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esseci

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
"Chi tace soggiace alla volontà del loquace" (Caparezza - Il silenzio dei colpevoli)

Il gioco di parole dell'eccentrico ma ficcante e arguto artista pugliese (in una canzone che ha ben altri contesti e significati di denuncia) mi dà l'ispirazione a scrivere dei pensieri che "Liz e l'uccellino azzurro" mi ha suscitato durante e dopo la sua visione.
Della regista Naoko Yamada e della sceneggiatrice Reiko Yoshida avevo avuto modo di vedere e apprezzare "Koe no Katachi" ("A Silent Voice" o "La forma della voce" - 2016) e questo film successivo mi è sembrato rappresentare l'evoluzione dell'ottima opera precedente, di cui tuttavia non riesce, per poco, a raggiungere le vette di contenuto e drammaticità.

La premiata ditta Yamada/Yoshida riesce tuttavia a confezionare da una storia molto eterea, quasi impalpabile ed effimera, un capolavoro "visivo" capace di trasmettere e far capire sul "non detto" molto di più di tanti monologhi interiori esplicativi degli stati d'animo dei personaggi, rendendo l'animazione molto, se non del tutto simile alla cinematografia d'autore, basata sulla comunicazione non verbale, sui silenzi prolungati e pregni di dolorosa sofferenza, imbarazzo, disagio e incapacità di esprimersi, sull'inseguirsi continuamente senza riuscire a raggiungersi, senza quella ingenuità tipica e anche un po' stupida e stucchevole di tanti anime in cui gli adolescenti vengono rappresentati come vittime del dramma dell'incomunicabilità, dell'incapacità ad esprimere ciò che realmente si pensa e si vuole fare e dell'equivoco, costringendosi ad accettare insulsi compromessi su ogni aspetto dell'esistenza.

Eh già, "Liz e l'uccellino azzurro" riprende il tema di "Koe no Katachi" e per certi versi lo esaspera al punto da rendere la trama quasi noiosa, lenta, banale e poco attraente, perché, in fondo, narrare di una coppia di amiche di cui una è in apparenza brillante, "popolare" (come amano dire negli anime delle persone al centro dell'attenzione), estroversa, sempre con la battuta pronta e decisa in ogni cosa che vuole fare, e dell'altra che è timida e introversa al punto di isolarsi da tutto e da tutti e di considerare solo l'amica brillante la persona da seguire, imitare (ove possibile) e in un certo senso seguire ovunque lei vada, sostenendola e cercando di comprenderla, non può essere accattivante in assoluto.

Un rapporto che chi vede la situazione rappresentata dall'esterno potrebbe definire "malato", di "dipendenza affettiva patologica", in cui la introversa Mizore Yoroizuka assume un comportamento che la rende dipendente da Nozomi Kasaki, fino a instaurare un attaccamento morboso verso di lei, anche quando la loro amicizia mette a repentaglio il suo benessere emotivo e anche le sue capacità e abilità di suonare.
Da buona "dipendente", in Mizore si vede l'evidente alterazione del suo comportamento, volto all’estenuante tentativo di tenere sotto controllo le sue emozioni come l'ansia di essere rifiutati o allontanati da Nozomi e la profonda carenza di autostima che la porta a sembrare meno brava nel suonare l'oboe rispetto all'amica, per non rendere evidente il suo minor talento, e quindi creare una situazione di "tensione" con l'unica persona che reputa degna di attenzione e della sua amicizia.

Il parallelismo con la fiaba che dà il nome al film è palese fin dagli inizi. Infatti, "Liz e l’uccellino azzurro" narra la storia di Liz, una ragazza isolata e sola, che salva un uccellino azzurro che può magicamente assumere la forma umana di una ragazza che diventa sua amica. Ma l'essere magico ha bisogno della sua libertà, e spesso si ritrasforma in uccellino, per volare e vivere come meglio crede. Liz alla fine diventa consapevole della forte diatriba interna dell'uccellino dovuta all'attaccamento nei suoi confronti, e sia pur con la morte nel cuore accetta e, anzi, favorisce la liberazione dalle catene della dipendenza affettiva e fa volare libero e felice l'uccellino.
La metafora tra la storia della fiaba e quella di Nozomi e Mizore è pertanto chiara sin dalle prime note del duetto musicale che le due amiche dovranno performare nel concerto della scuola, e con la mancata armonizzazione dei loro suoni saranno costrette a iniziare a esplorare il loro ego allo scopo di risolvere i problemi che affliggono il loro rapporto e le loro interazioni, scoprendo che il parallelismo tra loro e i personaggi della fiaba non è poi così "scontato", nell'iniziale apparente coincidenza tra Liz e Mizore e l'uccellino azzurro e Nozomi.

Yoshida e Yamada prendono spunto da un classico spaccato di vita adolescenziale nipponico (e non solo...) che, per chi ama il genere slice of life e commedie ad ambientazione scolastica, potrà facilmente ritrovare anche nel loro film. Una vera e propria istantanea sul percorso del "coming of age", del cercare, volenti o nolenti, di "diventare grandi", una sorta di bildungsroman, di romanzo di formazione, in cui si percepisce nel finale con il nuovo "(re)joint" tra le due amiche una possibile soluzione ai piccoli e grandi problemi e ostacoli dell'adolescenza.

Ho apprezzato in positivo per una volta anche l'intervento (pro)positivo degli insegnanti, che cercheranno di favorire la miglior "calibrazione" delle interazioni tra Mizore e Nozomi: un intervento che mi è apparso così "lontano" da come vengono dipinti negli anime i soliti professori e adulti in genere, che sembrano esclusivamente ispirati alla weltanschaaung "tutto sudore e sangue", dove l'individualità abdica in favore del bene del gruppo e della società, nella classica visione culturale della società nipponica. Un intervento molto mirato, con la consapevolezza di ascoltare e stuzzicare l'individualità delle ragazze, piuttosto che porsi in modo rigido e autoritario... E, per questa volta, non si vedono ragazzi/e abbandonati a sé stessi nei tentativi di cercare di risolvere i loro problemi.

La trama così delicata e intimistica nella sua palese semplicità (nulla di nuovo o scioccante sotto gli occhi dello spettatore) è supportata, anzi ne esce enormemente corroborata e rafforzata, dal comparto tecnico, visivo e musicale. E qui il duo Yamada/Yoshida è riuscito a dare alla pellicola un tocco di delicatezza e sensibilità che raggiunge, se non supera, quello di "Koe no Katachi".
L'incapacità di comunicare tra Nozomi e Mizore è fondata sul "non detto" e i silenzi impacciati, gli sguardi tremolanti e fissi nel vuoto, mentre si cerca di esprimere qualcosa che non riesce ad uscire dalla bocca, i mancati abbracci, le continue inquadrature sui piedi e gambe delle protagoniste, testimoni dei continui inseguimenti tra due persone che non riescono a camminare "fianco a fianco", l'apparente insensibilità di Nozomi nei confronti di Mizore, la maschera brillante di Nozomi che non accetta la bravura di Mizore, ecc. sono tutte pennellate d'acquarello sui sentimenti e sensazioni delle due ragazze che trasmettono allo spettatore una emotività non spiegata da inutili e barbosi monologhi, lasciandolo solo nello sforzarsi di capire e trovare, come nella realtà, il significato di determinati atteggiamenti e comportamenti.

"Liz e l'uccellino azzurro" rappresenta una sorta di spin off della fortunata saga anime "Sound! Euphonium", tratta dall'omonimo manga del 2013 di Ayano Takeda, guarda caso ambientata in un club di musica della scuola superiore Kitauji, prendendo spunto dai due personaggi secondari, Nozomi e Mizore, che compaiono della seconda serie anime. Tutte le serie e i film sono di produzione della Kyoto Animation, rimasta coinvolta nell'estate del 2019 da un gravissimo incendio doloso, con trentasei persone dello studio decedute, che ha decretato la fine della produzione di uno degli studi più interessanti degli anni 2000 in termini di qualità delle produzioni.

"Liz e l'uccellino azzurro" rappresenta una carezza gentile, una lieve brezza che sfiora la pelle e il conseguente intimo e delicato brivido che percorre il corpo. È il suo grande pregio ma anche il suo profondo limite. A coloro che non piacciono le storie lente, 100% slice of life, la visione risulta oltremodo faticosa se non noiosa, essendo basata quasi esclusivamente sulla percezione quasi maniacale e rarefatta dei dettagli e dei particolari, al limite di sembrare pretenziosa e pretestuosa.

Resta a mio avviso un "must watch", un punto di intersezione tra qualità visiva e musicale, in cui i dialoghi per una volta lasciano la strada libera alla percezione delle sensazioni e dei sentimenti.


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Handler01

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
Spin-off della celebre serie "Hibike! Euphonium" della Kyoto Animation, ambientato temporalmente sempre durante le vicende del primo anno di Oumae Kumiko e Kosaka Reina, "Liz and the Blue Bird" inserisce un altro tassello importante per la risoluzione del rapporto tra le due studentesse dell'orchestra del liceo Kitaiju e coprotagoniste della seconda stagione, Yoroizuka Mizore e Kasaki Nozomi.

Pur azzardando una scelta singolare per quanto riguarda il charachter design dei personaggi, discostandosi dallo stile della serie televisiva e vincendo, tra l'atro, a mio parere, la scommessa, il comparto tecnico nel suo insieme e la fine sceneggiatura ne fanno uno dei prodotti meglio riusciti nel suo genere. Personalmente, non ho problemi a considerarlo un capolavoro.
Le musiche, a tratti evocative, creano (e supportano) una sinergia tematica con la regia, che costituisce la punta di diamante e colonna portante dell'opera, valorizzandola enormemente.
Oltre a una sufficiente componente dialogica, la maggiore espressività delle vicende risiede nel linguaggio visivo offerto dalle inequivocabili inquadrature, che sembrano quasi urlare allo spettatore tutto il sommerso del non detto e, soprattutto, integrato con le precedenti, il linguaggio del corpo, al quale viene prestata molta attenzione (soprattutto per quanto riguarda Nozomi).
Da non trascurare, inoltre, la buonissima qualità delle animazioni, le quali contornano il nucleo qualitativo dell'opera, nella loro piacevolissima fluidità, soprattutto per quanto riguarda le affascinanti e trasfiguranti scene iniziali e finali del film, che nella loro speculare dicotomia racchiudono tutto il significato del lungometraggio.

In virtù di queste considerazioni quanto più tecniche possibili, oltre a un inevitabile e personale coinvolgimento di cuore, il mio voto non può che rasentare il massimo consentito: 9,5.

Arciboldo

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
"Liz and the Blue Bird" è un meraviglioso film diretto dalla strabiliante Naoko Yamada, già regista di altre opere superlative come "K-On!" o "La forma della voce".

Questa pellicola rappresenta al meglio, a parer mio, l'essenza e l'estro artistico di questa magnifica regista, infatti il più grande punto di forza non sta tanto nei personaggi, o nella storia, ma nel lato tecnico e artistico: questo film è un sublime esercizio stilistico, che presenta tutti i tratti caratteristici della Yamada, che in questo caso, però, sono i veri protagonisti della pellicola.
La regia è una parte fondamentale dell'opera, che, tramite inquadrature sulle gambe, sugli sguardi, o i piccoli gesti dei personaggi, possiede una grandissima forza comunicativa, così tanto da essere in grado di rappresentare il rapporto fra le due meravigliose protagoniste senza neanche l'uso di parole; anche i semplici silenzi, mediante l'eccelso lavoro di inquadrature, storyboarding e fotografia, hanno un forte impatto sullo spettatore.
Io non ho mai capito nulla di regia né mi sono mai interessato all'argomento, e, anche se cerco di porre sempre molta attenzione a ciò che guardo o leggo, la regia è sempre uno degli aspetti su cui mi concentro di meno, ma di questo film, la cui colonna portante è proprio questo, non ho potuto fare a meno di apprezzare e godere ad ogni singola scelta registica, tanto da andare talvolta indietro col minutaggio per comprendere nei minimi dettagli ciò che ogni minuziosa scena voleva comunicarmi.

La narrazione è molto lenta e si sofferma spesso sui dettagli, ma anche per chi, come me, non apprezza i ritmi troppo pesanti, questo film non risulta stucchevole, se ci si sofferma sulle minuzie registiche e di storyboarding di cui ho già parlato.
Inoltre, alterna due storie apparentemente differenti, ma che col passare del tempo risulteranno più simili e parallele che mai.

Visivamente parlando, non c'è neanche bisogno di spendere troppe parole, visto che si tratta della Kyoto Animation: l'unico studio ad essere una garanzia sotto questo punto di vista.
Chiaramente, non essendo una serie di azione, l'animazione punta sull'espressività e la forza comunicativa dei movimenti dei personaggi, il così detto "character acting", marchio di fabbrica di gran parte delle serie targate KyoAni.
Un altro elemento particolarmente frequente nelle produzioni dello studio sono gli effetti di fotografia, che creano una particolare suggestione, e sono fondamentali per isolare i personaggi in determinate scene.
La direzione artistica è spettacolare, soprattutto nella fiaba di "Liz e l'uccello blu", i cui colori e sfondi sono meravigliosi, variegati e sgargianti: durante la visione ero incantato dalla loro bellezza, comunicano gioia e contrastano alla perfezione con i momenti più malinconici.

Prima ho detto che i personaggi e la storia non sono il principale punto di forza, e in effetti è così, la bellezza di "Liz and the Blue Bird" sta prevalentemente nella messa in scena del rapporto tra Nozomi e Mizore, non tanto nel rapporto in sé - tuttavia, il livello si mantiene alto anche sotto questo aspetto. La trama si concentra principalmente sul legame fra le due protagoniste che, come ho già detto in precedenza, viene rappresentato in più modi, non solo tramite le parole, ma anche grazie alla direzione della Yamada, e al racconto parallelo della fiaba di "Liz e l'uccello blu": è una relazione complessa, caratterizzata da ossessione, incomprensione dell'altro e anche amore, nei novanta minuti che compongono il film assisteremo all'evoluzione e al culmine di questo altalenante legame.
Quella dell'incomprensione dell'altro, e in generale della difficoltà a relazionarsi, sono tematiche già affrontate dalla regista nell'altrettanto meraviglioso film "La forma della voce", e che in "Liz and the Blue Bird" sono ripresentate in maniera un po' differente e meno drammatica, ma con la stessa intensità.

Essendo questo un anime musicale, non potevo esimermi dal parlare di questo aspetto.
Infatti, il club musicale è parte integrante della vita delle protagoniste, grazie a cui vengono trattati argomenti come il talento e le scelte per il proprio futuro; inoltre, la fantastica ed emozionante composizione musicale suonata dai personaggi è la trasposizione della fiaba che ho già menzionato più volte, "Liz e l'uccello blu", e quest'ultima è importantissima per la rappresentazione della loro relazione.
Parlando sempre di musica, è anche fondamentale menzionare la fenomenale colonna sonora di Kensuke Ushio, già compositore delle musiche de "La forma della voce".
Dal punto di vista musicale, questi due film sono molto simili, infatti le musiche di Ushio in entrambe le pellicole si somigliano molto, e svolgono un ruolo fondamentale.
Il lato sonoro, pur non vantando a parer mio la qualità e l'importanza che ha ne "La forma della voce", è un altro elemento importante dell'opera, senza il quale il film perderebbe molta carica emotiva, malgrado ci siano comunque molti momenti in cui il silenzio è fondamentale.

"Liz and the Blue Bird" è ciò che per me rappresenta maggiormente Naoko Yamada, e che mi ha fatto apprezzare ancora di più un'artista che già amavo grazie ad altre opere, e che le ha permesso di salire in cima nella classifica dei miei artisti preferiti in assoluto.

traxer-kun

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Due ragazze si incrociano fuori da scuola prima dell’inizio delle lezioni, e si dirigono verso l’aula di musica in un lungo silenzio pregno d’attesa. La simmetria spaziale in cui si muovono, scandita dai loro passi e dalle pulsazioni dell’ambiente, definisce una fuga impressionista carica di cadenze, di astrazioni visive e sonore: la fusione di diegesi ed extra-diegesi, il linguaggio del corpo e il ritmo del montaggio mettono a fuoco quella che è una vera e propria danza di corpi e suoni che riecheggiano in uno spazio distante.
Il delicatissimo incipit, della notevole durata di quasi sei minuti, cristallizza un’istantanea assoluta di cosa sia Liz and the Blue Bird (リズと青い鳥, “Liz to Aoi Tori”). Una fotografia sbiadita di un fugace momento nella vita di due adolescenti, un film dove la percezione emotiva prende il sopravvento sul racconto, un capolavoro di comunicazione sensoriale che rappresenta il punto culminante della “poetica delle piccole cose” dello studio Kyoto Animation, filtrata dall’occhio e dalla voce di una delle personalità più genuinamente talentuose, per quanto non troppo conosciuta, dell’intera industria: la regista Naoko Yamada.

Il film ci cala nella vita quotidiana di due ragazze, Mizore e Nozomi, giunte ormai al loro ultimo anno nel liceo Kitauji: mentre la fine del percorso scolastico è ormai alle porte e si avvicina il momento delle scelte, le due amiche fanno parte della banda scolastica e studiano insieme in vista del concorso nazionale tra scuole. Il brano che l’orchestra sta preparando è una composizione ispirata alla fiaba L’uccellino azzurro: un racconto che sembra quasi una metafora del legame che unisce le due ragazze.
Yamada confeziona un’opera che può dirsi un passo avanti in ogni direzione rispetto al precedente La forma della voce, che ne condivideva gran parte dello staff. Liz and the Blue Bird è un film che tocca le corde più intime delle relazioni interpersonali, una piccola storia sulla capacità delle persone di comunicare e connettersi tra loro. Le due protagoniste del film sono come due facce della stessa medaglia: Nozomi è una ragazza solare, innamorata della vita e della musica; nel momento in cui conosce l’introversa Mizore e le propone di partecipare allo stesso club scolastico tirandola fuori dalla dimensione ovattata in cui vive, per lei diventa un faro nella nebbia, un punto fermo su cui appoggiarsi. E come asserisce la stessa Yamada «l’esistenza di Nozomi per Mizore è il mondo intero, e quindi la forma del suo amore verso Nozomi non coincide con la forma dell’amore di Nozomi verso Mizore». Un “amore”, quello di Mizore, che lega le due ragazze in modo indissolubile, a dispetto delle loro personalità diametralmente differenti e - di rimando - dei sentimenti dissimili che provano l’un l’altra.

Concepito come spin-off della serie televisiva Sound! Euphonium e sceneggiato dalla veterana Reiko Yoshida, Liz and the Blue Bird è un’opera che si prende numerosi rischi: il film prende parte a un franchise già popolare e affermato, ma il suo approccio autoriale e la vena registica per alcuni versi sperimentale ne fanno un prodotto considerevolmente differente, sia nella forma che negli intenti.
Il character designer Futoshi Nishiya ripensa completamente la caratterizzazione grafica dei personaggi, scolpendone forme più lunghe, sinuose e mature; lo slancio delle figure e la delicata semplicità dei volti consentono al team di animatori di realizzare quella che è una vera e propria lezione di character acting, un lavoro di animazione delle movenze del corpo di rara complessità e minuzia. Yamada e Nishiya, come nel precedente La forma della voce, pongono un’attenzione straordinaria nell’arte del mettere i disegni in sequenza: alcuni dei momenti più significativi del film riescono a veicolare la più realistica pressione emotiva senza che alcuna parola sia proferita, e non a caso i primissimi piani sono tra le inquadrature più utilizzate, per mettere in risalto il fulgore degli occhi e le dettagliatissime espressioni facciali. La comunicazione è tutta affidata ai corpi, alle mani, agli sguardi: come nel climax del duetto tra l’oboe di Mizore e il flauto di Nozomi, che rappresenta il culmine di tutto il magistrale lavoro creativo e tecnico dello staff KyoAni, e si staglia tra le scene più intense e memorabili dell’annata.
La storia prende luogo interamente nella stessa location, la scuola Kitauji. Yamada sceglie tuttavia di far confluire il piano narrativo reale e quello fiabesco in un unico flusso, il cui punto d’unione risiede nella dimensione intimista del racconto. In particolar modo nel piano della fiaba avviene un radicale cambio di stile: la colorista Naomi Ishida accende il mondo di Liz utilizzando una palette dalle forti tinte pastello, e il direttore artistico Matsuo Shinohara configura i boschi e gli ambienti domestici con un’estetica mittel-europea che richiama quasi l’universo meisaku. Al contrario, lo spazio del mondo reale trova il suo punto di equilibrio in un minimalismo cromatico di rara consapevolezza compositiva, che verte su colorazioni più delicate e desaturate, come se fossero filtrate attraverso un vetro opaco; la scuola non è solo l’ambiente scenografico, ma è l’esteriorizzazione fisica, tangibile dei sentimenti delle due ragazze. Un elemento innovativo del film risiede proprio in come le regole della composizione spaziale siano alterate per sottrazione: Yamada frammenta l’immagine in cornici, forme e linee nei quali incastona i personaggi, utilizzando una vasta gamma di inquadrature irregolari; l’espediente del fuori campo è utilizzato con superba consapevolezza, e spesso i personaggi risultano coperti dall’oggettistica o posti in secondo piano rispetto all’ambiente circostante, per mettere in risalto la distanza che li separa.

Ma è grazie alla magistrale colonna audio a opera di Kensuke Ushio che Liz and the Blue Bird prende veramente vita. Alla sua seconda collaborazione con la regista - nella speranza di vedere concretizzarsi un duraturo connubio artistico - il compositore delinea tutta la dimensione uditiva dell’opera, che nella visione di Yamada ha la stessa importanza di quella visiva. Ushio arricchisce ogni singola scena con un tappeto sonoro a base di ambient, field recording e minimalismo, attingendo a una serie di campionamenti registrati nella stessa scuola di Kyoto in cui sono ispirati gli eventi, pur di restituirne il vibrante realismo della messinscena. La ricchezza del sound design è mesmerizzante, i timbri sonori penetrano sottopelle, e la qualità del registro acustico è palpabile anche nel semplice rumorismo d’ambiente, che accompagna costantemente le immagini: passi, scatti di porte, l’acqua che scorre da un rubinetto, le foglie trascinate dal vento, il monotono pulsare di un ventilatore.

Liz and the Blue Bird, per quanto affine alle storie care alla Kyoto Animation, va a porsi su un pianeta a sé stante, ancor più che il precedente (e già stilisticamente sofisticato) La forma della voce. La ricercatezza registica e la potenza del suo intimo immaginario si distaccano coraggiosamente da tutta l’opera dello studio d’animazione di Kyoto, notoriamente devoto al proprio peculiare stile consolidato negli ultimi tre lustri di attività; e Naoko Yamada, ad appena trentaquattro anni di età, appare l’unica personalità nell’azienda dotata della consapevolezza, del talento e della leadership necessari per spingere la propria arte verso territori sempre nuovi e inesplorati. Sound! Euphonium è ormai solo un lontano parente, e il concorso nazionale per il quale l’orchestra si sta preparando non è che un vago concetto che rimarrà distante; Liz and the Blue Bird è un mondo a sé, una piccola storia di adolescenza e amore raccontata in punta di piedi, un microcosmo narrativo carico di nostalgia e bellezza inconfessata. Un film che certamente mai verrà associato alle grandi produzioni che negli ultimissimi anni stanno facendo (ri)scoprire l’animazione giapponese al pubblico internazionale; ma personalmente memorabile, in quanto opera che consacra in modo definitivo la sua autrice come indiscutibile artista del cinema. In attesa di scoprire verso che orizzonti si dirigerà in futuro.


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VinMur92

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8,5
Guardate questo film, solo se avete voglia di stare male.

Inutile dire che Yamada e Nishiya ci sappiano fare alla grande. Più che film le loro opere sono poesie, i personaggi non hanno bisogno di parole, ci pensano le loro espressioni e le inquadrature perfette a immergerti nelle sensazioni dei personaggi.

Non reputo quest'opera perfetta né tantomeno all'altezza di "Koe no Katachi", non trovo errori, ma personalmente ho trovato alcune questioni un tantino fastidiose.
Partiamo dal personaggio di Ririka, forse il personaggio che stavo apprezzando di più. Entra in scena come un personaggio fondamentale per la storia, ma subito dopo scompare, senza capirne le intenzioni e senza spiegare il ruolo che ha in quest'opera. Pensavo si trattasse di un triangolo amoroso, ma l'anime non mi ha minimamente dato spiegazioni. Inoltre ho trovato Nozomi veramente indelicata. Se l'autore abbia voluto farla trasparire come Liz, nel mio caso ho avuto tutt'altra visione. A me è sembrato un personaggio egoista e smosso dall'invidia. Non posso entrare troppo nei dettagli, altrimenti farei spoiler, ma alla visione avrete ben chiaro ciò che voglio dire.
Mizore è il classico personaggio che non si può far altro che amare, è il tipo di personaggio che più mi piace negli anime, come è accaduto per Tachibana in "Angel Beats" e Mashiro Shiina in "Sakurasou no Pet na Kanojo". I suoi sentimenti sono chiari sin dall'inizio dell'opera, ma quelli di Nozomi sono abbastanza confusi, oserei dire fino alla fine dell'opera, perché, altro punto a discapito, non ho ben capito la scena finale. Non capisco la faccia di stupore di Mizore, non capisco cosa l'autore abbia voluto farmi capire, ma anche qui non posso entrare nei dettagli.

Tutto sommato l'opera è davvero bella, non mi son accorto di quanto sia durata, ma il tempo è volato. Il pregio più grande che posso fare è alla canzone "Liz e l'uccellino blu", è davvero stupenda, penso entrerà di prepotenza nella mia playlist, emozionante a dir poco.
L'opera non mi ha fatto piangere, ma mi ha trasmesso comunque forti emozioni. Promuovo e consiglio solo se si vuole stare male.