce” è la sognante intersezione tra la filosofia di Park Chan-wook e l’onirismo di Satoshi Kon, un miraggio crepuscolare in cui l’ordinario diventa straordinario, oltre l’umana comprensione.
Il tratto, perfetta commistione tra il fotorealismo degli sfondi e la teatrale espressività dei personaggi, è quello con cui il sensei farà scuola nelle sue opere maggiori, come “Solanin” e “Buonanotte, Punpun”, anche se, specie nella realizzazione dei fondali, si nota una vena sperimentale ancora piuttosto pulsante e in fase formativa.
Evocativi gli scorci di cielo, che sporcano d’azzurro il nero intrinseco degli scenari.
La regia delle tavole è cinematografica, incalzante, originando una consecutio d’immagini fluente ed immersiva, tipica dei maestri del fumetto.
Seppur nata come opera minore, “La città della luce” segna la nascita di uno stile autoriale dirompente e definito, un black carpet su cui saliranno diversi mangaka della new wawe, anche “mainstream”, come Tatsuki Fujimoto.
Chissà che un giorno non ci si ritrovi tutti alla fermata di un bus, ad attendere un gatto umanoide, che richiama il nekobus de “Il mio vicino Totoro”, traghettarci verso la catarsi, osservando la vita scorrere via da un finestrino.
“È la fine di luglio e continua a fare caldo. Ma ancora niente cicale. Secondo me… quei poveri insetti sono rimasti sepolti dalle tonnellate di asfalto con cui hanno ricoperto questa collina. E per colpa di questa condizione opprimente, contro la quale non possono nemmeno ribellarsi… non potranno realizzarsi mai… chissà cosa provano per questo… le cicale?”
Inio Asano si conferma tra gli autori più brillanti in termini di pura poeticità narrativa, mettendo in scena l’ossimorica collisione armonica tra le luci della città e le ombre dell’animo umano, in un condensato drammatico e surrealista dallo spesso substrato interpretativo.
“La città della luce” è uno dei primi lavori del sensei, ed una delle opere che maggiormente definirà il suo stile.
Gli spaccati quotidiani fungono da squarci di luce in un iper-realtà buia e desolata, originando un gioco di chiaroscuri d’autore, in cui spesso, quella luce, viene ingoiata da un’oscurità cosmica e pulsante.
“Le nuove zone residenziali… apparentemente sono piccoli paradisi… ma a guardar bene c’è molto di più”.
Sfruttando a pieno la collina su cui sono stati eretti, i condomini di questa lussuosa zona residenziale sono tutti ottimamente illuminati, per questo gli abitanti chiamano questo quartiere “la città della luce”.
A far da contraltare all’inondante luce solare che illumina il quartiere, è il buio dentro i 5 protagonisti della raccolta, simbolicamente le dita della mano che fa schermo sul sole all’inizio del prologo.
Un mangaka squattrinato con istinti suicidi consumato da una depressione latente;
un adolescente che monitora una fitta rete di suicidi, incentivando le persone a compiere il gesto estremo;
un criminale con un sogno tanto nobile quanto utopistico: fare talmente tanti soldi da comprare tutta la città della luce per ritrasformarla nella campagna in cui era cresciuto;
una ragazza spaventata dalla crescita, dall’altalena che è la vita, dallo smettere di fantasticare per farsi adulta, che cerca il coraggio per diventare grande;
e poi il bambino reincarnato, saccente e disilluso, con la coscienza della precedente vita fallimentare e la piena consapevolezza della morte, che diventa metafora della ciclicità dell’esistenza, del mondo che scorre verso un’inesorabile fine, dentro una spirale che conduce alla rinascita.
Le quattro storie (più prologo ed epilogo), sono interconnesse tra loro dal background urbano ancor più che dall’intreccio narrativo, ergendo la città a vera e propria protagonista dell’opera.
Dalla terrazza della liceale suicida, alla fermata dell’autobus, il lettore viene immerso nell’inospitalità del quartiere, imparando a riconoscerne i luoghi di ritrovo, pervaso da un verace senso di familiarità.
Asano porta diapositive di vita, istantanee sbiadite da una luce fittizia e invasiva, attimi fuggenti di slice of life, immortalati in polaroid alla fine di ogni capitolo.
“Quando rinunceremo ai nostri sogni, e ci limiteremo a rincorrere obiettivi facilmente raggiungibili… saremo indifesi e dovremo affrontare questo mondo irragionevole.
Riusciremo a mantenere la lucidità?
O è inevitabile perderla?
È lampante che in tutti gli adulti c’è una scintilla di follia”
Se “Solanin” (l’opera successiva) sarà la luce in fondo al tunnel, segnando un’autentica svolta nella carriera di Asano, “La città della luce” è il buco nero che ingoia tutto, ogni flebile bagliore di speranza compreso.
Similmente a “Il campo dell’arcobaleno” (l’opera precedente), l’autore adotta uno stile nichilista estremamente crudo, in cui gli strascichi di ieri ottenebrano la finestra sul domani, trasponendo magistralmente su carta il profondo stato depressivo in cui all’epoca viveva.
Non è un caso che il tema principale dell’opera sia proprio il suicidio, contemplato più volte per sua stessa ammissione in quel periodo nefasto in termini personali, ma incredibilmente florido ed ispirato in termini creativi.
“Chi si è arreso in questa vita non ha il diritto di pensare alla prossima”.
Il primo Asano ci ha regalato opere intimiste e personali, un’autore spaventato dalla vita, ma non dal mettersi a nudo nei suoi fumetti, capace di grattare l’anima con le unghie di Freddy Krueger, sporche di vita vissuta e sogni andati a male.
“Hikari no Machi” è la caducità della vita che affoga nel routinario, un baratro senza uscita, una patina oscura e melmosa da cui impareremo a guardare attraverso.
Il mostro umano dietro la maschera, il quale una volta tolto il costrutto raggiunge l’agognata redenzione; emblematica in tal senso la figura di Hoichi, una delle personalità di spicco nel pantheon personaggi della produzione di Asano in toto, il cui epilogo è uno dei punti più toccanti e suggestivi del manga.
Nonostante il pessimismo esistenziale che ingloba i racconti, l’alto tasso metaforico dell’opera concede una lettura maieutica e personale, che consente ai più ottimisti di intravedere qualche sporadico fascio di luce rompere il buio, di tanto in tanto.
“La città della luce” è la sognante intersezione tra la filosofia di Park Chan-wook e l’onirismo di Satoshi Kon, un miraggio crepuscolare in cui l’ordinario diventa straordinario, oltre l’umana comprensione.
Il tratto, perfetta commistione tra il fotorealismo degli sfondi e la teatrale espressività dei personaggi, è quello con cui il sensei farà scuola nelle sue opere maggiori, come “Solanin” e “Buonanotte, Punpun”, anche se, specie nella realizzazione dei fondali, si nota una vena sperimentale ancora piuttosto pulsante e in fase formativa.
Evocativi gli scorci di cielo, che sporcano d’azzurro il nero intrinseco degli scenari.
La regia delle tavole è cinematografica, incalzante, originando una consecutio d’immagini fluente ed immersiva, tipica dei maestri del fumetto.
Seppur nata come opera minore, “La città della luce” segna la nascita di uno stile autoriale dirompente e definito, un black carpet su cui saliranno diversi mangaka della new wawe, anche “mainstream”, come Tatsuki Fujimoto.
Chissà che un giorno non ci si ritrovi tutti alla fermata di un bus, ad attendere un gatto umanoide, che richiama il nekobus de “Il mio vicino Totoro”, traghettarci verso la catarsi, osservando la vita scorrere via da un finestrino.
“È la fine di luglio e continua a fare caldo. Ma ancora niente cicale. Secondo me… quei poveri insetti sono rimasti sepolti dalle tonnellate di asfalto con cui hanno ricoperto questa collina. E per colpa di questa condizione opprimente, contro la quale non possono nemmeno ribellarsi… non potranno realizzarsi mai… chissà cosa provano per questo… le cicale?”
"People who change, and those who don't [...] Regardless of them, the days will pass by. Too slowly to notice...[...] too fast to notice" (postfazione al prologo dell'opera).
Dopo aver letto in lingua inglese "Hikari no machi", devo ammettere che sono rimasto impressionato dal buon mangaka Asano che, seppure con un'opera breve a episodi, è riuscito a trasmettermi un profondo senso di angoscia esistenziale con una una sensibilità poetica che non ho ancora riscontrato in altri autori. Molto metaforico ... e non di semplice intepretazione.
Parto dal titolo. "La città della luce"... proprio il nome del quartiere residenziale in cui si articolano le storie raccontate da Asano ... ma le storie narrate sono intrise di tanta oscurità ed ombra: una tale disillusione sulla esistenza e la condizione umana che mi ha colpito, tanto più che l'età in cui Asano ha scritto il manga doveva essere sui 25 anni, un'età in cui in genere si è sognatori e ottimisti nei confronti del futuro...
Ma stiamo parlando di Asano e della sua storia molto particolare (un simil Leopardi... con tutto il rispetto per il sommo poeta nostrano).
E così, con il prologo (Birthday song), si parte da istantanee di vita dei residenti in un mega palazzo residenziale di una qualsiasi periferia di una città (o megalopoli) storie di vita che inizia con le loro aspettative e sogni per la giornata che si sta prospettando ... chissà se saranno disattese dalla "natura matrigna" ...
Poi (Where will the twinkling star go?) si passa alla condizione di un fumettista alla ricerca con la propria compagna di spunti e ispirazione (che non arriva) per la sua opera, e quando sembra averla trovata in una tragedia (il corpo di una studentessa delle superiori appena suicidatasi dopo averla notata mentre passeggiava in piena mattina durante l'orario di scuola), la sua compagna inorridisce... Mors tua, vita mea? Di fronte ad una tragedia si può lucrare per una storia sensazionale? L'animo umano è così insensibile da non fermarsi davanti alla tragedia di una vita giovane appena spezzatasi, anche se si è "alla canna del gas"?
Il terzo episodio è quello più sviluppato e articolato (Bus Stop, diviso in 3 capitoli). E qui il realismo e la crudezza di Asano raggiunge vette di poetica tragedia... La storia di Tasuku potrebbe essere quella di un qualsiasi bambino che (soprav)vive al nefasto destino che la sorte ha riservato loro con quello che hanno a disposizione, arrangiandosi e diventando adulti e insensibili a tutto e a tutti pur di sbarcare il lunario non avendo alle spalle alcuna persona e sicurezza su cui far affidamento...
E il lavoro che si è scelto è paradigmatico della weltanschauung di Asano: il facilitatore/organizzatore di suicidi...
Senza dimenticare che l'unica persona cui è affezionato Tasuku si dimostra diversa da quella che lui pensava che fosse... Infatti Tasuku scopre la verità sul presunto molestatore di Haruko e viene a galla una verità "scomoda" e "squallida" in cui il carnefice era a sua volta vittima di una malefatta perpetrata proprio da Haruko... E così viene a galla tutto il pessimismo sulla vita e sulla natura delle persone (e quello che nascondono - paradigmatico il momento in cui Haruko mostra le cicatrici a Tasuku) da parte di Asano... E così ha senso l'incipit degli episodi: "People who act like they understand, and people who act like they don't [...] Even if they are wrong, they each have respective correctness [...] countless lies and truths balance miracles"
Il quarto episodio (Hectopascal) inizia con "Someone has something that I don't [...] Eve if that person is so radiant that I can't never get near them in my lifetime... [...] I have something that person does not" ed è il confronto (già il titolo richiama un sistema di misura della pressione atmosferica) tra due ragazzine studenti che sono l'una l'opposto dell'altra sia a livello fisico che mentale. Nishyiama sembra già matura, ha avuto le sue prime esperienze sessuali, ma va male a scuola, è bruttina, bassa e sebbene le piaccia la moda appena finita la scuola vuole fare una scuola professionale per continuare a lavorare in tale ambito. Azuma è alta, bella e slanciata ma anche tanto sognatrice e infantile (crede ancora negli alieni marziani) e soprattutto appartenente ad una famiglia agiata che probabilmente le consentirà di studiare all'università... ma la differenza sostanziale tra le due è l'esercizio sull'altalena in cui Azuma riesce a fare un salto carpiato ed atterrare in piedi mentre Nishyiama cade goffamente a terra quasi da ferma dopo essere rimasta estasiata dall'abilità di Azuma... La metafora dell'adulto disilluso che ha ormai provato la durezza della vita e l'entusiasmo e la capacità di sognare ancora del "bambino" che riesce ancora "a volare" perché la vita non gli ha ancora tarpato le ali...
Il quinto episodio è probabilmente il più amaro: "Someone who criticizes something, and someone who runs from something [...] The thing tha ties them to each other is... [...] their respective kindness and the ones who protect them"
I personaggi dell'episodio sono Hoici (il maniaco/stalker di Haruto dell'ep Bus stop) e Satoshi. Entrambi formano una famiglia anomala e hanno una bambina di nome Momoko, nata da una probabile relazione di Hoici con una prostituta.
Il primo, nonostante sia un criminale e abbia un aspetto inquietante, nutre un sogno quasi romantico. Comprare il complesso condominiale della città della luce, in modo da distruggerlo e così poter ricostruire il suo villaggio natale. Da buon personaggio disposto a tutto, Hoichi non si fa nessun problema a ricorrere a mezzi illegali per raggiungere il suo scopo, mentre il secondo si limita a sopravvivere prendendosi cura della piccola Momoko. Ovviamente il piano "utopistico" di Hoici non finisce nel senso sperato e anche in questo caso quello che resta è il messaggio che i sogni e le illusioni, qualunque esse siano, finiscono sempre male e l'unica speranza è quella di aggrapparsi a qualcosa/qualcuno per tirare a campare...
L'ultimo episodio (Rebirthday song) sembra trattare il tema della reincarnazione in un modo piuttosto "onirico". Al di là dei personaggi, il messaggio è quello delle conseguenze di una eventuale morte se soprattutto possa porre fine alla sofferenza della triste esistenza in corso. Dalla metafora utilizzate la risposta sembrerebbe di no, perché al piccolo bambino "reincarnato" resta la memoria della vita precedente... e, pertanto, non ci sarebbe via di fuga e soluzione alla sofferenza...
"Hikari no machi" resta un'opera intrisa di un pessimismo cosmico, che non avevo riscontrato in Solanin e ne "La ragazza in riva al mare" (le altre opere che ho letto al momento di Asano). E' un po' "oscura" e di difficile interpretazione: per comprenderla l'ho riletta cercando di cogliere ove possibile per me le sfumature e probabilmente mi sarà sfuggito qualcosa. Mi sono documentato sulla storia dell'autore e ho appreso che all'epoca della scrittura del manga, Asano era particolarmente "depresso" e con latenti istinti di suicidio... personalità complessa e sfaccettata. Di sicuro, si tratta di un'opera poco armonica in apparenza sebbene si possa notare che gli episodi siano collegati in qualche modo tra loro o dai personaggi e in generale dal messaggio che si è prefisso di comunicare Asano, che viveva un periodo della sua esistenza in cui “[...] il coraggio di vivere quello ancora non c’è”...e che la paura e l'insicurezza gli impediva di raggiungere la sua felicità.
Dopo aver letto in lingua inglese "Hikari no machi", devo ammettere che sono rimasto impressionato dal buon mangaka Asano che, seppure con un'opera breve a episodi, è riuscito a trasmettermi un profondo senso di angoscia esistenziale con una una sensibilità poetica che non ho ancora riscontrato in altri autori. Molto metaforico ... e non di semplice intepretazione.
Parto dal titolo. "La città della luce"... proprio il nome del quartiere residenziale in cui si articolano le storie raccontate da Asano ... ma le storie narrate sono intrise di tanta oscurità ed ombra: una tale disillusione sulla esistenza e la condizione umana che mi ha colpito, tanto più che l'età in cui Asano ha scritto il manga doveva essere sui 25 anni, un'età in cui in genere si è sognatori e ottimisti nei confronti del futuro...
Ma stiamo parlando di Asano e della sua storia molto particolare (un simil Leopardi... con tutto il rispetto per il sommo poeta nostrano).
E così, con il prologo (Birthday song), si parte da istantanee di vita dei residenti in un mega palazzo residenziale di una qualsiasi periferia di una città (o megalopoli) storie di vita che inizia con le loro aspettative e sogni per la giornata che si sta prospettando ... chissà se saranno disattese dalla "natura matrigna" ...
Poi (Where will the twinkling star go?) si passa alla condizione di un fumettista alla ricerca con la propria compagna di spunti e ispirazione (che non arriva) per la sua opera, e quando sembra averla trovata in una tragedia (il corpo di una studentessa delle superiori appena suicidatasi dopo averla notata mentre passeggiava in piena mattina durante l'orario di scuola), la sua compagna inorridisce... Mors tua, vita mea? Di fronte ad una tragedia si può lucrare per una storia sensazionale? L'animo umano è così insensibile da non fermarsi davanti alla tragedia di una vita giovane appena spezzatasi, anche se si è "alla canna del gas"?
Il terzo episodio è quello più sviluppato e articolato (Bus Stop, diviso in 3 capitoli). E qui il realismo e la crudezza di Asano raggiunge vette di poetica tragedia... La storia di Tasuku potrebbe essere quella di un qualsiasi bambino che (soprav)vive al nefasto destino che la sorte ha riservato loro con quello che hanno a disposizione, arrangiandosi e diventando adulti e insensibili a tutto e a tutti pur di sbarcare il lunario non avendo alle spalle alcuna persona e sicurezza su cui far affidamento...
E il lavoro che si è scelto è paradigmatico della weltanschauung di Asano: il facilitatore/organizzatore di suicidi...
Senza dimenticare che l'unica persona cui è affezionato Tasuku si dimostra diversa da quella che lui pensava che fosse... Infatti Tasuku scopre la verità sul presunto molestatore di Haruko e viene a galla una verità "scomoda" e "squallida" in cui il carnefice era a sua volta vittima di una malefatta perpetrata proprio da Haruko... E così viene a galla tutto il pessimismo sulla vita e sulla natura delle persone (e quello che nascondono - paradigmatico il momento in cui Haruko mostra le cicatrici a Tasuku) da parte di Asano... E così ha senso l'incipit degli episodi: "People who act like they understand, and people who act like they don't [...] Even if they are wrong, they each have respective correctness [...] countless lies and truths balance miracles"
Il quarto episodio (Hectopascal) inizia con "Someone has something that I don't [...] Eve if that person is so radiant that I can't never get near them in my lifetime... [...] I have something that person does not" ed è il confronto (già il titolo richiama un sistema di misura della pressione atmosferica) tra due ragazzine studenti che sono l'una l'opposto dell'altra sia a livello fisico che mentale. Nishyiama sembra già matura, ha avuto le sue prime esperienze sessuali, ma va male a scuola, è bruttina, bassa e sebbene le piaccia la moda appena finita la scuola vuole fare una scuola professionale per continuare a lavorare in tale ambito. Azuma è alta, bella e slanciata ma anche tanto sognatrice e infantile (crede ancora negli alieni marziani) e soprattutto appartenente ad una famiglia agiata che probabilmente le consentirà di studiare all'università... ma la differenza sostanziale tra le due è l'esercizio sull'altalena in cui Azuma riesce a fare un salto carpiato ed atterrare in piedi mentre Nishyiama cade goffamente a terra quasi da ferma dopo essere rimasta estasiata dall'abilità di Azuma... La metafora dell'adulto disilluso che ha ormai provato la durezza della vita e l'entusiasmo e la capacità di sognare ancora del "bambino" che riesce ancora "a volare" perché la vita non gli ha ancora tarpato le ali...
Il quinto episodio è probabilmente il più amaro: "Someone who criticizes something, and someone who runs from something [...] The thing tha ties them to each other is... [...] their respective kindness and the ones who protect them"
I personaggi dell'episodio sono Hoici (il maniaco/stalker di Haruto dell'ep Bus stop) e Satoshi. Entrambi formano una famiglia anomala e hanno una bambina di nome Momoko, nata da una probabile relazione di Hoici con una prostituta.
Il primo, nonostante sia un criminale e abbia un aspetto inquietante, nutre un sogno quasi romantico. Comprare il complesso condominiale della città della luce, in modo da distruggerlo e così poter ricostruire il suo villaggio natale. Da buon personaggio disposto a tutto, Hoichi non si fa nessun problema a ricorrere a mezzi illegali per raggiungere il suo scopo, mentre il secondo si limita a sopravvivere prendendosi cura della piccola Momoko. Ovviamente il piano "utopistico" di Hoici non finisce nel senso sperato e anche in questo caso quello che resta è il messaggio che i sogni e le illusioni, qualunque esse siano, finiscono sempre male e l'unica speranza è quella di aggrapparsi a qualcosa/qualcuno per tirare a campare...
L'ultimo episodio (Rebirthday song) sembra trattare il tema della reincarnazione in un modo piuttosto "onirico". Al di là dei personaggi, il messaggio è quello delle conseguenze di una eventuale morte se soprattutto possa porre fine alla sofferenza della triste esistenza in corso. Dalla metafora utilizzate la risposta sembrerebbe di no, perché al piccolo bambino "reincarnato" resta la memoria della vita precedente... e, pertanto, non ci sarebbe via di fuga e soluzione alla sofferenza...
"Hikari no machi" resta un'opera intrisa di un pessimismo cosmico, che non avevo riscontrato in Solanin e ne "La ragazza in riva al mare" (le altre opere che ho letto al momento di Asano). E' un po' "oscura" e di difficile interpretazione: per comprenderla l'ho riletta cercando di cogliere ove possibile per me le sfumature e probabilmente mi sarà sfuggito qualcosa. Mi sono documentato sulla storia dell'autore e ho appreso che all'epoca della scrittura del manga, Asano era particolarmente "depresso" e con latenti istinti di suicidio... personalità complessa e sfaccettata. Di sicuro, si tratta di un'opera poco armonica in apparenza sebbene si possa notare che gli episodi siano collegati in qualche modo tra loro o dai personaggi e in generale dal messaggio che si è prefisso di comunicare Asano, che viveva un periodo della sua esistenza in cui “[...] il coraggio di vivere quello ancora non c’è”...e che la paura e l'insicurezza gli impediva di raggiungere la sua felicità.
Il maestro Asano non si smentisce mai.
Davvero una bella opera, ambientata nella "città della luce" da cui poi il titolo, una città forse così luminosa che mette ben in risalto le ombre dei propri abitanti.
Infatti quest'opera consta di un prologo, tre storie brevi ed un epilogo, tutti ovviamente ambientati nella città della luce ma ognuno racconta una porzione di vita di persone diverse e come è normale in una piccola città spesso queste vite si intrecciano.
In definitiva l'opera mi è piaciuta davvero molto e sono rimasto completamente soddisfatto dagli eventi descritti e dagli sviluppi di questi ultimi, la consiglio magari a chi è un po' più grandicello o a chiunque vada di riflettere sulla vita e sul suo significato, ma anche sulle relazioni fra persone.
Davvero una bella opera, ambientata nella "città della luce" da cui poi il titolo, una città forse così luminosa che mette ben in risalto le ombre dei propri abitanti.
Infatti quest'opera consta di un prologo, tre storie brevi ed un epilogo, tutti ovviamente ambientati nella città della luce ma ognuno racconta una porzione di vita di persone diverse e come è normale in una piccola città spesso queste vite si intrecciano.
In definitiva l'opera mi è piaciuta davvero molto e sono rimasto completamente soddisfatto dagli eventi descritti e dagli sviluppi di questi ultimi, la consiglio magari a chi è un po' più grandicello o a chiunque vada di riflettere sulla vita e sul suo significato, ma anche sulle relazioni fra persone.
"La città della luce" è un volume unico che raccoglie quattro episodi + altri due denominati "prologo" ed "epilogo": di questi sei racconti solo due sono interconnessi, mentre gli altri sono indipendenti tra loro.
Il prologo dura poche pagine e si limita a fare una rapidissima carrellata di scene di vita quotidiana di varie persone: si tratta semplicemente di un'introduzione.
Il primo episodio racconta di un fumettista squattrinato che ha paura di crescere e della sua compagna, apparentemente più matura di lui. A livello di trama questo episodio non racconta molto ed è un po' troppo breve per destare una reale empatia per i personaggi.
Il secondo episodio racconta di un ragazzino che si invischia in loschi affari e si incammina verso un sentiero di vita alquanto pericoloso: si tratta del racconto più lungo del volume e a mio avviso è quello meglio raccontato.
Il terzo episodio è brevissimo e presenta semplicemente due ragazze che si confidano: anche qui l'eccessiva brevità del racconto incide sul coinvolgimento del lettore.
Il quarto episodio è collegato al secondo, è abbastanza lungo e piacevole e racconta la vita di un criminale.
L'epilogo parla invece di un bambino alquanto strano, che fa ragionamenti da uomo adulto e che potrebbe non essere ciò che sembra: il racconto è discreto, ma mi aspettavo qualcosa di diverso, dato che pensavo che la storia conclusiva fungesse da collante delle precedenti, ma non è stato così.
Complessivamente "La città della luce" è una lettura piacevole e con buoni spunti, ma lascia un po'di amaro in bocca perché alcuni episodi potevano essere un po' più lunghi e collegati meglio tra loro.
Il prologo dura poche pagine e si limita a fare una rapidissima carrellata di scene di vita quotidiana di varie persone: si tratta semplicemente di un'introduzione.
Il primo episodio racconta di un fumettista squattrinato che ha paura di crescere e della sua compagna, apparentemente più matura di lui. A livello di trama questo episodio non racconta molto ed è un po' troppo breve per destare una reale empatia per i personaggi.
Il secondo episodio racconta di un ragazzino che si invischia in loschi affari e si incammina verso un sentiero di vita alquanto pericoloso: si tratta del racconto più lungo del volume e a mio avviso è quello meglio raccontato.
Il terzo episodio è brevissimo e presenta semplicemente due ragazze che si confidano: anche qui l'eccessiva brevità del racconto incide sul coinvolgimento del lettore.
Il quarto episodio è collegato al secondo, è abbastanza lungo e piacevole e racconta la vita di un criminale.
L'epilogo parla invece di un bambino alquanto strano, che fa ragionamenti da uomo adulto e che potrebbe non essere ciò che sembra: il racconto è discreto, ma mi aspettavo qualcosa di diverso, dato che pensavo che la storia conclusiva fungesse da collante delle precedenti, ma non è stato così.
Complessivamente "La città della luce" è una lettura piacevole e con buoni spunti, ma lascia un po'di amaro in bocca perché alcuni episodi potevano essere un po' più lunghi e collegati meglio tra loro.
"La Città della Luce" è un volume autoconclusivo del mangaka Inio Asano (noto in Italia per opere quali "Solanin" o "Buonanotte Pun Pun"). Pubblicato dalla Kappa edizioni in un volume dalle pagine bianche e spesse al costo di 8,60 euro, è composto da storie brevi collegate fra di loro: i protagonisti delle diverse storie "saltano" e si ripresentano in più capitoletti, creando una sorta di filo conduttore che rende le varie vicende parti di un'unica storia. A fare da sfondo è un quartiere residenziale di nuova fondazione lussuoso e ridente chiamato "la città della luce". In realtà a un nome tanto "luminoso" fanno da contrasto le diverse storie raccontate che invece rivelano quanto oscuro possa essere l'animo umano: suicidio, corruzione, insoddisfazione, follia, noia, tanti i sentimenti negativi che muovono le azioni dei protagonisti. Essi infatti appaiono come dei topolini in una grande gabbia dorata: ancorati al passato, bloccati e insoddisfatti nel presente, privi di speranza per il futuro.
Disegno: i personaggi di Inio Asano hanno in genere volti tondeggianti, occhi piccoli e stirati, capelli lisci. Il mangaka mostra inoltre grande attenzione per gli sfondi e i paesaggi. Quindi appare evidente il tentativo di dar vita a un disegno abbastanza realistico, che accentua la crudezza delle vicende narrate.
Trama: diverse storie hanno per sfondo comune la "città della luce", grande quartiere residenziale di nuova fondazione. I protagonisti sono personaggi evidentemente diversi per età, sesso, classe sociale; eppure ad accomunarli è un elemento: sono tutte anime "spezzate". Se si esclude la storia breve iniziale (che tratteggia alcuni elementi della quotidianità del quartiere così come sono percepiti da un bambino non ancora nato nel grembo di una donna gravida) e quella finale (un bambino dell'asilo che nella sua ingenuità "abbraccia" la consapevolezza dell'esser vivi), le diverse storie ruotano attorno al tema della morte. Un ragazzino delle elementari (orfano di madre e con il padre vivo ma "bloccato" psicologicamente, dopo la morte della moglie) coordina per "lavoro" degli aspiranti suicidi e cerca di offrire "aiuto" (in maniera piuttosto contorta, ma non aggiungo altro per evitare spoiler) un'adolescente più grande, presunta vittima di violenze; un delinquente di bassa lega cresce insieme ad un giovane spiantato la figlia di una prostituta. Le vicende sono brevi, eppure tutte ugualmente contorte e cupe. Apparentemente le storie appaiono frammentarie, ma proseguendo nella lettura si nota come alcuni personaggi siano presenti in più vicende (spesso come piccoli cammei). Il tema di fondo è il male di vivere e l'impossibilità ad operare un cambiamento positivo in quanto ogni personaggio è in una situazione di impasse dal quale sembrerebbe non riuscire a salvarsi. Eppure una via di "luce" e di speranza viene tratteggiata e, seppur dopo momenti drammatici, ogni storia si chiude con un finale "positivo".
Personaggi: Se dovessi descrivere questo volume con una sola parola certamente sceglierei il termine "disincanto": i protagonisti delle varie storie si trovano in un vicolo cieco e non riescono a cambiare in meglio la loro esistenza. Sbagliano continuamente in quanto hanno smarrito la strada e hanno dimenticato i loro sogni. Alcuni di loro sono ancorati al passato (il padre di Tasuku continua ad annaffiare una piantina secca di pomodori e dalla morte della moglie spera ogni giorno di fare un pic-nic con la sua famiglia; Hoichi, dedito ad affari poco chiari, sogna di far fortuna per ricostruire l'antico quartiere prima che la tecnologia città della luce venga ricostruita), altri non riescono a prendere decisioni nel presente (Satoshi, che passa da un lavoro saltuario all'altro); altri ancora trovano consolazione nella morte. In questa oscurità però un barlume di speranza sembra apparire proprio nell'epilogo. Ma la realtà di Asano non è una realtà rosea: il mondo viene tinteggiato così come è, anzi ancor peggio di quello che realmente può sembrare.
"La città della luce" è il secondo manga di Inio Asano che leggo (dopo "Solanin"): il volume non mi è dispiaciuto ma storie di questo tipo lasciano comunque una sensazione di disillusione e malinconia e in alcune parti il volume resta comunque oscuro ed enigmatico. Indubbiamente è indirizzato ad un pubblico adulto, in quanto non è un volume di facile lettura. Pertanto, se non avete mai letto nulla dell'autore, vi consiglio di iniziare da "Solanin" (tratta tematiche ugualmente impegnate ma i toni sono più leggeri e la conclusione è comunque positiva), piuttosto che iniziare a conoscere il lettore con un volume tanto criptico quale "La Città della Luce".
Disegno: i personaggi di Inio Asano hanno in genere volti tondeggianti, occhi piccoli e stirati, capelli lisci. Il mangaka mostra inoltre grande attenzione per gli sfondi e i paesaggi. Quindi appare evidente il tentativo di dar vita a un disegno abbastanza realistico, che accentua la crudezza delle vicende narrate.
Trama: diverse storie hanno per sfondo comune la "città della luce", grande quartiere residenziale di nuova fondazione. I protagonisti sono personaggi evidentemente diversi per età, sesso, classe sociale; eppure ad accomunarli è un elemento: sono tutte anime "spezzate". Se si esclude la storia breve iniziale (che tratteggia alcuni elementi della quotidianità del quartiere così come sono percepiti da un bambino non ancora nato nel grembo di una donna gravida) e quella finale (un bambino dell'asilo che nella sua ingenuità "abbraccia" la consapevolezza dell'esser vivi), le diverse storie ruotano attorno al tema della morte. Un ragazzino delle elementari (orfano di madre e con il padre vivo ma "bloccato" psicologicamente, dopo la morte della moglie) coordina per "lavoro" degli aspiranti suicidi e cerca di offrire "aiuto" (in maniera piuttosto contorta, ma non aggiungo altro per evitare spoiler) un'adolescente più grande, presunta vittima di violenze; un delinquente di bassa lega cresce insieme ad un giovane spiantato la figlia di una prostituta. Le vicende sono brevi, eppure tutte ugualmente contorte e cupe. Apparentemente le storie appaiono frammentarie, ma proseguendo nella lettura si nota come alcuni personaggi siano presenti in più vicende (spesso come piccoli cammei). Il tema di fondo è il male di vivere e l'impossibilità ad operare un cambiamento positivo in quanto ogni personaggio è in una situazione di impasse dal quale sembrerebbe non riuscire a salvarsi. Eppure una via di "luce" e di speranza viene tratteggiata e, seppur dopo momenti drammatici, ogni storia si chiude con un finale "positivo".
Personaggi: Se dovessi descrivere questo volume con una sola parola certamente sceglierei il termine "disincanto": i protagonisti delle varie storie si trovano in un vicolo cieco e non riescono a cambiare in meglio la loro esistenza. Sbagliano continuamente in quanto hanno smarrito la strada e hanno dimenticato i loro sogni. Alcuni di loro sono ancorati al passato (il padre di Tasuku continua ad annaffiare una piantina secca di pomodori e dalla morte della moglie spera ogni giorno di fare un pic-nic con la sua famiglia; Hoichi, dedito ad affari poco chiari, sogna di far fortuna per ricostruire l'antico quartiere prima che la tecnologia città della luce venga ricostruita), altri non riescono a prendere decisioni nel presente (Satoshi, che passa da un lavoro saltuario all'altro); altri ancora trovano consolazione nella morte. In questa oscurità però un barlume di speranza sembra apparire proprio nell'epilogo. Ma la realtà di Asano non è una realtà rosea: il mondo viene tinteggiato così come è, anzi ancor peggio di quello che realmente può sembrare.
"La città della luce" è il secondo manga di Inio Asano che leggo (dopo "Solanin"): il volume non mi è dispiaciuto ma storie di questo tipo lasciano comunque una sensazione di disillusione e malinconia e in alcune parti il volume resta comunque oscuro ed enigmatico. Indubbiamente è indirizzato ad un pubblico adulto, in quanto non è un volume di facile lettura. Pertanto, se non avete mai letto nulla dell'autore, vi consiglio di iniziare da "Solanin" (tratta tematiche ugualmente impegnate ma i toni sono più leggeri e la conclusione è comunque positiva), piuttosto che iniziare a conoscere il lettore con un volume tanto criptico quale "La Città della Luce".
La città della luce è un volume autoconclusivo di Asano, che può quasi essere considerato come una raccolta di storie brevi. Il filo conduttore che lega le storie è un quartiere residenziale bello e lussuoso.
Nel corso del volume seguiamo le vicende di un mangaka che cerca materiale per documentarsi (in cui rivediamo ovviamente Asano), un ragazzino che aiuta le persone a suicidarsi in modo che nessuno possa disturbarle e raccogliendo i loro cellulari, una strana "coppia" di genitori (un delinquente e un ex studente di medicina) con una bambina figlia di uno dei due e uno strano bambino dell'asilo.
La città della luce è un seinen difficile. Poetico e forse pretenzioso, ma che lascia comunque interessanti spunti di riflessione. Non è facile recensire quest'opera, personalmente non sono una grande fan di Asano ma volevo provare questo volume unico, e il mio parere in proposito è contrastante. Alcune vicende le ho trovate poco interessanti (come quella iniziale del mangaka) mentre quelle successive hanno offerto buoni colpi di scena, anche se con Asano è difficile "affezionarsi" ai personaggi e riuscire a giudicare e distinguere i buoni e i cattivi, perché nei suoi manga, personalmente, fatico a vedere qualunque tipo di giudizio sui personaggi.
Forse la storia più interessante di tutte è quella del bambino che aiuta le persone a uccidersi.
Insomma, siamo di fronte a un manga molto molto particolare, che ha vari buoni spunti ma forse sono lasciati appesi o è semplicemente difficile interpretarli, tutto sommato lo consiglierei per chi ha voglia di provare un seinen riflessivo e "diverso".
Per quanto riguarda l'edizione italiana, originariamente era stato pubblicato dalla Kappa Edizioni, ma di recente è stato ristampato (a 7,50 euro con sovraccoperta) dalla Planet Manga.
Nel corso del volume seguiamo le vicende di un mangaka che cerca materiale per documentarsi (in cui rivediamo ovviamente Asano), un ragazzino che aiuta le persone a suicidarsi in modo che nessuno possa disturbarle e raccogliendo i loro cellulari, una strana "coppia" di genitori (un delinquente e un ex studente di medicina) con una bambina figlia di uno dei due e uno strano bambino dell'asilo.
La città della luce è un seinen difficile. Poetico e forse pretenzioso, ma che lascia comunque interessanti spunti di riflessione. Non è facile recensire quest'opera, personalmente non sono una grande fan di Asano ma volevo provare questo volume unico, e il mio parere in proposito è contrastante. Alcune vicende le ho trovate poco interessanti (come quella iniziale del mangaka) mentre quelle successive hanno offerto buoni colpi di scena, anche se con Asano è difficile "affezionarsi" ai personaggi e riuscire a giudicare e distinguere i buoni e i cattivi, perché nei suoi manga, personalmente, fatico a vedere qualunque tipo di giudizio sui personaggi.
Forse la storia più interessante di tutte è quella del bambino che aiuta le persone a uccidersi.
Insomma, siamo di fronte a un manga molto molto particolare, che ha vari buoni spunti ma forse sono lasciati appesi o è semplicemente difficile interpretarli, tutto sommato lo consiglierei per chi ha voglia di provare un seinen riflessivo e "diverso".
Per quanto riguarda l'edizione italiana, originariamente era stato pubblicato dalla Kappa Edizioni, ma di recente è stato ristampato (a 7,50 euro con sovraccoperta) dalla Planet Manga.
Mi è piaciuto parecchio questo volumo unico di Inio Asano. Finalmente sono riuscito a trovarlo da diverso tempo (purtroppo gli arretrati della Kappa si trovano come un ago in un pagliaio...) Meglio tardi che mai! Avevo letto già "Solanin" , recensito con ottimi voti e questo manga non è da meno.
In un quartiere residenziale si intrecciano le storie di vari personaggi di età diverse. C'è il bambino delle elementari che lavora per un agenzia che commissiona suicidi on-line, che è innamorato di una ragazzina di 16 anni, rimasta sola dopo che il padre le ha ucciso la madre e lui stesso si è fatto aiutare col suicidio proprio dal bambino in questione.
C'è la storia di due ragazzi che vivono insieme, tenendo con loro una bambina piccola, Momoko, che non si sa bene se è figlia di uno o dell'altro. I tre vivono *allegramente* insieme, anche se uno dei due fa lavori poco leciti e l'altro cerca di barcamenarsi come puo'.
L'intreccio di tutti questi personaggi mi ha colpito molto, Asano è stato molto abile nella trama. I disegni sono particolari, sempre nel suo stile. Un personaggio mi è sembrato "molto pop" con una faccia assurda, denti sporgenti e unghie pitturate. I testi a volte sono proprio intensi.
Un volume unico altamente consigliato, una spanna superiore sicuramente a tutta la robaccia che le case editrici ci propinano...
L'Edizione Kappa è molto buona, solo un leggero effetto trasparenza in qualche pagina.
In un quartiere residenziale si intrecciano le storie di vari personaggi di età diverse. C'è il bambino delle elementari che lavora per un agenzia che commissiona suicidi on-line, che è innamorato di una ragazzina di 16 anni, rimasta sola dopo che il padre le ha ucciso la madre e lui stesso si è fatto aiutare col suicidio proprio dal bambino in questione.
C'è la storia di due ragazzi che vivono insieme, tenendo con loro una bambina piccola, Momoko, che non si sa bene se è figlia di uno o dell'altro. I tre vivono *allegramente* insieme, anche se uno dei due fa lavori poco leciti e l'altro cerca di barcamenarsi come puo'.
L'intreccio di tutti questi personaggi mi ha colpito molto, Asano è stato molto abile nella trama. I disegni sono particolari, sempre nel suo stile. Un personaggio mi è sembrato "molto pop" con una faccia assurda, denti sporgenti e unghie pitturate. I testi a volte sono proprio intensi.
Un volume unico altamente consigliato, una spanna superiore sicuramente a tutta la robaccia che le case editrici ci propinano...
L'Edizione Kappa è molto buona, solo un leggero effetto trasparenza in qualche pagina.
Più poetico che complesso, "Hikari no Machi".
In realtà di complesso ha ben poco, perché il finale spiega in modo abbastanza razionale, se così si può dire, una serie di accenni difficilmente comprensibili del prologo.
Volume autoconclusivo, una delle prime opere di Asano, "Hikari no Machi" presenta una serie di vite di persone che abitano un complesso residenziale definito, per l'appunto, "La città della luce" a causa della sua forte e costante insolazione.
In realtà la luce è, come sempre, un qualcosa di relativo e non assoluto, perché, come afferma la dottrina degli opposti di Eraclito, se esiste un concetto deve necessariamente esistere anche il suo opposto.
Il buio, ossia l'insieme dei problemi umani, è normalmente presente anche in presenza di luce e può portare benissimo ed in modo semplice al suicidio o all'omicidio, oppure al rapimento, all'alcolismo.
L'unico modo per eliminare il buio sarebbe eliminare la luce e questo avverrà quando "il mondo finirà".
I protagonisti delle storie sono indelebilmente legati fra loro, non solo perché in molti casi sono fisicamente entrati in contatto, ma anche perché subiscono e conseguentemente comprendono (anche inconsciamente) la vita nello stesso modo. Questo modo è spiegato abbastanza semplicemente nell'epilogo, la parte migliore di questo volume, la parte più surreale e penetrante, una parte addirittura slegata temporalmente (notate la presenza dei genitori di Tasuku [pag.197], quindi un passato abbastanza remoto, e contemporaneamente la morte di Oichi, avvenuta addirittura dopo che lo stesso Tasuku abbandona la sua peculiare vita [pag. 156]. Da notare anche quali sono i personaggi presenti sull'autobus) rispetto la storia, un capitolo che rappresenta più un concetto, che una parte delle vicende.
L'idea del samsara, ossia della reincarnazione nel ciclo delle vite umane mortali e deludenti, rappresentato in un bambino e nella sua delusione per la conoscenza di come le persone che facevan parte della sua vita precedente oramai l'abbiano del tutto gettato nel cassetto dell'oblio.
E così muori, rinasci, muori e rinasci, fino a che questo mondo finirà o fino a che riuscirai a raggiungere il nirvana ed a slacciarti dal samsara stesso, ma Asano preferibilmente tende alla prima cosa.
Il tutto presieduto ed osservato dalla Morte, oppure possiamo chiamarla dalla Vita, che sotto forma di un gatto fa da Caronte ed aspetta il momento adatto per iniziare a trasportare i nostri personaggi restando "a vedere quando finisce il mondo".
A parte questa disquisizione quasi metafisica, non tutti i capitoli sono alla pari. ad esempio il 3° è abbastanza scadente, forse perché si slaccia molto dal tema e dalla storia, mentre il 2° diviene un po' lunghetto e ridondante, ma è del tutto fondamentale per coronare il manga.
In realtà di complesso ha ben poco, perché il finale spiega in modo abbastanza razionale, se così si può dire, una serie di accenni difficilmente comprensibili del prologo.
Volume autoconclusivo, una delle prime opere di Asano, "Hikari no Machi" presenta una serie di vite di persone che abitano un complesso residenziale definito, per l'appunto, "La città della luce" a causa della sua forte e costante insolazione.
In realtà la luce è, come sempre, un qualcosa di relativo e non assoluto, perché, come afferma la dottrina degli opposti di Eraclito, se esiste un concetto deve necessariamente esistere anche il suo opposto.
Il buio, ossia l'insieme dei problemi umani, è normalmente presente anche in presenza di luce e può portare benissimo ed in modo semplice al suicidio o all'omicidio, oppure al rapimento, all'alcolismo.
L'unico modo per eliminare il buio sarebbe eliminare la luce e questo avverrà quando "il mondo finirà".
I protagonisti delle storie sono indelebilmente legati fra loro, non solo perché in molti casi sono fisicamente entrati in contatto, ma anche perché subiscono e conseguentemente comprendono (anche inconsciamente) la vita nello stesso modo. Questo modo è spiegato abbastanza semplicemente nell'epilogo, la parte migliore di questo volume, la parte più surreale e penetrante, una parte addirittura slegata temporalmente (notate la presenza dei genitori di Tasuku [pag.197], quindi un passato abbastanza remoto, e contemporaneamente la morte di Oichi, avvenuta addirittura dopo che lo stesso Tasuku abbandona la sua peculiare vita [pag. 156]. Da notare anche quali sono i personaggi presenti sull'autobus) rispetto la storia, un capitolo che rappresenta più un concetto, che una parte delle vicende.
L'idea del samsara, ossia della reincarnazione nel ciclo delle vite umane mortali e deludenti, rappresentato in un bambino e nella sua delusione per la conoscenza di come le persone che facevan parte della sua vita precedente oramai l'abbiano del tutto gettato nel cassetto dell'oblio.
E così muori, rinasci, muori e rinasci, fino a che questo mondo finirà o fino a che riuscirai a raggiungere il nirvana ed a slacciarti dal samsara stesso, ma Asano preferibilmente tende alla prima cosa.
Il tutto presieduto ed osservato dalla Morte, oppure possiamo chiamarla dalla Vita, che sotto forma di un gatto fa da Caronte ed aspetta il momento adatto per iniziare a trasportare i nostri personaggi restando "a vedere quando finisce il mondo".
A parte questa disquisizione quasi metafisica, non tutti i capitoli sono alla pari. ad esempio il 3° è abbastanza scadente, forse perché si slaccia molto dal tema e dalla storia, mentre il 2° diviene un po' lunghetto e ridondante, ma è del tutto fondamentale per coronare il manga.
Un bambino ascolta il rumore del mondo intorno a se', nonostante debba ancora nascere. La sua coscienza vacilla, tra il limbo della morte e della vita. In fondo è tutta una ruota che gira, no?
Il bambino osserva la vita intorno a se'. Si rende conto di essere in un quartiere chiamato "La Città della Luce". Complessi residenziali moderni, nuovi, dove la gente vive le proprie vite e, sopratutto, le proprie morti.
Ma più la luce è intensa, più l'ombra si fa fitta.
In questo volume autoconclusivo di Inio Asano (What a Wonderful World) vita, morte ed emozioni s'intrecciano sullo sfondo di questo quartiere residenziale. Cose belle e cose brutte; luce dirompente e ombra sempre presente. Così un bambino, ancora non nato ma che già esiste e muove i pensieri ne mondo, ci introduce nelle atmosfere a volte lente e pacifiche, a volte tremendamente dolorose, che scorrono nella quotidianità della Città della Luce.
Questo volume raccoglie cinque capitoli generali differenti e legati tra loro per l'ambientazione di base e per il filo conduttore (compresi il prologo e l'epilogo).
Il prologo racconta del sopracitato neonato che, quasi con la coscienza di uomo appena reincarnato, ci introduce in modo mistico nella vicenda, facendo una panoramica e un excursus generale di ciò che andremo a leggere.
La prima parte, chiaramente ispirata alla storia personale dell'Autore, racconta di un fumettista in bilico tra le responsabilità del proprio lavoro, la volontà di tornare spensierato come un tempo, il confronto coi propri amici ubriaconi nullafacenti e disoccupati e il risveglio dall'illusione della speranza per il proprio futuro. Le emozioni si mischiano tra loro fino a rendere un sapore nostalgico, che colpisce senza ferire mai abbastanza il cuore.
La seconda parte, la più lunga e preponderante a livello di trama e intreccio (tanto da dover essere spezzettata in tre capitoli), è ben più pesante. Tratta di una catena di suicidi di cui un ragazzino è messaggero. Tragica ed emotivamente forte, si ha a tratti l'impressione che manchi qualcosa di concreto, almeno fino al finale della storia, dove si capirà che le luci e le ombre non sempre sono distanziate tra loro da un abisso, che tutto si mischia in un turbine, nel dolore della vita e la volontà di restare finalmente nella luce.
La terza parte narra dello sviluppo iniziale di un'amicizia tra due compagne di classe, una un po' svampita e l'altra fin troppo coi piedi per terra. Indubbiamente un delicato capitolo di poche pagine. Ci mostra, di nuovo, un altro lato della Città della Luce, dove l'amicizia è possibile e dove, tra le ombre, vi è anche spazio per la normalità.
La quarta storia, spezzettata in due parti, ha come uno dei protagonisti un personaggio molto ambiguo già apparso nel secondo capitolo. La storia narra della sua volontà di voler riscattare La Città della Luce, portandola ai campi del ricordo della sua infanzia.
L'ultima parte (o per meglio dire l'epilogo), la più onirica e suggestiva, racconta dello strano bambino che si ritrova a fare un sogno metaforico, dove l'autobus della Città della Luce raccoglie tutte le persone, le storie, i dolori, la vita e la morte degli abitanti del quartiere. E la vita scorre di nuovo, lentamente, come in tanti altri quartieri.
Si tratta di un prodotto molto affascinante e poetico. Più volte vengono i brividi, per il filo conduttore e la sensazione di connessione totale tra le vite di moltissime persone. Molti personaggi sostano negli esatti posti dove hanno interagito i personaggi di altri capitoli, tanti di loro possono essere osservati anche nelle altre storie, come apparizione o cammeo.
Numerose sono le metafore visive, come il gatto alla fine di ogni capitolo che sosta nei posti dove si è ambientato il capitolo, riproposto poi nel sogno del bambino come conduttore etereo dell'autobus.
I disegni di Asai sono concreti, le figure femminili con la faccia rotonda (com'è standard nei canoni di bellezza asiatici) e grandi occhioni.
La cosa che mi ha colpito di più nel settore grafico è la disposizione delle ombre. Create in modo delicato, graduale e sfumato, non fanno altro che accentuare la sensazione di giochi ombre e luci della vita di ogni giorno, rendendo spesso il disegno pulito e mai fastidiosamente pesante.
Il problema di fondo che permea questa opera è un certo grado di misticismo e metaforismo troppo elevato. Personalmente a me non dispiace, ma per un pubblico più largo potrebbe sembrare eccessivamente "poetizzato" e "astratto", tanto da rendere la lettura pesante in capitoli come l'epilogo finale. La seconda parte poi sembra quasi mancare di qualcosa, sembra un leggerissimo sviamento dal tema principale dell'opera (arrivando a toccare dolori più "concreti"). Tuttavia questi problemi di poco conto sono rivolti solo ad alcune tipologie di lettori: coloro a cui non piace pensare, vivere delle emozioni profonde sotto una certa arte visiva, e a coloro ricercano un prodotto leggero. Insomma, non è un volume da dedicare agli appassionati del genere shonen, poco ma sicuro.
La Città della Luce ricorda come atmosfere le musiche di Susumu Hirasawa, non per niente (in particolar modo l'epilogo) potrebbe essere paragonato benissimo a un lavoro di Satoshi Kon come metaforicità visiva e narrativa. Una quotidianità che si trasforma in un ciclo di vita, morte, rinascita, crescita... Un fumetto dove tutto si mischia nell'eternità di un sogno, per sfociare poi nella grandezza di qualcosa grande quasi quanto l'Universo.
"Tanto più la luce è potente, tanto più l'ombra è fitta..."
E' vero solo a metà. L'ombra alla fine si annulla con la luce. Sarà questo il posto dove l'autobus del sogno si reca?
In definitiva si tratta di un volume assolutamente suggestivo, consigliato a chiunque intenda emozionarsi in modo adulto e puro; sapendo però di essere in grado di riconoscere la propria sensibilità, la capacità di poter afferrare appieno concetti astratti ed emozioni nascoste nella grandezza ed eternità di un intero quartiere, dove le Luci ed Ombre giocano tra di loro, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione.
Il bambino osserva la vita intorno a se'. Si rende conto di essere in un quartiere chiamato "La Città della Luce". Complessi residenziali moderni, nuovi, dove la gente vive le proprie vite e, sopratutto, le proprie morti.
Ma più la luce è intensa, più l'ombra si fa fitta.
In questo volume autoconclusivo di Inio Asano (What a Wonderful World) vita, morte ed emozioni s'intrecciano sullo sfondo di questo quartiere residenziale. Cose belle e cose brutte; luce dirompente e ombra sempre presente. Così un bambino, ancora non nato ma che già esiste e muove i pensieri ne mondo, ci introduce nelle atmosfere a volte lente e pacifiche, a volte tremendamente dolorose, che scorrono nella quotidianità della Città della Luce.
Questo volume raccoglie cinque capitoli generali differenti e legati tra loro per l'ambientazione di base e per il filo conduttore (compresi il prologo e l'epilogo).
Il prologo racconta del sopracitato neonato che, quasi con la coscienza di uomo appena reincarnato, ci introduce in modo mistico nella vicenda, facendo una panoramica e un excursus generale di ciò che andremo a leggere.
La prima parte, chiaramente ispirata alla storia personale dell'Autore, racconta di un fumettista in bilico tra le responsabilità del proprio lavoro, la volontà di tornare spensierato come un tempo, il confronto coi propri amici ubriaconi nullafacenti e disoccupati e il risveglio dall'illusione della speranza per il proprio futuro. Le emozioni si mischiano tra loro fino a rendere un sapore nostalgico, che colpisce senza ferire mai abbastanza il cuore.
La seconda parte, la più lunga e preponderante a livello di trama e intreccio (tanto da dover essere spezzettata in tre capitoli), è ben più pesante. Tratta di una catena di suicidi di cui un ragazzino è messaggero. Tragica ed emotivamente forte, si ha a tratti l'impressione che manchi qualcosa di concreto, almeno fino al finale della storia, dove si capirà che le luci e le ombre non sempre sono distanziate tra loro da un abisso, che tutto si mischia in un turbine, nel dolore della vita e la volontà di restare finalmente nella luce.
La terza parte narra dello sviluppo iniziale di un'amicizia tra due compagne di classe, una un po' svampita e l'altra fin troppo coi piedi per terra. Indubbiamente un delicato capitolo di poche pagine. Ci mostra, di nuovo, un altro lato della Città della Luce, dove l'amicizia è possibile e dove, tra le ombre, vi è anche spazio per la normalità.
La quarta storia, spezzettata in due parti, ha come uno dei protagonisti un personaggio molto ambiguo già apparso nel secondo capitolo. La storia narra della sua volontà di voler riscattare La Città della Luce, portandola ai campi del ricordo della sua infanzia.
L'ultima parte (o per meglio dire l'epilogo), la più onirica e suggestiva, racconta dello strano bambino che si ritrova a fare un sogno metaforico, dove l'autobus della Città della Luce raccoglie tutte le persone, le storie, i dolori, la vita e la morte degli abitanti del quartiere. E la vita scorre di nuovo, lentamente, come in tanti altri quartieri.
Si tratta di un prodotto molto affascinante e poetico. Più volte vengono i brividi, per il filo conduttore e la sensazione di connessione totale tra le vite di moltissime persone. Molti personaggi sostano negli esatti posti dove hanno interagito i personaggi di altri capitoli, tanti di loro possono essere osservati anche nelle altre storie, come apparizione o cammeo.
Numerose sono le metafore visive, come il gatto alla fine di ogni capitolo che sosta nei posti dove si è ambientato il capitolo, riproposto poi nel sogno del bambino come conduttore etereo dell'autobus.
I disegni di Asai sono concreti, le figure femminili con la faccia rotonda (com'è standard nei canoni di bellezza asiatici) e grandi occhioni.
La cosa che mi ha colpito di più nel settore grafico è la disposizione delle ombre. Create in modo delicato, graduale e sfumato, non fanno altro che accentuare la sensazione di giochi ombre e luci della vita di ogni giorno, rendendo spesso il disegno pulito e mai fastidiosamente pesante.
Il problema di fondo che permea questa opera è un certo grado di misticismo e metaforismo troppo elevato. Personalmente a me non dispiace, ma per un pubblico più largo potrebbe sembrare eccessivamente "poetizzato" e "astratto", tanto da rendere la lettura pesante in capitoli come l'epilogo finale. La seconda parte poi sembra quasi mancare di qualcosa, sembra un leggerissimo sviamento dal tema principale dell'opera (arrivando a toccare dolori più "concreti"). Tuttavia questi problemi di poco conto sono rivolti solo ad alcune tipologie di lettori: coloro a cui non piace pensare, vivere delle emozioni profonde sotto una certa arte visiva, e a coloro ricercano un prodotto leggero. Insomma, non è un volume da dedicare agli appassionati del genere shonen, poco ma sicuro.
La Città della Luce ricorda come atmosfere le musiche di Susumu Hirasawa, non per niente (in particolar modo l'epilogo) potrebbe essere paragonato benissimo a un lavoro di Satoshi Kon come metaforicità visiva e narrativa. Una quotidianità che si trasforma in un ciclo di vita, morte, rinascita, crescita... Un fumetto dove tutto si mischia nell'eternità di un sogno, per sfociare poi nella grandezza di qualcosa grande quasi quanto l'Universo.
"Tanto più la luce è potente, tanto più l'ombra è fitta..."
E' vero solo a metà. L'ombra alla fine si annulla con la luce. Sarà questo il posto dove l'autobus del sogno si reca?
In definitiva si tratta di un volume assolutamente suggestivo, consigliato a chiunque intenda emozionarsi in modo adulto e puro; sapendo però di essere in grado di riconoscere la propria sensibilità, la capacità di poter afferrare appieno concetti astratti ed emozioni nascoste nella grandezza ed eternità di un intero quartiere, dove le Luci ed Ombre giocano tra di loro, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione.