Ikoku Nikki - Journal with witch
Ikoku Nikki è una perla rara nel panorama dei manga moderni. È un lavoro che ha l’ambizione di voler parlare di persone vere e situazioni reali; parla di problemi e sfide quanto più ordinarie possibili, nonché quando più dolorose o odiose possibili, come d’altronde solo la vita vera ci sa presentare.
Proprio perché si pone un progetto molto ambizioso, nei suoi 11 volumi (forse pochi per un obbiettivo del genere) tratta i temi più disparati: identità di genere, coppie same sex, timori e ambizioni professionali, e ancora amore, amicizia, il desiderio di essere accettati e il coraggio di non arrendersi.
Tutto questo contorna il tema centrale del superamento del lutto, di cosa resta a coloro che rimangono quando chi c’era fino a un attimo prima d’un tratto non esiste più. La protagonista cerca di affrontare questa dolorosa sfida, mentre affronta i problemi tipici della sua età e vive da spettatrice inerme le sfide di chi la circonda.
Tutto è trattato con estrema delicatezza, quasi in punta di piedi, come se non si volesse mai influenzare il lettore, come l’apparentemente algida zia ripete continuamente alla nipote, la quale, invece, come il lettore, è alla disperata ricerca di risposte e punti di riferimento. Proprio per questo sono proprio pochi i temi e gli interrogativi per i quali l’autrice sembri essere disposta a dare voce ad una risposta schietta e tranciante, lasciando quasi tutto avvolto nella nebbia e alla libera interpretazione di chi legge (nulla di particolarmente complicato, ma non necessariamente soddisfacente per chi non ama i sottintesi).
Nonostante la delicatezza dei toni, l’ho trovata un’opera di una crudezza straziante, ma non tanto per il tema del lutto, quanto piuttosto per quello della solitudine, che costituisce il vero filo conduttore di tutta l’opera.
Partendo dal deserto interiore della piccola protagonista, pian piano è disvelata la solitudine di tutti i personaggi, nessuno escluso…incluso il lettore alla fine: non importa che ne siano consapevoli o meno, che ammettano di soffrirne o che anzi si crogiolino in essa per allontanarsi dal frastuono che li circonda, sono tutti irrimediabilmente e inesorabilmente soli e per questo ritengo che a quest’opera non possa darsi il massimo del punteggio. Tra le sue molte ambizioni, infatti, c’era anche quella di comunicare al lettore che persino nella situazione più disperata, quando si ha il deserto dentro, quando si crede di non avere nulla o nessuno di speciale al proprio fianco (scelto o “impostoci” alla nascita), quando ci sente incompresi o non si riesce a comprendere l’altro, non si è mai veramente soli e che ciascuno alla fine trova o riesce a costruire sempre il proprio posto nel mondo, un proprio nucleo. Tuttavia, temo che quest’ambizione, a differenza delle altre, sia rimasta solo sulla carta e che non sia effettivamente riuscita ad arrivare al cuore di chi legge.
Anzi, più ho riflettuto sulla condizione finale di ciascuno dei personaggi, più ho avuto la sensazione che ciascuno fosse rimasto un polo assestante rispetto agli altri; dopo tutto ciò che li ha uniti, sono tutti rimasti satelliti in orbita, che si guardano l’un l’altro, ma da lontano, senza mai osare avvicinarsi (metafora utilizzata dall’autrice stessa).
Ecco, senza nulla togliere alla bontà di tutto il resto, l’aver fallito nel veicolare l’idea tanto proclamata che la propria solitudine non è assoluta e granitica, ma capace di essere smussata e persino ridimensionata, trovo che sia una grave mancanza, non perché ogni opera debba necessariamente finire con un fiabesco “per sempre felici e contenti”, ma perché da un romanzo di formazione in manga, pieno di non detti e sottintesi, in cui la solitudine la fa da padrone in ogni singola riga, in ogni pannello, in ogni intervallo tra un capitolo e l’altro, proprio questo messaggio non doveva restare affidato a una serie di dichiarazioni programmatiche, ma tradursi in una consapevolezza nuova, rispetto al punto di partenza, per i personaggi. Così anche il lettore avrebbe giovato di questa evoluzione e recepito, oltre che letto, una morale tanto importante.
E invece, purtroppo, si rimane con un senso di vuoto, chiedendosi che senso abbiano avuto tutte le belle parole lette, se alla fine si rimane pur sempre tutti numeri primi.
Proprio perché si pone un progetto molto ambizioso, nei suoi 11 volumi (forse pochi per un obbiettivo del genere) tratta i temi più disparati: identità di genere, coppie same sex, timori e ambizioni professionali, e ancora amore, amicizia, il desiderio di essere accettati e il coraggio di non arrendersi.
Tutto questo contorna il tema centrale del superamento del lutto, di cosa resta a coloro che rimangono quando chi c’era fino a un attimo prima d’un tratto non esiste più. La protagonista cerca di affrontare questa dolorosa sfida, mentre affronta i problemi tipici della sua età e vive da spettatrice inerme le sfide di chi la circonda.
Tutto è trattato con estrema delicatezza, quasi in punta di piedi, come se non si volesse mai influenzare il lettore, come l’apparentemente algida zia ripete continuamente alla nipote, la quale, invece, come il lettore, è alla disperata ricerca di risposte e punti di riferimento. Proprio per questo sono proprio pochi i temi e gli interrogativi per i quali l’autrice sembri essere disposta a dare voce ad una risposta schietta e tranciante, lasciando quasi tutto avvolto nella nebbia e alla libera interpretazione di chi legge (nulla di particolarmente complicato, ma non necessariamente soddisfacente per chi non ama i sottintesi).
Nonostante la delicatezza dei toni, l’ho trovata un’opera di una crudezza straziante, ma non tanto per il tema del lutto, quanto piuttosto per quello della solitudine, che costituisce il vero filo conduttore di tutta l’opera.
Partendo dal deserto interiore della piccola protagonista, pian piano è disvelata la solitudine di tutti i personaggi, nessuno escluso…incluso il lettore alla fine: non importa che ne siano consapevoli o meno, che ammettano di soffrirne o che anzi si crogiolino in essa per allontanarsi dal frastuono che li circonda, sono tutti irrimediabilmente e inesorabilmente soli e per questo ritengo che a quest’opera non possa darsi il massimo del punteggio. Tra le sue molte ambizioni, infatti, c’era anche quella di comunicare al lettore che persino nella situazione più disperata, quando si ha il deserto dentro, quando si crede di non avere nulla o nessuno di speciale al proprio fianco (scelto o “impostoci” alla nascita), quando ci sente incompresi o non si riesce a comprendere l’altro, non si è mai veramente soli e che ciascuno alla fine trova o riesce a costruire sempre il proprio posto nel mondo, un proprio nucleo. Tuttavia, temo che quest’ambizione, a differenza delle altre, sia rimasta solo sulla carta e che non sia effettivamente riuscita ad arrivare al cuore di chi legge.
Anzi, più ho riflettuto sulla condizione finale di ciascuno dei personaggi, più ho avuto la sensazione che ciascuno fosse rimasto un polo assestante rispetto agli altri; dopo tutto ciò che li ha uniti, sono tutti rimasti satelliti in orbita, che si guardano l’un l’altro, ma da lontano, senza mai osare avvicinarsi (metafora utilizzata dall’autrice stessa).
Ecco, senza nulla togliere alla bontà di tutto il resto, l’aver fallito nel veicolare l’idea tanto proclamata che la propria solitudine non è assoluta e granitica, ma capace di essere smussata e persino ridimensionata, trovo che sia una grave mancanza, non perché ogni opera debba necessariamente finire con un fiabesco “per sempre felici e contenti”, ma perché da un romanzo di formazione in manga, pieno di non detti e sottintesi, in cui la solitudine la fa da padrone in ogni singola riga, in ogni pannello, in ogni intervallo tra un capitolo e l’altro, proprio questo messaggio non doveva restare affidato a una serie di dichiarazioni programmatiche, ma tradursi in una consapevolezza nuova, rispetto al punto di partenza, per i personaggi. Così anche il lettore avrebbe giovato di questa evoluzione e recepito, oltre che letto, una morale tanto importante.
E invece, purtroppo, si rimane con un senso di vuoto, chiedendosi che senso abbiano avuto tutte le belle parole lette, se alla fine si rimane pur sempre tutti numeri primi.
Raccolgo le parole per recensire quest'opera di Tomoko Yamashita dopo otto mesi dalla fine della sua pubblicazione. Credo che sia una delle opere più preziose, delicate e mature che abbiamo avuto il piacere di leggere in Italia. E allo stesso modo, credo che solo una mano sapiente e una mente sensibile avrebbero potuto partorire gli undici volumi di "Ikoku Nikki" proposti dalla casa editrice Flashbook.
Se avete letto il romanzo di Pollyanna e lo avete apprezzato, questa storia vi piacerà senz'altro perché la dinamica famigliare è esattamente identica. Ciò che cambia, oltre alla chiave moderna con cui è esposta la storia, è la capacità della protagonista di elaborare la perdita dei genitori.
Asa, studentessa delle superiori, dopo la morte improvvisa dei genitori viene ospitata nell'appartamento della zia. L'accoglienza non avviene stendendo alla nipote un tappeto rosso. Asa, infatti, è figlia della sorella con cui la donna aveva chiuso i rapporti. Makio è una donna riservata, che vive della sua scrittura e si rifugia nel suo spazio casalingo. Nonostante sia una scrittrice nota e riconosciuta nel suo ambiente, è insicura e instabile. Se non trasparisse il suo mondo interiore nei suoi libri, la si potrebbe definire arida e anaffettiva. Asa subentra in una routine fatta di brevi metri percorsi tra la scrivania e la cucina, obbligando Makio a stendere un fouton in più e ad affrontare dei mostri passati. Primo fra tutti la martellante idea, provocata dalla sua stessa sorella, che fosse un disastro in tutto. Come potrà legarsi alla figlia di una delle donne che l'ha più trafitta e crescerla? Proprio lei che è stata incapace di mantenere i rapporti solidi con la sua famiglia. Proprio lei che ha preferito la vita da lupo solitario a quella in coppia con un uomo al quale voleva bene.
"Quel giorno il suo sguardo, così simile a quello di un lupo separato dal branco scacciò il destino che mi attendeva, ovvero vivere senza alcun parente".
Asa, orfana di entrambi i genitori, trasferitasi in un luogo non suo e con un trasloco ancora non terminato, trova lentamente spazio nel caos della zia. Ogni giorno prova a rendersi utile per una donna sempre indaffarata e persa nel suo mondo. Si muove tra quei silenzi di cui la scrittrice ha bisogno per alimentare le sue storie e - soprattutto - la osserva. Lo fa con un'attenzione meticolosa, ammirata e desiderosa di essere accettata. La svolta che dà il senso al titolo del manga arriverà quando le due donne si trovano l'una di fronte all'altra, guardandosi negli occhi, confidandosi sulla natura dei sentimenti. La bellezza di Makio si rivela in tutta la sua sincerità e profondità, in quel momento la zia suggerisce alla nipote di tenere un diario come "faro" dei momenti difficili.
Il "faro" e la "vela" sono un binomio proposto a più riprese e quando emergerà il tema della traiettoria da percorrere. Asa è orfana, il faro e la vela sono il padre e la madre che non ha più. Sono due persone che l'hanno accompagnata e che poi per effetto di una tempesta sono sparite dalla sua vita, lasciando la sua barca in balia delle onde e di un mondo che non era preparata ad affrontare da sola. Quando la zia le propone di fare di quel diario il suo faro, lo fa perché saprà che le sarà utile nei giorni in cui Asa sarà costretta a svuotare la casa dei propri genitori oppure ad interrogarsi sul particolare rapporto con il padre. E oltre a questo enorme lavoro introspettivo che Asa fa su sé stessa, mantiene il suo contatto con una quotidianità scolastica, sceglie le sue amicizie e giorno dopo giorno - con una costanza ammirevole - edifica il suo rapporto con Makio. La sua salvezza, il suo unico parente e la "strega" dai capelli scombinati che si alza dalla sedia dopo una notte in bianco trascorsa a scrivere... solo per mangiare la colazione che le ha preparato.
Giorno dopo giorno il rapporto tra zia e nipote, accomunate all'inizio solo dagli stessi legami di parentela, diventa più solido. In alcuni momenti riescono a creare anche una nuova mappa famigliare, grazie al diverso legame vissuto da entrambe le donne con le stesse persone seppure in fasi diverse. Sono inoltre aiutate da personaggi secondari che condividono la loro quotidianità, ciascuno con un proprio posto al loro fianco e mai casuale. Mi sarebbe piaciuto conoscerli ancora un po', anche se la porzione più grande della narrazione andava chiaramente destinata alle due protagoniste.
Ikoku Nikki può essere una lettura dolorosa perché non sfugge i temi difficili e li "attraversa" tutti. Al contrario dell'allegra e zompettante Pollyanna che gioca alla felicità, trovando sempre un buon motivo per sorridere alla vita. Qui l'autrice propone di fermarsi un attimo e sentirla quella "cosa" che fa stare male, quel vuoto che va osservato, capito e metabolizzato. Lo fa con delicatezza e allo stesso tempo senza sosta. E' una lettura dedicata al proprio io sensibile ma guerriero che ha voglia di entrare nella vita di due persone ferite, per dare compagnia e crescere insieme. Normalmente scrivo perché suggerisco una lettura, mentre in questo caso mi sento di condividerne il piacere della lettura solo a chi in grado di arrivarci con la testa e con il cuore. Proprio come se si leggessero le memorie di qualcun altro, va letto con rispetto, a piccoli passi e chiedendo il permesso.
Se avete letto il romanzo di Pollyanna e lo avete apprezzato, questa storia vi piacerà senz'altro perché la dinamica famigliare è esattamente identica. Ciò che cambia, oltre alla chiave moderna con cui è esposta la storia, è la capacità della protagonista di elaborare la perdita dei genitori.
Asa, studentessa delle superiori, dopo la morte improvvisa dei genitori viene ospitata nell'appartamento della zia. L'accoglienza non avviene stendendo alla nipote un tappeto rosso. Asa, infatti, è figlia della sorella con cui la donna aveva chiuso i rapporti. Makio è una donna riservata, che vive della sua scrittura e si rifugia nel suo spazio casalingo. Nonostante sia una scrittrice nota e riconosciuta nel suo ambiente, è insicura e instabile. Se non trasparisse il suo mondo interiore nei suoi libri, la si potrebbe definire arida e anaffettiva. Asa subentra in una routine fatta di brevi metri percorsi tra la scrivania e la cucina, obbligando Makio a stendere un fouton in più e ad affrontare dei mostri passati. Primo fra tutti la martellante idea, provocata dalla sua stessa sorella, che fosse un disastro in tutto. Come potrà legarsi alla figlia di una delle donne che l'ha più trafitta e crescerla? Proprio lei che è stata incapace di mantenere i rapporti solidi con la sua famiglia. Proprio lei che ha preferito la vita da lupo solitario a quella in coppia con un uomo al quale voleva bene.
"Quel giorno il suo sguardo, così simile a quello di un lupo separato dal branco scacciò il destino che mi attendeva, ovvero vivere senza alcun parente".
Asa, orfana di entrambi i genitori, trasferitasi in un luogo non suo e con un trasloco ancora non terminato, trova lentamente spazio nel caos della zia. Ogni giorno prova a rendersi utile per una donna sempre indaffarata e persa nel suo mondo. Si muove tra quei silenzi di cui la scrittrice ha bisogno per alimentare le sue storie e - soprattutto - la osserva. Lo fa con un'attenzione meticolosa, ammirata e desiderosa di essere accettata. La svolta che dà il senso al titolo del manga arriverà quando le due donne si trovano l'una di fronte all'altra, guardandosi negli occhi, confidandosi sulla natura dei sentimenti. La bellezza di Makio si rivela in tutta la sua sincerità e profondità, in quel momento la zia suggerisce alla nipote di tenere un diario come "faro" dei momenti difficili.
Il "faro" e la "vela" sono un binomio proposto a più riprese e quando emergerà il tema della traiettoria da percorrere. Asa è orfana, il faro e la vela sono il padre e la madre che non ha più. Sono due persone che l'hanno accompagnata e che poi per effetto di una tempesta sono sparite dalla sua vita, lasciando la sua barca in balia delle onde e di un mondo che non era preparata ad affrontare da sola. Quando la zia le propone di fare di quel diario il suo faro, lo fa perché saprà che le sarà utile nei giorni in cui Asa sarà costretta a svuotare la casa dei propri genitori oppure ad interrogarsi sul particolare rapporto con il padre. E oltre a questo enorme lavoro introspettivo che Asa fa su sé stessa, mantiene il suo contatto con una quotidianità scolastica, sceglie le sue amicizie e giorno dopo giorno - con una costanza ammirevole - edifica il suo rapporto con Makio. La sua salvezza, il suo unico parente e la "strega" dai capelli scombinati che si alza dalla sedia dopo una notte in bianco trascorsa a scrivere... solo per mangiare la colazione che le ha preparato.
Giorno dopo giorno il rapporto tra zia e nipote, accomunate all'inizio solo dagli stessi legami di parentela, diventa più solido. In alcuni momenti riescono a creare anche una nuova mappa famigliare, grazie al diverso legame vissuto da entrambe le donne con le stesse persone seppure in fasi diverse. Sono inoltre aiutate da personaggi secondari che condividono la loro quotidianità, ciascuno con un proprio posto al loro fianco e mai casuale. Mi sarebbe piaciuto conoscerli ancora un po', anche se la porzione più grande della narrazione andava chiaramente destinata alle due protagoniste.
Ikoku Nikki può essere una lettura dolorosa perché non sfugge i temi difficili e li "attraversa" tutti. Al contrario dell'allegra e zompettante Pollyanna che gioca alla felicità, trovando sempre un buon motivo per sorridere alla vita. Qui l'autrice propone di fermarsi un attimo e sentirla quella "cosa" che fa stare male, quel vuoto che va osservato, capito e metabolizzato. Lo fa con delicatezza e allo stesso tempo senza sosta. E' una lettura dedicata al proprio io sensibile ma guerriero che ha voglia di entrare nella vita di due persone ferite, per dare compagnia e crescere insieme. Normalmente scrivo perché suggerisco una lettura, mentre in questo caso mi sento di condividerne il piacere della lettura solo a chi in grado di arrivarci con la testa e con il cuore. Proprio come se si leggessero le memorie di qualcun altro, va letto con rispetto, a piccoli passi e chiedendo il permesso.
"Ikoku Nikki, journal with witch" è uno josei pubblicato da Flashbook, composto da 11 volumi. Prima opera che leggo di questa autrice, Yamashita Tomoko, più nota forse per la sua produzione di BL; leggendo la scheda relativa ho notato che spazia in vari ambiti, ma molte sue opere sono tuttora inedite da noi.
Qui la tematica è diversa, complessa e stratificata, parte dall'elaborazione di un lutto famigliare che tocca una ragazzina di 15 anni che perde entrambi i genitori, con tutte le conseguenze che ne derivano, si passa ai rapporti parentali conflittuali e difficoltosi, la crescita e la maturazione personale, fino alle domande esistenziali sulla vita, sul conoscere se stessi e coloro che ci circondano, tutto visto in chiave introspettiva.
Le due protagoniste sono zia e nipote, Makio e Asa, due personalità assai distanti e quanto mai diverse per carattere e temperamento. Makio è una scrittrice di romanzi per ragazze, donna complicata, contorta, asociale e anaffettiva, a suo modo affascinante, abituata a stare sola e poco incline a relazionarsi agli altri; sembra dura, ma ha cuore di prendere con sé la nipote, figlia della sorella maggiore defunta, con cui non era in buoni rapporti. All'interno della serie, alcuni brevi flashback fanno luce su attriti e conflitti tra le due sorelle, non sembrano altro che apparenti contrasti caratteriali, incomprensioni. Forse l'autrice resta volutamente sul vago, ma non ci sono reali e serie motivazioni che spiegano questo presunto odio fra sorelle.
Sulla base di questi contrasti passati, può dipendere l'atteggiamento inizialmente freddo di Makio verso la nipote Asa, ragazzina che se non esplode di rabbia, nasconde il dolore con mille domande nella testa, su se stessa, sugli altri, sul futuro, e soprattutto sui genitori defunti che non possono più guidarla, su un padre che dai suoi ricordi sembra incolore e privo di carattere, e una madre che le lascia un diario, che nei ricordi della sorella Makio sembra dispotica e critica verso di lei, forse gelosa.
Non è facile analizzare queste parti della storia, sono quelle meno lineari per i flashback che compaiono quasi contemporanei alla trama principale, un espediente che genera un po' di confusione nel lettore, che forse la mangaka ha utilizzato per giocare sulla confusione psicologica delle due protagoniste, in particolare di Asa, ma anche Makio ha i suoi momenti di crisi creativa ed emotiva, per la sua incapacità di manifestare ed esprimere apertamente i suoi sentimenti.
Il rapporto tra le due protagoniste viene analizzato, sviluppato nei ricordi messi a confronto, nelle domande e nelle risposte date o non date, mentre Makio cerca un po' goffamente di non condizionare l'esistenza della nipote, per fare di Asa una persona libera a autonoma; nella trama compaiono una serie di altri personaggi secondari che interagiscono ora con Makio, ora con Asa: l'amico ed ex fidanzato della donna ancora interessato a lei, le amiche e compagne di scuola di Asa, Emiri in particolare, con cui la ragazza si confronta su diversi temi, la sessualità, la solitudine espressa per immagini simboliche, le attitudini e i talenti individuali che possono condizionare le scelte personali, il bisogno di distinguersi dalla massa, la direzione da percorrere. Tutti i personaggi secondari concorrono all'evoluzione psicologica delle due protagoniste, che spesso riversano su di loro, dubbi, domande e inquietudini.
L'affetto e l'accettazione arriveranno con fatica, attraverso un percorso tortuoso e contorto, in una bella storia adulta che nella prima parte ho trovato più fluida, e nella seconda metà la sceneggiatura si perde un po' in una narrazione meno lineare.
I disegni della mangaka sono essenziali, semplici, il tratto è quasi evanescente, ma ha il suo fascino mentre emerge sui primi piani, sugli sfondi quasi assenti o con pochi dettagli, facendo risaltare gli sguardi dei personaggi, le espressioni. Una bella serie, non perfetta ma godibile, che affronta tematiche adulte come poche volte mi è capitato di leggere.
Qui la tematica è diversa, complessa e stratificata, parte dall'elaborazione di un lutto famigliare che tocca una ragazzina di 15 anni che perde entrambi i genitori, con tutte le conseguenze che ne derivano, si passa ai rapporti parentali conflittuali e difficoltosi, la crescita e la maturazione personale, fino alle domande esistenziali sulla vita, sul conoscere se stessi e coloro che ci circondano, tutto visto in chiave introspettiva.
Le due protagoniste sono zia e nipote, Makio e Asa, due personalità assai distanti e quanto mai diverse per carattere e temperamento. Makio è una scrittrice di romanzi per ragazze, donna complicata, contorta, asociale e anaffettiva, a suo modo affascinante, abituata a stare sola e poco incline a relazionarsi agli altri; sembra dura, ma ha cuore di prendere con sé la nipote, figlia della sorella maggiore defunta, con cui non era in buoni rapporti. All'interno della serie, alcuni brevi flashback fanno luce su attriti e conflitti tra le due sorelle, non sembrano altro che apparenti contrasti caratteriali, incomprensioni. Forse l'autrice resta volutamente sul vago, ma non ci sono reali e serie motivazioni che spiegano questo presunto odio fra sorelle.
Sulla base di questi contrasti passati, può dipendere l'atteggiamento inizialmente freddo di Makio verso la nipote Asa, ragazzina che se non esplode di rabbia, nasconde il dolore con mille domande nella testa, su se stessa, sugli altri, sul futuro, e soprattutto sui genitori defunti che non possono più guidarla, su un padre che dai suoi ricordi sembra incolore e privo di carattere, e una madre che le lascia un diario, che nei ricordi della sorella Makio sembra dispotica e critica verso di lei, forse gelosa.
Non è facile analizzare queste parti della storia, sono quelle meno lineari per i flashback che compaiono quasi contemporanei alla trama principale, un espediente che genera un po' di confusione nel lettore, che forse la mangaka ha utilizzato per giocare sulla confusione psicologica delle due protagoniste, in particolare di Asa, ma anche Makio ha i suoi momenti di crisi creativa ed emotiva, per la sua incapacità di manifestare ed esprimere apertamente i suoi sentimenti.
Il rapporto tra le due protagoniste viene analizzato, sviluppato nei ricordi messi a confronto, nelle domande e nelle risposte date o non date, mentre Makio cerca un po' goffamente di non condizionare l'esistenza della nipote, per fare di Asa una persona libera a autonoma; nella trama compaiono una serie di altri personaggi secondari che interagiscono ora con Makio, ora con Asa: l'amico ed ex fidanzato della donna ancora interessato a lei, le amiche e compagne di scuola di Asa, Emiri in particolare, con cui la ragazza si confronta su diversi temi, la sessualità, la solitudine espressa per immagini simboliche, le attitudini e i talenti individuali che possono condizionare le scelte personali, il bisogno di distinguersi dalla massa, la direzione da percorrere. Tutti i personaggi secondari concorrono all'evoluzione psicologica delle due protagoniste, che spesso riversano su di loro, dubbi, domande e inquietudini.
L'affetto e l'accettazione arriveranno con fatica, attraverso un percorso tortuoso e contorto, in una bella storia adulta che nella prima parte ho trovato più fluida, e nella seconda metà la sceneggiatura si perde un po' in una narrazione meno lineare.
I disegni della mangaka sono essenziali, semplici, il tratto è quasi evanescente, ma ha il suo fascino mentre emerge sui primi piani, sugli sfondi quasi assenti o con pochi dettagli, facendo risaltare gli sguardi dei personaggi, le espressioni. Una bella serie, non perfetta ma godibile, che affronta tematiche adulte come poche volte mi è capitato di leggere.
Recensione in una frase: leggete "Ikoku nikki".
Scrivo a caldo questa recensione cercando di organizzare il più possibile le idee a riguardo perché mi ha trasmesso tante emozioni e per forza di cose ciò si rifletterà anche sul mio giudizio, che resta di parte.
Storia
Si tratta di uno slice of life puro, dove la narrativa è costituita solo dalla quotidianità dei personaggi e l'unico filo conduttore sono i legami tra loro. Il tema centrale è l'elaborazione del lutto dei genitori da parte di Asa, e della sua riformulazione di una propria identità e del proprio percorso di vita. Oltre a questo tema si affronta anche quello dell'orientamento sessuale, delle convenzione sociali e, in generale, della "fatica" di crescere. Nel corso degli 11 volumi seguiremo i tre anni di scuola superiore di Asa insieme ai personaggi che gravitano intorno a lei. Pur non presentando avvenimenti degni di nota, i volumi si leggono senza annoiarsi a mio parere e in questo
"Ikoku nikki" riesce a evitare il più grosso pericolo di questo genere.
Personaggi
Asa la protagonista è fantastica. Schietta, energica, arrabbiata, ma anche tanto dolce. Di lei impariamo a conoscerne i pregi e a capirne i difetti. Un pregio dell'opera è la delicatezza e il realismo psicologico con cui viene affrontato il lutto di Asa, giacché ogni reazione al lutto è unica e personale quella di Asa commuove il lettore che arriva a sfiorare il sentimento che potrebbe accompagnare una perdita così devastante. Grande delicatezza anche nella ricerca con cui Asa tenterà di individuare i suoi genitori per quelli che erano, nel bene e nel male.
Makio: Il mio personaggio preferito. Rappresenta perfettamente l'animo di una scrittrice solitaria, ma che cerca in ogni modo di lottare contro la sua natura. Del resto la risposta deve essere nel tentativo (crediti a "Before Sunrise"). Con l'avvento di Asa la vita di Makio subisce una svolta che la porterà a mettersi in discussione e ad affrontare anche i suoi rimpianti verso la defunta sorella. La sua è una storia adulta che si scontra con le convenzioni sociali e la rappresentazione della sua storia con Kasamichi è quanto di più maturo e realistico abbia mai letto in un manga.
Emiri: Migliore amica di Asa. Attraverso il suo personaggio si parlerà di orientamento sessuale, ma anche di quanto può essere difficile coltivare e mantenere un legame di amicizia profondo. Anche il suo è un personaggio tridimensionale, piena di dubbi ma anche di certezze cui non venire meno.
Disegni
Tratto molto particolare, che però ho apprezzato molto e che nelle tavole più emotivamente cariche riesce davvero a trasmettere il cuore dei personaggi. Noto anche che la regia delle tavole, piena anche di flashback, talvolta appare un filo confusionaria a livello di baloon e non sempre si riesce a capire a colpo d'occhio chi parla.
In definitiva, "Ikoku Nikki" rappresenta un'opera profonda che parla di crescita a 360 gradi. Tutto viene trattato con delicatezza e realismo. Alla fine tante domande restano senza risposa ma del resto va bene così: il lettore ha sbirciato tre anni della vita di due donne molto diverse tra loro la cui vita prosegue. Non può esserci una risposta definitiva a un percorso che prosegue, ma non credo che questo rappresenti un difetto anche se potrebbe lasciare con un po' di amaro in bocca qualcun altro. In ogni caso, non posso far altro che consigliare assolutamente quest'opera a chiunque, con particolare riferimento agli appassionati di slice of life e/o drammatici.
Scrivo a caldo questa recensione cercando di organizzare il più possibile le idee a riguardo perché mi ha trasmesso tante emozioni e per forza di cose ciò si rifletterà anche sul mio giudizio, che resta di parte.
Storia
Si tratta di uno slice of life puro, dove la narrativa è costituita solo dalla quotidianità dei personaggi e l'unico filo conduttore sono i legami tra loro. Il tema centrale è l'elaborazione del lutto dei genitori da parte di Asa, e della sua riformulazione di una propria identità e del proprio percorso di vita. Oltre a questo tema si affronta anche quello dell'orientamento sessuale, delle convenzione sociali e, in generale, della "fatica" di crescere. Nel corso degli 11 volumi seguiremo i tre anni di scuola superiore di Asa insieme ai personaggi che gravitano intorno a lei. Pur non presentando avvenimenti degni di nota, i volumi si leggono senza annoiarsi a mio parere e in questo
"Ikoku nikki" riesce a evitare il più grosso pericolo di questo genere.
Personaggi
Asa la protagonista è fantastica. Schietta, energica, arrabbiata, ma anche tanto dolce. Di lei impariamo a conoscerne i pregi e a capirne i difetti. Un pregio dell'opera è la delicatezza e il realismo psicologico con cui viene affrontato il lutto di Asa, giacché ogni reazione al lutto è unica e personale quella di Asa commuove il lettore che arriva a sfiorare il sentimento che potrebbe accompagnare una perdita così devastante. Grande delicatezza anche nella ricerca con cui Asa tenterà di individuare i suoi genitori per quelli che erano, nel bene e nel male.
Makio: Il mio personaggio preferito. Rappresenta perfettamente l'animo di una scrittrice solitaria, ma che cerca in ogni modo di lottare contro la sua natura. Del resto la risposta deve essere nel tentativo (crediti a "Before Sunrise"). Con l'avvento di Asa la vita di Makio subisce una svolta che la porterà a mettersi in discussione e ad affrontare anche i suoi rimpianti verso la defunta sorella. La sua è una storia adulta che si scontra con le convenzioni sociali e la rappresentazione della sua storia con Kasamichi è quanto di più maturo e realistico abbia mai letto in un manga.
Emiri: Migliore amica di Asa. Attraverso il suo personaggio si parlerà di orientamento sessuale, ma anche di quanto può essere difficile coltivare e mantenere un legame di amicizia profondo. Anche il suo è un personaggio tridimensionale, piena di dubbi ma anche di certezze cui non venire meno.
Disegni
Tratto molto particolare, che però ho apprezzato molto e che nelle tavole più emotivamente cariche riesce davvero a trasmettere il cuore dei personaggi. Noto anche che la regia delle tavole, piena anche di flashback, talvolta appare un filo confusionaria a livello di baloon e non sempre si riesce a capire a colpo d'occhio chi parla.
In definitiva, "Ikoku Nikki" rappresenta un'opera profonda che parla di crescita a 360 gradi. Tutto viene trattato con delicatezza e realismo. Alla fine tante domande restano senza risposa ma del resto va bene così: il lettore ha sbirciato tre anni della vita di due donne molto diverse tra loro la cui vita prosegue. Non può esserci una risposta definitiva a un percorso che prosegue, ma non credo che questo rappresenti un difetto anche se potrebbe lasciare con un po' di amaro in bocca qualcun altro. In ogni caso, non posso far altro che consigliare assolutamente quest'opera a chiunque, con particolare riferimento agli appassionati di slice of life e/o drammatici.