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Scarlett7

Episodi visti: 26/26 --- Voto 5
Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Che famiglia è questa family!", anche noto come "Oh Family!", è una serie animata del lontanissimo 1986, composta da ben ventisei episodi prodotti dall'ormai "defunta" KnacK.

La trama, semplice e lineare, vede il piccolo Jonathan Allen di circa cinque anni e il suo cane Adam bussare alla porta di una famiglia di Los Angeles, la famiglia Anderson. Il piccolo spiega che sua madre è morta e, non potendo abitare dallo zio che odia i cani, ha deciso di chiedere ospitalità a loro, poiché il signor Anderson è un amico di vecchia data della madre. Da questo momento in poi, si unisce alla famiglia più stramba della California, con cui vive situazioni al limite dell'assurdo e anche piuttosto esilaranti.
Già in questa piccola trama c'è un'enorme censura: in realtà Jonathan chiede ospitalità alla famiglia Anderson perché sua madre, prima di morire, gli confessò che suo padre è Wilfred Anderson. E con questo introduco l'unico e solo problema della serie.

"Oh Family!" è piena zeppa di censure, a destra e a manca, nei disegni, nei dialoghi, nei titoli degli episodi, in tutto, addirittura per interi episodi! Infatti è talmente censurata che l'episodio 3 non è mai stato mandato in onda, se non coi sottotitoli in italiano solo molti anni dopo dal canale Man-ga, ovvero nel 2012. Il motivo della censura sta nel fatto che il fratello maggiore, Kay, è omosessuale e, nella puntata in questione, il ragazzo rivela la propria omosessualità alla sorella e l'argomento viene trattato ampiamente, anche piuttosto bene.

Ma la censura non si limita a questo, bensì stravolge l'intera storia. A partire da Jonathan Allen come figlio illegittimo di Wilfred Anderson; passando per l'omosessualità di Kay; il fatto che Leif si fidanzi con Kay credendo di essere omosessuale per l'interesse che nutre nei confronti di Fea; l'ambiguità sessuale suscitata da quest'ultima; il padre gay di Leif che vive nella casa con il figlio e il suo nuovo compagno Leo che viene però ridefinito come fratello di Leif; fino ad arrivare al finale, dove inspiegabilmente viene detto che il padre di Jonathan è morto, e invece si sa che è vivo e vegeto sin dal primo episodio. Tutto per le censure operate da Mediaset, che hanno rovinato tutto!

In generale, considerando che la serie è datata 1986, direi che i ventisei episodi sono il giusto, visto l'esorbitante numero di episodi prodotti per le serie dell'epoca. Gli episodi sono certamente noiosi, ma ce ne sono alcuni davvero divertenti e anche atipici.
Il finale della serie decisamente conclusivo mi ha soddisfatta soltanto in parte. Penso che avrei gradito un finale diverso, magari Jonathan che cambiava idea, e invece no. Ma va beh.

I personaggi sono tutti abbastanza caratterizzati, ma il miglior personaggio è decisamente Fea, che la fa da padrone nella serie. Credevo che Jonathan fosse il protagonista indiscusso, e invece gli viene data la stessa importanza degli altri membri della famiglia, a scapito di Kay, per chi avesse visto la serie censurata dalla Mediaset.
Un altro bel personaggio è Leif, che migliora drasticamente nel corso degli episodi, anche se le sue apparizioni sono limitate.

Dal punto di vista tecnico, il chara design non dispiace, né il fatto che ci siano targhe tanto buffe come quella dell'anziana signora (321) e quella di Leif (012). L'ambientazione invece è davvero blanda, ci sono edifici che ricordano mattoni con finestre quadrate e paesaggi molto anonimi.

La opening è parecchio antiquata, una opening che trasuda anni '80 a chilometri di distanza. La sigla italiana, cantata da Cristina D'Avena, è terribilmente brutta musicalmente e graficamente.

Voto: 5


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Sasshi

Episodi visti: 26/26 --- Voto 7,5
"Oh! Family" - in Italia conosciuto con il titolo di "Che famiglia è questa family" - è un manga creato dalla mangaka Taeko Watanabe, serializzato sulla rivista Flower Comics della Shogakukan dal 1982 al 1985 e divenuto - nel 1986 - un anime di ventisei episodi.

"Oh! Family" parla delle bizzarre avventure di una simpaticissima famiglia americana di Los Angeles, gli Anderson, composta dai genitori - Sharon e Wilfred -, il figlio più grande - Kay, omosessuale, la cui presenza porterà a molte censure nella versione italiana - e la mezzana Fea - un maschiaccio che, pensate un po’, frequenterà l’ex ragazzo di suo fratello. La lista non finisce qui: all’appello mancano, infatti, la figlia più piccola Tracy, l’orfanello Jonathan Allen insieme al suo simpatico e strambo cagnone di nome Adam.

Premetto che di primo impatto può sembrare un anime per bambini, ma non è affatto così, dato che vengono trattati temi adulti e maturi come l’omosessualità, e soprattutto il tradimento e il divorzio, con le conseguenze che ha sui figli, tema evidentemente molto a cuore alla autrice originale, dato che verrà ripreso in più episodi diversi con varie sfaccettature.

Come detto prima, questo anime parla delle bizzarre avventure di una famiglia americana: inizia con l’arrivo del piccolo Jonathan - e del suo cane Adam - a casa degli Anderson, il cui equilibrio è scombussolato dall’irruzione dell’orfanello.
Viene subito chiarito che Jonathan non è altro che il figlio di una cara e vecchia amica di Wilfred - Annie Allen - che, morta da poco, desiderava che fosse il suo amico a prendersi cura del figlioletto, dato che il padre era andato via diverso tempo prima e quei pochi parenti e amici che gli erano rimasti non avevano voglia di occuparsi di un bambino, per di più con un cane.
La coppia viene accolta in casa Anderson senza tanti problemi, a parte i soliti litigi che Jonathan avrà inizialmente con Fea, che, comunque, è la prima ad affezionarsi a lui. Dopo l’introduzione dei due nuovi membri della famiglia, si capisce - a differenza di quanto fatto intravedere all’inizio - che la vera protagonista di questo anime - sempre alle prese con il suo amico, nonché futuro fidanzato, Leif - è proprio Fea.
Non mancano, ovviamente, episodi che riguardano da vicino gli altri membri della famiglia. Proprio in questo modo, tutto l’anime si svilupperà così fino alla fine con episodi autoconclusivi, fino alla comparsa del padre naturale di Jonathan, che, pentito del suo comportamento, si prenderà cura di lui e del cagnone Adam, insieme alla sua nuova moglie e figlia piccolina. Così, con grande tristezza e pianti da parte di tutti, Jonathan e il suo cane Adam si separeranno dalla famiglia Anderson, verso la lontana Pittsburgh, dove vive la nuova famigliola, dandoci questo finale agrodolce.

Passando al lato tecnico, i disegni e i colori tutto sommato non sono male, ma le animazioni non sono tra le migliori: soprattutto se consideriamo che è stato prodotto nel 1986 e lo confrontiamo con altre produzioni di successo dello stesso periodo come "Maison Ikkoku", "Dragon Ball", "I cavalieri dello zodiaco" e "Touch", possiamo dire che potevano fare di meglio, ma evidentemente il budget quello era, e ci va bene anche così, dai. Le OST invece presentano dei temi molto carini, simpatici, orecchiabili, con un sound tipicamente americano, che ricordano molto le note sitcom americane, e quindi si adattano perfettamente allo spirito e all’ambientazione della serie, nonostante questo ovviamente è un prodotto 100% Japan. Bella e meritevole anche la opening "California Dreaming" e la ending "Sunny Side Story", entrambe cantate da Ushio Hashimoto, nota cantante degli anni ’80. Simpatica e carina anche la sigla italiana, cantata da Cristina D’Avena come di consueto per quasi tutti i cartoni in onda sulle reti Mediaset.

Per quanto riguarda l’anime in Italia, la prima messa in onda è avvenuta a febbraio del 1988 su Italia 1 all’interno del mitico Bim Bum Bam, ma non ha avuto molto successo: è conosciuto e ricordato, infatti, da poche persone, anche a causa del fatto che è stato replicato pochissime volte.
Anche questo anime non è scampato alle malefiche forbici della censura di Mediaset. Dei ventisei episodi prodotti, infatti, ne sono stati trasmessi venticinque, censurando il famigerato terzo episodio dove Fea scoprirà l’omosessualità del fratello maggiore, vedendolo che si baciava con il suo amico Leif in cameretta, nonché poi suo futuro fidanzato. Fosse soltanto questo il problema! Ci sono, infatti, alcuni episodi dove sono stati tagliati fino a tre minuti circa di animazione, con la trama completamente stravolta rispetto all’originale.

In conclusione, ho adorato questa divertentissima serie TV: se cercate una serie leggera, scanzonata, con molti momenti comici ma anche con piccoli drammi e argomenti più seri, questa è la serie perfetta che fa per voi, a patto che non vi facciate il problema che ormai ha più di trent’anni sulle spalle. Piccolo consiglio finale: ovviamente, se volete assaporare appieno questo anime, dovete vedervi assolutamente la versione originale giapponese sottotitolata presente nei cofanetti distribuiti dalla Yamato video che ho visto, perché la versione italiana, seppur presenta un bel doppiaggio ben fatto e un ottimo cast con scelte azzeccate, purtroppo è stata tutta rovinata dalle malefiche forbici della censura.

Voto: 7,5


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micheles

Episodi visti: 26/26 --- Voto 7
"Oh, family" è una serie TV del 1986, uno slice-of-life che narra la vita quotidiana della famiglia Anderson a Los Angeles, un'ambientazione piuttosto originale per un anime. I membri della famiglia sono Wilfred, il padre, Sharon la madre, Kay il figlio maggiore, Bea, la secondogenita, Tracy la figlia minore e infine il piccolo Jonathan, orfano che comincia a vivere con gli Anderson a partire dalla prima puntata, insieme al suo grosso cagnone bianco Adam. Lo stile è quello di una sitcom americana, ovvero una serie in cui si mescolano ironia e buoni sentimenti. Sorprende la scelta delle tematiche, spesso e volentieri piuttosto serie e drammatiche. La tematica più gettonata in assoluto è quella del divorzio, che torna più volte in molte puntate diverse: o l'autrice (Taeko Watanabe) è figlia di divorziati, o poco ci manca! Assistiamo quindi più volte al dramma di figlie il cui padre vuole sposarsi con un'altra donna, o figli la cui madre ha trovato un altro compagno; lo stesso fidanzato di Bea, Leif, è figlio di genitori separati. Il modo in cui una problematica così seria è affrontata è il più delle volte superficiale, con dialoghi del tipo "sì, è vero, io e tuo padre ci siamo lasciati ma ci amiamo sempre tantissimo", che sono una presa in giro. Inoltre la maggioranza delle puntate sono afflitte da un buonismo spicciolo, motivo per cui sconsiglio decisamente questa serie a chi è allergico a certe cose.

Chi invece non si fa problemi, accettando il fatto che certe soluzioni sono inevitabili in produzioni di questo tipo, e chiudendo gli occhi su certe superficialità, troverà qualche motivo di interesse in questa serie, con un alcune puntate decisamente indovinate. Mi viene in mente per esempio la puntata sulla studentessa giapponese che viene a vivere con gli Anderson per un mese, partecipando a un programma di scambio internazionale. Questo puntata dimostra al di là di ogni dubbio che i giapponesi capiscono perfettamente quello che gli stranieri pensano di loro, ed è realizzata davvero bene, con un brillante cambio di prospettiva. Un'altra puntata interessantissima è quella in cui Wilfred Anderson viene circuito da una ragazza diciannovenne, in crisi con il proprio padre che vuole sposare un'altra donna. È celebre la puntata 3, dedicata all'omosessualità del fratello maggiore Kay, che in Italia non è mai stata trasmessa, se non recentemente da Man-ga! in versione sottotitolata. Grazie alla censura nella versione italiana è impossibile accorgersi dell'omosessualità di Kay, anche se rimane il dubbio su come mai stia sempre a leggere riviste con culturisti seminudi.

L'umorismo è piuttosto semplice e demenziale, fondato molto su trovate grafiche, caricature e personaggi hyperdeformed; in questo rispetto Oh Family! ricorda molto "Ransie la strega", che pure la precede di qualche anno. La realizzazione tecnica è nella media del periodo o anche sotto. La serie si apprezza soprattutto per i personaggi, tutto sommato abbastanza simpatici; lo spazio maggiore è dedicato a Bea, il maschiaccio della famiglia, seguita da Jonathan, l'orfanello super intelligente ed educatissimo che a cinque anni ragiona come se ne avesse cinquanta. Faccio una lode particolare alla doppiatrice di Jonathan, Paola Maralli, che ha una voce perfetta per il personaggio. Tutte le voci italiane sono molto buone (Bea è doppiata da Dania Cericola, Tracy da Debora Magnaghi) il problema è l'adattamento Fininvest che è andato giù pesantemente di forbici. Consiglio quindi la versione integrale.

simona

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simona

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Questa serie la ricordo veramente con molta nostalgia perché non ne perdevo assolutamente una puntata! Ricordo l'orfanello e il suo enorme cagnone che vengono adottati da una bizzarra famiglia e insieme vivranno numerose esilaranti avventure. La serie vede come protagonista una ragazza di nome Fea, simpatico maschiaccio alla ricerca della propria identità. E' un anime molto brioso e ricco di spunti umoristici, ma a tratti anche molto sentimentale e delicato. Inoltre è spassoso e scoppiettante come il manga che ho potuto apprezzare davvero tanto!