Kumo no Ito (1946)
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Introduzione, sviluppo e conclusione
Un piccolo e grande capolavoro, uno sguardo nel profondo della natura dell'anima e dello spirito umani che sono assai fragili, deboli e corruttibili. Tratto dall'omonimo racconto di Ryunosuke Akutagawa, "Il filo del ragno", traduzione di "Kumo no Ito" (1946), ne riprende la vicenda secondo una certa fedeltà di altri tempi e con lo scopo principale di inculcare nelle generazioni future non solo l'amore per la tradizione letteraria, ma anche i valori morali, etici che caratterizzano la società del tempo.
La storia è centrata sulla vita di un criminale di nome Kandata, il quale ha sempre, purtroppo, tenuto una condotta riprovevole e esecrabile sotto ogni punto di vista, tranne che per un solo singolo caso, nel quale ha risparmiato la vita di un piccolo ragno. Dopo essere morto, e quindi essendo stato spedito all'inferno per la sua condotta maligna e crudele, Kandata sperimenta gli orrori dell'inferno insieme agli altri peccatori e dannati. Sembrerebbe la fine, ma improvvisamente Kandata nota un filo di ragno, e non di un ragno qualunque, bensì di quello a cui aveva risparmiato la vita. Kandata, senza perdere tempo, si aggrappa al filo e sale, ma nota che anche gli altri dannati vogliono salvarsi, e temendo che il filo possa spezzarsi, intima loro di non salire, dichiarando palesemente che il filo è solo suo. A causa di questo suo atteggiamento individualista ed egoista il filo si spezza, e sia lui che gli altri dannati precipitano nuovamente all'inferno tra atroci dolori e sofferenze.
Comparto grafico e sonoro
La grafica è ancora in bianco e nero, in quanto il cortometraggio è stato realizzato nel 1946. Tuttavia, esso risulta essere di ottima qualità per il suo tempo. Ben impostato è anche il comparto sonoro, con una serie di motivetti misti tra gravi e acuti che ben mettono in evidenza l'alternarsi delle scene di beatitudine degli abitanti del paradiso e dei dannati all'inferno. I dettagli sono ben curati e descrivono in modo esaustivo, completo la vicenda nella sua interezza, aderendo ad una certa fedeltà per quanto concerne la trasposizione dal formato cartaceo a quello cinematografico.
Lezione
Una sorta di avventura più o meno ispirata indirettamente alla materia religiosa e/o al folklore tradizionale giapponese. Una sorta di racconto morale che ci invita a tenere in considerazione anche il prossimo (e la prossima) e a non farlo sentire un peso, bensì a sostenerlo e dargli una mano nel momento del bisogno. Una sorta di lezione sul fatto che essere solidali con il prossimo e la prossima è la sola e unica strategia vincente; questa solidità/solidarietà è rappresentata dal filo del ragno (i fili dei ragni sono molto resistenti e solidi), ed è ciò che dovrebbe caratterizzare anche il comportamento umano. Purtroppo, non sempre ciò accade, e quando l'egoismo prende il sopravvento, allora non può che esserci una fine miserabile e spiacevole, come accade qui.
Giudizio finale
Una storia semplice, ma profonda, che ci invita a soffermarci e a riflettere sulle nostre azioni, pensieri, parole e gesti, e a valutarne le conseguenze nel breve, medio e lungo termine.
Voto: 9
Introduzione, sviluppo e conclusione
Un piccolo e grande capolavoro, uno sguardo nel profondo della natura dell'anima e dello spirito umani che sono assai fragili, deboli e corruttibili. Tratto dall'omonimo racconto di Ryunosuke Akutagawa, "Il filo del ragno", traduzione di "Kumo no Ito" (1946), ne riprende la vicenda secondo una certa fedeltà di altri tempi e con lo scopo principale di inculcare nelle generazioni future non solo l'amore per la tradizione letteraria, ma anche i valori morali, etici che caratterizzano la società del tempo.
La storia è centrata sulla vita di un criminale di nome Kandata, il quale ha sempre, purtroppo, tenuto una condotta riprovevole e esecrabile sotto ogni punto di vista, tranne che per un solo singolo caso, nel quale ha risparmiato la vita di un piccolo ragno. Dopo essere morto, e quindi essendo stato spedito all'inferno per la sua condotta maligna e crudele, Kandata sperimenta gli orrori dell'inferno insieme agli altri peccatori e dannati. Sembrerebbe la fine, ma improvvisamente Kandata nota un filo di ragno, e non di un ragno qualunque, bensì di quello a cui aveva risparmiato la vita. Kandata, senza perdere tempo, si aggrappa al filo e sale, ma nota che anche gli altri dannati vogliono salvarsi, e temendo che il filo possa spezzarsi, intima loro di non salire, dichiarando palesemente che il filo è solo suo. A causa di questo suo atteggiamento individualista ed egoista il filo si spezza, e sia lui che gli altri dannati precipitano nuovamente all'inferno tra atroci dolori e sofferenze.
Comparto grafico e sonoro
La grafica è ancora in bianco e nero, in quanto il cortometraggio è stato realizzato nel 1946. Tuttavia, esso risulta essere di ottima qualità per il suo tempo. Ben impostato è anche il comparto sonoro, con una serie di motivetti misti tra gravi e acuti che ben mettono in evidenza l'alternarsi delle scene di beatitudine degli abitanti del paradiso e dei dannati all'inferno. I dettagli sono ben curati e descrivono in modo esaustivo, completo la vicenda nella sua interezza, aderendo ad una certa fedeltà per quanto concerne la trasposizione dal formato cartaceo a quello cinematografico.
Lezione
Una sorta di avventura più o meno ispirata indirettamente alla materia religiosa e/o al folklore tradizionale giapponese. Una sorta di racconto morale che ci invita a tenere in considerazione anche il prossimo (e la prossima) e a non farlo sentire un peso, bensì a sostenerlo e dargli una mano nel momento del bisogno. Una sorta di lezione sul fatto che essere solidali con il prossimo e la prossima è la sola e unica strategia vincente; questa solidità/solidarietà è rappresentata dal filo del ragno (i fili dei ragni sono molto resistenti e solidi), ed è ciò che dovrebbe caratterizzare anche il comportamento umano. Purtroppo, non sempre ciò accade, e quando l'egoismo prende il sopravvento, allora non può che esserci una fine miserabile e spiacevole, come accade qui.
Giudizio finale
Una storia semplice, ma profonda, che ci invita a soffermarci e a riflettere sulle nostre azioni, pensieri, parole e gesti, e a valutarne le conseguenze nel breve, medio e lungo termine.
Voto: 9