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5.5/10
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Nella baia di Naniwa i fiori sarebbero già sbocciati se non fosse per l’invernooooo /
Ora che sta arrivando la primavera i fiori sboccianooooo /
Ora che sta arrivando la primavera i fiori sboccianooooo


Dopo aver recensito la prima stagione di Chihayafuru, giudicata da me poco sopra la sufficienza, per via di buone potenzialità non pienamente espresse, ma con una speranza per un prosieguo a più ampio respiro, mi trovo a recensire la seconda con un senso di insoddisfazione. I difetti e le lacune della prima stagione, infatti, anziché venire colmati, sono stati esacerbati. Se prima la trama era incentrata quasi esclusivamente sul gioco del karuta, nella seconda stagione è stato tolto il “quasi”: partite di karuta una appresso all’altra, senza soluzione di continuità.

Nel tentativo di aggiungere interesse agli incontri, sono stati amplificati i monologhi interiori (leggasi “pippe mentali”) dei giocatori, con l’effetto di rendere le partite ancora più lunghe e pesanti. I tentativi inoltre di rendere “personaggi” certi avversari hanno avuto talvolta effetti ridicoli: si prenda ad esempio il caso di Megumu, una forte giocatrice che l’anno precedente aveva partecipato alle finali per diventare regina. È stato dedicato a lei più di un episodio, vari flashback, conditi da siparietti pseudo-comici con tre fotografi idioti che la idolatrano… probabilmente l’intento era di rendere questa avversaria interessante e aumentare la tensione del suo incontro con Chihaya. E invece è rimasta un personaggio del tutto anonimo, tanto da rendere il minutaggio speso per lei superfluo e fastidioso.

Relativamente all’aspetto strategico del gioco, sono continuati i discorsi pretestuosi sulle diverse “tecniche”: “non usare la velocità” “usare il ritmo” “avere senso del gioco” o andare in risonanza con il lettore, se è certificato di alto livello.
Ma poi nel concreto, qualunque sia l’approccio di cui si parla in quel momento, quando i giocatori riescono finalmente a metterlo in pratica vincendo la carta, quello che vediamo è sempre che vanno sulla carta istantaneamente, appena il lettore emette il primo sospiro della prima sillaba, indipendentemente dal fatto che sia una carta a una sillaba, due sillabe o più sillabe.
Che senso hanno tutti quei discorsi se poi nella pratica non si nota mai nessuna differenza tra “usare la velocità” e “non usare la velocità”? Sembrano puri vaneggiamenti, buttati li per millantare una varietà di tecniche di gioco che in realtà non esiste: è solo e sempre questione di memoria e velocità. L’unica cosa interessante sul lato strategico è stata quella tattica di sincronizzazione per cui, nel gioco a squadre, se si rimane con una sola carta può fare la differenza rimanere con le stesse carte dal proprio lato a livello di squadra, in base alla situazione di punteggio. Ecco quello sì, aveva un senso.

Per quanto riguarda i personaggi, in questa seconda stagione sono emersi principalmente Komano, mvp della stagione a mio parere per le sue grandi doti di analisi dei dati degli avversari, messe al servizio della squadra. E poi Shinobu, la regina, che quando compare riesce a risollevare gli episodi grazie al suo particolare carattere, le azioni eccentriche e le battute sardoniche. Ci sarebbero inoltre due nuovi personaggi, due primini, ma sinceramente sono stati buttati li senza crederci poi troppo: Tsukuba, una semplice macchietta che ama pavoneggiarsi con i fratelli millantando di essere titolare e leader del gruppo; Sumire, una ragazza che immediatamente si dichiara innamorata di Taichi, messa li all’inizio solo per illuderci di avere in questa stagione una vera sottotrama romance, e invece immediatamente relegata a soprammobile.

Per quanto riguarda il fantomatico (finto) triangolo, nulla di nuovo. Nella pratica non esiste e non è mai esistito, poiché Chihaya ha in testa solo il karuta e basta. Solo all’ultimissimo momento, il blocco di ghiaccio karutiano di Chihaya è sembrato sciogliersi leggermente, poiché ha fatto un pensiero riguardo un interesse per Arata che vada oltre il gioco, ovviamente affogato in mezzo ad altre considerazioni sul fatto che lei amerà per sempre il karuta. Onestamente non riesco a dare tanto credito a questa apertura, mi è sembrata una cosa buttata li in ottica terza stagione. Vedremo nel proseguo. La componente romance della serie è rimasta dunque inesistente e onestamente questo mi ha anche abbastanza infastidito visto che all’inizio era stato presentato il personaggio di Sumire, che sembrava poter finalmente dare inizio a qualche dinamica in tal senso, se non altro in chiave di disturbatrice. Ma niente, pura illusione, immediatamente dimenticata in nome del tema unico karuta. Una presa in giro.

Arata dal canto suo non ha avuto alcuna evoluzione, è rimasto anche in questa stagione un comprimario, uno di cui si parla spesso ma che non si vede mai. E personalmente anche come caratterizzazione è davvero impalpabile, un cliché vivente. Ma nella terza stagione mi aspetto che possa finalmente avere spazio visto che tornerà a Tokyo.

In generale, se nella prima stagione ero riuscito comunque ad andare avanti nella visione abbastanza agevolmente, in questa stagione la mia pazienza ha dato chiari segni di cedimento. Certe puntate sono proprio noiose e ripetitive, come in fondo lo è il gioco del karuta. Come già detto, trovo molto lodevole e coraggioso il tentativo di fare uno spokon su un gioco di nicchia come questo, ma poi i nodi vengono al pettine e il giudizio sulla piacevolezza della visione non può prescindere dal fatto che si tratti di un gioco monotono e con poca varianza. Non stiamo parlando del calcio, del basket o altri sport in cui il gioco in sé ha mille possibili varianti che possono essere inventate per rendere gli episodi spettacolari. Per questo sarebbe servito, come già detto per la prima stagione, dare respiro alla storia con qualche altra tematica. Ma niente, a quanto pare l’autore voleva procedere duro e puro così.
Pazienza.