Si è tenuto, lo scorso 10 dicembre, all'Università Ca' Foscari di Venezia, Hiroshima, Nagasaki, Fukushima: ricerca, traduzione, didattiva e impegno sociale, un incontro di presentazione della nuova edizione, a cura di Hikari, di Gen di Hiroshima (Hadashi no Gen) di Nakazawa Keiji.
L'incontro, durato circa 2 ore e mezza, ha visto avvicendarsi diversi relatori, trattanti ciascuno un campo specifico dell'opera. Data l'eccessiva lunghezza del testo (più di 70.000 caratteri), abbiamo deciso di pubblicare separatemente le varie parti dell'incontro.
PARTE I - Genbaku bungaku, la letteratura della bomba atomica
PARTE II - Il Giappone nucleare: Contraddizioni, convergenza mangaesque e Gen di Hiroshima
La mia sarà una breve introduzione al lavoro di traduzione, al workshop che abbiamo fatto insieme e a quello che intendo come 'didattica sociale'.
Per quanto riguarda l'Italia, nel 2000 viene realizzata un'edizione in 4 volumi, in cui sono state eliminate tutte le parte scomode a cui hanno accennato prima la prof.ssa Bienati e il prof. Miyake; nel 2014, finalmente, arriva, grazie al Dr. Scuzzarella e a 001 Edizioni / Hikari, l'edizione integrale, che per ora comprende i primi 4 volumi originali su 10.
L'edizione originale veniva serializzata dal '73 al '75 settimanalmente sulla rivista giapponese di fumetti per ragazzi più diffusa del periodo, Shonen Jump, per poi proseguire, dopo la crisi economica, su riviste meno popolari ma più politicamente schierate come Shimin, Bunka Hyoron e Kyoika Hyoron tra il '75 e l'85.
Nel 1974 gli episodi raccolti in volume avevano raggiunto una tiratura di 1.650.000 copie e, secondo sondaggi nazionali, erano stati letti da poco meno di 5 milioni di persone.
Col 50° anniversario della bomba atomica, Hadashi no Gen viene tradotto in molte lingue nella sua versione integrale: ad esempio in Svezia o Norvegia si erano già avute le prime traduzioni, dall'inglese, molto censurate e ridotte, e poco curate anche dal punto di vista dello studio lessicografico, sebbene con una forte motivazione dietro. Il gruppo che inizia la traduzione nel 1978, infatti, è un gruppo sparso per tutto il mondo che si concentra per un certo periodo a Tokyo per il Project Gen con lo scopo di tradurre Gen in tutte le lingue del mondo.
Quello che Gen ricorda è il terrore, l'orrore, ed essendo Gen scritto nel dialetto di Hiroshima, tutt'oggi tale dialetto viene considerato terrificante, in chi non è del posto, per tutto ciò che evoca; avendo Gen fornito la narrazione, le parole, le immagini più lette e viste in Giappone sull'Olocausto atomico, chi non è del posto ha potuto avvicinarsi a tale dialetto solo attraverso Hadashi no Gen e sue trasposizioni.
Bisogna ricordare che, essendo Hadashi no Gen stato scritto nel '73, non utilizza il dialetto di Hiroshima utilizzato negli anni '40, ma quello degli anni '70. Vi sono state quindi problematiche a livello di traduzione per decidere come trasporre questo dialetto, che tipo di linguaggio utilizzare
Per questo motivo è nato il Gruppo di traduzione: Gen, costituito da una trentina di persone con lo scopo di studiare e tradurre insieme Hadashi no Gen, tra cui anche una decina di laureandi che hanno svolto la propria tesi sia come tesi di traduzione che di commento.
C'erano alcuni interessati alla storia, e in alcune tesi abbiamo visto alcuni commenti alle pan-pan girls e alla prostituzione, molto diffusa nel dopoguerra in Giappone e non solo, ampiamente ripresa sotto diverse prospettive nella parte conclusiva del primo volume italiano di Hadashi no Gen.
Alcuni erano invece interessati alla lingua e abbiamo fatto un grosso studio sulle onomatopee, perchè uno degli aspetti principali della traduzione di Hadashi no Gen è stata la crezione di un foglio excel in cui cercare di far corrispondere ad ogni onomatopea una traduzione abbastanza rigorosamente simile ogni volta che tale onomatopea si presentava; purtroppo l'autore non era così che aveva concepito il manga, per cui abbiamo avuto sfasamenti tra onomatopee che all'inizio rappresentavano un certo stato o un determinato suono e poi invece si trasformavano in qualcosa di diverso.
Purtroppo nessuno era interessato alle canzoni: l'aspetto uditivo in Gen è molto presente; Nakazawa ha voluto riproporre il sottofondo musicale, non tanto quello che veramente veniva trasmesso dalla radio, ma quello che i bambini ricordavano. Abbiamo quindi tantissimo canzone, e qui ringrazio tantissimo la collega Yumiko Yamamoto, che riprendono dei testi autentici trasformandoli a seconda di quelli che i bambini attraverso la radio percepivano tra i disturbi di ricezione.
C'è stato però chi, nella propria tesi triennale incentrata sulla traduzione di Hadashi no Gen, ha portato avanti questo discorso, e mi ha fatto molto piacere vedere che i vari traduttori non sono traduttori passivi che accettano solo quello che dice la Mariotti perchè lo dice la Mariotti, ma hanno delle proprie opinioni.
Oltre a questi file, nel gruppo davo alcuni link per usurfruire di strumenti come ngrams per visualizzare quando in un certo periodo venisse utilizzata una certa parola; ad esempio “antipatriota”, l'aggettivo che viene riferito al padre di Gen, mi risultava difficile utilizzarlo, in quanto ci viene più facile dire “pacifista”, anche se in giapponese era proprio antipatriota. Abbiamo quindi fatto un po' di ricerche per vedere in quali periodi questa parola veniva utilizzata maggiormente nelle opere letterarie.
Abbiamo anche fatto una ricerca di tutte le parolacce; un'opera del genere, che coinvolge emotivamente non solo chi traduce ma anche chi l'ha vissuta, fa ampio uso di parolacce. Tuttavia le parolacce usate negli anni '70 non erano quelle usate nel '45 o quelle di oggi. Gran parte del lavoro del workshop è stato quello di chiedersi che tipo di parolacce usavano i nonni, che tipo di interiezioni si possono utilizzare che non rappresentino un “santo cielo” o un “santo dio” che sono più comuni in Italia rispetto ad un contesto come quello giapponese che non avrebbe dato spazio all'utilizzo di questi termini.
Ed infine, perchè considero Gen come un inno alla vita. Tradurre Gen è stato per me molto difficile, sopprattutto questi quattro volumi, e credo che se non avessi avuto con me la forza delle persone che c'erano dietro e si aspettavano anche a livello tecnico dei commenti o una guida, per me sarebbe stato davvero difficile arrivare alla fine. Desidero che possa diventare una lettura obbligatoria come spesso avviene in Giappone, nelle scuole elementari forse è difficile in Italia ma sicuramente nelle scuole medie, in modo che sempre più ragazzi possano imparare la storia passata, per condividere il presente e creare un futuro migliore.
A breve pubblicheremo la quinta parte dell'incontro, a cura di Morimi Kobayashi e Alice Madau, dal titolo:
L'incontro, durato circa 2 ore e mezza, ha visto avvicendarsi diversi relatori, trattanti ciascuno un campo specifico dell'opera. Data l'eccessiva lunghezza del testo (più di 70.000 caratteri), abbiamo deciso di pubblicare separatemente le varie parti dell'incontro.
PARTE I - Genbaku bungaku, la letteratura della bomba atomica
PARTE II - Il Giappone nucleare: Contraddizioni, convergenza mangaesque e Gen di Hiroshima
PARTE III: GEN DI HIROSHIMA: WORKSHOP DI TRADUZIONE E 'DIDATTICA SOCIALE'
a cura del prof.ssa Marcella Mariotti
La mia sarà una breve introduzione al lavoro di traduzione, al workshop che abbiamo fatto insieme e a quello che intendo come 'didattica sociale'.
- Hadashi no Gen
Per quanto riguarda l'Italia, nel 2000 viene realizzata un'edizione in 4 volumi, in cui sono state eliminate tutte le parte scomode a cui hanno accennato prima la prof.ssa Bienati e il prof. Miyake; nel 2014, finalmente, arriva, grazie al Dr. Scuzzarella e a 001 Edizioni / Hikari, l'edizione integrale, che per ora comprende i primi 4 volumi originali su 10.
L'edizione originale veniva serializzata dal '73 al '75 settimanalmente sulla rivista giapponese di fumetti per ragazzi più diffusa del periodo, Shonen Jump, per poi proseguire, dopo la crisi economica, su riviste meno popolari ma più politicamente schierate come Shimin, Bunka Hyoron e Kyoika Hyoron tra il '75 e l'85.
Nel 1974 gli episodi raccolti in volume avevano raggiunto una tiratura di 1.650.000 copie e, secondo sondaggi nazionali, erano stati letti da poco meno di 5 milioni di persone.
- Tempo e spazio
Col 50° anniversario della bomba atomica, Hadashi no Gen viene tradotto in molte lingue nella sua versione integrale: ad esempio in Svezia o Norvegia si erano già avute le prime traduzioni, dall'inglese, molto censurate e ridotte, e poco curate anche dal punto di vista dello studio lessicografico, sebbene con una forte motivazione dietro. Il gruppo che inizia la traduzione nel 1978, infatti, è un gruppo sparso per tutto il mondo che si concentra per un certo periodo a Tokyo per il Project Gen con lo scopo di tradurre Gen in tutte le lingue del mondo.
Quello che Gen ricorda è il terrore, l'orrore, ed essendo Gen scritto nel dialetto di Hiroshima, tutt'oggi tale dialetto viene considerato terrificante, in chi non è del posto, per tutto ciò che evoca; avendo Gen fornito la narrazione, le parole, le immagini più lette e viste in Giappone sull'Olocausto atomico, chi non è del posto ha potuto avvicinarsi a tale dialetto solo attraverso Hadashi no Gen e sue trasposizioni.
Bisogna ricordare che, essendo Hadashi no Gen stato scritto nel '73, non utilizza il dialetto di Hiroshima utilizzato negli anni '40, ma quello degli anni '70. Vi sono state quindi problematiche a livello di traduzione per decidere come trasporre questo dialetto, che tipo di linguaggio utilizzare
- Workshop di traduzione
- Chi
Per questo motivo è nato il Gruppo di traduzione: Gen, costituito da una trentina di persone con lo scopo di studiare e tradurre insieme Hadashi no Gen, tra cui anche una decina di laureandi che hanno svolto la propria tesi sia come tesi di traduzione che di commento.
- Donello Patrizia
- Casati Cristina
- Couvert Altan
- Cappellari Mattia Federico
- Scolaro Lucilla
- Vaccani Roberto
- Mencucci Filippo
- Franceschini Alessia
- Borelli Andrea
- Baggio Laura
- Sarti Davide
- Yamamoto Yumiko
- Vischi Tiziana
- Vignali Rita
- Pìva Veroi Martina
- Barbetta Tommaso
- Dugar Giulia
- Del Bianco Chiara
- Soravia Elisabetta
- Zanette Marta
- Noè Carlotta
- Populin Alice
- Orsetti Davide
- Belotti Ilaria
- Piccolo Vittoria
- Fusi Barbara
- Tricarico Sara
C'erano alcuni interessati alla storia, e in alcune tesi abbiamo visto alcuni commenti alle pan-pan girls e alla prostituzione, molto diffusa nel dopoguerra in Giappone e non solo, ampiamente ripresa sotto diverse prospettive nella parte conclusiva del primo volume italiano di Hadashi no Gen.
Alcuni erano invece interessati alla lingua e abbiamo fatto un grosso studio sulle onomatopee, perchè uno degli aspetti principali della traduzione di Hadashi no Gen è stata la crezione di un foglio excel in cui cercare di far corrispondere ad ogni onomatopea una traduzione abbastanza rigorosamente simile ogni volta che tale onomatopea si presentava; purtroppo l'autore non era così che aveva concepito il manga, per cui abbiamo avuto sfasamenti tra onomatopee che all'inizio rappresentavano un certo stato o un determinato suono e poi invece si trasformavano in qualcosa di diverso.
Purtroppo nessuno era interessato alle canzoni: l'aspetto uditivo in Gen è molto presente; Nakazawa ha voluto riproporre il sottofondo musicale, non tanto quello che veramente veniva trasmesso dalla radio, ma quello che i bambini ricordavano. Abbiamo quindi tantissimo canzone, e qui ringrazio tantissimo la collega Yumiko Yamamoto, che riprendono dei testi autentici trasformandoli a seconda di quelli che i bambini attraverso la radio percepivano tra i disturbi di ricezione.
- Cosa
C'è stato però chi, nella propria tesi triennale incentrata sulla traduzione di Hadashi no Gen, ha portato avanti questo discorso, e mi ha fatto molto piacere vedere che i vari traduttori non sono traduttori passivi che accettano solo quello che dice la Mariotti perchè lo dice la Mariotti, ma hanno delle proprie opinioni.
Oltre a questi file, nel gruppo davo alcuni link per usurfruire di strumenti come ngrams per visualizzare quando in un certo periodo venisse utilizzata una certa parola; ad esempio “antipatriota”, l'aggettivo che viene riferito al padre di Gen, mi risultava difficile utilizzarlo, in quanto ci viene più facile dire “pacifista”, anche se in giapponese era proprio antipatriota. Abbiamo quindi fatto un po' di ricerche per vedere in quali periodi questa parola veniva utilizzata maggiormente nelle opere letterarie.
Abbiamo anche fatto una ricerca di tutte le parolacce; un'opera del genere, che coinvolge emotivamente non solo chi traduce ma anche chi l'ha vissuta, fa ampio uso di parolacce. Tuttavia le parolacce usate negli anni '70 non erano quelle usate nel '45 o quelle di oggi. Gran parte del lavoro del workshop è stato quello di chiedersi che tipo di parolacce usavano i nonni, che tipo di interiezioni si possono utilizzare che non rappresentino un “santo cielo” o un “santo dio” che sono più comuni in Italia rispetto ad un contesto come quello giapponese che non avrebbe dato spazio all'utilizzo di questi termini.
- Come / Dove
- digitale e cartaceo
- online
- file indicazioni + correzioni + definitivo (oggi!)
- domande-risposte
- post
- commenti angolari G-Drive
- chat
- laureandi
- ricevimento
- mail stalking
- Quando
- aprile – maggio 2014
- >>> ottobre 2014 (Lucca Comics & Games 2014)
- Perchè
- equivalenti lessicografici >> interpretazione 'critica'
- ricostruzione degli 'intra-matters', circonstaziati agli anni '40
- consapevolezza del lettore / traduttore 'critico' >>> workshop e tesi
Ed infine, perchè considero Gen come un inno alla vita. Tradurre Gen è stato per me molto difficile, sopprattutto questi quattro volumi, e credo che se non avessi avuto con me la forza delle persone che c'erano dietro e si aspettavano anche a livello tecnico dei commenti o una guida, per me sarebbe stato davvero difficile arrivare alla fine. Desidero che possa diventare una lettura obbligatoria come spesso avviene in Giappone, nelle scuole elementari forse è difficile in Italia ma sicuramente nelle scuole medie, in modo che sempre più ragazzi possano imparare la storia passata, per condividere il presente e creare un futuro migliore.
a cura del prof.ssa Marcella Mariotti
A breve pubblicheremo la quinta parte dell'incontro, a cura di Morimi Kobayashi e Alice Madau, dal titolo:
Parte V: L'associazione Orto dei sogni e l'impegno sociale per i bambini di Fukushima
Complimenti a Slanzard e a tutto lo staff di Animeclick!
ps: io Gen l'ho preso, attendo i restanti 2 volumi.
Grazie a Slanzard che ce la sta riproponendo.
Però direi che se quetsa è la terza parte, la prossima sarà la quarta non la quinta : - P
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.