Kimi to boku 1Nelle calme mattinate primaverili si vive in Giappone un rituale comune a tutti gli adolescenti: l’incontrarsi per andare a scuola. Nella cornice del giorno d’inizio del nuovo semestre, quattro ragazzi, amici d’infanzia, non sfuggono alla regola e hanno appuntamento lungo un viale ombreggiato dai ciliegi in boccio scossi dal vento, per dialogare, raccontarsi delle vacanze, dei loro passatempi e delle loro passioni, insomma per riabituarsi a quell’amata/odiata routine che precede il suonare della campanella.
Leader spirituale” del quintetto è Tsukahara Kaname, ragazzo serio e posato un po’ bacchettone (non a caso è il capoclasse della sua sezione, in cui si trovano anche Chizuru e Yuuki; Shun e Yuuta appartengono a un’altra). Seguono a ruota i gemelli Asaba, Yuuki e Yuuta: in coppia sembrano una versione apatica e sobria dei fratelli Hitachiin di Ouran High School Host Club, ma considerati singolarmente il primo è un appassionato di anime e manga che fa della pigrizia e del take it easy una professione di fede, invece il secondo è un asso negli sport (quando gli va di partecipare, ovviamente) e un tenero rubacuori; Yuuta è il maggiore, e solo grazie alla frangia di Yuuki è possibile distinguerli. A curare le crisi di nervi causate dai due che si divertono a esasperare Kaname con i loro commenti asciutti c’è Matsuoka Shun, il tipo più femminile del gruppetto, con i capelli di un rosa scuro e lunghi per buona parte della narrazione, crocerossina sempre prodiga di buone parole e cerotti dalla stampa kawaii.
Il quinto e ultimo membro è l’anello strambo della catena, l’espansivo e ciarliero Tachibana Chizuru. Anche il suo esordio è particolare: al contrario di Kaname, Shun, Yuuta e Yuuki che si frequentano assiduamente sin dai tempi dell’asilo e vengono presentati nel primo episodio, nel corso del quale i caratteri dei protagonisti vengono evidenziati per contrasto con gli altri, Chizuru appare nel terzo e ha fatto la conoscenza degli Asaba durante l’afosa estate dei loro tre anni; la puntata in questione è toccante rappresentando l’amicizia stretta da due bambini molto piccini che non parlano la stessa lingua (Chizuru ha vissuto in Germania, e solo adesso si ristabilisce in Giappone dove si inserisce fra Kaname & Co.). In più occasioni, Tachibana dimostra un certo interesse per Masaki, una loro coetanea innamorata di Shun. Oltre a ciò, Chizuru ha un complesso riguardo la sua altezza ma va fiero di un neo sotto l’occhio destro, che considera il suo charming point; non si capisce se i suoi capelli biondi siano naturali oppure tinti, comunque i gemelli rimarcano spesso la somiglianza con un cappello di paglia.

Kimi to Boku. (君と僕。, Tu e Io.) è una serie in tredici puntate andate in onda a partire dal 4 Ottobre fino al 27 Dicembre 2011 ed è l’adattamento del manga omonimo, edito in patria da Square Enix e sceneggiato e illustrato da Hotta Kiichi; con i suoi dieci tankoubon all’attivo, Kimi to Boku. (la cui prima stagione copre all’incirca i primi cinque volumi) racconta la vita di questi diciassettenni appartenenti all’istituto Homare sotto forma di uno Slice of Life esemplare: focalizzandosi dapprima sugli eventi che avvengono tra le mura scolastiche, pian piano Kimi to Boku. amplia il suo raggio d’attenzione e introduce numerosi personaggi secondari, quali ad esempio il professor Kouichi Azuma, presunto modello/rivale di Kaname quand’era all’asilo; Fuyuki, il precoce e sconcio fratello minore di Shun; Ryuunosuke Matsushita, adorabile kouhai di Yuuki che venera tanto da farne l’eroe di un fumetto.
Dopodiché, con l’arrivo della bella stagione, il set si sposta all’aperto e segue le loro vacanze tipo, fatte di calura, angurie, temporali estivi, compiti, ma soprattutto di feste popolari e prime cotte: la tematica dell’amore, tra le tante su cui l’opera si sofferma, si ritaglia un posto speciale, e a questo proposito Kimi to Boku. non rinuncia a strizzare l’occhio ad allusioni importanti per il mercato anime odierno, come suggerimenti di sottotrame boy’s love o fasulli complessi edipici, trattati in chiave ironica o totalmente parodica (com’è il caso del rapporto di Kaname con la madre: che voglia essere una sottile frecciatina a Oreimo?), oppure reale (come nell’ottavo episodio) ma sempre in maniera garbatissima: Kimi to Boku. è immune dall’irruzione di sentimenti forti.
Uno spazio altrettanto importante è occupato dai ricordi i quali, avendo cementificato il rapporto dei cinque ragazzi in passato, vengono rivissuti tramite gradevoli flashbacks per consolidare la conoscenza dei personaggi da parte dello spettatore; in più, lavorando nell'episodio conclusivo nell'asilo da loro frequentato, Kaname & Co. vivono un tuffo nel passato che conferisce a questa prima parte dell'anime un azzeccato tocco di struttura circolare, terminandola alla perfezione.

Kimi to boku 2

L’analisi del comparto grafico è abbastanza complessa e controversa; se, nell’adattare un manga caratterizzato da uno stile fortemente personale (che rimane in alcune tavole colorate inserite a mo’ di fermo immagine in punti importanti; Dezaki ha insegnato bene), è comprensibile che lo staff J.C. diretto da Kanbe Mamoru abbia optato per una serie di strategie destinata a rendere il prodotto finale più riconoscibile, più familiare e assimilabile per un pubblico vasto e meno selezionato e cosciente che ogni produzione TV inevitabilmente comporta, per quanto efficaci le manipolazioni si suddividono in due categorie: da un lato, quelle pienamente condivisibili; dall’altro, se ne trovano alcune discutibili.
Alla prima appartengono, per esempio, la colorazione in chiave di un pastello sgargiante, adatta a sostenere i toni della narrazione evitando che l’attenzione del fruitore divaghi e si spenga; il ritmo piuttosto lento inframmezzato da primi piani di gattoni sonnacchiosi intenti a stiracchiarsi o nelle azioni di cui i personaggi stanno discutendo in quel momento, tecniche prese in prestito dai live actions nazionali che a Kimi to Boku. calzano a pennello; infine, l’intera soundtrack, affidata a Elements Garden, è costituita da pezzi cantati esclusivamente da voci femminili e da brani strumentali di ambientazione in cui spiccano, nelle parti estive, il monotono frinire delle cicale, il miagolio dei gatti, ecc., il tutto teso a creare un’atmosfera di avanzamento cadenzato e graduale.
Nella seconda è, purtroppo, incluso il tratto utilizzato per le anatomie: come accennato, il fumetto originale è atipico, caratterizzato da una carenza estrema di sfondi e le figure sono disegnate in modo semplice e quasi rozzo, e mentre in formato cartaceo queste caratteristiche con la lettura rivelano una peculiare forza espressiva, in animazione esse difficilmente sono accettabili; di qui, la necessità di modifiche, che lo studio opera optando per uno stonato stile moe; con il proseguo delle puntate lo spettatore ci fa tranquillamente l’abitudine, ma mentre altri elementi vengono pian piano attenuati o addirittura eliminati (come alcune sezioni dello sfondo in computer graphic presenti solo nei primissimi episodi e nella opening), l’aspetto moe dei visi resiste e non si può fare a meno di pensare che si sarebbe potuto fare altrimenti.
Probabilmente, per gli animatori si è trattata di una scelta obbligata: dovendo ridefinire un disegno essenziale è meglio traslarlo in un’animazione altrettanto priva di orpelli e apprezzata dal pubblico odierno, tuttavia rimane la sensazione che, per i temi esaminati, sarebbe stata migliore una grafica anni ’80-’90, per quanto apparentemente (e a ragione) anacronistica e pseudo-nostalgica.
Per il resto, la visione rivela una grande cura, percettibile da piccoli cambiamenti come la lunghezza delle capigliature che varia a seconda degli stacchi temporali tra gli episodi e la variazione degli effetti acustici anche minimi (come la distorsione dei suoni quando si è accanto a un ventilatore).

Kimi to boku 3

Kaname è interpretato da Ono Yuuki, i cui precedenti lavori includono, fra gli altri, Hitoyoshi Zenkichi in Medaka Box, Nordy in Terra e…, Kawasaki e Tokugawa Shigeshige in Gintama.
Il doppiatore di Yuuki è Kimura Ryouhei (Takizawa Akira in Eden of the East, Takakura Shouma in Mawaru Penguin Drum, Nishimura Satoru in Natsume Yuujinchou), mentre di Yuuta lo è Uchiyama Kouki (Soul da Soul Eater, Orimura Ichika da IS: Infinite Stratos, Links Banagher da Mobile Suit Gundam Unicorn).
Interprete di Shun è invece Toyonaga Toshiyuki, famoso per Ryuugamine Mikado di Durarara!!, Taira Capeta di Capeta, Hunter Huntley di Chocolate Underground e Asuno Flit di Mobile Suit Gundam AGE.
Presta la sua voce a Chizuru Irino Miyu, che ha già lavorato come: Shaoran in tutta la produzione animata di Tsubasa Chronicle e nel cammeo di Kobato, Kobayakawa Sena di Eyeshield 21, Niwa Daisuke di D. N. Angel e Nuts nei lungometraggi di Pretty Cure 5 e All Stars. Per Kimi to Boku. ha anche cantato la simpatica insert songKoukou Sentai Homaranger”.
Infine, è da notare che alcuni doppiatori siano stati scritturati per il titolo, all’apparenza parecchio simile a Kimi to Boku., Danshi Koukuseki no Nichijou.




Kimi to Boku. si può dire una bella produzione: presentando uno spaccato della quotidianità di cinque liceali giapponesi, Kaname, Yuuki e Yuuta, Shun e Chizuru, Kimi to Boku. si rivela una produzione atipica per il posato ritmo narrativo, ma contiene una altrettanto sorprendente vena di comicità e ironia e una grande delicatezza nel raccontare le piccole, grandi gioie della vita di tutti i giorni. Kimi to Boku. è carente forse (ma potrebbe trattarsi benissimo di una questione soggettiva) solo nella resa dei volti; per il resto, è una visione caldamente consigliata agli amanti dello Slice of Life.