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9.5/10
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“Ci costruiamo prigioni. Aste forgiate da giuramenti, codici, muri di dubbio e limiti accettati. Abitiamo queste celle e le chiamiamo noi.”

Arcane

Ci sono opere che nascono per intrattenere, e altre che esplodono da dentro.
Arcane è entrambe le cose: una meraviglia visiva e un dramma intimo, politico, umano.
Prodotta da Riot Games e realizzata da Fortiche Studio, ispirata all’universo di League of Legends, Arcane fa qualcosa di raro per un’opera derivativa, non si limita a esistere, si afferma.
Non ha bisogno di conoscere il gioco, le sue regole, la sua mitologia, Arcane si basta da sola, come ogni grande storia.

La trama è una ferita che si apre lentamente.
Vi e Powder sono due sorelle che crescono nei bassifondi di Zaun, città sotterranea oppressa dal lusso distante di Piltover.
Il loro legame è profondo e fragile, pieno di promesse, ombre, e inevitabile rottura.
Una rivoluzione tecnologica, la Hextec, si insinua come un veleno dolce nella società, promettendo progresso, ma portando guerra.
Mentre il mondo si divide, anche i cuori si spezzano.
E da questa frattura nasce Jinx, creatura rotta e scintillante, spettro di una bambina che voleva solo essere amata.

Narrativamente, Arcane non ha fretta, e proprio per questo colpisce.
Costruisce con pazienza i suoi personaggi, le loro cadute, i loro tentativi di redenzione.
La trama è un meccanismo preciso ma non freddo, dove ogni azione ha una conseguenza, ogni silenzio ha un peso.
Non cerca il colpo di scena, ma l’evoluzione.
E nella seconda metà della serie, quando tutto crolla, capisci che non sei più spettatore, sei coinvolto, hai scelto da che parte stare, anche se non sai più qual è quella giusta.

Le tematiche sono molteplici, e stratificate.
Al centro c’è la frattura: tra classi, tra città, tra individui, tra sé e il proprio passato.
C’è una riflessione sulla tecnologia come tentazione e maledizione, sulla giustizia come illusione al servizio del potere, sulla follia come conseguenza del dolore.
Ma soprattutto c’è una domanda: chi divento, quando perdo chi ero?
Arcane non risponde. Mostra. E nel mostrare, ferisce.

I personaggi sono scolpiti con rara precisione emotiva.
Vi, tutta nervi, pugni e colpa. Jinx, figlia del trauma, perfettamente imprevedibile e coerente nella sua follia colorata.
Jayce, idealista sedotto dal potere. Viktor, tragico e disperatamente umano.
E poi Caitlyn, Silco, Mel, Heimerdinger, Ambessa. Che spettacolo di caratterizzazione.

Ognuno ha uno scopo, un fallimento, una crepa.
Non esistono comparse. Tutti cadono. Alcuni si rialzano.
Altri imparano a stare a terra.

Visivamente, Arcane è semplicemente una rivoluzione.
La tecnica mista di animazione 3D e pittura digitale crea un’estetica viva, sporca, splendente, che mescola steampunk e art nouveau, brutalismo e poesia.
Ogni inquadratura è pensata, ogni espressione rifinita, ogni combattimento è una coreografia narrativa, non solo azione.
La musica, poi, non accompagna, dichiara. Interviene nei momenti chiave, taglia le immagini, amplifica i silenzi.

E quando l’ultima scena si chiude, quella scelta brutale, quel colpo sospeso nel tempo, resta solo una domanda a rimbombare dentro:
Se tutto quello che siamo nasce dal dolore, possiamo mai essere liberi da ciò che ci ha spezzato?

Arcane è un’opera che non ha bisogno di redenzione.
È potente, stratificata, bellissima e crudele.
E anche se il mondo che racconta è finto, i suoi personaggi sono veri.
Soffrono, sbagliano, si tradiscono.
E noi, con loro.

VOTO: 9.3

La prima stagione è oggettivamente un 10.
La seconda stagione l'ho vista un po' piu' lenta a carburare, questo ne abbassa il mio personale voto collettivo.