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Kirad

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Questa serie ho trovato che ha una particolare caratteristica: ogni singolo episodio è molto divertente ma se si prende l'insieme alla lunga può stancare.
Partiamo dagli elementi positivi: diverte davvero, le puntate sono tutte divise in due o tre micro-episodi che prendono in giro gli stereotipi della detective story (ad esempio mettendoci dei cattivi di cui non ci dicono le motivazioni), inseriscono dei riusciti momenti demenziali (come atmosfere o singole gag) e grazie anche ad un ritmo veloce permettono agli episodi di scorrere senza problemi, tra sorrisi e risate, anche se non ho trovato scene davvero memorabili.
Invece gli elementi negativi sono dovuti alla mancanza di una trama unitaria e al fatto di proporre sempre lo stesso tipo di comicità: la storia non conosce vere evoluzioni (almeno in questa sua prima parte) nonostante il soggetto dovesse in teoria trattare i tentativi di Nagumo di ritrovare la grinta di un tempo (elemento presente pure nell’opening ma che nella serie di fatto sparisce), quindi non c'è nessun crescendo capace di creare aspettative e maggior coinvolgimento. Poi il genere parodizzato è sempre lo stesso come pure rimangono sempre uguali le caratteristiche dei personaggi, perciò abbiamo quasi sempre gag della stessa tipologia e da qui nasce la situazione particolare di cui scrivevo all'inizio: se ogni episodio considerato in sé stesso riesce a divertire, guardando puntate in sostanza tutte uguali alla lunga può risultare ripetitivo vedere le follie di Mashiro, che diventano 'le solite follie', poi gli acciacchi di Nagumo che divengono ‘tipici’, i sedicenti cattivi che ‘per l’ennesima volta’ all'inizio sembrano pericolosi e invece sono soltanto ridicoli, ecc.
Un altro piccolo difetto riguarda il numero esagerato di citazioni (di anime, manga, film o personaggi storici), ne mettono così tante che può risultare difficile raccapezzarsi.
Riguardo i personaggi non c'è molto da dire, sono costruiti in base a poche e precise caratteristiche che restano sempre uguali perché il loro scopo è soltanto divertire, comunque sono simpatici e quella che si apprezza di più è Hana Kazamaki, una comprimaria che appare come una diligente voce della ragione rassegnatasi a dover vivere in una realtà pazzoide.
Molto buono il lavoro del comparto animazioni mentre quello delle musiche l'ho trovato più ordinario. Comunque la sigla iniziale e quella finale sono davvero orecchiabili.
In definitiva è una serie di cui consiglio la visione come piacevole passatempo, anche se non dovete aspettarvi un lavoro geniale e bisogna fare attenzione al rischio ripetitività.


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kirk

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7,5
Il detective Nagumo, la sua assistente Mashiro e una decina di altri personaggi folli: questo è “Detestives These Days are Crazy!”.

L’umorismo giapponese è una lama a doppio taglio, può far ridere come in “Lamù”, “Ranma ½” ecc. o essere una noia pazzesca come in tante altre serie, fra cui ci metto “Witch Watch”. La serie di cui parlo oggi è una via intermedia: non ti fai le grasse risate dei prodotti della Takahashi, ma non sono assurde e noiose come altri prodotti… beh, anche quest’opera è assurda, ma di un buon assurdo.
Abbiamo questo detective fallito che assume una giovane assistente folle, cervello piccolo ma forza enorme, più che una ragazza un gorilla. Compaiono poi altri personaggi, dal bel detective Asunaro, che ha più fan per il suo faccino che per le sue doti, a un attraente ex yakuza di nome Taro Nezu, che forse è il personaggio più logico degli altri. Su alcuni si è calcata la mano: la giovane ladra super-dotata, la scienziata pazza, gli uomini che girano seminudi… insomma, un grande cast!

Le animazioni sono dello studio Lidenfilms, di cui ho visto ben poco, ma in quel poco c’è lo splendido “Woodpecker Detective’s Office”, il buon “Goblin Slayer” e il mediocre “Tokyo Revengers”; regista è Rion Kujo, che in vent’anni di lavoro non ha fatto nulla per cui rimarrà alla storia, e che qui crea un lavoro senza infamia e senza lode. Buonissimo il comparto musicale: ho trovato bellissima la sigla finale e geniale mettere in un episodio quel brano che suona italiano in Giappone, “Torna a Surriento” nella versione nipponica.

Insomma, un lavoro discreto a cui mi sento di dare almeno un sette e mezzo.