Recensione
Recensione di Nicola Scarfaldi Cancello
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Io devo ammettere che ho un problema con "Gurren Lagann".
Perché dopo anni di film d'azione belli e brutti, di scene movimentate dirette con maestria o in modo criminoso, pensavo di essermi impermeabilizzato a qualsiasi senso di disorientamento e di poter seguire la qualunque; poi guardo "Gurren Lagann", e ogni volta che c'è una scena d'azione, mi viene il mal di testa e un principio di nausea.
Mi sento vecchio, e lo stempiarsi dei miei capelli non mi aiuta, ma credo di non dover ritenere la mia chinetosi come una colpa intrinseca della serie. Semplicemente, per una sfortunata congiunzione astrale, l'insieme di disegni, colori e linee cinetiche contorce il mio stomaco e annoda le mie sinapsi come farebbe un video di imprenditori di Confindustria che discutono di istruzione scolastica.
Ma solleviamo elegantemente questo cappello introduttivo dall'intestazione e andiamo avanti.
Orbene, qualora non lo sappiate, "Gurren Lagann" è un'opera che parla di gruppi di chiassosi abitanti del sottosuolo che si debbono ribellare al regime che li ha obbligati a quella vita; e poi, nella seconda metà di storia, al vero motivo per cui tale regime si è venuto a instaurare. C'è da dire che, per quanto interessante, la trama di per sé non è importante; ma non perché quest'ultima sia un mero pretesto per fare "scene bbbelle" (come accadrà nel futuro "Promare", che condivide regista e sceneggiatore) e, anzi, fra un po' criticherò chi giudica in tal modo la trama di quest'opera. Non è "importante" nell'ordine in cui molti eventi, e molti discorsi, sono chiaramente metaforici e simbolici per temi di fondo che vengono discussi costantemente. "Gurren Lagann" è un'opera sulla scelta, sull'autodeterminarsi, sul continuare a incedere nonostante le avversità, nonostante i momenti di sconforto e di debolezza. Un discorso che tratta sia nel lato più individualista, rappresentato da Simon che viene spinto da più elementi, in particolare la figura emblematica del suo "aniki" Kamina, a puntare sempre più in alto, ad andare sempre più avanti, senza mai lasciarsi scoraggiare, per elevarsi ed essere sempre persone migliori che affrontano la vita; sia nel lato più umanitario e assoluto, in cui l'umanità viene considerata come meravigliosa proprio per la sua capacità di scontrarsi con le avversità, di mostrare un desiderio costante che mutui e affermi la propria esistenza in quanto specie, un vero e proprio "diritto ad esistere" nonostante logiche e forze più grandi di essa.
"Mostriamogli la forza dell'umanità", griderà Simon in uno dei maggiori climax del finale di "Gurren Lagann".
Ne viene quindi un'opera pregna di quell'idealismo e di quell'ottimismo che caratterizza alcuni tipi di narrativa giapponese, e che, anche a distanza di anni, è sempre un piacere da esperire, specie se messo in contrasto con un nichilismo e una disillusione tipica di altra narrazione che, per quanto anch'essa avente una dignità, alla lunga diventa nauseante.
Non tutti i grandi eventi umani sono stati fatti da uomini freddi e calcolatori, non tutti i popoli sono disposti ad affezionarsi a un cinismo chiaramente manifesto. Molte azioni ingiuste sono state perpetrate dalla sfiducia, e la fiducia delle masse può essere solo conquistata tramite gli ideali. Ma anche non fosse così, anche fosse questo mondo un insieme di dati sempre accuratamente raccolti e sempre chiaramente leggibili e interpretabili, non tutte le opere devono rispondere a questa realtà.
I discorsi sui sogni sono banali, ma coloro che guardano alle opere ricercandovi la realtà le ritengo persone tristi. Così avvelenate dalla propria vita da vedere solo quella, incapaci di riflettere sulle cose che non esistono, poiché seguono dinamiche che a loro sembrano assurde, quando sono fondamento dell'essere di molti, anche grandi nella storia.
Tutto questo fraseggiare per dire cosa? Che "A Song of Ice and Fire" fa davvero schifo, e che buona parte dei discorsi sul machiavellismo e sul pragmatismo sono tanto idealisti quanto l'idealismo che vorrebbero criticare.
Detto ciò, cerchiamo di connettere due elementi per creare un altro elemento di discussione.
Dato che ho sofferto di chinetosi mentre guardavo l'opera, non mi permetterò di giudicare approfonditamente la qualità delle scene d'azione, per quanto possa riconoscere che esse siano comunque di altissima qualità. Mi sento però di dover discutere di una cosa: spesso sento dire che il punto forte di "Gurren Lagann" siano le scene d'azione, e a volte ne sento parlare come un anime 'bombastico' che punta a iniettarti adrenalina ad ogni combattimento.
Io questa cosa, onestamente, la ritengo falsa. Anzi, per come sono realizzati, i combattimenti di "Gurren Lagann" sono anche un po' deludenti.
Li ho trovati spesso caratterizzati da build up di alto livello, capaci davvero, quelli sì, di emozionare in modo profondo. Però, ho anche trovato che le loro risoluzioni fossero spesso piuttosto deludenti, con semplicemente questi robot giganti che si colpiscono tra loro sfasciandosi, ma senza sentire il peso e la potenza dei colpi e dei danni subiti da loro e dall'ambiente circostante. Un po' come se fossero fatti di un acciaio che si comporta come compensato, in delle coreografie che, devo essere onesto, ho trovato anche un po' banali.
Questa cosa non la ritengo un difetto grave nell'ottica in cui, come ho cercato di far intendere, non ritengo "Gurren Lagann" un anime "tamarro", ma un anime che, nella sua semplicità, è una metafora dei temi di cui ho parlato sopra. Infatti, debbo dire che i combattimenti in quanto tali sono la parte che ho apprezzato meno dell'opera, mentre ho trovato molto più interesse nell'essere spettatore dei rapporti tra i personaggi principali, e dell'evoluzione della società umana rappresentata nell'opera.
Quindi sì, personalmente credo che in molti fraintendano la vera essenza di "Gurren Lagann".
Ho detto tutto.
Auf wiedersehen!
P.S. Comunque, Nia > Yoko
Perché dopo anni di film d'azione belli e brutti, di scene movimentate dirette con maestria o in modo criminoso, pensavo di essermi impermeabilizzato a qualsiasi senso di disorientamento e di poter seguire la qualunque; poi guardo "Gurren Lagann", e ogni volta che c'è una scena d'azione, mi viene il mal di testa e un principio di nausea.
Mi sento vecchio, e lo stempiarsi dei miei capelli non mi aiuta, ma credo di non dover ritenere la mia chinetosi come una colpa intrinseca della serie. Semplicemente, per una sfortunata congiunzione astrale, l'insieme di disegni, colori e linee cinetiche contorce il mio stomaco e annoda le mie sinapsi come farebbe un video di imprenditori di Confindustria che discutono di istruzione scolastica.
Ma solleviamo elegantemente questo cappello introduttivo dall'intestazione e andiamo avanti.
Orbene, qualora non lo sappiate, "Gurren Lagann" è un'opera che parla di gruppi di chiassosi abitanti del sottosuolo che si debbono ribellare al regime che li ha obbligati a quella vita; e poi, nella seconda metà di storia, al vero motivo per cui tale regime si è venuto a instaurare. C'è da dire che, per quanto interessante, la trama di per sé non è importante; ma non perché quest'ultima sia un mero pretesto per fare "scene bbbelle" (come accadrà nel futuro "Promare", che condivide regista e sceneggiatore) e, anzi, fra un po' criticherò chi giudica in tal modo la trama di quest'opera. Non è "importante" nell'ordine in cui molti eventi, e molti discorsi, sono chiaramente metaforici e simbolici per temi di fondo che vengono discussi costantemente. "Gurren Lagann" è un'opera sulla scelta, sull'autodeterminarsi, sul continuare a incedere nonostante le avversità, nonostante i momenti di sconforto e di debolezza. Un discorso che tratta sia nel lato più individualista, rappresentato da Simon che viene spinto da più elementi, in particolare la figura emblematica del suo "aniki" Kamina, a puntare sempre più in alto, ad andare sempre più avanti, senza mai lasciarsi scoraggiare, per elevarsi ed essere sempre persone migliori che affrontano la vita; sia nel lato più umanitario e assoluto, in cui l'umanità viene considerata come meravigliosa proprio per la sua capacità di scontrarsi con le avversità, di mostrare un desiderio costante che mutui e affermi la propria esistenza in quanto specie, un vero e proprio "diritto ad esistere" nonostante logiche e forze più grandi di essa.
"Mostriamogli la forza dell'umanità", griderà Simon in uno dei maggiori climax del finale di "Gurren Lagann".
Ne viene quindi un'opera pregna di quell'idealismo e di quell'ottimismo che caratterizza alcuni tipi di narrativa giapponese, e che, anche a distanza di anni, è sempre un piacere da esperire, specie se messo in contrasto con un nichilismo e una disillusione tipica di altra narrazione che, per quanto anch'essa avente una dignità, alla lunga diventa nauseante.
Non tutti i grandi eventi umani sono stati fatti da uomini freddi e calcolatori, non tutti i popoli sono disposti ad affezionarsi a un cinismo chiaramente manifesto. Molte azioni ingiuste sono state perpetrate dalla sfiducia, e la fiducia delle masse può essere solo conquistata tramite gli ideali. Ma anche non fosse così, anche fosse questo mondo un insieme di dati sempre accuratamente raccolti e sempre chiaramente leggibili e interpretabili, non tutte le opere devono rispondere a questa realtà.
I discorsi sui sogni sono banali, ma coloro che guardano alle opere ricercandovi la realtà le ritengo persone tristi. Così avvelenate dalla propria vita da vedere solo quella, incapaci di riflettere sulle cose che non esistono, poiché seguono dinamiche che a loro sembrano assurde, quando sono fondamento dell'essere di molti, anche grandi nella storia.
Tutto questo fraseggiare per dire cosa? Che "A Song of Ice and Fire" fa davvero schifo, e che buona parte dei discorsi sul machiavellismo e sul pragmatismo sono tanto idealisti quanto l'idealismo che vorrebbero criticare.
Detto ciò, cerchiamo di connettere due elementi per creare un altro elemento di discussione.
Dato che ho sofferto di chinetosi mentre guardavo l'opera, non mi permetterò di giudicare approfonditamente la qualità delle scene d'azione, per quanto possa riconoscere che esse siano comunque di altissima qualità. Mi sento però di dover discutere di una cosa: spesso sento dire che il punto forte di "Gurren Lagann" siano le scene d'azione, e a volte ne sento parlare come un anime 'bombastico' che punta a iniettarti adrenalina ad ogni combattimento.
Io questa cosa, onestamente, la ritengo falsa. Anzi, per come sono realizzati, i combattimenti di "Gurren Lagann" sono anche un po' deludenti.
Li ho trovati spesso caratterizzati da build up di alto livello, capaci davvero, quelli sì, di emozionare in modo profondo. Però, ho anche trovato che le loro risoluzioni fossero spesso piuttosto deludenti, con semplicemente questi robot giganti che si colpiscono tra loro sfasciandosi, ma senza sentire il peso e la potenza dei colpi e dei danni subiti da loro e dall'ambiente circostante. Un po' come se fossero fatti di un acciaio che si comporta come compensato, in delle coreografie che, devo essere onesto, ho trovato anche un po' banali.
Questa cosa non la ritengo un difetto grave nell'ottica in cui, come ho cercato di far intendere, non ritengo "Gurren Lagann" un anime "tamarro", ma un anime che, nella sua semplicità, è una metafora dei temi di cui ho parlato sopra. Infatti, debbo dire che i combattimenti in quanto tali sono la parte che ho apprezzato meno dell'opera, mentre ho trovato molto più interesse nell'essere spettatore dei rapporti tra i personaggi principali, e dell'evoluzione della società umana rappresentata nell'opera.
Quindi sì, personalmente credo che in molti fraintendano la vera essenza di "Gurren Lagann".
Ho detto tutto.
Auf wiedersehen!
P.S. Comunque, Nia > Yoko
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