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Robocop XIII

Volumi letti: 3/3 --- Voto 6
Un paio d'anni dopo Legend of Lemnear, un OAV fantasy del 1989, due personalità chiave nella produzione dello stesso, Yoshimoto Kinji e Urushihara Satoshi, decidono di rimettersi in gioco con un manga omonimo, l'uno scrivendo e l'altro disegnando.

Fortunatamente, in confronto all'opera animata, in questo manga si denota un tentativo a migliorare le cose con un background e una caratterizzazione più credibile (non due flashback buttati a caso), anche se ci voleva poco a fare un "più" in confronto al piattume dell'OAV. Certi personaggi rimangono uguali, altri mantengono certe caratteristiche ma ne ottengono altre (Buan) e altri personaggi sono totalmente nuovi. Ma la vena fantasy è forte e riesce a trascinarsi dietro uno dei peggiori difetti del suo genere: i personaggi stereotipati. A chiudere il tutto una storia priva di colpi di scena e permeata da un'aura da shonen che lo rende una lettura dimenticabile e per niente originale. In generale, si respira un'aria più leggera rispetto al suo predecessore animato.

Sei pagine. Solamente sei pagine per piazzare poppe a vagonate nero su bianco. Se nell'OAV il talento di Urushihara nel disegnare fanciulle succinte è ghettizzato in dieci minuti di animazione, nel manga invece le "sise" saranno una costante, al punto che quando cominciano a venire meno il lettore si irrequieta, chiedendosi quando faranno capolino da qualche vignetta. Non importa se è perché le protagoniste decidono di fare un bagno nel torrente, se i loro vestiti vengono strappati dal cattivone di turno o corrosi dalla bava di un demone o ancora se finiscono in polvere per il risveglio di un potere sopito, le "sise" sono sempre dietro l'angolo. Urushihara Satoshi è noto per il suo modo di disegnare le ragazze, ma dopo un po' - come direbbe un bolognese - bona lè, ci sono più cambi di vestiti che in The Incredible Hulk. Reggipoppe? Non rilevati, e sì che sarebbe anche facile produrli, dal momento che tutte le ragazze che popolano le pagine di Lemnear hanno i seni della stessa grandezza. Ma tralasciamo: i corpi femminili sono ok e il tratto piacevole, ma il resto? Lemnear ha le carte per un salto di qualità: un disegnatore esperto e con un talento nel dare forza espressiva ai volti e ai corpi non trascurabile, ma lo stile è altalenante (spesso tendente al basso) e gli sfondi spesso tralasciati o inesistenti. Stilisticamente il manga si fa precursore di opere successive come Elfen Lied, nella sua contrapposizione e compresenza di nudità e soft gore.

Al terzo volume, il commento che mi sento di fare è "embè"? Opera scialba che non consiglio ma neanche insufficiente se si guarda la durata e i disegni.