L'Abitatore del Buio
"L'Abitatore del Buio" di Gou Tanabe si erge come un adattamento manga straordinariamente efficace dell'omonimo racconto di H.P. Lovecraft, riuscendo a trasmettere con notevole intensità il senso di orrore cosmico e l'angosciante ineluttabilità tipici dello scrittore di Providence. Fin dalle prime pagine, si viene immersi in un'atmosfera carica di presagi e mistero, dove l'ombra di un'entità ineffabile incombe sulla tranquilla cittadina di Providence. La narrazione procede con un ritmo calibrato, svelando gradualmente indizi inquietanti e conducendo il lettore attraverso le ossessioni e le paure del protagonista, Robert Blake, uno scrittore con un morboso interesse per l'occulto e per le leggende più oscure della sua città.
Uno degli aspetti più riusciti di quest'opera è senza dubbio la capacità di Tanabe di tradurre visivamente la prosa densa e allusiva di Lovecraft. I suoi disegni sono di una precisione quasi chirurgica, ricchi di dettagli che contribuiscono a creare un senso di realismo perturbante. Le architetture gotiche, le strade labirintiche e gli interni polverosi delle antiche dimore sono resi con una minuzia impressionante, evocando perfettamente l'ambientazione cupa e decadente in cui si svolge la vicenda. Ma è soprattutto nella rappresentazione dei personaggi e, in particolare, nelle loro espressioni che il talento di Tanabe si manifesta appieno. Ogni sguardo atterrito, ogni smorfia di angoscia, ogni segno di crescente follia è catturato con una maestria che intensifica il coinvolgimento emotivo del lettore. Si percepisce chiaramente il tormento interiore di Blake, la sua discesa progressiva nella paranoia e nel terrore di fronte a ciò che non può essere compreso pienamente dalla mente umana.
La fedeltà al racconto originale è un altro elemento di forza di questo manga. Tanabe non si limita a illustrare la trama, ma ne coglie l'essenza più profonda, la sensazione di impotenza dell'uomo di fronte a forze cosmiche indifferenti e inconoscibili. L'ansia che serpeggia tra le pagine è palpabile, alimentata da un crescendo di eventi inspiegabili e da una progressiva rivelazione di orrori indicibili. Anche la gestione del climax, con l'apparizione finale dell'Abitatore del Buio, è resa in modo efficace, lasciando il lettore con un senso di inquietudine duraturo.
In conclusione, "L'Abitatore del Buio" di Gou Tanabe è un'opera che va oltre il semplice adattamento di un racconto letterario. È una vera e propria trasposizione visiva che riesce a catturare lo spirito e l'atmosfera unica dell'opera di Lovecraft. I disegni dettagliati e espressivi, uniti a una narrazione fedele e avvincente, ne fanno una lettura imprescindibile per gli amanti del genere horror e, in particolare, per chi apprezza le atmosfere cupe e angoscianti del maestro di Providence.
Uno degli aspetti più riusciti di quest'opera è senza dubbio la capacità di Tanabe di tradurre visivamente la prosa densa e allusiva di Lovecraft. I suoi disegni sono di una precisione quasi chirurgica, ricchi di dettagli che contribuiscono a creare un senso di realismo perturbante. Le architetture gotiche, le strade labirintiche e gli interni polverosi delle antiche dimore sono resi con una minuzia impressionante, evocando perfettamente l'ambientazione cupa e decadente in cui si svolge la vicenda. Ma è soprattutto nella rappresentazione dei personaggi e, in particolare, nelle loro espressioni che il talento di Tanabe si manifesta appieno. Ogni sguardo atterrito, ogni smorfia di angoscia, ogni segno di crescente follia è catturato con una maestria che intensifica il coinvolgimento emotivo del lettore. Si percepisce chiaramente il tormento interiore di Blake, la sua discesa progressiva nella paranoia e nel terrore di fronte a ciò che non può essere compreso pienamente dalla mente umana.
La fedeltà al racconto originale è un altro elemento di forza di questo manga. Tanabe non si limita a illustrare la trama, ma ne coglie l'essenza più profonda, la sensazione di impotenza dell'uomo di fronte a forze cosmiche indifferenti e inconoscibili. L'ansia che serpeggia tra le pagine è palpabile, alimentata da un crescendo di eventi inspiegabili e da una progressiva rivelazione di orrori indicibili. Anche la gestione del climax, con l'apparizione finale dell'Abitatore del Buio, è resa in modo efficace, lasciando il lettore con un senso di inquietudine duraturo.
In conclusione, "L'Abitatore del Buio" di Gou Tanabe è un'opera che va oltre il semplice adattamento di un racconto letterario. È una vera e propria trasposizione visiva che riesce a catturare lo spirito e l'atmosfera unica dell'opera di Lovecraft. I disegni dettagliati e espressivi, uniti a una narrazione fedele e avvincente, ne fanno una lettura imprescindibile per gli amanti del genere horror e, in particolare, per chi apprezza le atmosfere cupe e angoscianti del maestro di Providence.
«L'Abitatore del Buio» è un manga, trasposizione di una delle celebri opere di H. P. Lovecraft dal titolo omonimo, a cui si aggiunge un'altra breve opera dello stesso autore "Dagon", disegnato da Gō Tanabe che curerà anche altri adattamenti.
Dagon, scritto nel 1917 vide la sua prima pubblicazione sulla rivista amatoriale The Vagrant nel novembre 1919, per vederla successivamente pubblicata solo nel 1923 su Weird Tales. L'Abitatore del Buio, scritto nel 1935 e pubblicato nel 1936 sempre su Weird Tales, che in pratica (collaborazioni escluse) fu la sua ultima opera. Da notare che si tratta della prima e dell'ultima opera che fanno parte del "ciclo di Cthulhu", termine postumo coniato da August Derleth. Interessante, infine, come si presenta Robert Blake, protagonista della storia principale, ai lettori, lui che abita nella stessa strada dell'autore in quegli anni, lui che è scrittore di racconti dell'orrore, anche se il nome trova ispirazione ad un amico di Lovecraft (Robert Bloch).
Non a caso le due opere, la prima più breve della seconda vedono molti elementi in comune, l'attesa di un qualcosa di ineluttabile, si cerca in modo diverso di sfuggire a quel qualcosa di incomprensibile e spaventoso perché tale, del resto i protagonisti sono solo uomini che non possono competere con sinistre entità.
Scetticismo, che sia quello dei protagonisti o dei tanti che leggono della loro storia attraverso i diari, questo è il perno per cui le storie nascono e diventano misteriose, non si crede, non si può credere ad una realtà che supera la fantasia e quando quella realtà sarà palese davanti ai loro e ai nostri occhi sarà lei a darci la caccia.
Interessante, mettendo a confronto due opere simili e lontane allo stesso tempo, la crescita dell'autore se nell'opera Dagon si fa uso di una divinità mesopotamica, di un credo quindi già esistente nella seconda opera non si utilizzano nomi esistenti ma inventati, visto che la bravura e la fantasia aberrante dell'autore nel descrivere figure bizzarre e spaventose non ha limiti di sorta. Molto diversi gli inizi dei due scritti, in quello principale si assisterà a un delitto a porte chiuse, ma non si tratterà dei soliti gialli, mentre sarà più avventuroso l'inizio dell'opera breve.
I disegni sono fedeli all'idea originale, i visi, la fisionomia dei corpi risultano reali, espressivi, ottimi gli sfondi, ben realizzate anche le entità che suscitano quel giusto terrore nel lettore, probabilmente la storia necessitava di un formato diverso, con questo i pensieri dei protagonisti si farà fatica a leggerli. La narrazione è scorrevole, il testo è sempre ricercato considerando l'autore.
Consigliato a chi piacciono le storie horror che puntano sulla psicologia e agli amanti di Lovecraft
Dagon, scritto nel 1917 vide la sua prima pubblicazione sulla rivista amatoriale The Vagrant nel novembre 1919, per vederla successivamente pubblicata solo nel 1923 su Weird Tales. L'Abitatore del Buio, scritto nel 1935 e pubblicato nel 1936 sempre su Weird Tales, che in pratica (collaborazioni escluse) fu la sua ultima opera. Da notare che si tratta della prima e dell'ultima opera che fanno parte del "ciclo di Cthulhu", termine postumo coniato da August Derleth. Interessante, infine, come si presenta Robert Blake, protagonista della storia principale, ai lettori, lui che abita nella stessa strada dell'autore in quegli anni, lui che è scrittore di racconti dell'orrore, anche se il nome trova ispirazione ad un amico di Lovecraft (Robert Bloch).
Non a caso le due opere, la prima più breve della seconda vedono molti elementi in comune, l'attesa di un qualcosa di ineluttabile, si cerca in modo diverso di sfuggire a quel qualcosa di incomprensibile e spaventoso perché tale, del resto i protagonisti sono solo uomini che non possono competere con sinistre entità.
Scetticismo, che sia quello dei protagonisti o dei tanti che leggono della loro storia attraverso i diari, questo è il perno per cui le storie nascono e diventano misteriose, non si crede, non si può credere ad una realtà che supera la fantasia e quando quella realtà sarà palese davanti ai loro e ai nostri occhi sarà lei a darci la caccia.
Interessante, mettendo a confronto due opere simili e lontane allo stesso tempo, la crescita dell'autore se nell'opera Dagon si fa uso di una divinità mesopotamica, di un credo quindi già esistente nella seconda opera non si utilizzano nomi esistenti ma inventati, visto che la bravura e la fantasia aberrante dell'autore nel descrivere figure bizzarre e spaventose non ha limiti di sorta. Molto diversi gli inizi dei due scritti, in quello principale si assisterà a un delitto a porte chiuse, ma non si tratterà dei soliti gialli, mentre sarà più avventuroso l'inizio dell'opera breve.
I disegni sono fedeli all'idea originale, i visi, la fisionomia dei corpi risultano reali, espressivi, ottimi gli sfondi, ben realizzate anche le entità che suscitano quel giusto terrore nel lettore, probabilmente la storia necessitava di un formato diverso, con questo i pensieri dei protagonisti si farà fatica a leggerli. La narrazione è scorrevole, il testo è sempre ricercato considerando l'autore.
Consigliato a chi piacciono le storie horror che puntano sulla psicologia e agli amanti di Lovecraft