Inizia oggi una rubrica mensile atta a presentare i migliori anime degli ultimi anni secondo l'utenza di AnimeClick.it. Ogni notizia prenderà in esame un'annata dell'ultima decade a partire dal 2009 (per il 2010 invece è ancora troppo presto, è necessario far passare del tempo in modo da far accumulare un numero sufficiente di recensioni). A corredo della classifica dei primi 30 titoli verrà presentata una rassegna di recensioni di alcuni dei titoli della classifica, partendo dalle prime tre posizioni del podio e poi a scalare, cercando di evitare i grandi blockbuster che non hanno certo bisogno di pubblicità. In chiusura d'articolo verranno infine presentate brevemente le recensioni apparse in vetrina ad opera dello staff del sito.

Buona lettura!

1Aoi bungaku Series8,800
2Maria Holic8,533
3Evangelion 2.22 - You Can (Not) Advance8,429
4To aru kagaku no Railgun 8,412
5Summer Wars 8,400
6Phantom - Requiem for the Phantom8,330
7Fullmetal Achemist Brotherhood 8,320
8Tokyo Magnitude 8.0 8,308
9K-On! 8,269
10Darker than Black - Ryusei no Gemini 8,222
11Basquash! 8,188
12Saint Seiya - The Lost Canvas8,182
13Tears to Tiara 8,143
14Kobato. 8,000
1507-Ghost 7,917
16Bakemonogatari 7,882
17Gurren Lagaan The Movie II 7,857
18Cross Game7,833
18Zoku natsume yuujinchou7,833
20Spice and Wolf II 7,818
20Kimi ni todoke 7,818
22Kananemo7,778
23Koukaku no Regios 7,750
24Hatsukoi Limited 7,727
25Clannad - Another World, Kyou Chapter7,714
25Ristorante Paradiso 7,714
27Fresh Pretty Cure 7,700
27Aoi hana - Sweet Blue Flowers 7,700
29Asura Cryin' 2 7,667
29Needless7,667
29xxxHOLiC Shunmuki 7,667


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- LE VOSTRE RECENSIONI

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In occasione del centenario della nascita del celebre scrittore giapponese Osamu Dazai, Madhouse rende omaggio con Aoi Bungaku all'autore di alcuni dei più importanti classici della letteratura nipponica. La serie punta chiaramente ad andare oltre la semplice trasposizione televisiva dei romanzi da cui trae spunto. Come spiega l'attore e doppiatore Masato Sakai nell'introduzione, l'obbiettivo è quello di riscoprire le opere e la vita, non solo di Dazai, ma anche degli altri autori che hanno fatto parte della sua stessa corrente letteraria, dall'inizio del Novecento fino al secondo dopoguerra, sottolineandone gli aspetti che forse ancora oggi potrebbero destare l'interesse dei giovani. Il risultato è una serie composta da sei autentici gioielli, realizzati da alcuni dei più interessanti e geniali animatori degli ultimi anni.

Su tutti spicca Ningen Shikkaku, a cui vengono concessi ben quattro episodi, forse anche perché è il capitolo che presta più attenzione agli elementi autobiografici presenti nel romanzo di partenza, dalla militanza nel partito comunista alla burrascosa vita sentimentale, fino ai tentativi di suicidio e alla costante vocazione per l'autodistruzione che ovviamente può essere solo ricerca della purezza. Il bisogno di Yozo di deridere e annientare ciò che della società è penetrato in lui, si tramuta in una specie di stilnovismo rovesciato, come se, tentando di ritrovare nelle donne incontrate nel corso della vita l'innocenza perduta, finisse invece per corromperle sconvolgendone l'esistenza.

<b>ATTENZIONE! POSSIBILE SPOILER!</b>
Obata è un autentico cannibale del charades, ma non antepone mai le proprie esigenze artistiche alla riuscita degli episodi, delicato e seducente in Ningen Shikkaku, estroso e sofisticato in Kokoro. I suoi disegni sono un piacevole corollario su cui Atsushi Takahashi e Shigeyuki Miya (in Kokoro) costruiscono degli eccellenti storyboard. La scena in cui, pochi istanti prima del seppuku, K. si scioglie i capelli liberando tutta la sua energia vitale, fino a quel momento vincolata a una rigida e ascetica condotta morale, basterebbe da sola a fare di Aoi Bungaku un capolavoro.
<b>FINE SPOILER</b>

Sakura no Mori no Mankai no Shita invece risulta leggermente goffo e approssimativo, rispetto agli altri capitoli. Fortunatamente Tetsuro Araki, oltre ad avere i nervi d'acciaio, conserva nascosta da qualche parte la pietra filosofale e riesce a trasformare persino un TiteKubo decisamente sopra le righe.

Il vero attore non recita mai, così come il vero scrittore non crea niente dal nulla, partendo da questo presupposto Ryosuke Nakamura in Hashire Melos torna a inseguire i suoi fantasmi attraverso le pagine di un libro; senza il supporto di Sadayuki Murai non ottiene gli stessi risultati che aveva raggiunto in Moryo no Hako, ma riesce comunque a volare molto alto, facendo anche delle interessantissime riflessioni sull'animazione e sull'arte in generale.
Chiudono la serie due simpatici incubi tra amici, Kumo no Ito e Jigoku Hen, bellissime le animazioni lisergiche anche se purtroppo Elvis ha già lasciato l'edificio.


9.0/10
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Maria Holic è un anime, a mio parere, spassosissimo. Un anime totalmente dissacrante, sia nei confronti della religione (quella Cristiano-Cattolica in particolare), sia nei confronti delle tematiche inerenti l'omosessualità. E' un anime dove il politically correct è totalmente bandito e dove la protagonista, Kanako, apparentemente incapace di produrre un pensiero minimamente profondo, reinterpreta tutta la realtà che la circonda, in base al suo pensiero monodimensionale (il sesso, le ragazze).
Sotto questo punto di vista, Kanako ragiona, nei confronti delle ragazze, esattamente come farebbe un ragazzo di pari età, ma particolarmente allupato.
Nulla sfugge a questa logica, dal suo punto di vista, ovviamente, ferrea. Tanto per fare un esempio al riguardo, una processione religiosa diventa, magicamente, una “sfilata cosplay di belle e giovani ragazze travestite da angioletti” (parole di Kanako).

Divertente anche il fatto che la protagonista, pur essendo iscritta ad un istituto scolastico cattolico, non abbia la minima conoscenza, neanche le cose più basilari, della religione Cattolica, e forse anche delle religioni in genere.
Contraltare di Kanako, è il personaggio di Mariya: tanto lei è ingenua (diciamo pure un po' tonta), tanto Mariya (ambiguità a tonnellate) è intelligente, smisuratamente egocentrica, perfida, astuta e con un carattere fatto di tante altre cose di cui è provvista in abbondanza. Destino vuole che debbano condividere la stessa stanza. Ci sono numerosi altri personaggi strampalati che fanno da contorno, ed altri che compaiono giusto in tempo per essere letteralmente massacrati, in senso metaforico, dagli autori dell'anime.
Insomma, tutto questo per dire che aspetto con ansia la seconda serie!
Dal punto di vista tecnico, belli i disegni, anche se l'animazione appare un filino statica.


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Grafica stupefacente, colonna sonora per me meravigliosa, storia resa commerciale ma a mio avviso ugualmente incredibile e sensazionale. E allora perché Evangelion: 2.22 non prende un dieci? Perché qualcosa mi è mancato.
Evangelion è l'opera che più adoro in assoluto, un capolavoro che resta nella storia e nel cuore. La vecchia serie mi ha sconvolto, stupita, fatto riflettere e piangere. E ora, guardando questo film, ho sentito che, pur essendo bellissimo, non ci fosse qualcosa che invece era presente nella serie.

Forse sarà stata Asuka e quella scena per nulla azzeccata del plug-suit nuovo più il vederla come una costante "macchina fan-service". Forse sarà stata Rei, che avevo adorato in tutta la sua complessità di "essere vuoto" della vecchia serie, ma che ora mi sembra un personaggio semplice e basta. Sarà stato il tamarrissimo Eva-02 con le "cornine". Non so. Comunque ho sentito che qualcosa in questo meraviglioso meccanismo s'inceppava.

Questa può essere solo una mia impressione, dato che sono tutte scelte con lo scopo di rendere l'anime più commerciale e lanciarlo nel nuovo millennio, che però mi fanno rimpiangere le visioni metafisiche e sognanti della serie degli anni '90, nella quale si raggiunse un livello così alto che andò oltre la comprensione del pubblico. Ora quelle che mi trovo sono scene d'azione che sono autentiche perle, personaggi profondi e scenari apocalittici... ma basta. So che sarebbe decisamente abbastanza, ma Evangelion è molto più di questo. Non voglio fare la guastafeste o una ipercritica, ma non sono abituata a vedere la mia serie preferita in una veste così... commerciale. Mi ha distrutto la dimensione onirica in cui vedevo quest'anime, con le scene d'immensità poetica (non so neanche se esiste questo termine) dell'End.

Insomma, io ero una di quei fan che apprezzavano Eva non per le belle ragazze, ma per tutto ciò che rappresentava: un'opera coraggiosa, complicata, <i>che ti lascia qualcosa</i>, che riesce a farti vivere un'avventura. Ora, sfortunatamente, sta diventando una serie il cui nome significa soldi. Mi dispiace.


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Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler

Vorrei poter avere un parere positivo su questo anime, vorrei trovare almeno un aspetto buono su questo cumulo di spazzatura chiamato "Tokyo Ghoul √A", la seconda stagione dell'omonima prima serie "Tokyo Ghoul" (degna della fama che ha accumulato).

Ma cominciamo dal principio: questa seconda serie ci fornisce una trama dagli spunti originali e avvincenti... se solo non fossero stati raccontati con una pigrizia degna di Snorlax. Per dodici episodi ciò che succede è nullo, privo di consistenza, e quei pochi spunti che parevano prendere un'ottima piega venivano risolti in pochi minuti e lasciando stralci casuali che confondono e basta.
"Tokyo Ghoul √A" è un anime che si è rovinato con le sue stesse mani, ha cercato di rendersi più sofisticato di quanto doveva essere, scegliendo spesso OST che poco c'entravano con lo svolgersi della vicenda, per non parlare dell'opening che poco ha a che vedere con "Unravel", nettamente superiore sotto ogni punto di vista.
Per quanto riguarda la grafica non posso fare a meno di sottolineare quanto sia di bassa categoria rispetto alla prima serie, una qualità infima che sinceramente non ti aspetti da un anime creato nel 2015; le kagune (soprattutto quelle di Kaneki) sono spesso abbozzate, quasi stilizzate, i movimenti sono meccanici, poco fluidi; per questo motivo anche i combattimenti (quei pochissimi combattimenti presenti nella serie) sono un pugno nell'occhio.
Per non parlare del finale, penso sia stato il finale di un anime più deludente che io abbia mai visto. Credo fermamente che "Tokyo Ghoul √A" si sia quindi montato un po' troppo la testa, che si sia adagiato sugli allori, visto il celebre predecessore che niente ha a che vedere con questa stagione: è come se avesse campato sulla nomea della prima serie, producendo un anime di scarsissima qualità.
Ad esempio, riferendomi a un episodio in particolare: quando l'Aogiri irrompe nella prigione, non si può non notare un energumeno grosso quanto lo yatch di Briatore prendere a pizze il povero Kaneki, il quale si ritrova ad affrontare un avversario spostato mentalmente (non faceva altro che ripetere "Hai l'odore di Rize, dov'è Rizeeee") e il triplo di lui. Una volta finito il combattimento, quell'uomo scompare nel nulla, non si sa chi sia, perché conoscesse Rize, qual era il suo nome, niente. Assolutamente niente, e ciò accade anche con altri numerosi personaggi. Tralascerò in questa recensione l'inutilità disarmante di Touka per dodici puntate, rischierei di dirne troppe.

Il mio voto pertanto non può assolutamente essere più di 3 (e credo di essere anche abbastanza generosa). La grafica è da buttare, la trama è sviluppata malissimo, il finale è completamente da eliminare. Vedere per credere.


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Tokyo Magnitude 8.0 è forse l'anime che più mi ha colpito di questa stagione 2009. La storia, ambientata nell'ipotetico e verosimile scenario di una Tokyo colpita da un devastante terremoto, racconta il cammino per ritornare a casa di due fratelli, Mirai e Yuki che, in visita a una mostra di robotica sull'isola di Odaiba, si ritrovano coinvolti nel sisma in una situazione di drammatica emergenza. Aiutati dalla giovane Mari Kusanabe, una corriere motociclista, i due s'incamminano verso casa attraverso una città stravolta in cui le conseguenze del terremoto, morte, distruzione, dolore, sono sotto gli occhi di tutti. Realizzato superbamente per quanto attiene la ricostruzione dei luoghi e dello scenario post-sisma, Tokyo Magnitude non tende alla spettacolarizzazione dell'evento, non indugia più del necessario su corpi martoriati o sul sangue (invero pressochè assente), ma lascia trasparire più realisticamente le atmosfere di una simile disgrazia attraverso tutta la gestione dell'emergenza, i piccoli grandi dolori di ciascuno, i rinnovati legami "comunitari" che si creano tra persone che, in una situazione normale, passerebbero oltre come ombre indefinite di perfetti sconosciuti. D'altronde, se qualcuno avesse avuto la sfortuna di vivere un evento simile, sa benissimo che è la desolazione ciò che più colpisce, il vedere la propria casa, gli edifici simbolo della propria città distrutti (in questo caso la Tokyo Tower o il Rainbow Bridge), la calca di persone in cerca di aiuti e di sostentamento, i sacchi per i cadaveri, la ricerca dei superstiti, gli scavi... Dopo una prima parte più a tutto tondo, la storia si concentra sui tre protagonisti, sulle loro ansie e paure di non rivedere i propri cari e la propria casa verso cui sono incamminati, prendendo sviluppi che, dall'ottavo episodio, verranno chiariti solo nel commovente finale (forse eccessivo?), lasciando di sasso i meno attenti (è consigliabile osservare sempre con attenzione ogni dettaglio, i volti e le espressioni di Mari) e restituendoci una protagonista, Mirai, profondamente maturata e cresciuta da questa terribile esperienza. Accostato da alcuni al celebre "Una tomba per le lucciole" di Takahata, Tokyo Magnitude 8.0 ripropone in effetti la vicenda di due fratelli (in questo caso Mirai, la ragazzina, è la sorella maggiore) in un contesto di tragica emergenza e uno sviluppo "paranormale", ma non voglio esprimermi sul se e quanto si possano accostare i due prodotti, credo che ognuno potrà trarre le sue conclusioni. Certo è che la prima visione può perdere a tratti di mordente, apparire financo noiosa in alcuni momenti; per apprezzarlo compiutamente e coglierne ogni sfaccettatura consiglio una seconda visione, personalmente così ne ho apprezzato e ne ho colto le diverse sfumature molto meglio.


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Dopo Hades prosegue la saga dei Cavalieri. Rispetto alle precedenti serie non cambia lo schema di fondo della lotta tra i Cavalieri d'Oro e gli Specter guidati da Hades (il male oscuro). Ma questa volta la trama si evolve in maniera più incisiva rispetto al passato. Il profilo psicologico dei personaggi principali viene analizzato in maniera più approfondita. Questa volta Hades manderà i suoi cavalieri più potenti per iniziare l'assalto verso il santuario. A sbarrargli la strada però ci saranno i cavalieri di Atena sorretti da sentimenti nobili e profondi. Loro lotteranno fino alla fine, donando anche il loro sangue (e anche molto di più) pur di far prevalere il bene. Il senso di lealtà, di amicizia, traspare in ogni personaggio. Gli eventi sono drammatici, infatti moriranno diversi Cavalieri d'Oro.

Il chara design finalmente tronca con il passato e si evolve in maniera eccellente - finalmente, era da una vita che non lo cambiavano! Adesso le armature d'oro, d'argento o di bronzo risplendono più che mai e conferiscono ai personaggi un aurea di potenza incredibile. Le animazioni a mio avviso sono eccellenti (un esempio è Cerbero di Hades, animato in maniera superlativa).
Spero vivamente che la trama mantenga la stessa qualità nella seconda parte della serie già annunciata.


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Il viaggio di Lawrence e Horo continua verso nord, l’autunno cede il passo all’inverno e le terre in cui si avventurano sfuggono sempre più all’influenza della Chiesa. Così sul loro cammino incontrano, come al solito, molti mercanti e locandieri, ma anche alchimisti fuggiti dalle persecuzioni.
Anche qui molta attenzione viene riservata alle pratiche del commercio medievale e in una puntata veniamo addirittura portati in una sessione di una rudimentale borsa valori. Ampio spazio è dato anche alle usanze e alle feste popolari, immancabili occasioni per una mangiata accompagnata da una bevuta. Il confronto tra la vecchia e nuova religione finisce per porle sullo stesso piano: l’idolatria. Se mettiamo a confronto le forze curative della pirite venduta da un veggente o le statue consacrate dalla Chiesa, qual è la differenza? “Nessuno è più abile ad ingannare il popolo della Chiesa”.

Fin qui tutto in linea con la prima serie ma c’è una grande novità: Lawrence si è finalmente reso conto dei propri sentimenti nei confronti di Horo, tuttavia è ancora incapace di esprimerli. Così comincia a chiamare Horo “hime sama” ossia "principessa", a compiere gesti galanti e a rispondere a tono alle battute pungenti. Horo rimane spiazzata, ma passata la momentanea sorpresa, non perde occasione per rilanciare. Quindi in questa seconda serie assistiamo non più ad un monologo punzecchiante di Horo, ma ad un vero e proprio batti e ribatti di due personaggi, sempre più complici. Anche se alla fine Horo, da saggia lupa, riesce sempre a mettere Lawrence nel sacco.
Cosa comporta l’amore nel cuore di un mercante? Beh, indubbiamente non pensare più solamente al profitto.
Dunque la stessa funzione del viaggio muta. Inizialmente era Horo che si era unita a Lawrence nel suo peregrinare di terra in terra in cerca del guadagno. Ora è invece Lawrence che si unisce a Horo nel suo viaggio alla ricerca di terre natali e di radici. Il senso di ciò è dato benissimo nella opening: “hai perso qualcosa, io ti aiuterò a ritrovarla”[/]&gt;. Cert, la difficoltà sta nel fatto che Horo non ricorda con precisione da dove viene, essendo passati secoli.

Non mi è piaciuta la opening, la ending invece è migliore ma comunque niente di eccezionale. In entrambe il testo della canzone è molto pertinente.
Il finale sicuramente risolve alcune questioni, ma il viaggio non è di certo terminato, quindi spero in una terza serie!
In definitiva, chi ha amato la prima serie non verrà deluso dalla seconda.


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Hatsukoi Limited è una commedia sentimentale fresca e spassosa. Un gruppo di ragazzi e ragazze, divisi fra scuole medie e superiori, si confrontano con l'eterno tema del primo amore: alcuni di essi riusciranno ad avere successo, altri invece dovranno rimandare il coronamento del proprio sogno. Cosa c'è di nuovo in tutto questo? Assolutamente nulla. Nonostante ciò, però, questo Hatsukoi limited è un prodotto davvero interessante e vi spiego perché.

La trama è composta da una serie di ministorie in cui tutti/tutte sono protagonisti e tutti/tutte sono comparse. Il numero di personaggi coinvolti è davvero notevole se si pensa che si tratta di una serie con solo 12 episodi. Ognuno di questi episodi finisce per concentrarsi sulle vicende di un personaggio che, per venti, minuti diventa il protagonista principale, per poi lasciare il posto agli altri negli episodi successivi. E' qualcosa di un po' diverso da quanto accade, in genere, in anime di questo tipo: c'è una storia principale con protagonisti ben definiti e una serie di personaggi secondari che fanno da scenario e alle cui vicende viene dedicata al massimo un episodio - che poi immancabilmente è il più noioso. Qui, invece, tutte le storie sono sullo stesso piano, anche se quella tra Kusuda ed Enomoto è risulta maggiormente approfondita, e il loro alternarsi è motivo di interesse e non una seccatura.
Inutile poi soffermarsi sul livello grafico, per me davvero eccezionale, cosa che ormai non è più una novità. Buona anche la colonna sonora, anche se non rappresenta certamente niente di memorabile.

Terminate le lodi passiamo alla parte critica. Se da un lato ho elogiato il sovrapporsi di più storie, dall'altro bisogna constatare evidenti richiami ad altre storie: mi vengono in mente in primis Toradora!, Suzuka e Lamù. Niente di esagerato, ma il richiamo obiettivamente c'è e fa perdere alla serie qualche punto in originalità.
In secondo luogo la psicologia dei personaggi non è molto curata, ma si basa sui classici prototipi (il maniaco, il ragazzo con gli occhiali, la ragazza con il seno grande, la sorella innamorata del fratello ecc. ecc.) senza grandi novità. Ogni personaggio si comporta automaticamente come tutti si aspettano che faccia, senza sbavature o imprevisti.

A ogni modo, nonostante qualche piccolo limite Hatsukoi limited resta un anime gradevole e spensierato adattissimo per passare qualche ora in allegria e da guardare senza troppo impegno. Nel genere è forse uno dei migliori che ho visto finora: consigliatissimo per chi ama le commedie sentimentali condite da qualche risata qua e là (la scena in cui Bestia-kun dà da mangiare agli uccellini è esilarante).


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Personalmente non sono un patito di questo genere, ma essendo ambientato a Roma, non potevo certo lasciarmelo scappare. Questo anime parla di Nicoletta, una ragazza di 21 anni che scopre che la madre divorziata e che l’aveva abbandonata dai nonni, frequenta il ristorante del marito che si trova in un vicolo di Roma (via degli Orsi). Qui tutto il personale è un po’ particolare, sono tutti uomini vecchi con occhiali da lettura e Nicoletta si va ad invaghire di uno di loro, e anche per questo motivo deciderà di lavorare nel ristorante, chiamato “Casetta dell’Orso”.

Ora che ho terminato la serie, che è un connubio di 2 manga della stessa autrice, Natsume Ono (“Ristorante Paradiso” appunto e “Gente”), devo dire che non ne sono rimasto colpito, ma piacevolmente intrattenuto, infatti al secondo episodio la narrazione si ferma per far largo alle storie dei vari camerieri, facendoceli conoscere con lo stile narrativo delle telenovelas, però senza lasciare nulla in sospeso. La regia è degna della mia stima, poiché si è destreggiata bene su una trama di cristallo, bastava un tassello fuori posto per far crollare il tutto (ad esempio, in Nana l’abbandono della madre segna molto nel profondo la protagonista, a Nicoletta sembra non fregargliene più di tanto; la regista, Mitsuko Kase è stata brava a focalizzare l’attenzione su altro), però mi scade su certe inquadrature per colpa della scenografia di cui parlerò tra poco.
In questo genere di lavori uno si aspetta degli stereotipi sul popolo italico (baffi, coppole, gente che gesticola e urla, goliardia inutile...) presi in genere dalla filmografia del passato. Non in questo caso: qui se ne inventano di nuovi XD .Sono tutti sorridenti e dall’aria bonaria, alti (non tutti) e strafighi pure a 50 anni, e nonostante tracannino quantità enormi di caffè e cappuccino sono tutti tranquilli e gentili (forse bilanciati dalle altrettante enormi quantità di vino ingerite), e poi i giapponesi che scimmiottano l’italiano sono di una tenerezza disarmante, vedere le scritte sballate sui muri o sui giornali, parole come “buongiorno” o “buonasera” stanno al posto delle forme di saluto che usano i giapponesi quando entrano in un negozio, se veramente gli italiani fossero così (con personaggi storici, come il ministro FASSONI, versione abbellita di un noto politico italiano vi fa capire che a 50 anni è difficile essere fighi... ).

La note più dolenti sono le scenografie e la CG, le quali hanno lo scopo di fare da contorno per focalizzare l’attenzione sulla storia e i pensieri dei personaggi, ma qui se ne fa un uso a mio parere scandaloso. Cercando di dare uno stile da libro delle favole hanno abbozzato la città e i palazzi (un po’ come in Ransie la Strega), ma l’effetto ottenuto ha il solo risultato di far sembrare quest’anime più vecchio e sciatto di quanto non lo sia in realtà, e il regista le usa pure male facendo a volte dei campi lunghi o panoramiche della città. A parte questo, abbozzare Roma? Come fanno proprio i giapponesi ad abbozzare Roma (ora uso io gli stereotipi!), armati di macchine fotografiche ultramoderne dovrebbero avere una idea perfetta della città eterna. Invece sparisce il traffico, le stradine si fanno buie e tutto è avvolto da una leggera nebbiolina, il che dimostra che gli autori non hanno visto proprio nulla dei film italiani, infatti al mercato più famoso di Roma, Campo dei Fiori, regna il silenzio, si vede che non hanno mai visto la famosa scena del mercato con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, avrebbero visto che è tutt’altro che tranquillo.
Tutto questo comunque non svilisce quest’anime, che di essere lento è lento, ma ti intrattiene piacevolmente senza chiedere troppo (e senza dare troppo).

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