Ci ritroviamo ancora una volta a chiederci cosa abbia in serbo Hideo Kojima con il suo nuovo progetto: OD, che sta per Overdose. Come da tradizione, il trailer non chiarisce quasi nulla e lascia più domande che risposte, alimentando la curiosità dei fan. Kojima Productions, questa volta in collaborazione con Microsoft, sembra voler puntare ancora una volta su qualcosa di fuori dagli schemi. D’altronde, da quando Kojima ha conquistato la piena libertà creativa, ha sempre cercato di spingersi oltre, sperimentando con idee di gameplay insolite e spesso rischiose, ben lontane dalle logiche più “sicure” del periodo in cui lavorava per Konami. Con Death Stranding, ad esempio, ha lanciato una scommessa che in pochi avrebbero avuto il coraggio di fare: unire un gestionale a un walking simulator. Un’idea che poteva sembrare folle, ma che ha dato vita a un universo narrativo originale e affascinante, tanto che oggi si parla già di una trilogia e di vari progetti collaterali. OD, però, sembra voler esplorare un terreno ancora più oscuro e misterioso: quello dell’horror. Un genere che, forse inconsciamente, tutti i fan di Kojima aspettavano da tempo, soprattutto dopo il mai realizzato Silent Hills. Ed è proprio questo alone di mistero a rendere il progetto ancora più intrigante.
 
OD: KNOCK - Ovvero quando Hideo Kojima gioca a fare il lupo cattivo
 

Da questa idea nasce l’intuizione di Kojima: creare un’esperienza totalizzante e viva. Secondo le indiscrezioni circolate finora, il nuovo progetto dovrebbe infatti sfruttare la tecnologia cloud in modo del tutto originale. Non è ancora chiaro come, ma le ipotesi sono due: da un lato potrebbe arricchire il gioco con contenuti generati in base all’approccio di ciascun giocatore, dall’altro potrebbe costruire una rete globale, un mondo condiviso in cui l’esperienza diventa collettiva e, nel caso specifico, un vero e proprio “orrore” vissuto insieme.

Negli ultimi anni, d’altronde, l’idea di connettere i giocatori di tutto il mondo è diventata un punto fermo della visione di Kojima. Già in Death Stranding era evidente quanto volesse spingere il concetto di interazione oltre i canoni tradizionali, e con OD sembra pronto a portarlo su un livello ancora più ambizioso. Come ricorda spesso Dario Argento, considerato da Kojima un vero mentore nella sua visione dell’horror e maestro indiscusso dell’orrore visivo, “tutti gli esseri umani hanno paura delle stesse cose”. Ed è proprio da questa riflessione che sembra emergere la direzione del progetto: un gioco che forse vuole costringerci ad affrontare i fantasmi che ci tormentano tutti, in modi diversi ma universali.
L’idea sarebbe quella di spingere i giocatori a mettere in discussione ogni categoria precostituita di paura e di sublime, dove quest’ultimo non è altro che quel piacere irrazionale che proviamo quando ci perdiamo nell’ignoto. In altre parole, OD potrebbe non limitarsi a spaventarci, ma portarci a riflettere sul perché proviamo certe paure e su come esse ci accomunano.

Un altro indizio sul progetto di Kojima arriva dal sottotitolo dell’ultimo trailer diffuso dalla software house: quel “Knock” potrebbe indicare uno dei tanti punti di vista che il designer vuole esplorare. Come a dire che la paura non è un’emozione semplice, ma un insieme complesso e stratificato di sensazioni. Giocare con questi elementi, alternandoli e intrecciandoli, potrebbe spingere ogni giocatore a vivere un’esperienza unica e personale. Ancora più intrigante è la collaborazione con Jordan Peele, regista che ha saputo ridefinire il cinema horror moderno puntando sull’introspezione e sulla dimensione sociale della paura. Nei suoi film, infatti, il vero mostro spesso non è una creatura esterna, ma l’essere umano stesso. Tutti gli indizi, quindi, sembrano convergere verso un’unica direzione: una possibile rivoluzione. Da una parte, nell’uso e nella rielaborazione delle tecnologie cloud; dall’altra, nella costruzione di un’esperienza horror condivisa ma al tempo stesso personale, modellata sul vissuto di ciascun giocatore.
 

Speculazioni? Forse sì. Ma per avere risposte certe ci toccherà attendere ancora qualche anno: il progetto appare ambizioso e si muove su quella sottile linea che, come spesso accade con Kojima, separa un’evoluzione radicale del videogioco da un possibile tonfo dovuto alle altissime aspettative che ogni sua opera porta inevitabilmente con sé. E voi? Cosa vi aspettate da OD? Scrivetelo nei commenti!


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