Monsters & Co.
<Attenzione contiene spoiler>
Introduzione e sinossi
La paura come energia! Una prospettiva intrigante. A quanto sembra c'è un mondo che si alimenta della paura dei bambini e che ne ha fatto una vera e propria fonte di energia e di sostentamento. Benvenuti a Monstropoli, una città completamente funzionante a base di paura, terrore, spavento e panico, dove gli abitanti sono tutti dei veri e propri mostri che lavorano a pieno tempo per garantirsi un'energia inesauribile che aiuta loro a condurre una vita decorosa e dignitosa. Ma attenzione, come ogni sistema, anche questo ha le sue regole: i mostri devono spaventare i bambini per garantirsi l'energia. Tuttavia hanno il divieto di avere con essi qualsiasi forma di contatto ravvicinato e/o diretto. Mike e Sulley sono una copia di colleghi che lavorano alla Monsters & Co. e dove cercano sempre di superare se stessi nel lavorano che svolgono. In particolare Sulley è un dipendente modello che non manca mai l'obiettivo e "quasi tutti" lo ammirano per questo. Beh, quasi tutti, perché c'è qualcuno che invece lo detesta e mira a prendere il suo posto di miglior dipendente dell'azienda, Randall. Questi è stato assegnato ad una bambina molto particolare, la quale non sembra essere spaventata dai mostri, tranne che da lui. Sullivan e Mike lo capiscono ed anche se inizialmente terrorizzati dalla bambina come tutti i mostri fanno l'impossibile per riportarla a casa prima che il Sig.Waternoose e/o qualche piano alto dell'azienda e/o i colleghi lo scoprano. Purtroppo falliscono e vengono esiliati dal Signor. Waternoose e da Randall, ma non si arrendono e ritornano in azienda per salvarla, avendo scoperto il loro perfido piano di rapire i bambini ed impiegare un nuovo dispositivo per estrarre le urla di terrore direttamente dalle loro bocche. Alla fine Mike e Sullivan riescono a sventare il loro piano, ma devono separarsi dalla bambina facendola ritornare a casa e distruggere la porta del suo armadio. Randall e Waternoose vengono arrestati e Sullivan diventa il nuovo dirigente dell'azienda e decide di puntare sull'energia delle risate anziché su quella della paura. La nuova produzione di energia si rivela più redditizia di quella precedente. Addirittura tutti sembrano più felici, tutti tranne Sulley, il quale sente la mancanza di Boo. Ma la sua nostalgia sta per avere fine: Mike gli fa la sorpresa di avere ricostruito la porta dell'armadio di Boo e i due si ritrovano.
Grafica
La grafica è un 3D molto fluido che dà profondità e spessore sia all'ambientazione che ai personaggi. Questi sono buffi più che spaventosi e lo dimostrano con i loro tentativi più o meno riusciti di spaventare i bambini, tant'è vero che molti falliscono. Altri invece sembrano svampiti e questo non fa che aumentare il lato comico della vicenda e costituisce accanto alla paura il principale climax della storia. I disegni sono abbastanza equilibrati, né troppo fluidi né troppo macchinosi, il che serve a conferire alla storia il suo giusto ritmo narrativo e a darle quella giusta dose di tensione, suspence miste ad allegria, ilarità.
I colori sono strampalati per sottolineare il carattere grottesco e goliardico della storia, la quale ci fa capire che non bisogna prendersi troppo sul serio e che una risata è tutto quello di cui si ha molto spesso bisogno.
Colonna sonora
La colonna sonora è un misto di tracce tra swing e musica classica che rendono bene le due velocità di narrazione della storia. Lo swing fa da cornice alle scene più movimentate e sottolinea il lato comico della storia, mentre la musica classica si alterna tra acuti e gravi sottolineando ora i momenti di comicità, ora di confronto e di paura, ansia, angoscia.
Messaggio
Nella sua semplicità questa storia ci trasmette due messaggi. Il primo messaggio è sicuramente quello legato al fatto che non si può vivere nella paura, bensì bisogna imparare a fronteggiarla insieme alla fonte che la genera. Il secondo messaggio è che una risata è molto più gradevole di un tentativo di terrorizzare e dominare qualcun'altro, il che costituisce appunto il climax della storia.
Giudizio finale
Un film basato molto sull'imprevidibilità e la versatilità dei suoi personaggi che nè mostra lo spessore e ci fa capire che nella vita siamo più di quello che sembriamo, siamo quello che scegliamo e decidiamo di essere.
Voto: 8,5
Introduzione e sinossi
La paura come energia! Una prospettiva intrigante. A quanto sembra c'è un mondo che si alimenta della paura dei bambini e che ne ha fatto una vera e propria fonte di energia e di sostentamento. Benvenuti a Monstropoli, una città completamente funzionante a base di paura, terrore, spavento e panico, dove gli abitanti sono tutti dei veri e propri mostri che lavorano a pieno tempo per garantirsi un'energia inesauribile che aiuta loro a condurre una vita decorosa e dignitosa. Ma attenzione, come ogni sistema, anche questo ha le sue regole: i mostri devono spaventare i bambini per garantirsi l'energia. Tuttavia hanno il divieto di avere con essi qualsiasi forma di contatto ravvicinato e/o diretto. Mike e Sulley sono una copia di colleghi che lavorano alla Monsters & Co. e dove cercano sempre di superare se stessi nel lavorano che svolgono. In particolare Sulley è un dipendente modello che non manca mai l'obiettivo e "quasi tutti" lo ammirano per questo. Beh, quasi tutti, perché c'è qualcuno che invece lo detesta e mira a prendere il suo posto di miglior dipendente dell'azienda, Randall. Questi è stato assegnato ad una bambina molto particolare, la quale non sembra essere spaventata dai mostri, tranne che da lui. Sullivan e Mike lo capiscono ed anche se inizialmente terrorizzati dalla bambina come tutti i mostri fanno l'impossibile per riportarla a casa prima che il Sig.Waternoose e/o qualche piano alto dell'azienda e/o i colleghi lo scoprano. Purtroppo falliscono e vengono esiliati dal Signor. Waternoose e da Randall, ma non si arrendono e ritornano in azienda per salvarla, avendo scoperto il loro perfido piano di rapire i bambini ed impiegare un nuovo dispositivo per estrarre le urla di terrore direttamente dalle loro bocche. Alla fine Mike e Sullivan riescono a sventare il loro piano, ma devono separarsi dalla bambina facendola ritornare a casa e distruggere la porta del suo armadio. Randall e Waternoose vengono arrestati e Sullivan diventa il nuovo dirigente dell'azienda e decide di puntare sull'energia delle risate anziché su quella della paura. La nuova produzione di energia si rivela più redditizia di quella precedente. Addirittura tutti sembrano più felici, tutti tranne Sulley, il quale sente la mancanza di Boo. Ma la sua nostalgia sta per avere fine: Mike gli fa la sorpresa di avere ricostruito la porta dell'armadio di Boo e i due si ritrovano.
Grafica
La grafica è un 3D molto fluido che dà profondità e spessore sia all'ambientazione che ai personaggi. Questi sono buffi più che spaventosi e lo dimostrano con i loro tentativi più o meno riusciti di spaventare i bambini, tant'è vero che molti falliscono. Altri invece sembrano svampiti e questo non fa che aumentare il lato comico della vicenda e costituisce accanto alla paura il principale climax della storia. I disegni sono abbastanza equilibrati, né troppo fluidi né troppo macchinosi, il che serve a conferire alla storia il suo giusto ritmo narrativo e a darle quella giusta dose di tensione, suspence miste ad allegria, ilarità.
I colori sono strampalati per sottolineare il carattere grottesco e goliardico della storia, la quale ci fa capire che non bisogna prendersi troppo sul serio e che una risata è tutto quello di cui si ha molto spesso bisogno.
Colonna sonora
La colonna sonora è un misto di tracce tra swing e musica classica che rendono bene le due velocità di narrazione della storia. Lo swing fa da cornice alle scene più movimentate e sottolinea il lato comico della storia, mentre la musica classica si alterna tra acuti e gravi sottolineando ora i momenti di comicità, ora di confronto e di paura, ansia, angoscia.
Messaggio
Nella sua semplicità questa storia ci trasmette due messaggi. Il primo messaggio è sicuramente quello legato al fatto che non si può vivere nella paura, bensì bisogna imparare a fronteggiarla insieme alla fonte che la genera. Il secondo messaggio è che una risata è molto più gradevole di un tentativo di terrorizzare e dominare qualcun'altro, il che costituisce appunto il climax della storia.
Giudizio finale
Un film basato molto sull'imprevidibilità e la versatilità dei suoi personaggi che nè mostra lo spessore e ci fa capire che nella vita siamo più di quello che sembriamo, siamo quello che scegliamo e decidiamo di essere.
Voto: 8,5
E' piuttosto comune, per i bambini, aver paura del buio, perché nel buio (o negli armadi, o sotto il letto) si nasconderebbero fantomatici mostri spaventosi e cattivi.
Dopo quello dei giocattoli in "Toy Story" (1995) e quello degli insetti in "A bug's life" (1998), Disney e Pixar nel 2001 raccontano in "Monsters, Inc." il mondo in cui vivono questi mostri. Mostri che sì, esistono davvero ed escon fuori dagli armadi per spaventare i bambini, come si dice in giro.
L'ottima idea alla base del film è, tuttavia, quella di sfatare questo mito, in quanto queste coloratissime creature non spaventano i bambini per scopi malvagi, ma solo perché le urla di terrore delle loro piccole vittime costituiscono la primaria fonte d'energia che alimenta la grossa città in cui vivono, Mostropoli.
Protagonisti della storia sono una coppia di amici, James P. Sullivan (detto Sulley) e Mike Wazowsky. Il primo, un gigante peloso dal carattere tranquillo e onesto, è la star dell'azienda che raccoglie gli spaventi dei bimbi. Il secondo, una piccola e logorroica "palletta" verde con un occhio solo, è il suo migliore amico, sempre pronto a ciarlare e a fare battute.
Durante una delle incursioni di lavoro nel mondo umano, una bambina segue accidentalmente Sulley nella città dei mostri. Per i due amici, ma anche per l'intera Mostropoli, sarà l'inizio di grossi guai ma anche di una straordinaria avventura che potrebbe sovvertirne (in negativo o in positivo) l'intero equilibrio.
Nominato agli Oscar del 2002 come miglior film d'animazione (premio poi assegnato a "Shrek" della concorrente Dreamworks), "Monsters, Inc." apparve sulla scena come un lungometraggio animato maturo, decisamente valido, adatto a più livelli di fruizione. E', infatti, un film capace di piacere sia al bambino che all'adulto, in virtù dei numerosi ed eterogenei elementi che ne decretano il fascino.
Innanzitutto, lo si nota subito, è un film decisamente divertente. Colorato, ricco di personaggi simpatici e stravaganti, di trovate geniali, battute al fulmicotone ed efficaci tormentoni (chi, a distanza di anni, non se ne esce ancora, di tanto in tanto, con "Ti tengo d'occhio, Wazowsky..."?). Una spassosa parodia delle paure infantili, che trasforma mostruosi spauracchi in simpatici e indaffaratissimi salarymen, che devono sottostare alla burocrazia, prendono uno stipendio, vanno a cena al ristorante giapponese e fanno a gara con i colleghi per chi risale più in fretta la classifica del maggior numero di spaventi effettuati.
"Monsters, Inc." riprende il classico stilema della coppia di amici uno alto/grosso e più tranquillo e l'altro tappetto ed estroverso/irriverente in stile Timon e Pumbaa o Asterix e Obelix per regalarci un duo protagonista decisamente simpatico, capace di entrare nei cuori degli spettatori grazie all'ottima alchimia che si genera fra i suoi due membri. Mike, che non sta mai zitto un secondo, diverte di continuo lo spettatore con le sue gags e il suo sarcasmo, mentre Sulley, più posato ed impacciato, diventa ancora più spassoso quando costretto a gestire situazioni estreme o surreali che faranno cadere la sua maschera di tranquillità.
Azzeccatissimi sono anche tutti gli altri mostri che popolano Mostropoli, schizzatissima parodia del mondo reale, degli adulti e del lavoro, fra fidanzate degne della peggior Paperina, viscide receptionist e colleghi di ogni tipologia e carattere.
Dietro ai colori e alle risate, però, "Monsters, Inc." nasconde un intero universo di tematiche più profonde e riflessive, prima fra tutte la decostruzione dell'immagine del mostro cattivo, che qui viene raffigurato in maniera molto umana. Si ribalta il rapporto che lega mostro e bambino, si ribalta il "chi ha paura di chi", tramite la storia di questo mostrone gigantesco e spaventoso che si ritrova suo malgrado a fare da improvvisato baby sitter ad una bimba umana neonata. Il rapporto fra Sulley e la bimba (battezzata "Boo" dai mostri) è trattato con estrema tenerezza, vista la giovanissima età di quest'ultima, una creaturina adorabile e combinaguai ma capace, nel suo piccolo, di sentimenti molto forti.
Dolce e con un retrogusto malinconico capace di far scendere diverse lacrimucce sul volto degli spettatori, la storia del tenero incontro fra Sulley e Boo e di come questo finisca per rivoluzionare l'intero universo dei mostri è senza dubbio il tema portante del film, ma non è l'unico.
Insieme a un po' d'amore, di critica al mondo del lavoro e ad un pizzico d'ecologia, grande importanza ha il tema dell'amicizia, nella fattispecie quella che intercorre fra i due protagonisti. Amici intimi da sempre (il prossimo venturo prequel "Monsters University" ci mostrerà più nel dettaglio da quando), Sulley e Mike vedono incrinarsi il loro rapporto a causa della bambina e dei cambiamenti che la sua presenza sta generando nel carattere del colosso dal pelo verde acqua e viola.
Pian piano, infatti, Sulley capisce (al pari di come, al contrario, Boo capisce che i mostri non sono tutti spaventosi) che anche gli umani hanno dei sentimenti e che non sono mere pedine da sfruttare e spaventare con cattiveria, ma che anzi l'energia generata dalla loro paura è ben poca cosa rispetto a quella che deriva dai loro sentimenti positivi, prima fra tutti l'allegria.
Mike, invece, che vorrebbe semplicemente vivere in armonia con l'amico e la fidanzata, come ha sempre fatto, non vede di buon occhio questi cambiamenti.
Il contrasto fra i due amici porterà guai a entrambi, ma sarà anche risolto in una delle più belle esaltazioni dell'amicizia mai viste sul grande schermo, che contribuisce a far risaltare ancor di più questa buffa coppia di personaggi estremamente diversi fra loro ma che, nonostante questo, non possono fare a meno l'uno dell'altro.
"Monsters, Inc." è anche un grandissimo e sapientemente gestito omaggio al mondo del cinema e dell'animazione, ricco di piccoli omaggi da scovare (si citano Ray Harryhausen, "Armageddon", "Toy Story"), realizzato con una tecnica all'avanguardia. Nel 2001, di film in computer graphics ce n'erano già stati altri (anche se non ancora in un numero così esorbitante come oggi), ma "Monsters, Inc." stupisce per la grafica estremamente curata, che dona un aspetto più realistico a molti elementi degli sfondi e dei personaggi, creando uno stile molto particolare. I personaggi sono estremamente caricaturali, ma hanno numerose espressioni facciali molto vive (più di molti attori in carne ed ossa) e peli realizzati in maniera talmente realistica da farli sembrare dei giganteschi peluches viventi portati su schermo. L'intero film pullula di colori vividi (il verde, l'azzurro, il viola, il lilla), un coloratissimo affresco che trova la sua massima espressione nelle mille e più decorazioni delle porte che i mostri varcano per entrare nel mondo degli umani.
Molto piacevole è la colonna sonora firmata da Randy Newman, che, delicatamente e senza sembrare troppo invasiva, accompagna l'universo urbano di Mostropoli con musiche un po' jazz, in stile anni '50, per poi esplodere nei titoli di coda con un divertente pezzo cantato da Billy Crystal e John Goodman, i due doppiatori originali di Mike e Sulley, che con uno stile da musical teatrale torna a parlarci della forte amicizia fra i due personaggi.
Buono il doppiaggio italiano, capitanato da un sempre ottimo e irriverente Tonino Accolla nel ruolo di Mike e un robusto e pacato Adalberto Maria Merli in quello di Sulley, ma dispiace per il cambiamento del titolo da "Monsters, Inc." a "Monsters & Co." che non ha granché senso.
Uno dei migliori prodotti d'animazione recenti, che riesce ad usare sapientemente la computer grafica senza far rimpiangere troppo il disegno a mano. Il film unisce un uso sapiente della comicità (quasi mai volgare, delicata e molto efficace) ad una storia ricca di sentimento, che non fatica a entrare nel cuore dello spettatore. "Monsters, Inc." è insieme spassoso ed estramente dolce, adatto dunque sia ai bambini, che saranno conquistati dal colore e dalla simpatia dei suoi personaggi, sia agli adulti, che avranno un film d'animazione di qualità ricco di strizzatine d'occhi al loro mondo.
Dopo quello dei giocattoli in "Toy Story" (1995) e quello degli insetti in "A bug's life" (1998), Disney e Pixar nel 2001 raccontano in "Monsters, Inc." il mondo in cui vivono questi mostri. Mostri che sì, esistono davvero ed escon fuori dagli armadi per spaventare i bambini, come si dice in giro.
L'ottima idea alla base del film è, tuttavia, quella di sfatare questo mito, in quanto queste coloratissime creature non spaventano i bambini per scopi malvagi, ma solo perché le urla di terrore delle loro piccole vittime costituiscono la primaria fonte d'energia che alimenta la grossa città in cui vivono, Mostropoli.
Protagonisti della storia sono una coppia di amici, James P. Sullivan (detto Sulley) e Mike Wazowsky. Il primo, un gigante peloso dal carattere tranquillo e onesto, è la star dell'azienda che raccoglie gli spaventi dei bimbi. Il secondo, una piccola e logorroica "palletta" verde con un occhio solo, è il suo migliore amico, sempre pronto a ciarlare e a fare battute.
Durante una delle incursioni di lavoro nel mondo umano, una bambina segue accidentalmente Sulley nella città dei mostri. Per i due amici, ma anche per l'intera Mostropoli, sarà l'inizio di grossi guai ma anche di una straordinaria avventura che potrebbe sovvertirne (in negativo o in positivo) l'intero equilibrio.
Nominato agli Oscar del 2002 come miglior film d'animazione (premio poi assegnato a "Shrek" della concorrente Dreamworks), "Monsters, Inc." apparve sulla scena come un lungometraggio animato maturo, decisamente valido, adatto a più livelli di fruizione. E', infatti, un film capace di piacere sia al bambino che all'adulto, in virtù dei numerosi ed eterogenei elementi che ne decretano il fascino.
Innanzitutto, lo si nota subito, è un film decisamente divertente. Colorato, ricco di personaggi simpatici e stravaganti, di trovate geniali, battute al fulmicotone ed efficaci tormentoni (chi, a distanza di anni, non se ne esce ancora, di tanto in tanto, con "Ti tengo d'occhio, Wazowsky..."?). Una spassosa parodia delle paure infantili, che trasforma mostruosi spauracchi in simpatici e indaffaratissimi salarymen, che devono sottostare alla burocrazia, prendono uno stipendio, vanno a cena al ristorante giapponese e fanno a gara con i colleghi per chi risale più in fretta la classifica del maggior numero di spaventi effettuati.
"Monsters, Inc." riprende il classico stilema della coppia di amici uno alto/grosso e più tranquillo e l'altro tappetto ed estroverso/irriverente in stile Timon e Pumbaa o Asterix e Obelix per regalarci un duo protagonista decisamente simpatico, capace di entrare nei cuori degli spettatori grazie all'ottima alchimia che si genera fra i suoi due membri. Mike, che non sta mai zitto un secondo, diverte di continuo lo spettatore con le sue gags e il suo sarcasmo, mentre Sulley, più posato ed impacciato, diventa ancora più spassoso quando costretto a gestire situazioni estreme o surreali che faranno cadere la sua maschera di tranquillità.
Azzeccatissimi sono anche tutti gli altri mostri che popolano Mostropoli, schizzatissima parodia del mondo reale, degli adulti e del lavoro, fra fidanzate degne della peggior Paperina, viscide receptionist e colleghi di ogni tipologia e carattere.
Dietro ai colori e alle risate, però, "Monsters, Inc." nasconde un intero universo di tematiche più profonde e riflessive, prima fra tutte la decostruzione dell'immagine del mostro cattivo, che qui viene raffigurato in maniera molto umana. Si ribalta il rapporto che lega mostro e bambino, si ribalta il "chi ha paura di chi", tramite la storia di questo mostrone gigantesco e spaventoso che si ritrova suo malgrado a fare da improvvisato baby sitter ad una bimba umana neonata. Il rapporto fra Sulley e la bimba (battezzata "Boo" dai mostri) è trattato con estrema tenerezza, vista la giovanissima età di quest'ultima, una creaturina adorabile e combinaguai ma capace, nel suo piccolo, di sentimenti molto forti.
Dolce e con un retrogusto malinconico capace di far scendere diverse lacrimucce sul volto degli spettatori, la storia del tenero incontro fra Sulley e Boo e di come questo finisca per rivoluzionare l'intero universo dei mostri è senza dubbio il tema portante del film, ma non è l'unico.
Insieme a un po' d'amore, di critica al mondo del lavoro e ad un pizzico d'ecologia, grande importanza ha il tema dell'amicizia, nella fattispecie quella che intercorre fra i due protagonisti. Amici intimi da sempre (il prossimo venturo prequel "Monsters University" ci mostrerà più nel dettaglio da quando), Sulley e Mike vedono incrinarsi il loro rapporto a causa della bambina e dei cambiamenti che la sua presenza sta generando nel carattere del colosso dal pelo verde acqua e viola.
Pian piano, infatti, Sulley capisce (al pari di come, al contrario, Boo capisce che i mostri non sono tutti spaventosi) che anche gli umani hanno dei sentimenti e che non sono mere pedine da sfruttare e spaventare con cattiveria, ma che anzi l'energia generata dalla loro paura è ben poca cosa rispetto a quella che deriva dai loro sentimenti positivi, prima fra tutti l'allegria.
Mike, invece, che vorrebbe semplicemente vivere in armonia con l'amico e la fidanzata, come ha sempre fatto, non vede di buon occhio questi cambiamenti.
Il contrasto fra i due amici porterà guai a entrambi, ma sarà anche risolto in una delle più belle esaltazioni dell'amicizia mai viste sul grande schermo, che contribuisce a far risaltare ancor di più questa buffa coppia di personaggi estremamente diversi fra loro ma che, nonostante questo, non possono fare a meno l'uno dell'altro.
"Monsters, Inc." è anche un grandissimo e sapientemente gestito omaggio al mondo del cinema e dell'animazione, ricco di piccoli omaggi da scovare (si citano Ray Harryhausen, "Armageddon", "Toy Story"), realizzato con una tecnica all'avanguardia. Nel 2001, di film in computer graphics ce n'erano già stati altri (anche se non ancora in un numero così esorbitante come oggi), ma "Monsters, Inc." stupisce per la grafica estremamente curata, che dona un aspetto più realistico a molti elementi degli sfondi e dei personaggi, creando uno stile molto particolare. I personaggi sono estremamente caricaturali, ma hanno numerose espressioni facciali molto vive (più di molti attori in carne ed ossa) e peli realizzati in maniera talmente realistica da farli sembrare dei giganteschi peluches viventi portati su schermo. L'intero film pullula di colori vividi (il verde, l'azzurro, il viola, il lilla), un coloratissimo affresco che trova la sua massima espressione nelle mille e più decorazioni delle porte che i mostri varcano per entrare nel mondo degli umani.
Molto piacevole è la colonna sonora firmata da Randy Newman, che, delicatamente e senza sembrare troppo invasiva, accompagna l'universo urbano di Mostropoli con musiche un po' jazz, in stile anni '50, per poi esplodere nei titoli di coda con un divertente pezzo cantato da Billy Crystal e John Goodman, i due doppiatori originali di Mike e Sulley, che con uno stile da musical teatrale torna a parlarci della forte amicizia fra i due personaggi.
Buono il doppiaggio italiano, capitanato da un sempre ottimo e irriverente Tonino Accolla nel ruolo di Mike e un robusto e pacato Adalberto Maria Merli in quello di Sulley, ma dispiace per il cambiamento del titolo da "Monsters, Inc." a "Monsters & Co." che non ha granché senso.
Uno dei migliori prodotti d'animazione recenti, che riesce ad usare sapientemente la computer grafica senza far rimpiangere troppo il disegno a mano. Il film unisce un uso sapiente della comicità (quasi mai volgare, delicata e molto efficace) ad una storia ricca di sentimento, che non fatica a entrare nel cuore dello spettatore. "Monsters, Inc." è insieme spassoso ed estramente dolce, adatto dunque sia ai bambini, che saranno conquistati dal colore e dalla simpatia dei suoi personaggi, sia agli adulti, che avranno un film d'animazione di qualità ricco di strizzatine d'occhi al loro mondo.