Recensione
Recensione di MangAnimeEnthusiast
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Dopo quasi una decade, Lupin III e la sua inseparabile gang affrontano l'atto conclusivo del loro viaggio più duro e intimo.
Una piccola, grande epopea che ha fatto "scalpore" da subito, portando una ventata di freschezza ma anche di imprevedibile familiarità, almeno per quanto riguarda gli appassionati, per l'impronta istantaneamente incisiva da parte di Takeshi Koike che ha messo fin da subito in chiaro come la sua visione del furfante più inafferrabile fosse scevra da ogni forma di scazonata frenesia che ha segnato più generazioni, tornando su un piano più oscuro che esponeva tutte le ombre del mondo attorno e in cui i nostri si aggirano senza timore.
Un mondo molto più vicino al nostro, molto più segnato da contraddizioni e complessità che dalle più ampie situazioni capaci di illustrare anche veri e propri quadri socio-politici si intersecano coi tormenti più personali che attanagliano ogni personaggio storico della serie, rimessi molto più in discussione riguardo la loro essenza in un insieme di sfide che gradualmente dimostrano la potenza di ogni loro abilità e ideologia, e che ora saranno testate in una lotta ben più immensa e sconcertante.
O almeno dovrebbe essere questo l'intento nel farci mettere piede sulla misteriosa isola contenente tutte le spiegazioni dietro gli avvenimenti dei 4 capitoli precedenti (tutti rigorosamente da recuperare per meglio comprendere questo nuovo lungometraggio e il suo tono); e invece, l'evidente sensazione è che non solo non si sia raggiunto un traguardo abbastanza solido, ma che si sia andati ben oltre i limiti prefissati in precedenza.
Ci sarebbero tante questioni da portare in rassegna, e tutte dovute all'avere un quadro completo dopo la visione di tutti e 5 i suoi tasselli: innanzitutto l'essere appunto tutti legati in modo imprescindibile e quindi mancando di un'indipendenza che forse avrebbe alleggerito meglio la visione e permesso anche ai neofiti di approcciarsi più facilmente all'aura di Koike, nonostante l'opportuno riassunto iniziale che però è troppo superficiale, oltre ad altri flashback durante la visione che non fanno che rimarcare inutilmente ciò che si poteva benissimo riassumere anche con poche battute.
Si passa poi al fatto che diversi elementi introdotti precedentemente non ottengano la dovuta chiusura, come ad esempio un determinato personaggio proveniente dal volume dedicato a Goemon la cui vicenda mi faceva prospettare un'esposizione maggiore e più intrigante, invece liquidata fin troppo facilmente.
E infine il punto più emblematico, ma è davvero difficile spiegarlo senza incorrere nello spoiler: posso dire solamente che Koike in qualche modo oltrepassa di molto la linea che aveva costruito con assoluta finezza finora; e intendiamoci, non si può davvero definire il Lupin di questo mini-canone "realistico" come praticamente tutti hanno sempre rimarcato; bisogna definire una volta per tutte che si intende con questo termine, perché le vene surreali che da sempre accompagnano le imprese della banda non se ne sono mai andate, pur facendo avvertire comunque un piano molto più "grounded" del solito.
Ad aver meglio esposto questi toni sono stati il primo e ultimo mediometraggio, che infatti sono quelli i cui tratti meglio si sono conservati qui, mentre a livello di carattere tutti e 5 i nostri beniamini si destreggiano ottimamente, soprattutto Goemon e Zenigata i cui episodi dedicati risultano i migliori della pentalogia appunto; Fujiko si ripresenta perlopiù come la solita di sempre, mentre Jigen per certi versi risulta molto più aperto; il protagonista stesso, infine, riversa una sfacciataggine e cinismo molto più marcati che ne mettono in risalto l'ambiguità tipica di un vero furfante, ma anche qui mai realmente senza scrupoli fino in fondo.
Sul lato più tecnico invece nulla ridire, animazioni 2D degne della padronanza impareggiabile dei nipponici, capaci di trasmettere la dinamicità perfetta nella costruzione dei paesaggi, nelle espressioni dei personaggi, nella luminosità e nelle micidiali scene d'azione.
Perciò, in sostanza, non mi sento di bocciare, ma nemmeno di promuovere del tutto questo ultimo esempio nella leggendaria saga che cerca qui di unire in modo forse definitivo la modernità e la Classicità del personaggio con la massima ambizione, ma senza per questo evitare il disequilibrio di toni e sviluppi che rendono il tutto imperfetto ma comunque unico, un'ennesima ma notevole dimostrazione dell'incorreggibile carisma di un personaggio che ad ogni modo sarà sempre Immortale.
Una piccola, grande epopea che ha fatto "scalpore" da subito, portando una ventata di freschezza ma anche di imprevedibile familiarità, almeno per quanto riguarda gli appassionati, per l'impronta istantaneamente incisiva da parte di Takeshi Koike che ha messo fin da subito in chiaro come la sua visione del furfante più inafferrabile fosse scevra da ogni forma di scazonata frenesia che ha segnato più generazioni, tornando su un piano più oscuro che esponeva tutte le ombre del mondo attorno e in cui i nostri si aggirano senza timore.
Un mondo molto più vicino al nostro, molto più segnato da contraddizioni e complessità che dalle più ampie situazioni capaci di illustrare anche veri e propri quadri socio-politici si intersecano coi tormenti più personali che attanagliano ogni personaggio storico della serie, rimessi molto più in discussione riguardo la loro essenza in un insieme di sfide che gradualmente dimostrano la potenza di ogni loro abilità e ideologia, e che ora saranno testate in una lotta ben più immensa e sconcertante.
O almeno dovrebbe essere questo l'intento nel farci mettere piede sulla misteriosa isola contenente tutte le spiegazioni dietro gli avvenimenti dei 4 capitoli precedenti (tutti rigorosamente da recuperare per meglio comprendere questo nuovo lungometraggio e il suo tono); e invece, l'evidente sensazione è che non solo non si sia raggiunto un traguardo abbastanza solido, ma che si sia andati ben oltre i limiti prefissati in precedenza.
Ci sarebbero tante questioni da portare in rassegna, e tutte dovute all'avere un quadro completo dopo la visione di tutti e 5 i suoi tasselli: innanzitutto l'essere appunto tutti legati in modo imprescindibile e quindi mancando di un'indipendenza che forse avrebbe alleggerito meglio la visione e permesso anche ai neofiti di approcciarsi più facilmente all'aura di Koike, nonostante l'opportuno riassunto iniziale che però è troppo superficiale, oltre ad altri flashback durante la visione che non fanno che rimarcare inutilmente ciò che si poteva benissimo riassumere anche con poche battute.
Si passa poi al fatto che diversi elementi introdotti precedentemente non ottengano la dovuta chiusura, come ad esempio un determinato personaggio proveniente dal volume dedicato a Goemon la cui vicenda mi faceva prospettare un'esposizione maggiore e più intrigante, invece liquidata fin troppo facilmente.
E infine il punto più emblematico, ma è davvero difficile spiegarlo senza incorrere nello spoiler: posso dire solamente che Koike in qualche modo oltrepassa di molto la linea che aveva costruito con assoluta finezza finora; e intendiamoci, non si può davvero definire il Lupin di questo mini-canone "realistico" come praticamente tutti hanno sempre rimarcato; bisogna definire una volta per tutte che si intende con questo termine, perché le vene surreali che da sempre accompagnano le imprese della banda non se ne sono mai andate, pur facendo avvertire comunque un piano molto più "grounded" del solito.
Ad aver meglio esposto questi toni sono stati il primo e ultimo mediometraggio, che infatti sono quelli i cui tratti meglio si sono conservati qui, mentre a livello di carattere tutti e 5 i nostri beniamini si destreggiano ottimamente, soprattutto Goemon e Zenigata i cui episodi dedicati risultano i migliori della pentalogia appunto; Fujiko si ripresenta perlopiù come la solita di sempre, mentre Jigen per certi versi risulta molto più aperto; il protagonista stesso, infine, riversa una sfacciataggine e cinismo molto più marcati che ne mettono in risalto l'ambiguità tipica di un vero furfante, ma anche qui mai realmente senza scrupoli fino in fondo.
Sul lato più tecnico invece nulla ridire, animazioni 2D degne della padronanza impareggiabile dei nipponici, capaci di trasmettere la dinamicità perfetta nella costruzione dei paesaggi, nelle espressioni dei personaggi, nella luminosità e nelle micidiali scene d'azione.
Perciò, in sostanza, non mi sento di bocciare, ma nemmeno di promuovere del tutto questo ultimo esempio nella leggendaria saga che cerca qui di unire in modo forse definitivo la modernità e la Classicità del personaggio con la massima ambizione, ma senza per questo evitare il disequilibrio di toni e sviluppi che rendono il tutto imperfetto ma comunque unico, un'ennesima ma notevole dimostrazione dell'incorreggibile carisma di un personaggio che ad ogni modo sarà sempre Immortale.
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