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Ho finito da poco My First Love’s Kiss di Iruma (lo stesso di Adachi e Shimamura, la mia novel preferita) e ancora non me ne sono liberato. È uno di quei libri che non ti accarezza ma ti colpisce, e lo fa fin dall’inizio: il prologo è scioccante, una ragazza appena malmenata, forse da un genitore. In poche righe capisci subito che non sei più nel mondo sospeso e dolce di Adachi e Shimamura, ma nel suo negativo, nello stesso universo guardato dall’altro lato del vetro — tanto che personaggi delle due storie si incrociano in camei che fanno da ponte silenzioso tra i due racconti.
La protagonista, Hoshi, vive con la madre in un appartamento piccolo. Quando entra in scena Umi, la figlia di un’amica, comincia una convivenza forzata: silenzi, imbarazzi, passi trattenuti nel corridoio. Hoshi sbuffa, si irrita, eppure non può fare a meno di guardarla. Troppo composta, troppo distante, e con quelle uscite notturne che lasciano addosso più domande che risposte. La voce narrante è quasi sempre la sua, ma a tratti cede il posto anche a Umi — proprio come in Adachi e Shimamura — e lì il quadro si incrina. L’eleganza diventa armatura, la freddezza difesa. Ed è chiaro che dentro c’è qualcosa che brucia.

Il ritmo all’inizio è da slice-of-life, dettagli domestici, piccole scene quotidiane. Poi basta un’apparizione della donna col kimono e tutto cambia. Lei entra sorridente, affabile, quasi materna, e invece porta dietro un’ombra che contamina ogni pagina. È un personaggio magnetico, un villain yandere che non ha bisogno di urlare per dominare: seduce con il sorriso, lega con la gentilezza, e nel farlo tiene Umi incatenata a sé. È lei, più di Hoshi e Umi, a rubare la scena. Ogni volta che appare, l’atmosfera scivola in un territorio inquieto, dove l’amore smette di essere consolazione e diventa dipendenza e manipolazione.

Lo yuri qui non è mai rassicurante. Da un lato c’è l’innamoramento silenzioso e dolce-amaro di Hoshi, fatto di gelosie, desideri e paure. Dall’altro c’è il rapporto proibito tra Umi e la donna col kimono, un legame torbido che nasconde persino un’ulteriore verità sotterranea capace di ribaltare tutto. È uno di quei colpi di scena che non puoi anticipare, ma che, quando arriva, ti costringe a rileggere mentalmente ogni gesto e ogni parola. Proprio per questo, quando tra Hoshi e Umi scappa un abbraccio o una carezza sincera, l’effetto è devastante: un lampo di luce nel buio.

E poi c’è la cosa che più mi ha colpito: se Adachi e Shimamura era la storia di due anime destinate a ritrovarsi sempre, My First Love’s Kiss è la storia di due anime che per quanto si sforzino non riescono mai davvero a incontrarsi. È crudele, è malinconico, ma è anche onesto. Iruma qui non consola, ti mette davanti all’amore nella sua forma più scomoda. Ho chiuso l’ultima pagina con un groppo in gola e la certezza che non lo dimenticherò facilmente.