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5.5/10
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Nella baia di Naniwa i fiori sarebbero già sbocciati se non fosse per l’invernooooo /
Ora che sta arrivando la primavera i fiori sboccianooooo /
Ora che sta arrivando la primavera i fiori sboccianooooo


Mi sono approcciato alla terza stagione di Chihayafuru senza più alcuna speranza. La seconda stagione aveva infatti inesorabilmente abbattuto ogni mia illusione di sottotrame che alleggerissero la narrazione, ormai solidamente indirizzata verso un susseguirsi di incontri di karuta (ormai pallosissimi e tutti uguali) senza soluzione di continuità.
E infatti la terza stagione ha confermato il trend, annoiandoci con una sequela ininterrotta di tornei di questa fantasmagorica versione nipponica di Memory.

Se possibile, però, la terza stagione fa ancora peggio della seconda.
Se nella seconda stagione c’era stato quantomeno il tentativo (fallito) di arricchire la trama con l’inserimento di due nuovi personaggi, poi immediatamente abbandonati a loro stessi, nella terza hanno invece pensato bene di distruggere l’unico personaggio buono che c’era, ossia Taichi.
Taichi era un personaggio profondo, combattuto, con dei complessi non risolti e uno dei pochi che aveva in testa anche qualcos’altro a parte il karuta, oltre ad avere empatia verso i suoi amici/compagni. In quest’ultima stagione è diventato una macchietta anche lui, improvvisamente solitario, continuamente assorto nei tornei di karuta e usato, con un certo sadismo, come poveraccio da far soffrire periodicamente, tramite l’insensibilità di Chihaya o le visioni di Arata o altre persone che ci provano con lei.

Avete capito bene: che ci provano con lei. E’ questa la grande novità apparsa a una certa in questa stagione: l’autrice, ormai praticamente a fine serie, deve essersi resa conto che la presa in giro del presunto “triangolo amoroso”, mai realmente esistito nè sviluppato, era ormai acclarata e nessuno ci credeva più. Pertanto tra un torneo e l’altro, ha deciso di piazzare brevissime scene a senso suo “sentimentali”, del tipo di gente che si dichiara a quella ritardata di Chihaya (non solo Arata, ma persino il maestro Suo, completamente a caso).
Peccato che l’autrice non conosca assolutamente i tempi e i modi di un romance: queste scene mancano completamente di sentimento, di emozione, sono buttate li a “morte subitanea” e non comportano fondamentalmente nessun effetto, sprofondando in quell’abisso di vuota nullità chiamato Chihaya: scene brevissime buttate li, poi non se ne riparla per magari 4-5 episodi, poi un breve rossore (o una nuova coltellata al cuore di Taichi, già che ci siamo) e di nuovo dimenticate per altri 4 episodi di pallosissimi scontri di karuta. Stendiamo un velo pietoso.

Tutto questo fino al penultimo episodio in cui avviene una specie di miracolo: assistiamo infatti a un episodio bello. Anzi, molto bello! Perchè Taichi, ormai ridotto a larva umana, una volta resosi conto che nonostante tutti i suoi sforzi non raggiungerà mai il rivale Arata, nè nel gioco del karuta, nè nel cuore di Chihaya (ammesso che lei ne abbia uno), si decide finalmente a fare quello che avrebbe dovuto fare da anni: si dichiara a Chihaya, prende il palo e abbandona il club di karuta.
Devo dire tutto trattato molto bene, una scena a grande carica emotiva (una volta tanto), mica come la dichiarazione ridicola di Arata dopo una partita di karuta.
Mi è piaciuta molto anche la scena successiva, quando la cretina scopre che Taichi ha abbandonato il club, lo rincorre scongiurandolo di non farlo e lui le da la risposta che avremmo voluto dirle tutti quanti “ma tu cosa credi, che sono fatto di pietra?”.
Ah scema, guarda che esiste anche altro nella vita a parte il karuta. E a lui non è mai fregato niente del karuta, lo faceva solo per te, ma non poteva mica andare avanti all’infinito a farti da cane da riporto. E una volta preso il due di picche (aggiunto alle innumerevoli coltellate infertegli dalla tua stupidità e insensibilità), per quale motivo dovrebbe ancora stare li a torturarsi con sto gioco del cavolo, a supportarti nella tua ossessione da malata di mente, che gli stava pure compromettendo il rendimento scolastico e con esso il suo futuro?
Adios!

Ovviamente non può un singolo bell’episodio (su 75) risollevare un’intera serie, ma ammetto che è stato liberatorio.

E’ chiaro che la storia non è conclusa e do per scontato che Taichi prima o poi tornerà al karuta, ma non essendoci fortunatamente una quarta stagione, fino a prova contraria voglio illudermi che abbia abbandonato per sempre sia il gioco che quella scema.

A parte questo, gli unici altri momenti carini sono stati invece quelli (davvero istantanei) tra i personaggi secondari Komano e Kana: a lui piace lei (non sappiamo se corrisposto) ed essendo forse i soli personaggi “umani” della serie, un po’ di emozione queste brevissime scene me l’hanno data. A dimostrazione che per trasmettere qualcosa bisogna rendere tridimensionali i personaggi, dipingerli come esseri umani, non come dei robot ossessionati da un’unica attività (il karuta, in questo caso).

Facendo un bilancio finale della serie nel suo complesso, il problema atavico è rimasto quello di essere piatto, con un argomento unico (il karuta) e con i personaggi principali che sono tutti delle macchiette. Tutti quanti. Anche il Maestro Suo (che sta sempre a mangiare merendine) e la Regina (fissata con i gadget dozzinali dell’orsetto), venuti maggiormente fuori in questa stagione. Per non parlare di Chihaya che non è cresciuta per niente, rimanendo tale e quale all’inizio: sempre un’infantile microcefala insensibile fissata perennemente col karuta. Una che persino quando deve fare un regalo di compleanno a Taichi, non riesce a pensare di meglio che organizzargli un torneo di karuta privato. Ma che ristrettezza mentale ha questa? Magari rendersi conto che una persona normale vorrebbe ogni tanto anche staccare e fare qualcosa di diverso? Ha la mente tarata proprio.
Un personaggio vero, umano, non può ridursi a un’unica sola caratteristica/attività totalizzante che ossessiona completamente i suoi pensieri. A meno che non abbia serie patologie mentali.
E poi, cristiddìo, possibile mai che anche nella terza stagione ho dovuto sorbirmi le gag di lei che appena finita una partita si addormenta di botto o che in luogo pubblico davanti ad altra gente fa il gesto con il braccio per prendere la carta? Non facevano ridere manco la prima volta. Basta.

Come detto, la storia non è conclusa: ho letto che le tre stagioni coprono i primi 144 capitoli del manga, che in tutto ne conta 248. In pratica siamo a poco più della metà, c’è ancora tantissimo nel manga, ma posso scommettere su cosa ci riserverebbero i nuovi capitoli: partite di karuta una appresso all’altra.
Eh si, mi piace vincere facile.