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Edizione: "Butterfly Effect" (Mangasenpai, 12 volumi)

Una torre da scalare, il battito d’ali di una farfalla, una treccia color prugna.
Fin dalle prime tavole, il fumetto si presenta come un viaggio interiore, dove ogni dettaglio e silenzio narrativo contribuiscono a costruire un mondo complesso e stratificato.
L’idea di rifarsi alla teoria del caos non è solo un riferimento concettuale, ma diventa la chiave di lettura dell’intera opera: ogni scelta, ogni gesto, ogni esitazione dei personaggi genera conseguenze imprevedibili, come il celebre battito d’ali che può scatenare un uragano.

Giulia Della Ciana ci guida in una narrazione che si discosta dai canoni fiabeschi dell’amore idealizzato, per abbracciare invece una visione più autentica e sfaccettata del sentimento. L’amore che emerge tra le pagine è imperfetto, a tratti soffocante e contorto, ma anche rassicurante e avvolgente: un’alternanza che riflette la complessità delle relazioni umane, nonché la loro vulnerabilità.

Il gergo utilizzato prende a piene mani dalla parlata tipica romana, condita dalle caratteristiche flessioni dialettali dello slang giovanile. A far da cornice ai dialoghi dei personaggi ci pensa una onnipresente voce narrante, inserita in appositi balloon squadrati, e che non mancherà di arricchire la scena tramite aforismi ed espressioni retoriche di circostanza.

Il comparto tecnico è estremamente curato e proprio qui la formazione artistica dell’autrice mostra i propri frutti. Le anatomie e gli ambienti vantano un credibilità e un realismo che direi “accademico”, mentre il tratto abbraccia in pieno i canoni e gli stilemi del manga orientale.
Le linee sono morbide, aggraziate, sempre disposte secondo una lineart che trova il suo completamento per mezzo di retini e campiture di ogni sorta, lasciando un po' in disparte le ombreggiature che avrebbero contribuito ad aumentare la tridimensionalità di volti e personaggi.

Il supporto cartaceo è di tipo popolare, privo di qualsivoglia sovracopertina (il dodicesimo volume fa eccezione) o tavola a colori, restituisce tuttavia una sufficiente sensazione di qualità.
Il formato è più largo di quello di un classico tankōbon e include pagine morbide dalla grana ruvida su carta bianco panna (curiosamente, dall’uscita, è proprio il dodicesimo ed ultimo volume a risentire maggiormente di ingiallimento delle pagine), con stampa esclusivamente in bianco e nero.
La rilegatura è del tipo a colla e la “pinzatura” della copertina, per quanto risicata, si è dimostrata sufficientemente solida nonché in grado di mantenere i volumi integri anche al termine della lettura.
Tra un capitolo e l’altro la narrazione si interrompe per lasciare spazio alle schede dedicate ai personaggi, delle sorte di carte di identità fittizie utili per conoscere i retroscena dei protagonisti del racconto.
Degna di nota è l’immancabile “lettera” dell’autrice posta in coda a ogni volume, in cui non manca di aggiornare i lettori sullo stato dell’opera (quando ancora in corso), inserendo trivia e retroscena del proprio lavoro.

+Pro+
• Disegni molto belli, i personaggi in particolare risultano estremamente diversificati e curatissimi
• Belli i riferimenti alla cultura italiana e, in particolare, alla città di Roma
• Attualità dei temi trattati...

-Contro-
• ... anche se si sarebbe potuto spendere su questi qualche vignetta in più
• Fin dal primo volume veniamo abituati alla presenza di una voce narrante esterna che: se all’inizio è utile a delineare il contesto, dopo diventa eccessivamente presente
• Passaggi tra vignette poco contestualizzati, con bruschi cambi di scena
• I personaggi secondari devono la loro caratterizzazione principalmente alle schede di dettaglio, non a ciò che viene mostrato o raccontato di loro
• La ricerca di un realismo costante nell’opera la porta a risultare poco godibile, ergo: “la realtà è noiosa”, sarebbe valsa la pena rinunciare a un po' di questa in favore di un più fresco guizzo narrativo in grado di stuzzicare il lettore
• Il finale manca di coraggio ed è la stessa autrice, in questo caso, a tarparsi le ali

Concludendo, “Butterfly Effect” è un fumetto che emoziona e lascia il segno.
L’opera trasuda autenticità, non solo per la sincerità emotiva con cui è raccontata, ma anche per la scelta stilistica e narrativa che privilegia l’introspezione.
L’opera non cerca risposte semplici, ma invita il lettore a riflettere sulle invisibili conseguenze dietro ad ogni gesto, parola o scelta.