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"Haibane Renmei" è un anime di tredici episodi tratto dall'omonimo manga di Yoshitoshi Abe. Opera atipica, Haibane Renmei, nella quale sono mescolati e curiosamente rielaborati elementi culturali e religiosi provenienti al tempo stesso dalla tradizione Cristiana, da quella orientale e dalla mitologia fantastica di precedenti importanti opere d'animazione giapponese. Basti pensare ad esempio a Nausicaa.

La creazione del mondo, la genesi, le idee di Platone, gli "angeli", se così possiamo chiamarli, un eterno ritorno ed un ciclo continuo ed inarrestabile, senza che dietro a tutto questo vi siano delle apparenti motivazioni. Ma quindi perché siamo? Cosa eravamo prima di essere, e poi davvero eravamo qualcosa? da dove veniamo e dove andiamo? Nelle nostre vite c'è un angosciante vuoto di fondo, oppure quella che viviamo è un'opportunità unica e ponderata da una mente superiore e capace di grande amore?

Queste sono le domande pesanti come un macigno cui incessantemente siamo resi partecipi dagli Haibane nel pacato svolgimento della storia, in maniera di volta in volta più o meno esplicita. Ma rimbombano sempre nelle nostre orecchie.

Certo, ognuno è libero di darsi la risposta che preferisce, ma alla fine dei conti si capisce come la regia abbia scelto per una sfumatura di soggettività: il mondo degli Haibane tende ad un τέλος ("fine" alla lettera, in questo caso desiderio del bene o d'amore) superiore. Il tutto secondo una incondizionata libertà di scelta.

L'anime si apre con una sequenza in cui una giovane ragazza precipita dal cielo, priva di memoria su ciò che è stato nella sua vita fino allora, ed inconsapevole del motivo per cui sta precipitando. A farle compagnia, un corvo che cerca disperatamente di fermare la sua caduta, senza alcuna efficacia. Al risveglio, o alla ri-nascita che dir si voglia, uscita da un enorme bozzolo la ragazza non ricorda nulla delle sue precedenti esperienze e la aspetta un nuovo mondo, ovvero la città di Glie, con regole ben determinate ed una precisa organizzazione gerarchica.
Accolta dalle Haibane, entità simili ad angeli, e destinata a diventare una di loro essa stessa, viene interrogata sul sogno antecedente la nascita, da cui prenderà il nome Rakka (caduta dal cielo). Poco dopo la sua nascita a Rakka spunteranno sulla schiena le ali, di cui sono dotati tutti gli Haibane, e le verrà donata un aureola, costume di buon augurio in uso per tutti i nuovi arrivati. La comunità di Haibane della Old Home - struttura somigliante a un convento - di cui seguiamo le vicende, si trova alle propaggini esterne dalla città di Glie, popolata da normali esseri umani, circondata da alte mura insormontabili che precludono la vista del mondo esterno.

Si possono dare diverse interpretazioni del mondo in cui sono ambientate le vicende, una che mi è venuta in mente appena ho finito di visionare l'opera e raccoglie diverse adesioni, è quella di una sorta di Purgatorio, mondo di passaggio prima della vocazione finale. Il fatto che invece le Haibane non nascano tutte allo stesso modo potrebbe dipendere dalle diverse scelte fatte nella loro vita precedente, di cui non ricordano nulla, pur avendo piccoli deja vù. La loro nascita "benedetta" o "maledetta" a questo punto non sarebbe dettata dal caso,ma condizionata dal loro passato modo di agire. La maledizione in ogni caso non è eterna, può essere debellata con una consapevole e umile redenzione.

Il character design, rispettoso dell'opera cartacea, è funzionale al messaggio che si vuole passare, raffigurando volti puliti, semplici ed eterei. Le animazioni in certi episodi non sono il massimo, ma vi si sopperisce con buoni fondali. La città circondata dalle mura è modello per eccellenza del borgo medioevale fortificato, e ci regala scorci sempre nuovi ed interessanti. L'ambientazione è volutamente fluttuante e senza tempo. Il comparto audio segue lo stesso criterio, sperso tra evocative melodie medioevali.

Seppure vengano lasciati irrisolti parecchi misteri secondari, si è comunque arrivati al nocciolo della questione. L'unica pecca che mi sento di dover rimproverare all'opera è una certa lentezza narrativa, che non riesce a coinvolgere al massimo lo spettatore, seppure le tematiche trattate siano del tutto originali.

Il voto per me è un 7,5 tendente all'otto.