Dal 5 all'8 dicembre 2025, la Fira Barcelona Gran Via ha ospitato la 31ª edizione del Manga Barcelona, uno degli appuntamenti più importanti d'Europa dedicati a manga, anime e cultura giapponese. Tra gli ospiti di punta di quest'anno spiccava un nome che, pur essendo ben noto ai lettori più attenti, non aveva mai avuto molte occasioni di incontrare il proprio pubblico al di fuori del Giappone: Tsutomu Takahashi.
L'articolo è firmato dal nostro amico Michele Mari, che si è recato appositamente a Barcellona per seguire l'evento.

Il Sensei era ospite di Norma Editorial, la casa editrice che pubblica le sue opere in Spagna. Per celebrare la sua presenza, Norma Editorial aveva organizzato anche un originale concorso, con in palio una Telecaster decorata dallo stesso Takahashi, un'iniziativa che ha coinvolto moltissimi fan. Prima di passare ai contenuti del festival, un breve saluto introduttivo è stato affidato a Òscar Valiente, direttore generale di Norma Editorial, che ha dichiarato:
"Ciao, da Manga Barcelona. Siamo felicissimi di avere qui un autore così importante come il sensei Takahashi. Abbiamo pubblicato molte delle sue opere, Detonation Island, Jumbo Max, Guitar Shop Rosie... e in futuro porteremo anche nuovi suoi lavori. È stato un ospite davvero splendido: ha firmato per moltissime persone. Questa è la sua prima esperienza fuori dal Giappone come autore e sta riscuotendo un successo incredibile. Spero che anche chi si trova in altri Paesi possa avere presto l'occasione di incontrarlo e apprezzarlo".
Per il Sensei Takahashi, autore di opere come Jiraishin, Sidooh, Detonation Island e Jumbo Max, questa è stata infatti la prima partecipazione a una fiera o a un evento internazionale, un debutto che ha reso particolarmente significativo il suo passaggio a Manga Barcelona. Durante i giorni del festival, Takahashi è stato protagonista di diversi appuntamenti tra conferenze, incontri stampa e sessioni di autografi, offrendo uno sguardo prezioso sul suo percorso artistico, sul suo metodo di lavoro e sul rapporto complesso che lega le sue storie alla realtà. Abbiamo seguito da vicino tutti questi eventi, raccogliendo dichiarazioni e riflessioni che permettono di restituire un ritratto più completo e personale di uno degli autori più intensi del manga contemporaneo.
L'approccio al manga di Tsutomu Takahashi
Per Tsutomu Takahashi, il manga non è solo un mezzo di intrattenimento, ma un vero e proprio patrimonio culturale. "In tutto il Giappone si dovrebbe leggere i manga", ci racconta il Sensei, perché sono parte integrante della cultura nazionale. Cresciuto negli anni in cui stavano nascendo opere straordinarie di grandi maestri, Takahashi ha avuto la fortuna di entrare in contatto con questo mondo fin da bambino, grazie alla passione per i manga di suo padre, che ne aveva sempre molti in casa.

Nato nel 1965, Takahashi appartiene a una generazione che ha visto il manga raggiungere la sua maturità come forma d'arte, espressione narrativa e industria. Allo stesso tempo, però, in alcuni ambienti il fumetto era ancora considerato un'arte minore. In questo periodo di grande esplosione creativa, Takahashi ha potuto ammirare i lavori di autori come Shinji Mizushima, autore di Dokaben, e soprattutto Tetsuya Chiba, con Ashita no Joe (Rocky Joe), opera che secondo lui rappresenta la vetta assoluta del manga per la sua costruzione narrativa e il ritmo con cui vengono raccontate le scene. Questi maestri hanno profondamente segnato la sua visione artistica e ispirato il suo percorso.
Il Sensei ha iniziato a disegnare all'età di dieci-undici anni, come molti bambini, copiando e imitando i personaggi che amava. Tuttavia, già a quell'età nutriva un'autentica aspirazione a diventare mangaka, spinto dal desiderio di creare qualcosa di suo senza grandi mezzi: "Disegnare è un'attività alla portata di tutti. Non servono strumenti particolari, basta una matita e un foglio".
Durante l'adolescenza, Takahashi ha valutato diversi possibili futuri, tra cui la musica, ma verso i vent'anni ha deciso di dedicarsi professionalmente al manga. La scelta non è casuale: mentre la musica richiede collaborazione, strumenti e investimenti, il manga permette di creare liberamente, affidandosi solo alla propria testa e alla propria mano.
Interessante è anche l'incontro tra il suo mondo artistico e quello musicale. Takahashi ha collaborato con la band power metal giapponese Galneryus, realizzando illustrazioni interne per un concept-album, grazie al fatto che il designer delle copertine dei suoi manga lavorava anche con il gruppo. Questo progetto gli ha permesso di unire la sua passione per il rock alla narrazione visiva, dando vita a un lavoro di cui si dice particolarmente soddisfatto.
I personaggi e le storie di Takahashi
Una delle caratteristiche più sorprendenti del lavoro di Tsutomu Takahashi è la capacità di creare personaggi con personalità forti e obiettivi chiari, ma al tempo stesso estremamente umani e vulnerabili. Gli ambienti in cui queste storie si muovono sono spesso ostili e intensi, e il modo in cui i suoi personaggi affrontano le difficoltà li rende memorabili.

Durante il nostro incontro, Takahashi ha raccontato un aneddoto curioso: arrivato a Barcellona dopo un lungo volo da Tokyo, ha passato il tempo guardando Mission: Impossible. L'esperienza gli ha fatto riflettere sulla differenza tra cinema e manga. Nel cinema, ci ha spiegato, l'attenzione dello spettatore è guidata dal cosa accadrà dopo: le sequenze scorrono a una velocità prestabilita e il ritmo è imposto dalla pellicola. Nel manga, invece, ciò che conta è il come: come i personaggi affrontano le situazioni, come reagiscono e cosa pensano. Questo permette all'autore di introdurre introspezione, riflessione e complessità, dando al lettore una sensazione di profondità unica.
Pur affrontando generi e tematiche diversi, Takahashi considera le sue opere fondamentalmente simili. Come racconta lui stesso, è come cucinare: la preparazione dei piatti può variare, ma gli ingredienti rimangono gli stessi. Allo stesso modo, nelle sue storie ciò che conta sono gli "ingredienti" comuni: situazioni di tensione, conflitto e pressione, e soprattutto le persone. Takahashi scherza sul fatto che nei suoi manga non compaiono animali: ammette che non sa disegnarli, anche in famiglia gli dicono costantemente di non farlo. Il Sensei disegna solo esseri umani, concentrandosi sui loro sentimenti: gioia, tristezza, rabbia, elementi universali che rendono ogni personaggio riconoscibile e reale.
Un'eccezione notevole è Jumbo Max. In questo caso, Takahashi ha avuto la libertà di creare un protagonista totalmente diverso dal modello classico: un uomo anziano, sovrappeso, non particolarmente attraente, un vero anti-eroe. Questa scelta ha introdotto una novità significativa rispetto alle sue altre opere, dimostrando come anche un autore che si considera coerente nelle tematiche possa sperimentare e rompere schemi consolidati, mantenendo sempre al centro la complessità dei personaggi.
Takahashi e Detonation Island
Quando gli chiediamo quale delle sue opere contenga più di sé stesso, Tsutomu Takahashi indica Detonation Island. "Circa l'80% di ciò che leggete in quel manga è reale", racconta, "aneddoti, situazioni che ho visto e vissuto personalmente". L'opera rappresenta per lui "l'epoca in cui sono stato più stupido della mia vita", un periodo intenso e ribelle della sua gioventù.
Molto di ciò che ha vissuto prende spunto dalla cultura dei bosozoku, le bande di motociclisti giapponesi degli anni '80, ragazzi un po' folli che trascorrevano le notti a sfrecciare sulle moto, facendo rumore con gli scarichi e disturbando il vicinato. Takahashi sorride ricordando: "Io ci andavo! Era un mondo dove era facile capire che stavi facendo qualcosa di sbagliato, ma era il modo dei giovani per esprimersi". Quella gioventù, secondo lui, pur piena di bravate e conflitti, era anche un tempo di legami, di libertà e di energia, di quei sedici anni in cui ci si sente invincibili.

Detonation Island racconta questa realtà con realismo e sincerità: le esperienze, la rabbia e gli errori dei ragazzi vengono rappresentati senza eccessivo giudizio, con la consapevolezza che quei comportamenti appartenevano a una fase della vita. Alcune scene, come la morte di due compagni, sono tratte direttamente da eventi reali e illustrano quanto l'opera sia intimamente personale: "Non puoi disegnare certe cose se non le hai viste con i tuoi occhi", sottolinea Takahashi. In questo senso, il manga diventa quasi una forma di terapia, un modo per dare voce a ricordi e emozioni che aveva tenuto nascosti per anni.
L'idea di trasformare questi ricordi in un'opera è nata quando Takahashi, incontrando un vecchio amico della banda, ha riscoperto la gioia condivisa dei ricordi passati. Così, ciò che un tempo era stato un segreto si è trasformato in un tributo ai compagni, un omaggio a chi non c'è più e a chi ha condiviso quei momenti con lui. "Era il momento giusto per raccontarlo", racconta.
Questa esperienza personale ha contribuito a dare a Takahashi una prospettiva unica come mangaka. Non tutti hanno la possibilità di vivere esperienze così intense prima di iniziare a disegnare, ma, come sottolinea lui stesso, non è necessario averle vissute per creare grandi storie: ciò che conta è il talento, la capacità di raccontare senza trattenere nulla e senza artifici. Che si tratti di esperienze reali o immaginate, ciò che distingue un bravo mangaka è saperle trasmettere in modo autentico e convincente.
La tecnica di Takahashi e l'esperienza a Manben
Tsutomu Takahashi ha partecipato a Manben, la serie documentaria di Naoki Urasawa che mostra il processo creativo di famosi mangaka giapponesi. Per il reportage, la troupe ha installato otto telecamere in angolazioni ravvicinate, alcune sopra la testa, altre ai lati, così da non disturbare l'autore durante il lavoro. Takahashi è stato filmato per un'intera settimana, mostrando in dettaglio ogni fase del suo metodo creativo. Alla fine, la produzione gli fece notare una cosa curiosa: lanciava la penna con troppa energia verso le telecamere!

Il Sensei utilizza una tecnica molto particolare per gli sfondi: prima disegna le linee principali e le figure, poi applica un foglio di plastica trasparente su un tavolo luminoso, sopra il quale mette un secondo foglio per dipingere con inchiostro diluito usando un pennello. Ama far cadere gocce d'inchiostro per creare effetti speciali, un procedimento in parte casuale che rende ogni pagina imprevedibile, come una performance dal vivo: la stessa azione produce risultati sempre diversi. È lui stesso a realizzare sfondi, retini e ombreggiature, accettando il piccolo margine di imperfezione come elemento creativo che dà vita e verità alle tavole.
Per Takahashi, gli sfondi non sono semplici dettagli: servono a collocare il lettore nello spazio della storia. Disegnare troppo può creare "rumore visivo", mentre mostrare solo ciò che è essenziale aiuta a guidare l'attenzione. Come spiega, se volesse rappresentare un auditorium pieno di persone, bastano poche linee per suggerire la presenza della folla senza appesantire la scena.
Un'altra tecnica che ha mostrato a Manben è partire da fotografie di riferimento, digitalizzarle e applicare filtri, per poi intervenire con inchiostro e bianchetto, eliminando gran parte degli elementi originali. In questo modo, lo sfondo conserva solo ciò che è davvero rilevante, creando enfasi e profondità. Per Takahashi, imparare a sottrarre è fondamentale: uno sfondo funziona solo se sa cosa mostrare e cosa lasciare fuori, e questa consapevolezza si sviluppa con gli anni di esperienza.
La routine quotidiana di Takahashi
Tsutomu Takahashi organizza la sua giornata seguendo una routine ben precisa, incentrata soprattutto sulle prime ore del mattino. "Il momento migliore per lavorare è al mattino", ci spiega, "la vista funziona al massimo, mentre verso il tardo pomeriggio inizia a calare". Per questo, il sensei si alza molto presto, tra le 5 e le 6 del mattino, e dedica la prima ora della giornata a portare a spasso i suoi cani. Una passeggiata che, racconta con un sorriso, è fondamentale prima di affrontare lunghe ore al tavolo da disegno.
Dopo la colazione, inizia il lavoro vero e proprio, che occupa quasi tutto il resto della giornata. Takahashi sottolinea quanto il mestiere del mangaka sia sedentario: stare ore e ore seduti al tavolo può sembrare poco faticoso, ma richiede una grande resistenza mentale. La passeggiata con i cani, dunque, diventa non solo un momento di cura e attenzione verso gli animali, ma anche una pausa necessaria per muoversi prima di rimanere seduti a lungo.

Per lui, mantenere un buon equilibrio tra movimento, lavoro e riposo è essenziale: tra il tempo passato a disegnare e quello dedicato al sonno, gran parte della vita di un mangaka scorre seduta o distesa, e gestire bene queste ore è cruciale per sostenere una carriera lunga e intensa.
Takahashi e la gestione di pressione e stress
Il lavoro del mangaka in Giappone segue ritmi estremamente serrati: molte serie sono settimanali, e settimanali significa ogni settimana, per tutto l'anno. Un ritmo difficile da sostenere, che richiede di non fermarsi troppo a riflettere, perché le consegne sono inesorabili. Takahashi racconta che, quando una pagina o un'illustrazione non viene come desidera, lo stress può arrivare fino alla paralisi: un ostacolo gravissimo quando il lavoro deve essere già in edicola o in libreria nel giro di due settimane.
Per affrontare queste pressioni, il Sensei suggerisce di accettare un margine di tolleranza: cercare la perfezione assoluta è impossibile, e spesso bisogna accontentarsi di ciò che viene fuori, senza trattenere troppo le proprie idee. La vera sfida, spiega, non è tanto il disegno in sé, quanto resistere alla pressione mentale e alla fretta, evitando di scivolare nella tentazione di completare il lavoro più velocemente possibile a discapito della qualità.
Takashi consiglia anche un rimedio semplice ma efficace: dormire bene. Una buona notte di riposo aiuta a lasciarsi alle spalle i problemi e ad affrontare il giorno successivo con mente fresca e calma. Il Sensei sottolinea come la fretta sia la peggior nemica del mangaka: ogni vignetta, ogni sfondo, deve essere curata, senza cedere alla tentazione di saltare dettagli. Questo è uno dei motivi principali di stress nel suo lavoro, insieme alla necessità di rispettare scadenze rigorose.

Un altro cambiamento importante nella gestione della pressione riguarda l'alcol. Takahashi, che in passato beveva molto, è da sette anni astemio. Ha preso questa decisione riflettendo sui danni dell'alcol e sulla volontà di mantenere corpo e mente in condizioni ottimali per continuare a disegnare. "Almeno altri dieci anni voglio restare in piena forma", dice, "perché ho ancora tantissime storie da raccontare".
A sessant'anni, Takahashi è consapevole dei limiti del tempo e delle energie, e proprio per questo considera ogni viaggio e ogni incontro con i fan un'occasione preziosa. La sua partecipazione a Manga Barcelona, spiega, è stata un'esperienza unica: conoscere la città, il pubblico e vivere l'evento in prima persona ha un valore che va oltre il semplice lavoro. Per lui, questa potrebbe essere una delle ultime occasioni per affrontare un viaggio così lungo all'estero, e desidera goderselo fino in fondo insieme ai fan.
La sua opera preferita: Tetsuwan Girl
Quando Takahashi iniziò a pubblicare manga, lavorava con cadenza mensile. Le sue prime opere ricevevano elogi da lettori, amici ed editori, tutti concordi sul suo talento. Proprio per questo gli fu proposto di affrontare una sfida più grande: la pubblicazione settimanale.
Il passaggio a un ritmo settimanale comporta meno tempo per riflettere sulla trama e per apportare modifiche durante il processo creativo. Con una pubblicazione mensile, infatti, l'autore può prendersi più libertà nella revisione di ogni uscita, mentre con la cadenza settimanale bisogna avere le idee chiarissime fin dall'inizio.
Ed è proprio in questo contesto che Takahashi si lanciò con Tetsuwan Girl, un manga di baseball con una protagonista femminile. Da un lato, l'opera è un omaggio ai manga di baseball che aveva amato durante l'infanzia e l'adolescenza; dall'altro, rappresenta per lui l'esperienza più significativa di adattamento al nuovo ritmo di lavoro. Capì subito quanto fosse impegnativo passare da una pubblicazione mensile a una settimanale: non era più sufficiente ricevere complimenti per il proprio talento, occorreva anche gestire lo sviluppo della storia con grande disciplina.

Nonostante le difficoltà, Tetsuwan Girl rimane l'opera a cui Takahashi è più legato. Quando gli viene chiesto quale manga ama di più tra i suoi, risponde proprio questo, pur ammettendo che, se potesse, lo ridisegnerebbe da capo, per perfezionare lo sviluppo della trama e il modo in cui la protagonista affronta le diverse situazioni.
L'opera più complicata da realizzare: Sidooh
Per Takahashi, l'opera che ha richiesto il maggiore sforzo creativo è senza dubbio Sidooh. Ambientata nel periodo Edo, si tratta di un'epoca per la quale esiste pochissima documentazione visiva. I mangaka, quando possibile, si affidano a fotografie, archivi e materiali di riferimento per rendere realistiche ambientazioni e personaggi. Anche per opere contemporanee, molti autori scattano personalmente foto e raccolgono dettagli per essere fedeli alla realtà.
Nel caso di Sidooh, invece, il materiale disponibile era estremamente limitato. I personaggi sono samurai: portano spade, indossano numerosi accessori, ornamenti e abiti, tutti elementi difficili da riprodurre accuratamente senza riferimenti concreti. Takahashi stesso ammette che questa opera gli ha richiesto un impegno straordinario, rappresentando una delle sfide più complesse della sua carriera.
Guitar Shop Rosie: musica, passione e magia
Se gli AC/DC non esistessero, Guitar Shop Rosie non sarebbe mai esistito. Tra il 1982 e il 1985, Takahashi mise temporaneamente da parte il manga per dedicarsi alla musica, un campo che conosce profondamente e che rappresenta una delle sue grandi passioni. È proprio questa esperienza musicale che ha ispirato Guitar Shop Rosie, un'opera intrisa di amore per il rock e per gli strumenti a corda.
I personaggi principali, Malcolm e Angus, sono basati su persone reali che Takahashi ha incontrato nei negozi di riparazione di chitarre. Per lui, queste figure possiedono una sorta di magia: la loro abilità sembra straordinaria a chi non ha la stessa tecnica, conoscenza e sensibilità. È questo elemento "magico" che giustifica la creazione della storia e ne definisce il fascino.

Ogni chitarra racconta una storia. Ogni strumento custodisce qualcosa di invisibile agli occhi: un vissuto, una memoria, un'emozione. Nel manga, compaiono chitarre vintage, moderne, costose o più economiche, ma mai viene suggerito che una chitarra sia migliore solo perché più prestigiosa o appariscente. Il vero valore risiede nella persona che la suona, nel legame tra musicista e strumento.
Il messaggio centrale di Guitar Shop Rosie è chiaro: non sono le chitarre a rendere straordinaria la musica, ma chi le suona e la passione che ci mette. Attualmente la serie è in corso in Giappone: sono già usciti tre volumi, e il quarto volume sarà pubblicato a gennaio 2026. Takahashi invita i lettori a seguire i prossimi capitoli, ricchi di storie avvincenti e di momenti di pura magia musicale.
Jumbo Max: tra amore, rispetto e una pillola speciale
Jumbo Max ha catturato l'interesse dei lettori soprattutto per la particolarità della sua trama. Già il fatto che il protagonista sia un anti-eroe lo distingue dalle opere precedenti di Takahashi, ma la storia ruota anche attorno a un potente farmaco per la disfunzione erettile.
E qui sorge spontanea la domanda: il Jumbo Max è davvero la soluzione per l'uomo infelice? Da dove è nata quest'idea così singolare?
Takahashi spiega che il cuore dell'opera non è la chimica fine a se stessa. L'obiettivo principale era raccontare una storia d'amore e di rispetto verso le persone. Non è un manuale su come essere felici senza sesso, né una guida per ottenere prestazioni miracolose: piuttosto, è un racconto sul fatto che la felicità non dipende dal sesso, e che si può vivere pienamente anche senza esso.
Dato che il farmaco è centrale nella trama, Takahashi ha dovuto curare realismo e accuratezza scientifica, descrivendo il prodotto in modo credibile e coerente, senza errori o esagerazioni.
Attualmente, in Giappone, la serializzazione si trova a metà della storia, e Takahashi sta già progettando una seconda parte. Qui entrerà in gioco un nuovo medicinale, una sostanza fondamentale per lo sviluppo della trama. Naturalmente, è tutto frutto di invenzione narrativa: non si tratta di produrre realmente nulla, ma la logica e la credibilità della sostanza sono state studiate con attenzione.
Jumbo Max resta quindi un'opera insolita e provocatoria, con un messaggio chiaro: al centro ci sono le persone, i rapporti umani e il rispetto reciproco, anche quando la storia ruota attorno a un elemento così concreto come un farmaco.
Come Takahashi gestisce gli elementi scientifici nei manga
Quando il Sensei Takahashi decide di inserire elementi scientifici nelle sue opere, come quelli presenti in Neun o Jumbo Max, non parte mai da solo con libri e ricerche. Prima di tutto verifica se conosce qualcuno nel campo, un amico o un contatto esperto a cui può chiedere spiegazioni dirette.
Solo dopo questa fase di confronto con esperti, si mette al lavoro sul manga. Questo perché, se mentre disegna dovesse anche studiare e documentarsi, i tempi di consegna non sarebbero più rispettabili. In altre parole, il suo processo funziona all'inverso rispetto a quello che molti lettori immaginano: prima la conoscenza, poi il disegno.

Prendiamo Jumbo Max: non è stato lui a scegliere di parlare di farmaci di propria iniziativa. L'idea è nata grazie a conoscenti nel mondo farmaceutico, che gli hanno raccontato e spiegato dettagliatamente il loro lavoro. Quando hanno letto l'opera, gli hanno confermato che la descrizione del farmaco per la disfunzione erettile era scientificamente realistica, credibile e coerente. Takahashi non voleva inventare cose assurde o ridicole: il suo obiettivo era mantenere rigore e realismo scientifico, affidandosi agli esperti per tradurre le spiegazioni nella storia.
Allo stesso modo, in Neun, quando viene utilizzato il sarin, Takahashi ha raccontato che si è mosso con grande cautela. Ha utilizzato questa sostanza in riferimento all'attentato terroristico del 1995 a Tokyo, compiuto dalla setta Aum Shinrikyō, che provocò morti e feriti proprio a causa della diffusione di gas sarin nella metropolitana. È un argomento delicatissimo, che i giapponesi conoscono molto bene, che poi è stato contestualizzato nel giusto periodo storico in cui questo gas è stato inventato che coincide con quello del manga, così ogni descrizione è risultata accurata e rispettosa della realtà storica, evitando qualsiasi semplificazione o spettacolarizzazione.
Il metodo di Takahashi dimostra come, anche quando si parla di temi scientifici o tecnici, la chiave sia combinare rigore, consulenza di esperti e abilità narrativa, così da creare storie avvincenti ma credibili.
Portare avanti più serie contemporaneamente
In linea di principio, un mangaka con esperienza e un sistema di lavoro ben organizzato può arrivare a gestire fino a tre serie contemporaneamente. Non pensate che un autore lavori mai su una sola storia: molti ne seguono due, alcuni addirittura tre. Non è affatto insolito.
Il Sensei Takahashi paragona questa gestione a un pendolo che oscilla da un lato all'altro tra due estremi.
Da un lato c'è Jumbo Max, una storia che non ha una struttura prestabilita. La trama evolve man mano che la scrittura procede, e questo rappresenta una sfida enorme: non si tratta solo di disegnare, ma anche di costruire e sviluppare continuamente la storia. È un lavoro che richiede un grande impegno mentale.
Dall'altro lato c'è Guitar Shop Rosie, dove invece c'è un modello narrativo ricorrente: storie brevi, autoconclusive, ogni capitolo è un episodio a sé. Questo tipo di lavoro, per lui, è molto più "leggero": mentalmente è meno faticoso, perché il formato è chiaro e non deve immaginare continuamente come evolverà la trama.

Alternare le due serie come un pendolo, dedicando periodi alla serie più impegnativa e poi tornando a quella più "confortevole", crea un equilibrio mentale che gli permette di lavorare senza esaurirsi.
Gli autori che seguono due serializzazioni contemporaneamente di solito procedono così: una serie principale, complessa, e un'altra più leggera, che funge da respiro rispetto allo sforzo maggiore.
Un punto fondamentale, secondo Takahashi, è che le due storie non si mescolano mai. Anche se entrambe sono ambientate nel Giappone contemporaneo, ciascuna ha il suo universo autonomo. Questo permette all'autore di concentrarsi su ogni mondo separatamente, mantenendo freschezza e coerenza narrativa.
Conclusione
Incontrare un autore come Tsutomu Takahashi, che da sempre è il mio mangaka preferito, è stata un'esperienza semplicemente splendida. Abbiamo avuto l'opportunità di partecipare anche a una masterclass incredibilmente interessante, durante la quale il Sensei ci ha mostrato la sua visione del manga: come lavora quando deve realizzare una storia, come pensa ogni storia, due pagine alla volta, come distribuisce le vignette, la gestione dei momenti di tensione, i cliffhanger, insomma una vera e propria lezione di fumetto da parte di un mangaka straordinario.
Ma non è stato solo il suo talento a impressionarci: Takahashi si è rivelato una persona gentile, disponibile e simpatica, desiderosa di conoscere tutti, scambiare opinioni, fare foto, regalando momenti indimenticabili a ciascun fan.
In poche parole, un incontro che rimarrà nel cuore di tutti noi, e un'occasione unica per vedere da vicino non solo un maestro del manga, ma anche una persona speciale.
Michele Mari x AnimeClick.it
L'articolo è firmato dal nostro amico Michele Mari, che si è recato appositamente a Barcellona per seguire l'evento.
Il Sensei era ospite di Norma Editorial, la casa editrice che pubblica le sue opere in Spagna. Per celebrare la sua presenza, Norma Editorial aveva organizzato anche un originale concorso, con in palio una Telecaster decorata dallo stesso Takahashi, un'iniziativa che ha coinvolto moltissimi fan. Prima di passare ai contenuti del festival, un breve saluto introduttivo è stato affidato a Òscar Valiente, direttore generale di Norma Editorial, che ha dichiarato:
"Ciao, da Manga Barcelona. Siamo felicissimi di avere qui un autore così importante come il sensei Takahashi. Abbiamo pubblicato molte delle sue opere, Detonation Island, Jumbo Max, Guitar Shop Rosie... e in futuro porteremo anche nuovi suoi lavori. È stato un ospite davvero splendido: ha firmato per moltissime persone. Questa è la sua prima esperienza fuori dal Giappone come autore e sta riscuotendo un successo incredibile. Spero che anche chi si trova in altri Paesi possa avere presto l'occasione di incontrarlo e apprezzarlo".
Per il Sensei Takahashi, autore di opere come Jiraishin, Sidooh, Detonation Island e Jumbo Max, questa è stata infatti la prima partecipazione a una fiera o a un evento internazionale, un debutto che ha reso particolarmente significativo il suo passaggio a Manga Barcelona. Durante i giorni del festival, Takahashi è stato protagonista di diversi appuntamenti tra conferenze, incontri stampa e sessioni di autografi, offrendo uno sguardo prezioso sul suo percorso artistico, sul suo metodo di lavoro e sul rapporto complesso che lega le sue storie alla realtà. Abbiamo seguito da vicino tutti questi eventi, raccogliendo dichiarazioni e riflessioni che permettono di restituire un ritratto più completo e personale di uno degli autori più intensi del manga contemporaneo.
L'approccio al manga di Tsutomu Takahashi
Per Tsutomu Takahashi, il manga non è solo un mezzo di intrattenimento, ma un vero e proprio patrimonio culturale. "In tutto il Giappone si dovrebbe leggere i manga", ci racconta il Sensei, perché sono parte integrante della cultura nazionale. Cresciuto negli anni in cui stavano nascendo opere straordinarie di grandi maestri, Takahashi ha avuto la fortuna di entrare in contatto con questo mondo fin da bambino, grazie alla passione per i manga di suo padre, che ne aveva sempre molti in casa.
Nato nel 1965, Takahashi appartiene a una generazione che ha visto il manga raggiungere la sua maturità come forma d'arte, espressione narrativa e industria. Allo stesso tempo, però, in alcuni ambienti il fumetto era ancora considerato un'arte minore. In questo periodo di grande esplosione creativa, Takahashi ha potuto ammirare i lavori di autori come Shinji Mizushima, autore di Dokaben, e soprattutto Tetsuya Chiba, con Ashita no Joe (Rocky Joe), opera che secondo lui rappresenta la vetta assoluta del manga per la sua costruzione narrativa e il ritmo con cui vengono raccontate le scene. Questi maestri hanno profondamente segnato la sua visione artistica e ispirato il suo percorso.
Il Sensei ha iniziato a disegnare all'età di dieci-undici anni, come molti bambini, copiando e imitando i personaggi che amava. Tuttavia, già a quell'età nutriva un'autentica aspirazione a diventare mangaka, spinto dal desiderio di creare qualcosa di suo senza grandi mezzi: "Disegnare è un'attività alla portata di tutti. Non servono strumenti particolari, basta una matita e un foglio".
Durante l'adolescenza, Takahashi ha valutato diversi possibili futuri, tra cui la musica, ma verso i vent'anni ha deciso di dedicarsi professionalmente al manga. La scelta non è casuale: mentre la musica richiede collaborazione, strumenti e investimenti, il manga permette di creare liberamente, affidandosi solo alla propria testa e alla propria mano.
Interessante è anche l'incontro tra il suo mondo artistico e quello musicale. Takahashi ha collaborato con la band power metal giapponese Galneryus, realizzando illustrazioni interne per un concept-album, grazie al fatto che il designer delle copertine dei suoi manga lavorava anche con il gruppo. Questo progetto gli ha permesso di unire la sua passione per il rock alla narrazione visiva, dando vita a un lavoro di cui si dice particolarmente soddisfatto.
I personaggi e le storie di Takahashi
Una delle caratteristiche più sorprendenti del lavoro di Tsutomu Takahashi è la capacità di creare personaggi con personalità forti e obiettivi chiari, ma al tempo stesso estremamente umani e vulnerabili. Gli ambienti in cui queste storie si muovono sono spesso ostili e intensi, e il modo in cui i suoi personaggi affrontano le difficoltà li rende memorabili.
Durante il nostro incontro, Takahashi ha raccontato un aneddoto curioso: arrivato a Barcellona dopo un lungo volo da Tokyo, ha passato il tempo guardando Mission: Impossible. L'esperienza gli ha fatto riflettere sulla differenza tra cinema e manga. Nel cinema, ci ha spiegato, l'attenzione dello spettatore è guidata dal cosa accadrà dopo: le sequenze scorrono a una velocità prestabilita e il ritmo è imposto dalla pellicola. Nel manga, invece, ciò che conta è il come: come i personaggi affrontano le situazioni, come reagiscono e cosa pensano. Questo permette all'autore di introdurre introspezione, riflessione e complessità, dando al lettore una sensazione di profondità unica.
Pur affrontando generi e tematiche diversi, Takahashi considera le sue opere fondamentalmente simili. Come racconta lui stesso, è come cucinare: la preparazione dei piatti può variare, ma gli ingredienti rimangono gli stessi. Allo stesso modo, nelle sue storie ciò che conta sono gli "ingredienti" comuni: situazioni di tensione, conflitto e pressione, e soprattutto le persone. Takahashi scherza sul fatto che nei suoi manga non compaiono animali: ammette che non sa disegnarli, anche in famiglia gli dicono costantemente di non farlo. Il Sensei disegna solo esseri umani, concentrandosi sui loro sentimenti: gioia, tristezza, rabbia, elementi universali che rendono ogni personaggio riconoscibile e reale.
Un'eccezione notevole è Jumbo Max. In questo caso, Takahashi ha avuto la libertà di creare un protagonista totalmente diverso dal modello classico: un uomo anziano, sovrappeso, non particolarmente attraente, un vero anti-eroe. Questa scelta ha introdotto una novità significativa rispetto alle sue altre opere, dimostrando come anche un autore che si considera coerente nelle tematiche possa sperimentare e rompere schemi consolidati, mantenendo sempre al centro la complessità dei personaggi.
Takahashi e Detonation Island
Quando gli chiediamo quale delle sue opere contenga più di sé stesso, Tsutomu Takahashi indica Detonation Island. "Circa l'80% di ciò che leggete in quel manga è reale", racconta, "aneddoti, situazioni che ho visto e vissuto personalmente". L'opera rappresenta per lui "l'epoca in cui sono stato più stupido della mia vita", un periodo intenso e ribelle della sua gioventù.
Molto di ciò che ha vissuto prende spunto dalla cultura dei bosozoku, le bande di motociclisti giapponesi degli anni '80, ragazzi un po' folli che trascorrevano le notti a sfrecciare sulle moto, facendo rumore con gli scarichi e disturbando il vicinato. Takahashi sorride ricordando: "Io ci andavo! Era un mondo dove era facile capire che stavi facendo qualcosa di sbagliato, ma era il modo dei giovani per esprimersi". Quella gioventù, secondo lui, pur piena di bravate e conflitti, era anche un tempo di legami, di libertà e di energia, di quei sedici anni in cui ci si sente invincibili.
Detonation Island racconta questa realtà con realismo e sincerità: le esperienze, la rabbia e gli errori dei ragazzi vengono rappresentati senza eccessivo giudizio, con la consapevolezza che quei comportamenti appartenevano a una fase della vita. Alcune scene, come la morte di due compagni, sono tratte direttamente da eventi reali e illustrano quanto l'opera sia intimamente personale: "Non puoi disegnare certe cose se non le hai viste con i tuoi occhi", sottolinea Takahashi. In questo senso, il manga diventa quasi una forma di terapia, un modo per dare voce a ricordi e emozioni che aveva tenuto nascosti per anni.
L'idea di trasformare questi ricordi in un'opera è nata quando Takahashi, incontrando un vecchio amico della banda, ha riscoperto la gioia condivisa dei ricordi passati. Così, ciò che un tempo era stato un segreto si è trasformato in un tributo ai compagni, un omaggio a chi non c'è più e a chi ha condiviso quei momenti con lui. "Era il momento giusto per raccontarlo", racconta.
Questa esperienza personale ha contribuito a dare a Takahashi una prospettiva unica come mangaka. Non tutti hanno la possibilità di vivere esperienze così intense prima di iniziare a disegnare, ma, come sottolinea lui stesso, non è necessario averle vissute per creare grandi storie: ciò che conta è il talento, la capacità di raccontare senza trattenere nulla e senza artifici. Che si tratti di esperienze reali o immaginate, ciò che distingue un bravo mangaka è saperle trasmettere in modo autentico e convincente.
La tecnica di Takahashi e l'esperienza a Manben
Tsutomu Takahashi ha partecipato a Manben, la serie documentaria di Naoki Urasawa che mostra il processo creativo di famosi mangaka giapponesi. Per il reportage, la troupe ha installato otto telecamere in angolazioni ravvicinate, alcune sopra la testa, altre ai lati, così da non disturbare l'autore durante il lavoro. Takahashi è stato filmato per un'intera settimana, mostrando in dettaglio ogni fase del suo metodo creativo. Alla fine, la produzione gli fece notare una cosa curiosa: lanciava la penna con troppa energia verso le telecamere!
Il Sensei utilizza una tecnica molto particolare per gli sfondi: prima disegna le linee principali e le figure, poi applica un foglio di plastica trasparente su un tavolo luminoso, sopra il quale mette un secondo foglio per dipingere con inchiostro diluito usando un pennello. Ama far cadere gocce d'inchiostro per creare effetti speciali, un procedimento in parte casuale che rende ogni pagina imprevedibile, come una performance dal vivo: la stessa azione produce risultati sempre diversi. È lui stesso a realizzare sfondi, retini e ombreggiature, accettando il piccolo margine di imperfezione come elemento creativo che dà vita e verità alle tavole.
Per Takahashi, gli sfondi non sono semplici dettagli: servono a collocare il lettore nello spazio della storia. Disegnare troppo può creare "rumore visivo", mentre mostrare solo ciò che è essenziale aiuta a guidare l'attenzione. Come spiega, se volesse rappresentare un auditorium pieno di persone, bastano poche linee per suggerire la presenza della folla senza appesantire la scena.
Un'altra tecnica che ha mostrato a Manben è partire da fotografie di riferimento, digitalizzarle e applicare filtri, per poi intervenire con inchiostro e bianchetto, eliminando gran parte degli elementi originali. In questo modo, lo sfondo conserva solo ciò che è davvero rilevante, creando enfasi e profondità. Per Takahashi, imparare a sottrarre è fondamentale: uno sfondo funziona solo se sa cosa mostrare e cosa lasciare fuori, e questa consapevolezza si sviluppa con gli anni di esperienza.
La routine quotidiana di Takahashi
Tsutomu Takahashi organizza la sua giornata seguendo una routine ben precisa, incentrata soprattutto sulle prime ore del mattino. "Il momento migliore per lavorare è al mattino", ci spiega, "la vista funziona al massimo, mentre verso il tardo pomeriggio inizia a calare". Per questo, il sensei si alza molto presto, tra le 5 e le 6 del mattino, e dedica la prima ora della giornata a portare a spasso i suoi cani. Una passeggiata che, racconta con un sorriso, è fondamentale prima di affrontare lunghe ore al tavolo da disegno.
Dopo la colazione, inizia il lavoro vero e proprio, che occupa quasi tutto il resto della giornata. Takahashi sottolinea quanto il mestiere del mangaka sia sedentario: stare ore e ore seduti al tavolo può sembrare poco faticoso, ma richiede una grande resistenza mentale. La passeggiata con i cani, dunque, diventa non solo un momento di cura e attenzione verso gli animali, ma anche una pausa necessaria per muoversi prima di rimanere seduti a lungo.
Per lui, mantenere un buon equilibrio tra movimento, lavoro e riposo è essenziale: tra il tempo passato a disegnare e quello dedicato al sonno, gran parte della vita di un mangaka scorre seduta o distesa, e gestire bene queste ore è cruciale per sostenere una carriera lunga e intensa.
Takahashi e la gestione di pressione e stress
Il lavoro del mangaka in Giappone segue ritmi estremamente serrati: molte serie sono settimanali, e settimanali significa ogni settimana, per tutto l'anno. Un ritmo difficile da sostenere, che richiede di non fermarsi troppo a riflettere, perché le consegne sono inesorabili. Takahashi racconta che, quando una pagina o un'illustrazione non viene come desidera, lo stress può arrivare fino alla paralisi: un ostacolo gravissimo quando il lavoro deve essere già in edicola o in libreria nel giro di due settimane.
Per affrontare queste pressioni, il Sensei suggerisce di accettare un margine di tolleranza: cercare la perfezione assoluta è impossibile, e spesso bisogna accontentarsi di ciò che viene fuori, senza trattenere troppo le proprie idee. La vera sfida, spiega, non è tanto il disegno in sé, quanto resistere alla pressione mentale e alla fretta, evitando di scivolare nella tentazione di completare il lavoro più velocemente possibile a discapito della qualità.
Takashi consiglia anche un rimedio semplice ma efficace: dormire bene. Una buona notte di riposo aiuta a lasciarsi alle spalle i problemi e ad affrontare il giorno successivo con mente fresca e calma. Il Sensei sottolinea come la fretta sia la peggior nemica del mangaka: ogni vignetta, ogni sfondo, deve essere curata, senza cedere alla tentazione di saltare dettagli. Questo è uno dei motivi principali di stress nel suo lavoro, insieme alla necessità di rispettare scadenze rigorose.
Un altro cambiamento importante nella gestione della pressione riguarda l'alcol. Takahashi, che in passato beveva molto, è da sette anni astemio. Ha preso questa decisione riflettendo sui danni dell'alcol e sulla volontà di mantenere corpo e mente in condizioni ottimali per continuare a disegnare. "Almeno altri dieci anni voglio restare in piena forma", dice, "perché ho ancora tantissime storie da raccontare".
A sessant'anni, Takahashi è consapevole dei limiti del tempo e delle energie, e proprio per questo considera ogni viaggio e ogni incontro con i fan un'occasione preziosa. La sua partecipazione a Manga Barcelona, spiega, è stata un'esperienza unica: conoscere la città, il pubblico e vivere l'evento in prima persona ha un valore che va oltre il semplice lavoro. Per lui, questa potrebbe essere una delle ultime occasioni per affrontare un viaggio così lungo all'estero, e desidera goderselo fino in fondo insieme ai fan.
La sua opera preferita: Tetsuwan Girl
Quando Takahashi iniziò a pubblicare manga, lavorava con cadenza mensile. Le sue prime opere ricevevano elogi da lettori, amici ed editori, tutti concordi sul suo talento. Proprio per questo gli fu proposto di affrontare una sfida più grande: la pubblicazione settimanale.
Il passaggio a un ritmo settimanale comporta meno tempo per riflettere sulla trama e per apportare modifiche durante il processo creativo. Con una pubblicazione mensile, infatti, l'autore può prendersi più libertà nella revisione di ogni uscita, mentre con la cadenza settimanale bisogna avere le idee chiarissime fin dall'inizio.
Ed è proprio in questo contesto che Takahashi si lanciò con Tetsuwan Girl, un manga di baseball con una protagonista femminile. Da un lato, l'opera è un omaggio ai manga di baseball che aveva amato durante l'infanzia e l'adolescenza; dall'altro, rappresenta per lui l'esperienza più significativa di adattamento al nuovo ritmo di lavoro. Capì subito quanto fosse impegnativo passare da una pubblicazione mensile a una settimanale: non era più sufficiente ricevere complimenti per il proprio talento, occorreva anche gestire lo sviluppo della storia con grande disciplina.
Nonostante le difficoltà, Tetsuwan Girl rimane l'opera a cui Takahashi è più legato. Quando gli viene chiesto quale manga ama di più tra i suoi, risponde proprio questo, pur ammettendo che, se potesse, lo ridisegnerebbe da capo, per perfezionare lo sviluppo della trama e il modo in cui la protagonista affronta le diverse situazioni.
L'opera più complicata da realizzare: Sidooh
Per Takahashi, l'opera che ha richiesto il maggiore sforzo creativo è senza dubbio Sidooh. Ambientata nel periodo Edo, si tratta di un'epoca per la quale esiste pochissima documentazione visiva. I mangaka, quando possibile, si affidano a fotografie, archivi e materiali di riferimento per rendere realistiche ambientazioni e personaggi. Anche per opere contemporanee, molti autori scattano personalmente foto e raccolgono dettagli per essere fedeli alla realtà.
Nel caso di Sidooh, invece, il materiale disponibile era estremamente limitato. I personaggi sono samurai: portano spade, indossano numerosi accessori, ornamenti e abiti, tutti elementi difficili da riprodurre accuratamente senza riferimenti concreti. Takahashi stesso ammette che questa opera gli ha richiesto un impegno straordinario, rappresentando una delle sfide più complesse della sua carriera.
Guitar Shop Rosie: musica, passione e magia
Se gli AC/DC non esistessero, Guitar Shop Rosie non sarebbe mai esistito. Tra il 1982 e il 1985, Takahashi mise temporaneamente da parte il manga per dedicarsi alla musica, un campo che conosce profondamente e che rappresenta una delle sue grandi passioni. È proprio questa esperienza musicale che ha ispirato Guitar Shop Rosie, un'opera intrisa di amore per il rock e per gli strumenti a corda.
I personaggi principali, Malcolm e Angus, sono basati su persone reali che Takahashi ha incontrato nei negozi di riparazione di chitarre. Per lui, queste figure possiedono una sorta di magia: la loro abilità sembra straordinaria a chi non ha la stessa tecnica, conoscenza e sensibilità. È questo elemento "magico" che giustifica la creazione della storia e ne definisce il fascino.
Ogni chitarra racconta una storia. Ogni strumento custodisce qualcosa di invisibile agli occhi: un vissuto, una memoria, un'emozione. Nel manga, compaiono chitarre vintage, moderne, costose o più economiche, ma mai viene suggerito che una chitarra sia migliore solo perché più prestigiosa o appariscente. Il vero valore risiede nella persona che la suona, nel legame tra musicista e strumento.
Il messaggio centrale di Guitar Shop Rosie è chiaro: non sono le chitarre a rendere straordinaria la musica, ma chi le suona e la passione che ci mette. Attualmente la serie è in corso in Giappone: sono già usciti tre volumi, e il quarto volume sarà pubblicato a gennaio 2026. Takahashi invita i lettori a seguire i prossimi capitoli, ricchi di storie avvincenti e di momenti di pura magia musicale.
Jumbo Max: tra amore, rispetto e una pillola speciale
Jumbo Max ha catturato l'interesse dei lettori soprattutto per la particolarità della sua trama. Già il fatto che il protagonista sia un anti-eroe lo distingue dalle opere precedenti di Takahashi, ma la storia ruota anche attorno a un potente farmaco per la disfunzione erettile.
E qui sorge spontanea la domanda: il Jumbo Max è davvero la soluzione per l'uomo infelice? Da dove è nata quest'idea così singolare?
Takahashi spiega che il cuore dell'opera non è la chimica fine a se stessa. L'obiettivo principale era raccontare una storia d'amore e di rispetto verso le persone. Non è un manuale su come essere felici senza sesso, né una guida per ottenere prestazioni miracolose: piuttosto, è un racconto sul fatto che la felicità non dipende dal sesso, e che si può vivere pienamente anche senza esso.
Dato che il farmaco è centrale nella trama, Takahashi ha dovuto curare realismo e accuratezza scientifica, descrivendo il prodotto in modo credibile e coerente, senza errori o esagerazioni.
Attualmente, in Giappone, la serializzazione si trova a metà della storia, e Takahashi sta già progettando una seconda parte. Qui entrerà in gioco un nuovo medicinale, una sostanza fondamentale per lo sviluppo della trama. Naturalmente, è tutto frutto di invenzione narrativa: non si tratta di produrre realmente nulla, ma la logica e la credibilità della sostanza sono state studiate con attenzione.
Jumbo Max resta quindi un'opera insolita e provocatoria, con un messaggio chiaro: al centro ci sono le persone, i rapporti umani e il rispetto reciproco, anche quando la storia ruota attorno a un elemento così concreto come un farmaco.
Come Takahashi gestisce gli elementi scientifici nei manga
Quando il Sensei Takahashi decide di inserire elementi scientifici nelle sue opere, come quelli presenti in Neun o Jumbo Max, non parte mai da solo con libri e ricerche. Prima di tutto verifica se conosce qualcuno nel campo, un amico o un contatto esperto a cui può chiedere spiegazioni dirette.
Solo dopo questa fase di confronto con esperti, si mette al lavoro sul manga. Questo perché, se mentre disegna dovesse anche studiare e documentarsi, i tempi di consegna non sarebbero più rispettabili. In altre parole, il suo processo funziona all'inverso rispetto a quello che molti lettori immaginano: prima la conoscenza, poi il disegno.
Prendiamo Jumbo Max: non è stato lui a scegliere di parlare di farmaci di propria iniziativa. L'idea è nata grazie a conoscenti nel mondo farmaceutico, che gli hanno raccontato e spiegato dettagliatamente il loro lavoro. Quando hanno letto l'opera, gli hanno confermato che la descrizione del farmaco per la disfunzione erettile era scientificamente realistica, credibile e coerente. Takahashi non voleva inventare cose assurde o ridicole: il suo obiettivo era mantenere rigore e realismo scientifico, affidandosi agli esperti per tradurre le spiegazioni nella storia.
Allo stesso modo, in Neun, quando viene utilizzato il sarin, Takahashi ha raccontato che si è mosso con grande cautela. Ha utilizzato questa sostanza in riferimento all'attentato terroristico del 1995 a Tokyo, compiuto dalla setta Aum Shinrikyō, che provocò morti e feriti proprio a causa della diffusione di gas sarin nella metropolitana. È un argomento delicatissimo, che i giapponesi conoscono molto bene, che poi è stato contestualizzato nel giusto periodo storico in cui questo gas è stato inventato che coincide con quello del manga, così ogni descrizione è risultata accurata e rispettosa della realtà storica, evitando qualsiasi semplificazione o spettacolarizzazione.
Il metodo di Takahashi dimostra come, anche quando si parla di temi scientifici o tecnici, la chiave sia combinare rigore, consulenza di esperti e abilità narrativa, così da creare storie avvincenti ma credibili.
Portare avanti più serie contemporaneamente
In linea di principio, un mangaka con esperienza e un sistema di lavoro ben organizzato può arrivare a gestire fino a tre serie contemporaneamente. Non pensate che un autore lavori mai su una sola storia: molti ne seguono due, alcuni addirittura tre. Non è affatto insolito.
Il Sensei Takahashi paragona questa gestione a un pendolo che oscilla da un lato all'altro tra due estremi.
Da un lato c'è Jumbo Max, una storia che non ha una struttura prestabilita. La trama evolve man mano che la scrittura procede, e questo rappresenta una sfida enorme: non si tratta solo di disegnare, ma anche di costruire e sviluppare continuamente la storia. È un lavoro che richiede un grande impegno mentale.
Dall'altro lato c'è Guitar Shop Rosie, dove invece c'è un modello narrativo ricorrente: storie brevi, autoconclusive, ogni capitolo è un episodio a sé. Questo tipo di lavoro, per lui, è molto più "leggero": mentalmente è meno faticoso, perché il formato è chiaro e non deve immaginare continuamente come evolverà la trama.
Alternare le due serie come un pendolo, dedicando periodi alla serie più impegnativa e poi tornando a quella più "confortevole", crea un equilibrio mentale che gli permette di lavorare senza esaurirsi.
Gli autori che seguono due serializzazioni contemporaneamente di solito procedono così: una serie principale, complessa, e un'altra più leggera, che funge da respiro rispetto allo sforzo maggiore.
Un punto fondamentale, secondo Takahashi, è che le due storie non si mescolano mai. Anche se entrambe sono ambientate nel Giappone contemporaneo, ciascuna ha il suo universo autonomo. Questo permette all'autore di concentrarsi su ogni mondo separatamente, mantenendo freschezza e coerenza narrativa.
Conclusione
Incontrare un autore come Tsutomu Takahashi, che da sempre è il mio mangaka preferito, è stata un'esperienza semplicemente splendida. Abbiamo avuto l'opportunità di partecipare anche a una masterclass incredibilmente interessante, durante la quale il Sensei ci ha mostrato la sua visione del manga: come lavora quando deve realizzare una storia, come pensa ogni storia, due pagine alla volta, come distribuisce le vignette, la gestione dei momenti di tensione, i cliffhanger, insomma una vera e propria lezione di fumetto da parte di un mangaka straordinario.
Ma non è stato solo il suo talento a impressionarci: Takahashi si è rivelato una persona gentile, disponibile e simpatica, desiderosa di conoscere tutti, scambiare opinioni, fare foto, regalando momenti indimenticabili a ciascun fan.
In poche parole, un incontro che rimarrà nel cuore di tutti noi, e un'occasione unica per vedere da vicino non solo un maestro del manga, ma anche una persona speciale.
Michele Mari x AnimeClick.it
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comunque mangaka che ha raccontato di tutto nei suoi fumetti .
da detonation island a neun
comunque anche se in pochi compriamo le sue cose dobbiamo comunque essere affidabili nel comprarle perchè negli anni hanno portato praticamente tutto dei suoi lavori
Non so, è stato comunque pubblicato almeno l'80% della sua produzione.
Sono felicissima che abbia avuto l'occasione di incontrarlo, ha fatto una bella trasferta ma ne è valsa la pena.
E grazie per aver condiviso con noi l'esperienza ♥
Per fortuna è vero, quasi tutti i suoi lavori (e sono tanti) sono stati pubblicati in Italia e meritano tutti.
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