Se pensiamo al Giappone, probabilmente le prime immagini che ci vengono in mente saranno un piatto di sushi, il monte Fuji e una donna (magari una geisha) vestita con il kimono, l'abito tradizionale nipponico. Nonostante ormai non sia più usato quotidianamente dalla maggior parte dei giapponesi, il kimono resta comunque un simbolo del paese e ogni anno aumentano le iniziative per riportarlo ai fasti di un tempo. Scopriamo anche noi qualcosa di più su quest'abito così particolare e caratteristico.
 

La parola "kimono" vuol dire letteralmente "cosa da indossare" e quindi più in generale "abito"; all'inizio era usato per ogni tipo di abito, poi è passato a indicare specificamente l'abito lungo portato ancora oggi da persone di entrambi i sessi e di ogni età. La sua nascita sembra sia stata causata dall'influenza dell'abbigliamento tradizionale cinese del popolo Han, chiamato hanfu, conosciuto grazie alle ambasciate giapponesi presenti in Cina nel IV secolo. Iniziò però a diffondersi nel Sol Levante solo nell'VIII secolo, evolvendo verso la forma attuale a partire dal periodo Heian (794–1192).
 

Durante il periodo Muromachi (1392–1573) poi il kosode, un antesignano del kimono considerato però ancora parte della biancheria intima, prese ad essere indossato senza la gonna-pantalone hakama e ad essere fissato al corpo con una cintura apposita, l'obi. Durante il periodo Edo le maniche si allungarono, soprattutto per le donne non sposate, e l'obi divenne più ampio, con nodi e allacciature sempre più vari e complicati, diventando il kimono che conosciamo.
 

Se al giorno d'oggi i giapponesi si vestono all'occidentale, il kimono riveste ancora molta importanza perché si indossa nelle grandi occasioni, come matrimoni e cerimonie di passaggio (diplomi, raggiungimento della maggior età e così via) oppure in occasioni di rappresentazioni artistiche tradizionali (come la cerimonia del thé, gli spettacoli Kabuki e il teatro No). Inoltre per molti è una divisa da lavoro: sacerdoti buddisti e scintoisti, geisha e attori tradizionali, ma anche proprietari di ryokan e sale da thé.
 

In genere un kimono è costoso perché fatto con materiali di prima qualità come seta, lino e lana ed è difficile da indossare perché composto di diversi strati; questo giustifica anche perché da un'inchiesta di qualche anno fa è risultato che, sebbene l'80% degli intervistati avesse dichiarato di aver indossato almeno una volta nella vita un kimono, solo il 40% ne possiede uno. La maggior parte delle persone preferisce affittarlo quando ne ha bisogno e infatti i negozi che offrono questo servizio sono diventati molto popolari.
 

Un kimono di solito è fabbricato partendo da un tanmono, cioè una sola pezza di tessuto molto lunga che viene poi tagliata in rettangoli cuciti insieme; in questo modo è più facile scucire e ricomporre l'abito nel caso in cui debba essere aggiustato o ridimensionato. Ciò permette anche di poter tramandare un kimono di generazione in generazione, adattandolo sia alla taglia della persona che ai suoi gusti o alla moda del momento.
 

Difficile invece dire quanto può costare un kimono, perché sono molteplici i fattori coinvolti: la qualità del tessuto, il sometsuke (cioè il tipo di tintura), l'etsuke (cioè i motivi dipinti sopra) e i ricami possono incidere molto, andando da un minimo di 30.000 yen (circa 260 euro) per i meno costosi fino a diversi milioni di yen per quelli più preziosi. Inoltre bisogna tener conto anche degli accessori che possono variare in base all'evento a cui si deve presenziare e allo status della persona che lo deve indossare.
 

Fra i principali accessori abbiamo:

Datejime: piccola cintura simile ad una sciarpa parzialmente rigida indossata sotto la cintura obi per tenere fermo il tutto.
Geta: sandali semplici ed informali calzati da uomini e donne con lo yukata, il kimono estivo.
Hakama: una sorta di gonna pantalone, tradizionalmente indossata dagli uomini, ma oggi anche dalle donne e usata nelle tenute di diverse arti marziali.
Haori: soprabito che giunge fino all'anca o alla coscia, che aggiunge ulteriore formalità. Appannaggio esclusivo degli uomini fino alla fine del periodo Meiji (1868-1912), è entrato nell'uso anche per le donne per le quali però tende ad essere più lungo.
 

Kanzashi: ornamenti per i capelli in forma di fiori di seta, pettini di legno e forcine di giada.
Obi: equivalente giapponese della cintura, usata per il kimono o per la yukata. Esistono differenti tipi a seconda dell'occasione e i modelli da donna sono generalmente più elaborati.
Tabi: calzini corti con separazione infradito usati con i sandali.
Zori: sandali di stoffa, pelle o fibra. Possono essere molto decorati o completamente lisci, usati sia dagli uomini che dalle donne.

Ma quello che forse non tutti sanno, è che ci sono molti tipi differenti di kimono, da portare a seconda dell'età o dell'occasione! Vediamo assieme i principali.

Furisode: è il kimono delle ragazze giovani (teoricamente non andrebbe più indossato dopo i 25 anni) e nubili.
 

Il nome significa "maniche lunghe", infatti esse possono misurare fra i 75 e i 114 cm e più sono lunghe, più l'abito acquisterà in formalità. A seconda della lunghezza di distinguono tre tipi di furisode: kofurisode (75 cm), chuburisode (90 cm) e oburisode (105-114 cm). Di solito sono decorati lungo tutta la loro superficie, con motivi e colori molto vivaci e sono in gran parte indossati nella cerimonia di passaggio alla maggiore età e nei matrimoni.

Komon: è il più informale dei kimono in seta e si usa per la maggior parte delle occasioni, come una festa, una visita ad un vicino, per andare al cinema o a fare shopping.
 

Il nome significa "piccoli motivi" e infatti si distingue proprio per un piccolo motivo decorativo ripetuto su tutta la superficie dell'abito; può essere indossato sia da donne sposate che da donne nubili. Esiste poi anche una variante detta Edo Komon, contraddistinto da piccoli punti disposti in gruppi densi a formare un disegno più ampio; in questo modo assume un valore più formale.

Tomesode: è il più formale dei kimono in seta adatto alle donne sposate. Il nome significa "maniche attaccate", è decorato con gli stemmi familiari (kamon) su maniche, petto e schiena e dipinto con motivi dorati o argentati solo nella parte inferiore.
 

Esistono due tipi di tomesode: il Kurotomesode è il più formale, è nero ed è indossato dalle madri degli sposi ai matrimoni. L'altro tipo si chiama Irotomesode, è tinta unita (ma non nero) ed è un po' meno formale; di solito è indossato dalle parenti più strette degli sposi ai matrimoni, oppure per una cerimonia importante come un diploma, ma non è assolutamente indicato per andare al ristorante o a fare spese.

Susohiki o hikizuri: è indossato dalle geisha o da danzatrici tradizionali durante i loro spettacoli; al contrario degli altri kimono, è molto lungo tanto da avere addirittura uno strascico che scivola sul pavimento accompagnando i passi di danza delle artiste.
 

Odori katamigawari: il nome tradotto dice tutto. "Odori" significa "danza" mentre "katamigawari" vuol dire "metà-metà"; questi kimono infatti sono usati da chi esegue danze tradizionali e i decori sulla stoffa sono divisi in due parti diametralmente opposte.
 

Spesso sono di tessuto sintetico, per poter essere lavati più facilmente e sono composti da un unico strato per essere più freschi (anche perché buona parte degli spettacoli di danza tradizionale si svolgono d'estate...).

Iromuji: il nome vuol dire "tinta unita" infatti questo kimono di seta è tutto di un colore (esclusi bianco e nero, destinati a occasioni specifiche) ed è privo di disegni o motivi di colori diversi, al massimo può avere i rinzu, sorta di disegni tipo jacquard, ton sur ton.
 

Può essere indossato sia da donne sposate che da donne nubili in varie occasioni, come ad esempio la cerimonia del thé; può essere più o meno formale a seconda della presenza o meno dei kamon, gli stemmi familiari.

Mofuku: è il kimono riservato al lutto. Di seta, interamente nero, anche negli accessori, ha stampati i cinque kamon della famiglia; gli indumenti sottostanti così come i tabi invece saranno bianchi. È riservato ai parenti stretti del defunto.
 

Homongi: il nome vuol dire "abito da visita"; è un kimono in seta caratterizzato da un motivo decorativo che si sviluppa partendo dall'orlo e andando sulla manica fino alle spalle, seguendo le cuciture senza interruzioni.
 

Se ha decorazioni meno estese e generalmente limitate a sotto la cintura e alle maniche viene detto Tsukesage. Può essere usato per assistere alla cerimonia del thé, per andare al ristorante o ai matrimoni, dalle amiche della sposa. Come grado di formalità, si colloca sotto al tomosode ma sopra al komon o allo tsukesage. Va bene sia per donne sposate che nubili.

Uchikake: è un kimono di seta molto molto formale, riservato alle spose o alle artiste professioniste.
 

Ha maniche molto lunghe ed è provvisto di strascico; può essere bianco oppure rosso, oro o nero ed è riccamente decorato con motivi beneauguranti, come fenici, gru, tartarughe, bambù, pini, fiori di pruno. È indossato sopra ad un furisode bianco detto kakeshita e non è mai fermato da un obi; ha quindi più una funzione di mantello.

Yukata: qualche parola in più merita il kimono estivo per eccellenza, quello che vediamo sempre indossare dalle eroine di anime e manga quando vanno ad un matsuri. Tessuti in cotone, hanno un solo strato e sono stampati con colori vivaci e disegni semplici.
 

Molto più semplice da mettere e da conservare, è anche molto più economico e per questo è molto popolare sia fra i giapponesi (da un'inchiesta del 2013 è risultato che circa la metà delle donne fra 1 20 e i 39 anni ne possiede almeno uno), sia fra i turisti che lo acquistano spesso come souvenir (presente!). Ma lo yukata è indossato anche da chi soggiorna nelle ryokan o negli hotel come veste da camera oppure dopo aver fatto il bagno; la loro origine sembra infatti risalire al periodo Heian (794-1185), quando era usato dalle classi aristocratiche come appunto abito da bagno.
 

Kimono da uomo: la differenza principale è che sono molto più semplici (massimo cinque pezzi) e i tessuti sono opachi e a tinta unita, di solito scura (nero, blu scuro, verde scuro e più raramente marrone). Se molto formali avranno cinque kamon e saranno aggiunti hakama e haori, se meno formali avrà tre kamon e potranno essere anche in colori più vivaci, come il viola, il verde e il blu e presentare un motivo leggero. Di solito sono accompagnati da biancheria ed accessori bianchi.

Il mio sogno sarebbe di riuscire prima o poi ad indossare un vero kimono, visto che di yukata ne ho già comprati due! E voi? Avete mai provato? Vi piacerebbe farlo?

Fonti consultate:
Nippon
NipponConnection
Wikipedia