Le geisha giapponesi lottano contro la loro estinzione

Salvaguardare una tradizione antichissima usando un approccio moderno

di Hachi194

Una delle immagini più iconiche del Giappone è senza dubbio la figura della geisha: il suo volto interamente truccato di bianco ricorda la maschere enigmatiche del teatro No, i suoi capelli sono acconciati in fogge complicate, il suo corpo è avvolto e celato da splendidi kimono finemente ricamati. Solo pochi fortunati riescono ad incrociarne una per le vie delle città nipponiche: pur indossando sandali dai tacchi proibitivi, riescono a muoversi veloci e leggiadre facendoci dubitare della nostra vista.
Ma ora tutto questo è in pericolo e queste maestre dell'intrattenimento potrebbero estinguersi. C'è però chi ha deciso di lottare per far sì che ci sia una nuova generazione di geisha: ecco la storia di due donne ed un uomo che per salvare una tradizione millenaria hanno deciso di usare mezzi anche molto moderni.
 

Kikuno fa questo lavoro da circa 30 anni. Ha iniziato a 15, quando tramite l'interessamento della zia, che gestiva una casa da tè per geisha, è scelta come apprendista. Così, il maschiaccio con i capelli corti come si definisce Kikuno, inizia ad imparare come sedersi, come inchinarsi e come indossare il kimono. Le consigliano di non frequentare ragazzi della sua età per non avere distrazioni ed evitare di ascoltare la musica pop, perché avrebbe influenzato il modo in cui lei poteva sentire le note su uno shamisen.
Le sue giornate sono scandite da lezioni di musica nagauta e kouta e lezioni di cerimonia del tè, composizioni floreali, calligrafia e danza giapponese. Le serate invece trascorrono osservando come le geisha intrattengono i clienti, imparando così a versare il sake e a fare conversazione con gli ospiti. "Ero completamente isolata dal mondo reale, ma era interessante. Guardavo gli uomini che erano arrivati con facce scure e sguardi severi, rilassarsi dopo aver bevuto e parlato con le geisha" ricorda Kikuno.
 

Il suo debuto come maiko avviene all'età di 18 anni e la sua vita diventa ancora più frenetica, fra lezioni di ballo al mattino, esibizioni a pranzo, lezione di nagauta al pomeriggio e feste a cui partecipare alla sera, intrattenendo gli ospiti fino a mezzanotte. Diventa ufficialmente geisha all'età di 23 anni, ma con il passare degli anni le sue colleghe si ritirano per limiti di età e così si ritrova ad essere l'unica geisha di Nara.
Pur avendo riscontrato negli ultimi 17 anni un netto calo degli eventi che richiedono la presenza di una geisha, Kikuno si rende conto che nessuno sembra preoccuparsi della cosa. Così decide di prendere in mano la situazione e nel 2012 apre il Kagai Restoration Project, nel distretto Ganrinin di Nara, dove, assieme alle sue apprendiste, si esibisce in balli, canti e spettacoli di intrattenimento. "Non è sufficiente continuare a fare ciò che abbiamo fatto in passato. Ho una responsabilità nei confronti delle ragazze più giovani" dichiara Kikuno.
 

Ma Kikuno va oltre: usando Internet, contatta le geisha di altre parti del Giappone che stanno anche loro lottando per attirare una nuova generazione. Tradizionalmente, le geisha non collaborano con gruppi al di fuori delle loro aree geografiche, ma Kikuno capisce che è tempo di adottare un approccio diverso e di rompere alcune tradizioni per salvarne una più importante.
Quello che muove Kikuno non è solo ridare parte di quello che ha ricevuto ad un mondo che le ha dato tanto; ha anche una ragione più personale. Kikuno ha paura di morire da sola. Tante geisha anziane non hanno un'apprendista che si prenda cura di loro. Ricorda con le lacrime agli occhi il funerale del suo maestro di shamisen, scomparso circondato solo da alcuni dei suoi studenti. "Fortunatamente, siamo stati in grado di tenere un funerale per il mio insegnante, ma ci sono geisha là fuori che non possono organizzarlo da sole. Le geisha anziane finiscono per morire in solitudine e un giorno potrebbe capitare anche a me. Ecco perché voglio creare una rete di connessione con altre geisha".
 

Kikuno sottolinea l'importanza di preservare la cultura delle geisha ma anche la necessità di evolvere, entrare in nuovi territori e provare nuove cose. Grazie alla sua determinazione e creatività, ora tre maiko e un'apprendista stanno lavorando con lei a Nara. Inoltre, una delle sue maiko di nome Kikukame, diventerà geisha a gennaio, così Kikuno finalmente avrà un'altra geisha con cui poter lavorare fianco a fianco. "Come molte altre arti e professioni tradizionali, il mondo delle geisha ha bisogno di passare il testimone alla generazione successiva" dice Kikuno. "Avendo scelto di far parte di questo mondo, credo che sia il mio destino e anche il mio dovere farlo."
 

Come Kikuno a Nara, anche Megumi ad Hachioji, nella parte occidentale di Tokyo, si batte per salvaguardare la figura della geisha. Megumi è nata in una famiglia che non aveva nessun legame con questo mondo ed è diventata geisha dopo aver incontrato il suo futuro mentore in un ristorante giapponese dove lavorava come cameriera. Aveva 22 anni.
"Tutto era nuovo per me, quindi tutto era meraviglioso", ricorda Megumi. "Non sapevo nemmeno che un mondo del genere esistesse. Tutti si sono presi cura di me e mi hanno accolto in questo mondo e ho sentito di aver finalmente trovato un posto a cui appartenere". All'interno di Hachioji (famoso per la sua industria tessile) c'è il distretto di Nakacho: se un tempo vantava più di 200 intrattenitrici, dopo la seconda guerra mondiale perde sempre più geisha, fino a che, nel 1999, ne rimangono solo 10. Megumi, pur avendo ormai trent'anni continua ad essere la geisha più giovane del posto.
 

Così decide di trovare nuove apprendiste con un vero e proprio cartellone pubblicitario.
"Cerco ragazze a cui piaccia indossare il kimono; età massima 30 anni; esperienza non necessaria; paga oraria di 3.000 Yen minimo e noleggio gratuito di kimono. Va bene anche il part time" così recita il manifesto. Sebbene l'approccio non sia propriamente ortodosso, ha il pregio di funzionare: il numero di geisha è quesi raddoppiato, Megumi ha aperto una pensione per geisha, la prima struttura ad aprire a Hachioji dopo 20 anni, nel 2016 un apprendista hangyoku, Kurumi, ha fatto il suo debutto.
Inoltre Megumi ha fondato nel 2014 la Hachioji Odori, performance di danza con geisha, con cui si è esibita anche oltreoceano. "È importante preservare le tradizioni, ma è altrettanto importante continuare ad evolversi" ha dichiarato Megumi "Solo cambiando possiamo portare avanti questa cultura".
 

Ma non ci sono solo geisha a ingegnarsi per difendere la loro figura: è il caso di Susumo Nakano, direttore e consigliere esecutivo dell'hotel Bandai Silver di Niigata. Rinomata per le sue numerose risaie e per il fiorente commercio, Niigata nei secoli passati era un importante snodo commerciale sulla costa del Mar del Giappone. Con così tanti mercanti che passavano da quelle parti, erano molti i ristoranti tradizionali e le geisha, tanto da ritenere che all'apice della sua fortuna ce ne fossero circa 400.
Ma a metà degli anni '80 il loro numero è circa 40. Così Nakano fonda nel 1987 la Ryuto Shinko, un’azienda che si occupa di selezionare e formare nuove geisha. Ma servono soldi e così l'uomo decide di copiare il modello Takarazuka (il gruppo teatrale tutto femminile che fu fondato dal proprietario della Hankyu Railway Co. come parte della compagnia ferroviaria; di conseguenza, ogni membro della compagnia è anche un dipendente della ditta).
 

Nakano raggruppa così 80 imprese locali che offrono alle loro studentesse tutto quello di cui hanno bisogno: lezioni di musica e danza, affitto di parrucche e kimono, prestazioni di sicurezza sociale e i primi tempi addirittura uno stipendio che è quasi il doppio rispetto a quello di un neo diplomato, oltre a fornire un alloggio. Ma l'approccio funziona e ora la Ryuto Shinko attira solitamente da una a tre nuove reclute ogni anno, con alcuni membri che continuano a lavorare anche dopo il matrimonio e la maternità.
"Le aziende che mancano di apprendisti spariranno e volevamo fare qualcosa per preservare una cultura che è preziosa per noi" dice Nakano "Le arti e la cultura tradizionali costano un sacco di soldi perciò fondare un'azienda era l'unico modo per far sopravvivere questa cultura. Grazie ad essa il distretto di Furumachi con le sue geisha e la sua ricca storia sono tornati a splendere".

Fonte consultata:
TheJapanTimes

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