Recensione
La trama di questa dorama potrebbe ingannare molti: Yui è affranta per la morte del suo cagnolino e decide di lenire il dolore andando a bere in un bar. Mentre passa da un drink all’altro, uno sconosciuto la rimprovera perché sta bevendo troppo. A Yui la cosa non va giù e fa lo sgambetto allo sconosciuto, ammettendo di averlo fatto apposta. L’indomani, la ragazza scopre che lo sconosciuto non è altri che il presidente della compagnia farmaceutica per cui lavora, che la chiama nel suo ufficio. A sorpresa, il presidente si getta ai suoi piedi, implorandola di farlo diventare il suo schiavo.
Il più delle trame, anche inglesi, che si trovano in giro, si fermano in questo punto e lo spettatore potrebbe pensare che questo dorama sia un’ipotetica versione “light” di “50 sfumature di grigio” alla giapponese, con la trama un po’ rimodellata (complice anche la locandina di presentazione).
Ma in realtà, tutti coloro che penseranno ciò, si sbaglieranno di grosso, ed io compresa sono caduta in errore.
Il presidente Amagi non ha alcun interesse nel cercare una relazione sadomaso, ma piuttosto, per lui, chiedere di diventare uno schiavo è il suo modo per esprimere amore verso Yui, di cui si è innamorato follemente.
Da qui si dipana tutta l’assurda trama di questo dorama, dove, in sostanza, si vede Yui alle prese con Amagi, il suo capo, che pur di stare con lei farebbe qualsiasi cosa.
Il tutto sarebbe anche simpatico e in grado di strappare qualche sorriso, se non fosse che, fin da subito, Amagi si rivela alla stregua di uno stalker.
Passa ore e ore sotto casa di Yui; arriva a telefonarle anche cento volte in un giorno solo perché lei non risponde; sa sempre dove si trova Yui; porta sempre con sé un’infinità di foto della ragazza, quasi come fossero delle figurine e altre cose di questo genere.
Nel dorama il tutto viene affrontato con il sorriso, come se Amagi fosse semplicemente un po’ strambo, quando, nella realtà, questi atteggiamenti farebbero rabbrividire qualsiasi donna destinataria di queste attenzioni indesiderate.
Yui non è in cerca di una relazione, e non è una donzella che richiede di essere salvata, dicendo fin da subito ad Amagi di non essere interessata a lui.
Quando le cose si fanno insostenibili perché Amagi non demorde, a Yui girano i famosi cinque minuti e risolve le cose sempre allo stesso modo: tirando un bel calcione al presidente e facendolo volare. Neanche ci trovassimo all’interno del più classico degli anime!
Magari queste cose si potessero risolvere veramente così! Il mondo sarebbe un posto decisamente migliore.
Quest’aspetto non mi è piaciuto affatto perché viene fatto passare il messaggio che per liberarsi di uno stalker basta dargli un colpo ben assestato, farlo ruzzolare per terra, posargli un piede sul petto e intimargli di smetterla.
Ma tra quello che dice e quello che fa, Yui non dimostra di essere molto coerente.
Prima dà il suo numero di telefono ad Amagi, sapendo a cosa andrà incontro, per poi lamentarsi che lui la chiama fino a che non risponde.
Quando vede che Amagi l’ha chiamata ben cento volte, senza che lei rispondesse perché occupata a fare altro, se ne esce scocciata dicendo: “sarà meglio che lo chiami, altrimenti non la smetterà”.
Praticamente lo asseconda, ma non sia mai che gli dica di smetterla!
Ma nella realtà, chiunque, uomo o donna, sarebbe impaurito nel ritrovarsi cento chiamate da parte di una singola persona.
Amagi viene presentato come il belloccio di turno, che oltre alla bellezza è pure ricco e importante perché presidente di un’azienda farmaceutica. Praticamente lui offre il pacchetto completo.
La sua storia è anche carina e interessante, peccato che ciò che stoni sia il suo amore (che sfocia subito in ossessione) verso Yui.
Il personaggio viene fatto passare come eccentrico e stravagante, che nonostante sappia sempre dove si trovi la ragazza, e non le tolga mai gli occhi di dosso se un essere maschile le rivolge la parola, è un’anima buona.
E quindi, se è un’anima buona, non farà mai del male a nessuno, e dunque gli si perdonano tutte questi comportamenti da stalker.
In queste storie non può mai mancare l’altro personaggio maschile innamorato della protagonista, che però vedrà il suo amore naufragare miseramente, semplicemente perché non è il protagonista principale dell’opera.
Aida appare decisamente più decente di Amagi e le sue stramberie, per quanto sia decisamente innaturale che una persona compri del cibo per gatti scambiandolo per cibo per cani, quando anche sulla confezione c’è la foto di un gatto.
Aida è una presenza affidabile, che però crolla totalmente nel penultimo episodio, quando chiede a Yui di sposarlo, senza che i due abbiano mai avuto un appuntamento o che si siano mai dichiarati i loro sentimenti.
Ma in generale, lui e gli altri personaggi secondari sono figure “deboli”, che servono soltanto per fare da supporto ai due protagonisti, e non c’è bisogno di approfondirli più del dovuto.
La serie si compone di dieci episodi della durata di venti minuti, mentre il manga da cui è tratto conta 11 volumi ed è attualmente in corso.
Che il finale della serie non rispecchiasse un ipotetico finale del manga lo si evince anche solo vedendo come finisce la serie.
E già dal primo episodio si intuisce come sarà l’ultima puntata, credetemi.
I dieci episodi scorrono abbastanza veloci, anche se in più di un’occasione mi sembrava di essere finita in dei passaggi da cui non ci si sbloccava più.
Una puntata l’ho trovata decisamente inutile, dove Amagi spiega tutto il piano che aveva elaborato per stare con Yui, mostrando il dietro le quinte di ciò che era successo nell’episodio precedente.
Come se lo spettatore non l’avesse capito da solo che quelle che sembravano occasioni capitate per caso, in realtà erano tutte mosse ben orchestrare da Amagi.
Perfino il finale l’ho trovato allungato con i soliti dialoghi banali, giusto per arrivare a riempire i venti minuti della puntata.
È un dorama discreto, che non brilla particolarmente perché nessuno dei suoi elementi, dalla trama ai protagonisti, si distingue rispetto ad altre produzioni simili.
Per via dell’atteggiamento del protagonista maschile non consiglierei questo dorama a nessuno perché pare proprio una presa in giro verso chi ha subito stalking.
Il più delle trame, anche inglesi, che si trovano in giro, si fermano in questo punto e lo spettatore potrebbe pensare che questo dorama sia un’ipotetica versione “light” di “50 sfumature di grigio” alla giapponese, con la trama un po’ rimodellata (complice anche la locandina di presentazione).
Ma in realtà, tutti coloro che penseranno ciò, si sbaglieranno di grosso, ed io compresa sono caduta in errore.
Il presidente Amagi non ha alcun interesse nel cercare una relazione sadomaso, ma piuttosto, per lui, chiedere di diventare uno schiavo è il suo modo per esprimere amore verso Yui, di cui si è innamorato follemente.
Da qui si dipana tutta l’assurda trama di questo dorama, dove, in sostanza, si vede Yui alle prese con Amagi, il suo capo, che pur di stare con lei farebbe qualsiasi cosa.
Il tutto sarebbe anche simpatico e in grado di strappare qualche sorriso, se non fosse che, fin da subito, Amagi si rivela alla stregua di uno stalker.
Passa ore e ore sotto casa di Yui; arriva a telefonarle anche cento volte in un giorno solo perché lei non risponde; sa sempre dove si trova Yui; porta sempre con sé un’infinità di foto della ragazza, quasi come fossero delle figurine e altre cose di questo genere.
Nel dorama il tutto viene affrontato con il sorriso, come se Amagi fosse semplicemente un po’ strambo, quando, nella realtà, questi atteggiamenti farebbero rabbrividire qualsiasi donna destinataria di queste attenzioni indesiderate.
Yui non è in cerca di una relazione, e non è una donzella che richiede di essere salvata, dicendo fin da subito ad Amagi di non essere interessata a lui.
Quando le cose si fanno insostenibili perché Amagi non demorde, a Yui girano i famosi cinque minuti e risolve le cose sempre allo stesso modo: tirando un bel calcione al presidente e facendolo volare. Neanche ci trovassimo all’interno del più classico degli anime!
Magari queste cose si potessero risolvere veramente così! Il mondo sarebbe un posto decisamente migliore.
Quest’aspetto non mi è piaciuto affatto perché viene fatto passare il messaggio che per liberarsi di uno stalker basta dargli un colpo ben assestato, farlo ruzzolare per terra, posargli un piede sul petto e intimargli di smetterla.
Ma tra quello che dice e quello che fa, Yui non dimostra di essere molto coerente.
Prima dà il suo numero di telefono ad Amagi, sapendo a cosa andrà incontro, per poi lamentarsi che lui la chiama fino a che non risponde.
Quando vede che Amagi l’ha chiamata ben cento volte, senza che lei rispondesse perché occupata a fare altro, se ne esce scocciata dicendo: “sarà meglio che lo chiami, altrimenti non la smetterà”.
Praticamente lo asseconda, ma non sia mai che gli dica di smetterla!
Ma nella realtà, chiunque, uomo o donna, sarebbe impaurito nel ritrovarsi cento chiamate da parte di una singola persona.
Amagi viene presentato come il belloccio di turno, che oltre alla bellezza è pure ricco e importante perché presidente di un’azienda farmaceutica. Praticamente lui offre il pacchetto completo.
La sua storia è anche carina e interessante, peccato che ciò che stoni sia il suo amore (che sfocia subito in ossessione) verso Yui.
Il personaggio viene fatto passare come eccentrico e stravagante, che nonostante sappia sempre dove si trovi la ragazza, e non le tolga mai gli occhi di dosso se un essere maschile le rivolge la parola, è un’anima buona.
E quindi, se è un’anima buona, non farà mai del male a nessuno, e dunque gli si perdonano tutte questi comportamenti da stalker.
In queste storie non può mai mancare l’altro personaggio maschile innamorato della protagonista, che però vedrà il suo amore naufragare miseramente, semplicemente perché non è il protagonista principale dell’opera.
Aida appare decisamente più decente di Amagi e le sue stramberie, per quanto sia decisamente innaturale che una persona compri del cibo per gatti scambiandolo per cibo per cani, quando anche sulla confezione c’è la foto di un gatto.
Aida è una presenza affidabile, che però crolla totalmente nel penultimo episodio, quando chiede a Yui di sposarlo, senza che i due abbiano mai avuto un appuntamento o che si siano mai dichiarati i loro sentimenti.
Ma in generale, lui e gli altri personaggi secondari sono figure “deboli”, che servono soltanto per fare da supporto ai due protagonisti, e non c’è bisogno di approfondirli più del dovuto.
La serie si compone di dieci episodi della durata di venti minuti, mentre il manga da cui è tratto conta 11 volumi ed è attualmente in corso.
Che il finale della serie non rispecchiasse un ipotetico finale del manga lo si evince anche solo vedendo come finisce la serie.
E già dal primo episodio si intuisce come sarà l’ultima puntata, credetemi.
I dieci episodi scorrono abbastanza veloci, anche se in più di un’occasione mi sembrava di essere finita in dei passaggi da cui non ci si sbloccava più.
Una puntata l’ho trovata decisamente inutile, dove Amagi spiega tutto il piano che aveva elaborato per stare con Yui, mostrando il dietro le quinte di ciò che era successo nell’episodio precedente.
Come se lo spettatore non l’avesse capito da solo che quelle che sembravano occasioni capitate per caso, in realtà erano tutte mosse ben orchestrare da Amagi.
Perfino il finale l’ho trovato allungato con i soliti dialoghi banali, giusto per arrivare a riempire i venti minuti della puntata.
È un dorama discreto, che non brilla particolarmente perché nessuno dei suoi elementi, dalla trama ai protagonisti, si distingue rispetto ad altre produzioni simili.
Per via dell’atteggiamento del protagonista maschile non consiglierei questo dorama a nessuno perché pare proprio una presa in giro verso chi ha subito stalking.