Reign of the Seven Spellblades
Di anime, novel ecc. influenzati da “Harry Potter” non ve ne sono pochi, ma ora, con “Reign of the Seven Spellblades” si sta toccando il plagio.
La serie è ambientata in una prestigiosa accademia ove si studia per sette anni, e il nostro protagonista, di famiglia prestigiosa ma non troppo, avrà fin dal primo giorno modo di effettuare vari incontri con i nuovi amici e di scontrarsi con il duro trattamento riservato a creature magiche, semiumane, maghi nati da famiglie non magiche, maghi boriosi... Per non parlare della professoressa d’incantesimi che sembra la sorella cattiva della professoressa McGrannit. Una sua amica ricorderà Ermione per l’aspetto e l’amore per le creature magiche, mentre un amico raccoglierà il di lei amore per gli studi.
Se i buoni hanno caratteri forse un po' piatti, i cattivi o, per meglio dire, gli antagonisti, si riveleranno più sfaccettati del previsto e riusciranno a risollevare la situazione. Onore poi al professore che ricorda Piton e farà... no spoiler.
Però non siamo in una copia di “Harry”, perché molte cose nuove riveleranno l’originalità dell’opera. In primo luogo, l’originalissima spadaccina samurai che, trovata da un insegnante in un simil-Giappone epoca Sengoku, potrà frequentare l’accademia grazie al suo enorme talento. E le vogliamo mettere le Seven Spellblades? Qui la scherma magica è una materia scolastica, e possedere anche solo una delle sette segretissime tecniche è un onore... da tenere segreto, poiché non si sa nemmeno se esistano veramente. Ma tanto esistono, poiché il nostro ne possiede una. La magia, poi, rivela subito il suo lato oscuro e pericoloso, poiché uno studente su cinque non si diploma, poiché... morirà prima. Ma dato che per un mago non vi è morte migliore che sacrificarsi per la magia, non vi è problema. Il nostro, inoltre, non è certo un angelo, ma anzi, nasconde un progetto inquietante, quello di uccidere i sette che hanno assassinato sua madre. Meglio non aggiungere altro.
Valutare quest’opera non è facile. In primo luogo perché è tratta da una novel ancora in corso, e al quattordicesimo volume, quando qui ci si ferma al terzo. Poi perché l’aspetto simil “Harry Potter” può piacere o non piacere, come, del resto, la psicologia dei personaggi, che risultano più interessanti se vivono nel lato oscuro piuttosto che in quello chiaro.
La grafica e la regia sono molto buone, così come la opening, mentre la ending è mediocre.
Personalmente, ho gradito molto la storia, specialmente il personaggio della samurai, per cui un sette lo posso assegnare, sperando in nuove stagioni.
La serie è ambientata in una prestigiosa accademia ove si studia per sette anni, e il nostro protagonista, di famiglia prestigiosa ma non troppo, avrà fin dal primo giorno modo di effettuare vari incontri con i nuovi amici e di scontrarsi con il duro trattamento riservato a creature magiche, semiumane, maghi nati da famiglie non magiche, maghi boriosi... Per non parlare della professoressa d’incantesimi che sembra la sorella cattiva della professoressa McGrannit. Una sua amica ricorderà Ermione per l’aspetto e l’amore per le creature magiche, mentre un amico raccoglierà il di lei amore per gli studi.
Se i buoni hanno caratteri forse un po' piatti, i cattivi o, per meglio dire, gli antagonisti, si riveleranno più sfaccettati del previsto e riusciranno a risollevare la situazione. Onore poi al professore che ricorda Piton e farà... no spoiler.
Però non siamo in una copia di “Harry”, perché molte cose nuove riveleranno l’originalità dell’opera. In primo luogo, l’originalissima spadaccina samurai che, trovata da un insegnante in un simil-Giappone epoca Sengoku, potrà frequentare l’accademia grazie al suo enorme talento. E le vogliamo mettere le Seven Spellblades? Qui la scherma magica è una materia scolastica, e possedere anche solo una delle sette segretissime tecniche è un onore... da tenere segreto, poiché non si sa nemmeno se esistano veramente. Ma tanto esistono, poiché il nostro ne possiede una. La magia, poi, rivela subito il suo lato oscuro e pericoloso, poiché uno studente su cinque non si diploma, poiché... morirà prima. Ma dato che per un mago non vi è morte migliore che sacrificarsi per la magia, non vi è problema. Il nostro, inoltre, non è certo un angelo, ma anzi, nasconde un progetto inquietante, quello di uccidere i sette che hanno assassinato sua madre. Meglio non aggiungere altro.
Valutare quest’opera non è facile. In primo luogo perché è tratta da una novel ancora in corso, e al quattordicesimo volume, quando qui ci si ferma al terzo. Poi perché l’aspetto simil “Harry Potter” può piacere o non piacere, come, del resto, la psicologia dei personaggi, che risultano più interessanti se vivono nel lato oscuro piuttosto che in quello chiaro.
La grafica e la regia sono molto buone, così come la opening, mentre la ending è mediocre.
Personalmente, ho gradito molto la storia, specialmente il personaggio della samurai, per cui un sette lo posso assegnare, sperando in nuove stagioni.
Intrigato dal soggetto, ho visto questo titolo, ritrovandomi un po' spiazzato, perché si tratta di una serie composta da due anime molto diverse tra loro e non ben bilanciate, più una terza che per poco non si può definire appena abbozzata.
La prima componente è quella più prettamente fantasy, intenta soprattutto a illustrare con piglio quasi documentaristico le caratteristiche del mondo fantastico in cui si muovono i personaggi, e bisogna ammettere che ci sono dei momenti capaci di suscitare un buon senso di meraviglia (come la sequenza delle scope volanti). Questa parte, però, proprio a causa del piglio quasi documentaristico, si dimostra in molti altri casi priva di azione, e quindi fortemente a rischio noia, capace a volte di apparire persino irreale per la sua lentezza (nelle ultime puntate vediamo i protagonisti recarsi verso la battaglia finale con una andatura quasi da passeggiata naturalistica). Persino la pericolosità dell'istituto dovuta ai suoi misteri e alla troppa libertà lasciata agli studenti è davvero presente, ma come un fattore secondario.
Il secondo elemento riguarda i personaggi, e bisogna distinguere tra i buoni e i cattivi: per i primi abbiamo una introspezione molto leggera e dei caratteri non proprio originali, e il tutto li rende non antipatici ma nemmeno simpatici (però la dolce Katie è a forte rischio dolciastro); invece con i secondi abbiamo un abbastanza coraggioso tentativo di andare oltre lo stereotipo, perché, se all'inizio appaiono come i classici cattivi bidimensionali, in seguito si scopre il loro passato, e grazie a una introspezione semplice ma efficace si empatizza con loro.
Proprio questo porta al terzo elemento, riguardante il protagonista Oliver, che inizialmente appare come il classico ragazzo buono e perfettino, e invece ha uno sviluppo piuttosto sorprendente, che lo rende un personaggio davvero intrigante. Però, come accennato, questa parte non viene trattata poi molto, ci viene giusto fatto vedere che c'è, in attesa di svilupparla in una eventuale seconda stagione.
Passando all'azione, abbiamo una serie di scontri che svolgono il proprio compito in maniera onesta: da un lato purtroppo non hanno saputo sfruttare appieno l'idea di unire magia e scherma, tuttavia riescono a non annoiare.
Le musiche non mi sono sembrate nulla di particolare, mentre animazioni e chara design sono godibili, senza mai essere eccezionali.
Insomma, è un titolo che amalgama elementi diversi, l'unione non è sempre felice, così come non sempre sono buone le idee, comunque in generale è tutto godibile.
La prima componente è quella più prettamente fantasy, intenta soprattutto a illustrare con piglio quasi documentaristico le caratteristiche del mondo fantastico in cui si muovono i personaggi, e bisogna ammettere che ci sono dei momenti capaci di suscitare un buon senso di meraviglia (come la sequenza delle scope volanti). Questa parte, però, proprio a causa del piglio quasi documentaristico, si dimostra in molti altri casi priva di azione, e quindi fortemente a rischio noia, capace a volte di apparire persino irreale per la sua lentezza (nelle ultime puntate vediamo i protagonisti recarsi verso la battaglia finale con una andatura quasi da passeggiata naturalistica). Persino la pericolosità dell'istituto dovuta ai suoi misteri e alla troppa libertà lasciata agli studenti è davvero presente, ma come un fattore secondario.
Il secondo elemento riguarda i personaggi, e bisogna distinguere tra i buoni e i cattivi: per i primi abbiamo una introspezione molto leggera e dei caratteri non proprio originali, e il tutto li rende non antipatici ma nemmeno simpatici (però la dolce Katie è a forte rischio dolciastro); invece con i secondi abbiamo un abbastanza coraggioso tentativo di andare oltre lo stereotipo, perché, se all'inizio appaiono come i classici cattivi bidimensionali, in seguito si scopre il loro passato, e grazie a una introspezione semplice ma efficace si empatizza con loro.
Proprio questo porta al terzo elemento, riguardante il protagonista Oliver, che inizialmente appare come il classico ragazzo buono e perfettino, e invece ha uno sviluppo piuttosto sorprendente, che lo rende un personaggio davvero intrigante. Però, come accennato, questa parte non viene trattata poi molto, ci viene giusto fatto vedere che c'è, in attesa di svilupparla in una eventuale seconda stagione.
Passando all'azione, abbiamo una serie di scontri che svolgono il proprio compito in maniera onesta: da un lato purtroppo non hanno saputo sfruttare appieno l'idea di unire magia e scherma, tuttavia riescono a non annoiare.
Le musiche non mi sono sembrate nulla di particolare, mentre animazioni e chara design sono godibili, senza mai essere eccezionali.
Insomma, è un titolo che amalgama elementi diversi, l'unione non è sempre felice, così come non sempre sono buone le idee, comunque in generale è tutto godibile.