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Era il 2013 quando è esplosa la Frozen mania, e dopo sei anni, la Disney ci regala un nuovo capitolo: Frozen II – Il segreto di Arendelle.

Sono passati tre anni dalla fine del primo film e tutto sembra procedere come in una fiaba. Elsa regna su Arendelle e vive la sua vita con la sorella Anna, il pupazzo di neve Olaf, Kristoff e la renna Sven. Una voce però la chiama ed è così che involontariamente Elsa risveglia i quattro spiriti (acqua, fuoco, vento e terra) che mettono in pericolo l’intero regno. Qual è il segreto di Arendelle?

Queste le premesse per il sequel di Frozen che da subito si è presentato come il nuovo capolavoro firmato Disney e che forse porterà a casa la statuetta d’oro degli Oscar; in tal caso sarebbe la prima doppietta per un classico Disney.

Sei anni tra un film e l’altro e tre anni di time skip: Frozen II non poteva far altro che affrontare i temi del cambiamento e della crescita. Elsa e Anna restano le protagoniste indiscusse della pellicola, come è giusto che sia, e proprio loro subiscono i maggiori cambiamenti, che siano essi off screen o meno.
Elsa non è più la ragazza insicura del primo film, che si rinchiude in se stessa trincerandosi in camera o che si isola in un castello di ghiaccio sopra le montagne innevate. È una regina con delle responsabilità, che conosce i propri poteri, sa gestirli e sa che ha l’appoggio di tutti ma soprattutto quello di sua sorella minore Anna. Stavolta Elsa è più intraprendente e sicura di sé, tanto da seguire con gioia, e quasi estasi, la voce ignota che la chiama e che la porterà a scoprire la verità dietro i suoi poteri.

Cos’è che vuoi
Tu non mi fai dormire ormai
Sei qui per distrarmi e per mettermi nei guai
Lo sai che il mio posto non è affatto questo e
Tu lo hai capito perché assomigli a me.
Il potere sta crescendo
Non è semplice però
Se nel mondo immenso dell’ignoto andrò.
Forse scoprirò
Quello che non so
Quello che non so.

Anna invece è ancora la nostra eterna ottimista, simpatica e un po’ goffa che però adesso non è più sola, grazie alle persone che ama e con cui passa divertenti e spensierate serate facendo il gioco dei mimi. Farebbe qualsiasi cosa per sua sorella ed è per questo che, senza pensarci un secondo, decide di seguirla in questa nuova avventura che farà luce sulla loro storia familiare. Ma proprio il suo ottimismo è messo a dura prova quando tutto il suo mondo perfetto si scioglie come neve al sole; però, nonostante l’estremo dolore troverà il coraggio e la forza di fare comunque la cosa giusta.

E per chi mai potrò rialzarmi più
se non ti avrò
fai ciò che è giusto ossia
quello che sto per fare
fai un passo e un altro e tu da lì poi vai.

Non dimentichiamo ovviamente i vecchi personaggi che, pur restando dei comprimari o delle spalle comiche all’occorrenza, contribuiscono a smorzare i toni e donare allo spettatore qualche momento spensierato: Kristoff, sempre in compagnia di Sven, alle prese con i disperati tentativi di fare la proposta ad Anna, e Olaf che cerca di affrontare la vita con maggiore maturità, comportandosi da adulto e sfoggiando un vocabolario forbito.
Una pecca di questo sequel è forse la mancanza di nuovi personaggi incisivi e di spessore, che apportino qualcosa di consistente alla trama. La stessa mancanza di un vero e proprio villain, e Hans non è tra i migliori, potrebbe far storcere il naso. Quelli che invece restano impressi, aiutati molto probabilmente dal merchandise ufficiale, sono la tenera e piccola salamandra Bruni e il misterioso e oscuro cavallo Nokk, rispettivamente spirito del fuoco e dell’acqua.

Tra passato, foreste incantate e spiriti presi direttamente dalla mitologia norrena, Frozen II offre un’ambientazione senz’altro più cupa e oscura rispetto al primo film, fattore che sottolinea come creatori e sceneggiatori si siano voluti spingere oltre per offrire qualcosa di nuovo, senza restare nella comfort zone.
Le sequenze del mare oscuro in tempesta contro cui Elsa si tuffa, e la lotta negli abissi con il cavallo Nokk, sono senza dubbio scene che lasciano lo spettatore col fiato sospeso. Se già nel primo film la CGI era magistrale, qui è senza precedenti: dalla danza delle foglie autunnali nel turbinio del vento, alle increspature dell’acqua che inonda con forza inarrestabile il fiordo. Adulti e piccini restano però meravigliati anche questa volta dal cambio d’abito e di look di Elsa, avvolta come sempre dalla magia del ghiaccio e dei cristalli di neve.

Una cosa che non può mai mancare in un film è la colonna sonora e, tanto più in un classico Disney, le canzoni. Ci sono state diverse critiche al riguardo, che si trattasse del numero delle stesse o della traduzione dall'originale inglese all'italiano.
Per rispondere alla prima, alla fine non sono poi così tante rispetto al prequel e in un certo senso ne sembrano la versione speculare, anche se forse non sono altrettanto "memorabili". Sicuramente il motivetto di Into the unknown/Nell'ignoto è già entrato nella testa di molti, anche senza aver visto ancora il film, ma ammettiamolo, Let it go/All'alba sorgerò è stata una vera e propria hit ed è difficile da battere.
Sulla seconda, invece, sappiamo tutti che il lavoro di adattamento è molto complicato e ricco di insidie, a maggior ragione se si tratta di canzoni e c'è un testo che deve andare di pari passo con la musica.
Credo che in questi casi non sia possibile pretendere una traduzione letterale e quindi l'importante è riuscire a trasmettere il senso e il significato nel modo migliore possibile.
Durante la visione non ho avuto difficoltà a seguire e capire il testo delle canzoni ma a quanto pare alcuni hanno avuto qualche perplessità nel cogliere rivelazioni in Show Yourself/Mostrati.
Se vi dovesse capitare, consiglio allora di leggere la versione originale per dissipare ogni dubbio.

Quando si parla di canzoni, non si può non parlare dei bravissimi attori che danno vita ai personaggi. Se Frozen riesce ad emozionare è grazie alle bellissime voci italiane scelte per formare il cast: in primis quella di Serena Autieri, che a parer mio è la prova che per il doppiaggio servono attori capaci che sappiano anche cantare se serve. E insieme a lei Serena Rossi (Anna), Enrico Brignano (Olaf) e Paolo de Santis (Kristoff).

Dietro ogni sequel c'è il pericolo che non sia all'altezza del primo ma Frozen II - Il segreto di Arendelle chiude in maniera egregia, anche se tra alti e bassi, il cerchio che si era aperto con Il regno di ghiaccio. Ogni personaggio affronta il proprio percorso di crescita e diventa lo stadio successivo di se stesso, una versione migliore di se stesso.

Tirando le somme si può affermare senza dubbio che il film vuole offrire una visione più matura e scavare nel profondo della storia, rispondendo a qualche domanda lasciata in sospeso: in primis, da dove vengono i poteri di Elsa? Non che tutti ne sentissero l'esigenza, sia chiaro. La pellicola non è perfetta ovviamente, molte scene risultano sottotono e possono sembrare inutili o addirittura ridicole/fuori luogo (come una certa canzone che ricorda i video musicali anni '70) ma è tutto bilanciato in un continuo susseguirsi di scene comiche, drammatiche e ricche di pathos.

Non manca qualche lacrima che potrebbe scendere anche sul viso di chi ha il cuore duro. A prescindere che il film sia più o meno prevedibile, il segreto sta nel guardare ancora con gli occhi da bambino e sapersi e lasciarsi stupire.
Il bello dei classici Disney è che riescono sempre a insegnare qualcosa a chi vuole coglierne il messaggio; Frozen II ci insegna che un legame può fare da ponte ed essere molto più forte di una diga che divide, e che anche se le cose cambiano, quelle davvero importanti restano.
Mi sento quindi di promuovere, anche se non a pieni voti, questo nuovo capitolo che merita il successo che ha avuto, ha e continuerà ad avere.

Tanto alla fine sappiamo tutti che non è stata data risposta alla domanda delle domande: chi è Samantha?