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alis89

Episodi visti: 14/14 --- Voto 8,5
Si è da poco concluso il drama “Una pessima madre ideale”, andato in onda su Netflix in contemporanea con la Corea. Che questo sia un drama atipico e particolare lo capiamo fin da subito anche dal numero degli episodi che, per essere un drama coreano, è un po’ bizzarro: infatti “Una pessima madre ideale” è composto da 14 episodi di 70 minuti circa, invece dei canonici 16 episodi.

La storia parte con un bel tuffo nel passato, mostrando come si sono innamorati i genitori del protagonista, Kang-ho. Hanno costruito un allevamento di maiali e stanno aspettando felicemente la nascita del loro figlio. Siamo nell’anno delle olimpiadi in Corea e la staffetta e la maratona devono passare proprio da quel luogo e, ovviamente, in televisione non può apparire un posto puzzolente come un porcile. Quando il padre di Kang-ho fa notare che il puzzo non si sente in TV e si rifiuta di vendere la sua proprietà, fanno in modo di distruggere sia il porcile che lui.
La madre, Young-soon, ormai rimasta sola, decide di trasferirsi e di ricominciare da capo, ricostruendo anche l’allevamento di maiali; cresce il proprio figlio da sola e nel frattempo lavora duramente.

Nei primi episodi del drama vediamo una madre severa che riprende più volte il figlio durante la sua crescita, lo indirizza nello studio e lo instrada in ogni sua minima scelta.
L’immagine che ci facciamo inizialmente di lei è proprio quella della prima parte del titolo, ovvero una pessima madre; ma in realtà, come tutti i genitori, vorrebbe solo il meglio per suo figlio e sta solo cercando di fargli ottenere quello che lei e il padre non hanno mai avuto.
E per fare in modo che lui abbia un futuro migliore di quello che ha avuto lei, si accanisce nel volerlo far studiare.
Studiare a tutte le ore, tanto che anche i pasti devono essere leggeri e non saziare troppo, altrimenti poi segue la stanchezza e il sonno che impedisce lo studio.
Studiare per una posizione sociale migliore e per ottenere potere, tutte cose che lei non ha mai avuto. Perché chi se non meglio di lei sa quanto tutto ciò aiuta nella vita? Soprattutto in una società come quella coreana dove le posizioni sociali sono importanti.
Anche se così si rischia di crescere un figlio pieno di rabbia e di risentimento verso questa madre. Ma non è tutto come sembra. Perché in questo drama appena pensiamo di aver compreso qualcosa, cambiano le carte in tavola. Ed è quando Kang-ho diventa un adolescente che comincia a capire il perché la madre si comporta in questo modo; la rabbia non è rivolta verso di lei, ma verso le persone che hanno portato via tutto alla sua famiglia.
Ed è così che comprendiamo anche la seconda parte del titolo.

Nonostante nel drama sia giustificato e spiegato il motivo per cui la madre spinge a studiare il figlio, abbiamo una visione non tanto lontana da quella che è in realtà la vita degli studenti coreani. Infatti spesso i genitori iscrivono i propri figli a corsi pomeridiani che aggiungono ulteriore studio ai giovani che già devono frequentare una dura scuola. Il carico di aspettative che portano sulle spalle gli studenti è molto alto, anche perché devono mantenere una buona media per non precludersi l’iscrizione alle scuole successive. È un sistema severo e soffocante che alcune volte gli studenti non riescono a reggere.
Per questa madre, però, si apre una seconda opportunità: mentre Kang-ho si avvicina a coloro che sono i responsabili della morte del padre, ha un “incidente” che gli causa problemi non solo a livello motorio, ma anche celebrale, riportandolo all’età di sette anni.
Young-soon si trova nuovamente da sola a crescere un figlio e, questa volta, ha il corpo paralizzato di un trentenne, ma il cervello di un bambino.
Ed è proprio in questa parte del drama che comprende i traumi che lei ha causato a Kang-ho, sviscerandoli ed analizzandoli ad uno ad uno.
Un esempio plateale lo abbiamo subito: lui si rifiuta di mangiare.
Solo dopo molti tentativi, Kang-ho le spiega che non vuole farlo perché sennò dopo non riuscirebbe a studiare. Young-soon ha il cuore a pezzi.
Comprende che però dovrà essere di nuovo una pessima madre per aiutarlo e si fa forza: è così che usa degli stratagemmi per ottenere dei miglioramenti nella motricità del figlio come lasciargli il cibo davanti senza aiutarlo per far in modo che Kang-ho muova di nuovo il braccio.
L’attrice Mi-ran Ra è stata straordinaria nei panni di Young-soon: in tutte le sue espressione si capiva ogni emozione provata, facendoci soffrire insieme a lei.

Ma lei non è l’unico esempio di madre che vediamo, ne troviamo di tanti tipi, tutte diverse, con caratteri diversi. Tutte “pessime madri ideali”.
C’è la madre di Sam-sik, amico d’infanzia di Kang-ho, disperata perché il figlio è un ladruncolo teppistello. È sempre dura con lui e lo rimprovera di averle rovinato la vita con il suo atteggiamento; ma appena lui rischia la vita, le parole che gli rivolgono entrambi i genitori sono piene di amore e preoccupazione: “Puoi anche diventare un criminale disoccupato. Ma cerca di sopravvivere, ok?”
C’è poi la madre di Mi-joo, primo amore di Kang-ho, che capisce la figlia con un solo sguardo e che per proteggerla andrebbe anche contro quello che la figlia desidera di più.
Anche Mi-joo è una madre forte che ha lasciato i propri figli a casa della nonna per poter tirare avanti e guadagnare qualcosa, inventando una bugia sia alla madre che ai figli pur di non dire loro che il padre non è a conoscenza di niente, nemmeno della gravidanza.

In questo mondo tutto al femminile dove le madri sono il fulcro del drama, la storia prende anche una seconda strada, quello della vendetta. E proprio come lo avevamo visto anche nel drama “The Glory” (disponibile anche questo su Netflix), Do-hyun Lee, o meglio, il suo personaggio, imbastisce un piano per poter vendicare la morte del padre e la vita difficile della madre, se nonché qualcosa non va come aveva pianificato e avviene l’incidente.
Qualche flashback fanno presagire che prima o poi torneranno i ricordi e potrà portare a termine il suo piano per vendicarsi di una società corrotta in cui i soldi e potere sono tutto.
Inutile dire quanto Do-hyun Lee sia stato favoloso: nello stesso drama riesce a interpretare un adolescente innamorato che ha problemi relazionali con la madre, un uomo pieno di potere che progetta la sua vendetta e un bambino di sette anni, tutti in maniera straordinaria, tantoché basta un suo solo sguardo per farci arrivare tutte le emozioni e i turbamenti del personaggio.
In tutto questo quadro duro e difficile, gli abitanti del villaggio e le loro gag comiche servono a smorzare e far divertire: si alternano personaggi rumorosi, estroversi e goffi, ma sempre pronti ad aiutare i vicini di casa. E anche i personaggi che sembrano più marginali e più inutili finiranno poi per essere essenziali nel percorso di vendetta di Kang-ho: anche loro hanno una seconda possibilità e la sfruttano al meglio.

Una menzione speciale va ai due bambini che interpretano i figli di Mi-joo: questi due piccoli attori sono stati bravissimi anche nelle scene più difficili!

La sceneggiatura è magistrale: si intervallano scene d’azione e di complotto con scene più dolci e divertenti. Anche la regia è spettacolare, regalandoci alcune scene che, vuoi per la fotografia o per la bravura degli attori, ti rimangono impresse per giorni e che, sicuramente, anche se le rivedrò fra qualche anno, le ricollegherò subito a questo meraviglioso drama!