Esattamente mezzo secolo fa, il 3 settembre 1968, andava in onda sulle TV giapponesi il primo episodio dell'anime Sasuke, noto in Italia come Sasuke, il piccolo ninja.
L'anime-fan dei giorni nostri, quando sente il nome Sasuke, pensa probabilmente a Sasuke Uchiha di Naruto e al suo Sharingan e lì si ferma. In realtà dietro al nome Sasuke c'è una tradizione secolare.

La leggenda di Sasuke Sarutobi

Per i giapponesi, il nome è associato a Sasuke Sarutobi, uno dei Dieci di Sanada, caduto nell'assedio di Osaka del 1615, in battaglia contro le forze di Ieyasu Tokugawa. Questo secondo la leggenda dell'epoca Meji, che sembrerebbe ispirata alle gesta di un ninja realmente esistente, che qualcuno identifica con Kozuki Sasuke e altri con Sarutobi Nisuke. Anche se l'attendibilità storica della figura di Sasuke è dubbia, questo non ha impedito la formazione di centinaia di opere ispirate al personaggio. Si può dire che il giovane ninja Sasuke sia sempre stato famoso. Se ci restringiamo agli ultimi cento anni, va ricordato che tra il 1911 e il 1925 Bunko Tachikawa scrisse una serie di libri per ragazzi con protagonista Sasuke che ebbero un grandissimo successo e da cui vennero tratti ben tre film muti, nel 1918, 1919 e 1922, più un altro film nel 1938 Ninjutsu Sekigahara Sarutobi Sasuke. Sasuke era anche un personaggio ricorrente del kamishibai, il teatrino dei cantastorie giapponesi e la sua popolarità non si è mai affievolita, neppure durante la guerra.
 

Dopo la seconda guerra mondiale, le opere sui ninja subirono un rallentamento forzato. Il motivo è che gli Stati Uniti occuparono il Giappone con 400,000 soldati e posero una forte censura su tutte le opere di genere storico (libri, fumetti, teatro, film) con la scusa che inneggiavano al nazionalismo. Ma anche nel periodio più nero c'era sempre qualche film sul nostro eroe, come Sarutobi Sasuke Ninjutsu Senichiya del 1947 e Sarutobi Sasuke Senjogadake no Himatsuri del 1950. Nel 1951 le truppe del generale MacArthur iniziarono progressivamente ad abbandonare il Giappone, la censura venne abolita e ci fu un nuovo boom di opere ad ambientazione storica. È in quegli anni che scoppia la febbre dei ninja, probabilmente proprio come un ritorno alla tradizione giapponese in risposta all'occidentalizzazione forzata imposta dagli americani. Sasuke Sarutobi è tra i primi personaggi a tornare, a partire dal manga di Shigeru Sugiura del 1954.

Il ninja-boom fa sì che Sasuke torni al cinema, sia in animazione (con il film Toei Shonen Sarutobi Sasuke del 1959) che in live action (con il film Sarutobi Sasuke del 1966, in occidente distributo in occidente nel 1976 con il titolo di Ninja Spy). La parte del leone la svolgono i manga, iniziando con Io sono Sarutobi Sasuke! (1960) del Dio dei Manga Osamu Tezuka, subito seguito dal Sasuke di Sanpei Shirato (1961).

La prima serie d'animazione sui ninja è Fujimaru of the Wind del 1964, tratta da un manga sempre di Sanpei Shirato, in cui il padre del protagonista si chiama proprio Sasuke. Si può dire che in Giappone Sasuke sia il nome ninja per eccellenza, e sarebbe impossibile fare una lista delle opere in cui compare tale nome. Tanto per fare un esempio recente, anche in Naruto viene esplicitemente detto che Sasuke Uchiha viene chiamato così in onore di Sasuke Sarutobi, padre di Hiruzen Sarutobi, il Terzo Hokage.
 

Storia dei ninja

La storia dei ninja in Giappone è lunga e ricca misteri. Secondo il manoscritto Shinobi Hiden (1646) le tecniche segrete del ninjitsu vennero portate in Giappone dalla Cina nel settimo secolo dopo Cristo. La leggenda narra che Xu Fu, alla ricerca dell'elisir della vita sui monti Kumano, non potendo trovarlo si stabilì in Giappone e tramandò le sue tecniche ai figli che successivamente si stabilirono sulle montagne di Iga. Siccome il manoscritto è stato redatto mille anni dopo gli eventi narrati non può essere preso troppo seriamente, ma gli storici credono comunque che l'origine cinese delle tecniche ninja sia probabile, perché ci sono molti documenti attestanti l'uso di tecniche di spionaggio di tipo ninja nell'antica Cina.

La parola shinobi (che si scrive con gli stessi ideogrammi di ninja) è attestata nella raccolta di poemi Man'yōshū dell'ottavo secolo e ci sono documenti attestanti l'esistenza di quello che oggi chiameremmo ninja nel Giappone del dodicesimo secolo. Il termine shinobi no mono era di uso comune già nel quattordicesimo secolo e le imprese dei ninja erano ben note. Il boom degli exploit dei ninja si registra nell'epoca Sengoku, quando la richiesta delle loro abilità era massima. Nei due secoli di pace forzata dei Tokugawa il numero di ninja andò assottigliandosi, non essendoci molto lavoro, e si possono considerare scomparsi a partire dall'epoca della restaurazione Meiji anche se ci sono persone che hanno continuato a spacciarsi per discendenti dei ninja anche in epoca molto posteriori, fino ad arrivare al mito dei ninja impiegati durante la seconda guerra mondiale.

I manuali ninja (i famosi scrolls) esistono veramente, risalgono all'epoca Sengoku/Tokugawa e si riferiscono a tecniche che già all'epoca erano considerate vecchie di secoli. I manuali più antichi, celebri e storicamente affidabili sono il Bansenshukai, lo Shinobi Hiden della famiglia Hattori e lo Shoninki della famiglia Natori.

Tra le abilità storiche dei ninja ci sono l'abilità nel travestimento, la capacità di scalare muri, montagne ed alberi, l'abilità di mimetizzarsi, l'abilità di infiltrarsi in castelli iperprotetti e di incendiarli, l'abilità di usare gas velenosi e tante altre. Naturalmente le abilità più fantasiose dei ninja vanno prese cum grano salis: per esempio l'abilità di camminare sull'acqua sembra derivare semplicemente da un errore di interpretazione: le cosiddette "scarpe per camminare sull'acqua" non erano scarpe ma semplicemente dei salvagenti!
 

È storicamente accertato che nel'anno 1487 delle squadre ninja di Koga e Iga riuscirono ad infiltrarsi nel campo dello shogun e a ferirlo, tanto che morì l'anno successivo. Da questo evento discese la fama dei ninja di queste province, tanto che per qualche secolo il termine shinobi no mono venne sostituito da Koga no mono oppure Iga no mono. Il nostro Sasuke era un ninja di Koga, ma la reputazione di Iga era pari o addirittura superiore, a seconda delle fonti consultate.

In occidente la ninja-mania è una caratteristica degli anni ottanta. Era semplicemente una conseguenza del successo dei film di arti marziali degli anni settanta, che erano entrato in tutti media in tutte le forme, comprese anche quella dei ninja. Qui potrei citare il romanzo Ninja di Eric van Lustbader (1980) oppure la celebre ninja Elektra Natchios, introdotta nei comics di Daredevil da Frank Miller nel 1981, oppure la serie TV americana The Master (1984) in cui Lee Van Cleef interpreta un anziano maestro ninja, ma gli esempi sarebbero un'infinità.

In Italia i ninja divennero popolari tra i bambini proprio grazie all'anime di Sasuke il piccolo Ninja, trasmesso sulle TV private a partire dal 1981.

La serie del 1968

La serie del 1968 è ricordata in Italia in quanto prima serie ninja mai apparsa in TV e anche per la celebre sigla dei Cavalieri del Re. Anche alla prima visione, nel 1981, la serie appariva molto datata, con una grafica, dei colori, delle musiche e delle animazioni arretrate di un decennio rispetto alle serie che venivano trasmesse in Italia all'epoca. Ciò nonostante, Sasuke riusciva a piacere come e più di altre serie tecnicamente più elaborate, per l'originalità, per l'inedita ambientazione nel Giappone medievale, per le spiegazioni dettagliatissime e pseudoscientifiche dei trucchi ninja impiegati da Sasuke, e soprattutto per la simpatia del personaggio principale. I bambini dell'epoca si divertivano a correre in cerchio come dei folli cercando di sdoppiarsi come faceva Sasuke (quarant'anni prima del Kage Bunshin di Naruto!).
 

Chi vuole accingersi alla visione di Sasuke farebbe comunque bene a provvedersi di fazzoletti. Nonostante la serie si rivolga a un pubblico infantile, Sasuke è un vero figlio degli anni sessanta, e non mancano morti, esplosioni, squartamenti e tristezza a palate. Il piccolo ninja inizia fin da subito con la morte della madre di Sasuke. Il motivo è che il clan dei Sarutobi è stato condannato a morte dallo shogun Tokugawa e viene perseguitato dalla famiglia Hattori. La famiglia Hattori è storicamente esistita e il suo primo e più celebre esponente è Hattori Hanzo (1541-1596), braccio armato di Ieyasu Tokugawa e secondo la tradizione ninja di Iga, mentre Sasuke era un ninja di Koga. Hattori Hanzo compare in una gran quantità di manga e anime; qui citerò soltanto la serie nota in Italia come Nino il mio amico ninja (1981) che in originale s'intitolata "Ninja Hattori-kun" (Nino è la parodia di Hattori Hanzo) ed è tratta dal un manga di Fujiko Fujio del 1964.

La serie si svolge in 29 episodi durante i quali Sasuke vive mille avventure e battaglie, a volte in solitario e a volte assistito dal padre Ozaru che si nasconde sotto le spoglie di un mendicante.
Meritano una menzione anche i cuginetti di Sasuke, del tutto identici a lui. La serie è rivolta a un pubblico infantile, ma ciò nonostante sono presenti messaggi e situazioni molto adulte. Per esempio nelle ultime puntate si affrontano temi che sono diventati molto importanti in questi tempi il cui il divorzio è così diffuso. Infatti il padre di Sasuke vuole risposarsi con una donna che ha una figlia più grande di Sasuke e questo matrimonio genera parecchi conflitti interni: chiaramente Sasuke non riesce ad accettare l'amante del padre come sua nuova madre, fugge di casa e deve passare del tempo primo che la situazione si sistemi.
 

Nelle stesse puntate Sasuke e suoi padre cercano di salvare i cristiani nascosti, giapponesi convertiti al cristianesi e perseguitati dal governo Tokugawa. È noto l'eccidio dei cristiani giapponesi durante la ribellione di Shimabara (1637–1638) quando il governo Tokugawa decapitò approssimativamente 37000 persone. Dopo questo fatto i cristiani continuerano a professare la loro sede in segreto per più di duecento anni, fino alla riapertura del paese agli occidentali: anche questa è una storia che meriterebbe di essere più conosciuta.

Le opere di Shirato sono quasi dei libri di storia, e i suoi ninja sono i maggiori rappresentanti della tradizione "realistica" dei ninja: hanno si' abilità eccezionali ma non completamente assurde. La tradizione realistica si contrappone alla tradizione "favolosa" di Yamada, i cui ninja hanno capacità inverosimili, come degli strabilianti poteri oculari, anche se nei libri Yamada si sforza di darne qualche spiegazione fantascientifica. Film come il celebre Ninja Scroll del 1993, di cui abbiamo festeggiato il 25esimo anniversario poco tempo fa, derivano direttamente dall'opera di Yamada, ed è questa la tradizione ninja più popolare al momento (non dimentichiamo che il 2018 è stato l'anno della seconda serie di Basilisk), per la maggiore spettacolarità e sense of wonder. Eppure la spettacolarità non è tutto e una serie di cinquant'anni fa, con animazione poverissime, scelte cromatiche imbarazzanti (a tratti sembra addirittura una serie in bianco e nero) e un character design preistorico (mitici i piedi di Sasuke che si riducono al solo alluce!) ha anche al giorno d'oggi un fascino innegabile.
 

Non vi private di questa esperienza solo perché la serie sembra datata: è proprio il suo essere datata il suo punto di forza. Seguite la serie di Sasuke se volete una full immersion nel medioevo giapponese, con tante di musiche tradizionali e un'iconografia che sembrano uscite da un remoto passato.

Altre serie con Sasuke Sarutobi

Anche se l'impresa di preparare una lista esaustiva delle serie TV e film in cui compare Sasuke Sarutobi è senza speranza, mi pare comunque il caso di citare qualche esempio, per guidare chi volesse saperne di più sul celebre ninja.

Innanzitutto citerò una serie che viene spesso confusa con *Sasuke il piccolo ninja", per lo meno in Italia, a causa di un titolo quasi identico: sto parlando di Sasuke, il piccolo guerriero del 1979, noto in occidente come Ninja the Wonder Boy. I due anime sono diversi come il giorno e la notte: "Il piccolo guerriero" è molto più leggero e solare, privo delle atmosfere di tragedia tipiche delle classiche opere sui ninja. Rimane comunque una serie d'azione ambientata nel Giappone medievale.

Se volete qualcosa di davvero demenziale associato al nome Sarutobi, rimanendo negli anni settanta consiglio la serie Sarutobi Ecchan (in Italia Hela Supergirl del 1971, tratta da un manga shojo umoristico del 1964 nientepopodimeno che di Shotaro Ishinomori, che di opere sui ninja ne ha scritte un bel po'. Hela è una bambina contemporanea (ovvero della fine degli anni sessanta) che va regolarmente a scuola vivendo una vita normale; le sue di qualità eccezionali, in quanto discendente del solito Sasuke Sarutobi, sono sfruttate puramente a scopo umoristico. Purtroppo nella versione italiana il sottotesto ninja è stato completamente perso, ma la serie fa comunque divertire e la fortissima Hela si può considerare un antesignana della più celebre Arale.
 

Secondo la tradizione classica Sasuke era al servizio del generale Sanada Yukimura (vero nome Sanada Nobushige, 1567-1615), assieme ad altri nove ninja leggendari. Il manga di Shirato è ambientato dopo l'assedio di Osaka e la morte di Sanada, ma non è difficile trovare opere che ne parlano, a partire dal film Toei del 1959 e dal manga di Tezuka del 1960, fino ad arrivare al recente manga Brave 10 di Kairi Shimotsuki da cui è stata tratta una serie anime omonima nel 2012. Se volete qualcosa di ancora più recente c'è il film del 2016 intitolato per l'appunto Sanada Ten Braves, che è un live action ma i primi dieci minuti sono di animazione.


Qualche altro ninja vintage

I ninja non passano mai di moda e quindi è sempre possible trovare in ogni momento citazioni e omaggi alle antiche leggende. Gli anime a tema ninja ne sono ovviamente pieni: tanto per fare un esempio, la rivalità tra Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki è un eco di quella leggendaria tra Sasuke Sarutobi e Saizo Kirigakure, un altro dei Dieci di Sanada. Quello che può essere meno ovvio è che anche in serie che non sembrano c'entrare nulla con l'antico Giappone non è difficile trovare citazioni all'immaginario ninja, come per esempio in Ninja Senshi Tobikage del 1985, curiosa commistione tra ninja e super robot.
 

Del resto l'accoppiata tra ninja e alieni era già stata azzeccata da un giovanissimo Go Nagai nei primi anni sessanta, quando era ancora un autore sconosciuto le cui opere venivano rifiutate. Sto parlando del suo manga Leone Nero che riuscì a pubblicare soltanto nel 1978, quando era mai un autore affermato. Il manga inizia come un clone dei romanzi di Yamada, con i ninja di Koga e Iga, continua con robot ninja immortale che anticipa il Terminator di Schwarzenegger di vent'anni e termina con un'invasione aliena, astronavi e viaggi nel tempo! Non ci si fa mancare nulla!

I fan di Vultus V poi ricorderanno che Sonia (in originale Megumi Oka) era una kunoichi, diciottesima discendente della scuola di Koga, la stessa a cui appartenava Sasuke Sarutobi. E qui mi fermo, a voi trovare tanti altri esempi!
 

Approfondimenti

Per la situazione storica del Giappone subito dopo la seconda guerra mondiale e negli anni dell'ascesa del gekiga e il primo boom dei ninja consiglio il libro di Karyn Poupée, Histoire du Manga, ed. Tallandier.

Per la vera storia dei ninja consiglio In search of the Ninja, sottotitolo The historical truth of ninjutsu di Antony Cummins, ed. The History Press. Sullo stesso tema, ma più recente, c'è anche Ninja: Unmasking the Myth di Steven Turnbull, ed. Pen & Sword Books, che però non ho letto.

Se siete interessanti al film di Sasuke del 1959, Mario Rumor gli dedica il quinto capitolo del suo libro Toei Animation, ed. Cartoon Club.

Il romanzo fondamentale sui ninja è Kouga Ninpocho di Futaro Yamada, che si può leggere in inglese sotto il titolo The Kouga Ninja Scrolls, ed. Del Rey. Ci sono almeno 25 film live action derivati dalle opere di Yamada, realizzati tra il 1963 e il 2011, per non parlare di manga e anime. Se avete visto Basilisk sapete già tutto.

Il manga fondamentale sui ninja è Ninja Bugeicho di Sanpei Shirato. In Giappone è un cult, un'opera che divenne simbolo della contestazione giovanile degli anni sessanta, esattamente come Ashita no Joe. Fortunamentente si può trovare anche in Italia, dove è stato edito dalla Hazard nel 2012 in quattro volumi giganti, sotto il titolo
Kagemaru Den - la leggenda di un ninja. Il film di Ninja Bugeicho si trova su YouTube; si tratta di un film sperimentale realizzato semplicemente filmando le immagini del manga e aggiungendoci il sonoro.
 

Ancora più famosa è la successiva saga di Kamui su cui Shirato ha continuato a lavorare per tutta la vita a partire dal 1964. A chi volesse saperne di più consiglio l'Unofficial Italian Fansite di Sanpei Shirato.

Altri manga e anime su Sasuke Sarutobi si posso trovare facilmente con una ricerca su AnimeClick o in rete. Sfortunatamente il manga originale di Sasuke, in quindici volumi, è ancora introvabile in lingua occidentale.