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Ransie Carter

Volumi letti: 4/4 --- Voto 8
"Anata ni Hana wo Sasagemashou" è un manga che tratta non solo di sentimento, ma anche di misticismo e folklore giapponese. La storia narrata è quella dei giovani Seri e Yuzuki. Seri è una giovane studentessa di una ricca famiglia, ma priva di titolo nobiliare, mentre invece per Yuzuki la situazione è l'esatto opposto: di nobili origini ma senza il becco d'un quattrino, o giù di lì. Le famiglie di entrambe premono per la loro unione, fino a che alla fine, Seri non cede, nonostante non ne sia così entusiasta all'inizio. A farla da padrone in questa storia, saranno i fantasmi, antenati della famiglia di Yuzuki, e di antichi misteri celati, con cui presto i due ragazzi dovranno confrontarsi.
Personalmente, avevo già avuto modo di apprezzare questa autrice per altri titoli che mi avevano ben intrattenuta, come "Forbidden Love" o "Midnight secretary".
Credo che la Ohmi sia stata in grado, con questa storia suddivisa in quattro volumi, a dare un giusto spazio al romanticismo della storia d'amore dei due protagonisti (e non solo loro), a qualche scena d'amore (che non fa mai male), e all'elemento del mistero e delle leggende. Solo di recente ho letto qualcosina sul folklore nipponico (parlo di libri, e non di fumetti), per questo ho trovato molto interessante questa storia.
Per me la caratterizzazione data ai personaggi non è nulla né di particolarmente nuovo, né di particolarmente noioso. Yuzuki sembra il classico ragazzo belloccio privo di qualsivoglia qualità. Il classico tipo di ragazzo che sa di essere bello e che crede quindi che tutto gli sia dovuto, ma che si rivelerà poi essere un pezzo di pane, nobile e coraggioso. Seri, è invece la classica protagonista che prima sta tanto sulle sue, e poi si scioglie, rivelando il suo grande amore per il protagonista. Ho trovato molto buona anche la caratterizzazione del fantasma del capostipite della famiglia, una storia che mi ha davvero incuriosita.
I disegni sono sempre magnifici per quanto mi riguarda. Adoro come la Ohmi caratterizza i suoi personaggi: adoro il tratto degli occhi, e vedere come di pubblicazione in pubblicazione sia migliorata. Non parlo solo del disegno, ma anche dello stile di narrazione. Insomma, questo titolo per me è davvero ben riuscito, ideale per gli amanti degli josei con un pizzico di soprannaturale.


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Illidan

Volumi letti: 4/4 --- Voto 7
Devo riconoscere che è la prima volta, questa, che mi sembra di avere più parole da spendere sui disegni che sulla trama. Non so che dire di quest'ultima, o meglio, in parte non so scegliere le parole, e in parte ho paura di parlare a sproposito. La vicenda si basa su credenze così strettamente legate al folclore giapponese - a me abbastanza sconosciuto - che mi sembra troppo presuntuoso cercare di dare un giudizio sulla credibilità della storia, quindi non mi pronuncerò su questo, e cercherò invece di mettere in parole le sensazioni suscitatemi da questo manga.

Devo dire, innanzitutto, che in Anata ni Hana o Sasagemasho l'atmosfera è qualcosa che si sente parecchio. L'intera vicenda è animata da un sottile senso d'inquietudine, e nonostante la familiarità che i protagonisti - e, di conseguenza, il lettore - stabiliscono con la parte soprannaturale della storia, emergono sempre nuovi misteri e cose non dette, nuovi spettri ed emozioni senza quiete, pericoli e minacce, questi ultimi non sempre provenienti dal mondo degli spiriti. I due protagonisti, pur costituendo un faro in mezzo agli enigmi e alle incertezze che si dipanano per tutto il corso della storia, sono in realtà rosi da dubbi interiori e preoccupazioni tali da bastare per una vita intera. Seri, la protagonista, è portatrice di un terribile segreto, interconnesso alle sventure di Yuzuki, il protagonista maschile, e la loro unione sarà come il miscuglio di due sostanze chimiche sconosciute: impossibile prevedere cosa ne sarebbe saltato fuori...
O forse sì? Nonostante il manga sia farcito di sorprese, il finale della storia - per quanto logico, commovente e assolutamente degno dell'impostazione generale - ti lascia sulla lingua lo stesso sapore che personalmente ho provato, per citare un esempio alla portata di tutti, durante l'ultimo capitolo della saga di Harry Potter: come se l'autrice avesse voluto più accontentare i lettori che concludere la vicenda in maniera interessante. Non sto dicendo che abbia fatto un cattivo lavoro, o che abbia rovinato tutto con il finale, per carità... solo, l'idea con cui ti lascia è quella che ho appena illustrato.

Ho già accennato al tono dark della vicenda, probabilmente ciò che mi ha colpito di più. Alcuni eventi che si verificano strada facendo sono carichi di una tensione capace di mettere i brividi, e i faccia a faccia con gli spiriti sono roba che a me, personalmente, ha quasi fatto desiderare di aver letto questo manga di giorno. Nonostante ciò, la vicenda non assume mai toni da horror: non ci sono morti, né sangue, ma alcune sequenze sanno essere raccapriccianti anche senza questi elementi. Immaginate un Paranormal Activity incastrato a forza in ambientazioni e toni in stile Twilight, e avrete un'idea abbastanza concreta di come sia costruito questo manga. L'animismo giapponese... l'autrice non avrebbe potuto trasporne meglio di così gli aspetti più oscuri e diabolici.

Un'altra cosa che mi ha colpito è... uhmm, come dire... l'abbigliamento dei personaggi: sì, detto così sembra strano, e non so neanche bene come esprimere le sensazioni che ciò mi ha causato, ma sta di fatto che i disegni sono una delle caratteristiche più solide del fumetto, e la maestria con cui Tomu Omi ha saputo rappresentare dei personaggi continuamente aggiornati nel look e nel "costume" segna sicuramente un punto a suo favore. Se la cava bene anche con le rappresentazioni di paesaggi e edifici.

Ciò che non mi è piaciuto granché, invece, è stata la caratterizzazione psicologica dei personaggi. L'autrice ha cercato di fare il possibile, questo glielo riconosco, ma alla fine avrebbe dovuto avere almeno un altro volume a disposizione per far sembrare le emozioni e le reazioni dei personaggi meno discontinue e più coese. Solo per citare un esempio, sembra troppo strano il modo in cui i sentimenti di Seri cambino da un giorno all'altro: sì, sarebbe stato decisamente meglio spendere meno pagine sulla trama principale, e qualcuna di più sulla vita privata della coppietta.

Per riassumere, Anata ni Hana o Sasagemasho è un manga abbastanza sviluppato, felicemente autoconclusivo, e graficamente elaborato. Cade un po' sulla caratterizzazione dei personaggi, ma per il resto è ok. Non vi è nulla di troppo eccezionale, ma come storia è perfettamente in grado di intrattenere il lettore, forse anche muovendogli qualcosa dentro. Solo un ultimo avvertimento, nel caso voleste leggerlo dopo aver seguito fin qui la mia recensione: sicuramente siete stati abbastanza accorti da leggere la tag "Smut" fra i generi cui appartiene il fumetto, e io posso solo confermarvi che dovete essere gente che non si imbarazza di fronte a questo genere di cose, per affrontare senza problemi la lettura di questa inquietante ma valida aggiunta al genere Josei.