Il Grande Funerale
                                                NOTA introduttiva: per poter leggere le opere di Kago servirebbe una patente apposita. I suoi fumetti disturbanti, estremi, violenti e senza morale possono essere pericolosi per una psiche fragile. 
Tra le tante opere del maestro Kago, Il Grande Funerale è quella in cui troviamo la sua vena comica più delirante e senza freni (l'altra è sicuramente il Compendio della vera storia universale, che tuttavia è stato scritto ben 12 anni dopo il Grande Funerale, e che ne ripercorre alcuni topos narrativi).
Per quanto i lettori di Kago siano (o debbano essere) perfettamente abituati al contesto dei suoi mondi senza limiti di morale e buon senso, in questo caso ci troviamo a contatto con un micro universo frattale, la cui logica resta quella della legge della jungla (il forte trionfa sul debole) che tuttavia si sforza di mettere in luce la debolezza dei forti.
Paradossi e allucinazioni concrete sono gli elementi base del racconto, che si svolge in brevi "sprint", al termine del quale una parvenza di normalità viene ricostruita. Il modello narrativo di Kago è simile a quello che propone Matt Groening ne "i Simpsons". La storia vede il suo inizio in un contesto di partenza, perfettamente credibile e simile ai nostri contesti di vita quotidiani, e da un piccolo dettaglio o da una decisione presa da un personaggio che apparentemene non è in grado di prevederne le conseguenze, porta gli sviluppi al limite del paradosso.
Quando finalmente la storia trova un paradosso, l'hobby preferito di Kago è sfidarlo, smontarlo o portarlo oltre al suo estremo, tutto ridicolizzando la natura umana.
Per poter ridere assieme a Kago serve molto pelo sullo stomaco e saper trovare l'alchimia tra empatia e distacco totale.
Il mio voto così alto è dato principalmente dall'unicità di questa opera e dal coraggio dell'autore che ha voluto darle la luce.
I disegni sono funzionali al racconto, sicuramente non belli ma necessari. Tavole e regia sono rigide, per poter contenere con forza il disastro degli eventi che si verificano al loro interno.
PS: non racconto la trama volutamente perchè la scoperta graduale degli eventi nei racconti sono parte integrante della scoperta di quest'opera.
                Tra le tante opere del maestro Kago, Il Grande Funerale è quella in cui troviamo la sua vena comica più delirante e senza freni (l'altra è sicuramente il Compendio della vera storia universale, che tuttavia è stato scritto ben 12 anni dopo il Grande Funerale, e che ne ripercorre alcuni topos narrativi).
Per quanto i lettori di Kago siano (o debbano essere) perfettamente abituati al contesto dei suoi mondi senza limiti di morale e buon senso, in questo caso ci troviamo a contatto con un micro universo frattale, la cui logica resta quella della legge della jungla (il forte trionfa sul debole) che tuttavia si sforza di mettere in luce la debolezza dei forti.
Paradossi e allucinazioni concrete sono gli elementi base del racconto, che si svolge in brevi "sprint", al termine del quale una parvenza di normalità viene ricostruita. Il modello narrativo di Kago è simile a quello che propone Matt Groening ne "i Simpsons". La storia vede il suo inizio in un contesto di partenza, perfettamente credibile e simile ai nostri contesti di vita quotidiani, e da un piccolo dettaglio o da una decisione presa da un personaggio che apparentemene non è in grado di prevederne le conseguenze, porta gli sviluppi al limite del paradosso.
Quando finalmente la storia trova un paradosso, l'hobby preferito di Kago è sfidarlo, smontarlo o portarlo oltre al suo estremo, tutto ridicolizzando la natura umana.
Per poter ridere assieme a Kago serve molto pelo sullo stomaco e saper trovare l'alchimia tra empatia e distacco totale.
Il mio voto così alto è dato principalmente dall'unicità di questa opera e dal coraggio dell'autore che ha voluto darle la luce.
I disegni sono funzionali al racconto, sicuramente non belli ma necessari. Tavole e regia sono rigide, per poter contenere con forza il disastro degli eventi che si verificano al loro interno.
PS: non racconto la trama volutamente perchè la scoperta graduale degli eventi nei racconti sono parte integrante della scoperta di quest'opera.
 
     
         
                                 
                             
                                            
 
                                         
     
    