Tokyo Magnitude 8.0
«Quest'opera di fantasia è basata sull'ipotesi che un terremoto di forte intensità colpisca Tokyo, ed è stata realizzata sulla base di numerosi studi e ricerche su eventi reali.
Anche se sono state eseguite diverse simulazioni per poter creare uno scenario il più realistico possibile, alcune situazioni in questo anime potrebbero essere diverse in caso di evento reale.»

Con queste parole ci viene introdotto Tokyo Magnitude 8.0, serie televisiva in 11 episodi del 2009 che cerca di simulare gli effetti che avrebbe un sisma di magnitudo 8 sulla città di Tokyo. Il Giappone è uno dei paesi più all'avanguardia nel mondo in fatto di sicurezza contro i terremoti, situandosi in un'area fortemente a rischio e possedendo i fondi e le tecnologie necessari alla creazione di edifici e città anti-sismici; brevi scosse sono infatti abbastanza comuni in terra nipponica, se non proprio all'ordine del giorno, e terremoti che in altre parti del mondo sarebbero forieri di disastri lì sono poco più che semplici fastidi estemporanei.
A dare l'idea per la realizzazione della serie è il risultato dato da una serie di studi secondo i quali ci sarebbe il 70% di probabilità che il Giappone venga colpito da un sisma del settimo grado della scala Ritcher nei prossimi 30 anni.

I protagonisti scelti per questa storia sono due giovani fratelli, Mirai e Yuuki, rispettivamente di 11 e 7 anni. La famiglia di Mirai e Yuuki è quanto di più normale si possa immaginare: una madre troppo occupata dal lavoro per poter badare come vorrebbe ai figli, un padre abbastanza disinteressato, una sorella maggiore fanatica del telefonino che ritiene una rottura dover badare al fratellino al posto dei troppo occupati genitori e un fratello minore che non ha ancora perduto l'ingenuo entusiasmo dell'infanzia e che vorrebbe divertirsi insieme a tutta la famiglia. A innescare gli eventi è il desiderio di Yuuki di visitare la mostra di robotica sull'isola artificiale di Odaiba; essendo i genitori occupati col lavoro, è Mirai ad accompagnarlo. È proprio all'uscita della mostra, nel momento in cui Yuuki si separa da Mirai per recarsi in bagno, che tutto ha inizio: Tokyo viene colpita dal più potente terremoto mai avvertito in area urbana, Odaiba si tramuta in un inferno di macerie; i cellulari non prendono, tutte le comunicazioni sono interrotte, incalcolabile il numero dei morti, dei dispersi o dei feriti. I più fortunati possono ascoltare le notizie dal telegiornale tramite i telefonini, stando ben attenti a non esaurirne la carica troppo velocemente. Iniziano a giungere i primi soccorsi, tra le macerie si rinvengono feriti e cadaveri, i superstiti iniziano a radunarsi temendo per la sorte dei loro cari, spostandosi verso le prime aeree adibite ai soccorsi. Tutto questo mentre inesorabili si susseguono le scosse di assestamento che seguono il sisma principale, che minano i già provati edifici anti-sismici e gli spossati animi dei sopravvissuti. Tra questi vi sono anche Mirai e Yuuki, che riescono a riunirsi grazie all'aiuto di un'adulta incontrata da loro poco prima di giungere all'isola di Odaiba: Mari. Mari è una giovane madre che vive insieme alla figlia e alla nonna e che, nonostante la preoccupazione sulla sorte dei suoi famigliari, decide di aiutare Yuuki e Mirai a tornare a casa e ricongiungersi ai genitori, nella speranza siano essi sani e salvi.

Tokyo Magnitude 8.0 - Disegno

Il viaggio attraverso Tokyo ha una duplice funzione: in primo luogo mostra nel dettaglio lo scenario post-disastro venuto a crearsi, dalle misure di sicurezza adottate (distribuzione di toilette portatili e di pasti, predisposizione di navette per evacuare velocemente l'isola artificiale) ai possibili pericoli all'incolumità dei sopravvissuti (crolli di edifici, il rischio di venire separati dai propri cari dalla folla che cammina inesorabile, una “normale” dissenteria). Secondariamente, la strada verso casa si fa anche racconto di formazione, in un percorso di autoanalisi forzata dalla tragedia appena avvenuta; è proprio nei momenti in cui esse ci vengono portate via che ci rendiamo realmente conto dell'importanza delle cose che abbiamo intorno, e sarà quindi proprio Mirai a subire l'evoluzione più consistente, pentendosi e rendendosi conto dei suoi errori nel rapportarsi coi propri genitori e col proprio fratellino, nonché della vacuità della sua esistenza fino a quel momento. Durante l'arco del viaggio assisteremo ad atti d'egoismo ed eroismo, perchè è nelle situazioni estreme che viene fuori il vero animo degli esseri umani, qualunque esso sia.

Tokyo Magnitude 8.0 - FotoLa scelta del cast di protagonisti non è assolutamente casuale, ma segue un ben preciso allineamento morale. Da un lato abbiamo Mari, l'unica adulta del gruppo, che si fa esempio vivente del modello perfetto di comportamento adottabile da un adulto: non solo si improvvisa tutrice dei due bambini in difficoltà aiutandoli a ritornare a casa, ma si mantiene quanto più possibile fredda e logica in ogni situazione, senza perdere la calma e lasciarsi prendere dal panico, seguendo sempre le direttive degli addetti e dei soccorritori nonostante l'ansia di non conoscere il fato della propria famiglia. A farsi emblema di tale comportamento è il momento in cui Mari aiuta una giovane madre a liberare il passeggino dalle macerie permettendole di proseguire il viaggio, mentre sullo sfondo una fila senza fine di persone dallo sguardo apatico cammina incessante, senza nemmeno mostrare di aver notato la donna in difficoltà. Tutto questo ad eccezione di un paio di situazioni in cui anche Mari si lasca andare trascinata dagli eventi, cosa che, tuttavia, anziché minarne il valore esemplare ne incrementa la credibilità psicologica in quanto essere umano.
Dall'altro lato ci sono invece Yuuki e soprattutto Mirai che mostrano il comportamento ideale di un bambino in quella determinata situazione; per fare ciò gli sceneggiatori usano l'espediente opposto a quello di Mari, rendendo i due bambini l'esempio da non seguire, dando loro atteggiamenti sbagliati, seppur sempre perfettamente realistici considerando la loro giovane età, e potendo così mostrare anche i risultati negativi di tali comportamenti. Si va dal correre via senza avvertire i propri compagni di viaggio solo per controllare una cosa che si è vista di sfuggita, a sottovalutare mal di testa o dissenterie, ad entrare in edifici pericolanti solo perchè all'apparenza sicuri, e cosi via. È proprio tramite gli errori dei due bambini, le loro conseguenze negative e la conseguente crescita psicologica dei due che viene dunque trasmesso quello che è il messaggio di fondo dell'anime, anzi i messaggi.
Sì, perchè il messaggio che Tokyo Magnitude 8.0 vuole lasciare è duplice, anche se si tratta di due facce della stessa medaglia; non solo è una guida comportamentale da tenere in caso di terremoto o altri disastri similari, ma è anche un incentivo a vivere a pieno ogni momento, avendo sempre cura di se stessi e dei propri cari, in modo da non pentirsi delle proprie scelte quando è ormai troppo tardi.

Il comparto tecnico di Tokyo Magnitude 8.0 è estremamente semplice, con un character design essenziale tale da renderlo adatto anche ad un pubblico estremamente giovane e un'animazione abbastanza povera ma in grado di svolgere sufficientemente bene il suo ruolo – non vi sono in fondo significative scene concitate o d'azione che richiedano particolari virtuosismi grafici; dettagliati invece gli sfondi, a cui è stata riservata una particolare cura anche nelle scene di disastri o crolli.

Tokyo Magnitude 8.0 - TG

Anime ja nai” titolava una delle opening della saga di Gundam, “non è un anime” era il messaggio si voleva trapelasse dalla visione. Forse, tale nomea ben si adatta anche a Tokyo Magnitude 8.0, che trascende le usuali motivazioni che spingono le case giapponesi a realizzare anime. Ci troviamo infanti di fronte ad una simulazione di terremoto estremamente dettagliata in grado di insegnare molto allo spettatore di tutte le età, rendendone anche consigliabile la trasmissione in tutte le scuole (e non solo).