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9.5/10
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NOTA PER I MODERATORI: la mini-recensione era già andata in una notizia dedicata ai vincitori del FEFF nel 2024.
Il giovane regista Naoya Fujita si è emozionato fino alle lacrime nella platea del Teatro Nuovo di Udine, con l'ovazione che i presenti gli hanno dedicato dopo la proiezione della sua tenerissima opera prima. Confetti (che dal giapponese all'italiano si traduce in "coriandoli") è d'altronde una rappresentazione semplice ma estremamente accattivante di un cliché visto già tante volte, eppur qui declinato in maniera nuova e originale. Il liceale Yuki Iwata vive da sempre cambiando scuola ogni mese: è già persuaso a non farsi mai amici, perché ripete a sé stesso e agli altri di non averne bisogno, che non gli servono. Il suo tempo, la sua concentrazione, i suoi occhi sono tutti per il Taishū engeki, ovvero il teatro popolare la cui arte assorbe dall'interno della compagnia teatrale del padre. Quando Yuki conosce il compagno di scuola Ken fuori dalla classe, presso un concerto di idol, il suo mondo inizia a cambiare e allargarsi: sulle prime un po' impacciato, nell'intrecciare un'inedita amicizia con Ken, Yuki si scopre curioso di confrontarsi, aprirsi, fare domande, ascoltare, tornare ad interrogarsi, farsi prendere da dilemmi e dai primi crucci adolescenziali.
Il fascino delle tradizioni artistiche nipponiche (non sempre così conosciute) e la bravura dei giovanissimi attori Shion Matsufuji e Jun Saitō (Let's go karaoke!) che bucano lo schermo con una facilità impressionante, basterebbero già da soli a confezionare una pellicola morbida e piacevolissima, ma non è tutto qui: il film si caratterizza per dialoghi calzanti, momenti di fresca ilarità, toni vagamente drammatici e risvolti che suscitano emozioni purissime, di una delicatezza unica, verso un finale -per l'appunto- da applausi e coriandoli.