Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo alla GAINAX, con Nadia, Evangelion e Gurren Lagann.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Piacevolissima rivisitazione degli scenari creati da quel grandissimo precursore della fantascienza che è stato Jules Verne, questo celeberrimo "Nadia e il mistero della pietra azzurra" pesca a piene mani dall'universo creato dal geniale scrittore francese, infatti, gli autori di questo classico hanno sfornato un prodotto davvero intrigante, che non riesce ad andare aldilà di una valutazione discreta soltanto per alcune problematiche che ne inficiano la riuscita e di cui parleremo più avanti.
Il punto di forza su cui senz'altro l'avventura di Nadia e dei suoi amici può contare è senz'altro la trama. Posizionata in un periodo storico molto stimolante, la fine del diciannovesimo secolo, impregnata di ottimismo e di rinnovata fiducia nella capacità dell'uomo di plasmare la realtà ai suoi desideri grazie al progresso scientifico, che ormai da anni sta crescendo a ritmi vertiginosi, la trama di questo anime sembra assumere l'atmosfera frizzante e frenetica di questo periodo storico, e giovarsene per arricchire il suo ritmo e i vari colpi di scena che vivremo nel corso degli episodi.
All'interno di questo plot abbastanza impegnativo ed intrigante, si muovono i protagonisti ed i personaggi secondari, tutti ben caratterizzati, con i loro vissuti e i loro drammi, sempre ben presenti nelle loro azioni. A questo proposito voglio spezzare una lancia in favore di Nadia, la protagonista principale insieme a Jean. E' verissimo che la sua figura risulta davvero odiosa in più di un'occasione, poiché caratterizzata da un comportamento costantemente instabile, capriccioso, egoista e stupidamente testardo, ma tutto questo si può tranquillamente giustificare valutando la vita difficilissima avuta dalla ragazzina, personaggio davvero complesso. Per cui, se è vero che in più di un'occasione rimarremo allibiti dalla pazienza leggendaria di Jean, nei confronti della sua amata, è vero anche che le sfaccettature che sono state date alla ragazza, sono molteplici e coerenti, seppur nella loro negatività, e questo non può che essere sottolineato con un plauso agli autori.
Assolutamente positivo il lavoro fatto in sede di caratterizzazione degli altri personaggi, specialmente quelli "secondari", come i membri del Nautilus. Essi, in particolare, per ovvi motivi, Electra e Nemo, sono anime tormentate dal desiderio di vendetta e di riscatto e non mancheranno di dover compiere scelte difficili e drammatiche in nome di queste fortissime pulsioni, salvo poi trovare la serenità che meritano, attraverso forme diverse di amore.
Ho apprezzato moltissimo, seppur nella sua terrificante malvagità, anche Gargoyle, il capo dei cattivi, che rimane sempre credibile, pur nelle sue sadiche e costanti manifestazioni di disprezzo della vita umana.
Ottimo il comparto sonoro, con una OST sempre adatta e calzante alle varie situazioni, soprattutto nelle fasi di combattimento dove gli accordi sembrano sottolineare costantemente l'epicità dello scontro.
Bellissime anche le sigle, poco conosciute da noi, per colpa della solita localizzazione di Mediaset, e che consiglio di andare a scoprire grazie a Youtube.
E veniamo a quella che è la prima magagna dell'anime: la componente visiva. Se nella fase iniziale dell'anime, fino alla permanenza dei nostri eroi sul Nautilus, i disegnatori svolgono un eccellente lavoro con ottimi dettagli per sfondi, chara, e mecha design. Si assiste, nella parte centrale dell'anime, a un decadimento evidente della qualità che troverà il suo apice nella fase "africana", davvero esteticamente povera e con animazioni veramente penose. Si ritorna a buoni standard nella fase finale, quando arriveremo alla resa dei conti tra il Nautilus e Neo Atlantide, ma ormai gli episodi negativi sono troppi per poter chiudere un occhio di fronte a questo elemento. Anche perché, e qui chiudiamo il cerchio degli aspetti negativi dell'anime che gli impediscono di arrivare a una valutazione più alta del "sette", oltre al decadimento grafico, si assiste anche a una serie di episodi letteralmente inutili, veri e propri filler, che non solo si rivelano noiosissimi ma finiscono per spezzare la bellissima tensione che la serie aveva creato fino a quel momento. E poco può consolarci la giustificazione che problemi di budget abbiano causato la pessima riuscita di questa manciata di episodi da dimenticare... Un vero peccato!
Cosa aggiungere ancora? Un anime che comunque consiglio a chi ancora non l'ha visionato poiché, per quanto non esente da difetti, riesce a destare un notevole interesse nello spettatore, con il piacevole intrico di avventura, mistero, fantascienza e vari tipi di sentimento di cui il plot è intriso.



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Buio.
Un punto luminoso brilla al centro per un istante.
Un'onda d'urto si espande e in un attimo invade lo schermo.
Il Big Bang.

Così comincia "Neon Genesis Evangelion". Dalla sigla iniziale che funge sia da prologo sia da riassunto/spiegazione. Da subito sembra di essere entrati in una nuova realtà e Eva ne è il suo "Vangelo" (questo significa il titolo: Vangelo del nuovo millennio).

Personalmente ritengo Eva un capolavoro e uno dei migliori anime di tutti i tempi.
La cosa che prima fra tutte mi fa definire Eva un caposaldo dell'animazione è la sua stratificazione significante: come per i capolavori del cinema "live", Eva presenta diversi e profondi livelli di lettura. Psicanalisi, filosofia, religione, politica, sono alcune delle chiavi interpretative che s'intrecciano e contribuiscono a fare di ogni visione una nuova scoperta. Questo soprattutto perché le diverse interpretazioni possibili e il gioco di rimandi, citazioni e collegamenti (interni e non) non si esauriscono con il loro rivelarsi, ma sono fili che cuciti insieme con cura e precisione mostrano la "trama" di questo tessuto elaborato e dettagliato che rappresenta la storia che Hideaki Anno e gli altri autori ci vogliono raccontare.

La sceneggiatura infatti è un altro aspetto di primaria importanza in Eva. Il numero degli episodi (solo 26 nel 1995 era quasi una novità, in seguito divenne uno standard) permette agli autori di sviluppare una trama molto compatta e dettagliata, con una progressione drammatica notevole che più volte raggiunge vette emotive autenticamente epiche.
La serie, infatti, sembra più un lungo film che non una sequela di episodi autoconclusivi con una flebile trama a fare da collante. Questo provoca benefici sia agli episodi stessi: ognuno di essi è una parte importante e ineludibile di una storia più grande; e sia per la trama, che non perde né mordente né tempo con filler e puntate deboli, ma si concentra su una narrazione asciutta e organica. Non viene mai contemplato il superfluo e ogni dettaglio ha la sua importanza nell'economia globale della serie.
A dire il vero ci sono alcuni momenti meno riusciti di altri dal punto di vista narrativo: alcune sequenze di sospensione e divagazione nella prima parte sono forse eccessivamente prolungate e rallentano sensibilmente la narrazione che fatica a ingranare, ma superata questa fase le invenzioni e le sorprese sono continue e in alcuni casi davvero scioccanti. I misteri che si affastellano uno dopo l'altro non lasciano tregua e incalzano lo spettatore costringendolo a cercare una spiegazione che provi a dare un significato alle tante vicende ombrose, alle ellissi che, distribuite sapientemente, tengono alta la tensione e la progressione drammatica.
E' in parte vero il fatto che la storia ad un certo punto si "congela" e si lasciano in sospeso parecchie sottotrame. Tuttavia la fine della serie risolve il conflitto psicologico che era uno dei temi principali, mentre il film "The End of Evangelion" fornisce qualche risposta e fuga alcuni dei dubbi che ancora lasciavano molti spettatori insoddisfatti. E' però vero anche che una parte del fascino di Eva (e della sua fortuna, inutile negarlo) sta proprio in questa sua incertezza, nel fatto di fornire più domande che risposte certe e preconfezionate. E' una scelta rischiosa perché molti possono essere infastiditi da un anime troppo astruso, ma per chi invece è stimolato ad approfondire si può aprire un mondo che neppure avrebbe immaginato.

Altro aspetto fondamentale di Eva è quello relativo ai personaggi. Gli autori (soprattutto nella persona di Hideaki Anno) hanno svolto un lavoro di precisione maniacale per creare un background solido e credibile nella caratterizzazione sia dei protagonisti e sia dei comprimari, di modo che lo spettatore si trova di fronte a personaggi tridimensionali (si usa dire), dai comportamenti coerenti, motivati da un'ideologia personale propria e che affrontano tutti un cambiamento o un'evoluzione nel corso degli avvenimenti.
Siamo lontani dai personaggi stereotipati o dalle macchiette senz'anima. In Eva ogni personaggio ha una storia da raccontare, un passato tenuto nascosto a fatica e una forte personalità caratterizzante. La profondità psicologica raggiunge livelli non comuni per un anime e (anche questo) stabilirà in futuro uno standard se non quantomeno una pietra di paragone per i lavori successivi, seriali e non.

L'attrazione e il fascino che suscitano i personaggi sono dati in larga misura dalla psicologia e dal background narrativo che portano, ma non bisogna trascurare nemmeno l'aspetto visivo. Il character design infatti è opera di Yoshiyuki Sadamoto, autore anche del manga omonimo. Rispetto ai lavori precedenti (si veda "Le Ali di Honneamise") il tratto si fa più spigoloso e le figure più slanciate (rimanendo sempre realistiche) e, pur nella loro stilizzazione, sono fortemente espressive e paradigmatiche. Si veda ad esempio la figura di Gendou Hikari o di Rei Ayanami. Quest'ultima è il risultato di una felicissima ispirazione sia da parte di Anno e sia di Sadamoto, i quali plasmano un personaggio tra i più interessanti e rappresentativi della storia degli anime. Essa infatti è diventata nel tempo quasi un logo dell'Evangelion franchise e continua tuttora a fare da modello per innumerevoli imitazioni.
Non si può non citare il mecha-design realizzato da Ikuto Yamashita e Hideaki Anno. Veramente innovativo e originale nell'introdurre (memore di Mamoru Oshii tra gli altri) l'elemento biologico in un anime robotico, e non come orpello decorativo o un vezzo stilistico ma come elemento tematico centrale di un discorso su cui si posa l'intero impianto della serie.
Anche gli angeli (i nemici della serie) colpiscono per varietà e fantasia nella realizzazione. Non ce n'è uno simile all'altro e tutti adottano strategie diverse e sempre più perfezionate per raggiungere il proprio obiettivo.

L'aspetto visivo e l'animazione in generale sono un capitolo a parte. Come molti sanno verso il 16° episodio alla Gainax si accorsero che i soldi del budget non bastavano per terminare la serie con gli stessi standard qualitativi (alti) mantenuti fino a quel momento, dato che inizialmente la serie non ottenne il successo che avrebbe avuto in futuro. Pur di terminare la serie, quindi, si dovettero fare delle scelte obbligate sia a livello visivo sia di sceneggiatura.
Nonostante questo stupisce la maniera in cui, a fronte di una situazione castrante, gli autori abbiano trovato il modo di rendere compiuta un'opera che rischiava di non esserlo. In sceneggiatura si dovette sacrificare l'aspetto narrativo e puntare sull'interiorità dei personaggi, con maggior attenzione a Shinji. A livello visivo si sono adottate tecniche per nascondere la povertà di mezzi, quali ad esempio lente carrellate, inquadrature fisse, sfondi poco dettagliati, ecc. Il tutto però è in un certo senso in linea con le scelte registiche e foto-luministiche adottate anche per gli episodi precedenti, di modo che lo scarto non è così netto e traumatico come avrebbe potuto essere. Tuttavia verso l'epilogo si utilizzano anche semplici schizzi o Kanji in sovraimpressione per sopperire all'assenza di disegni veri e propri da animare. Se si considera però che quanto ci viene mostrato è, di fatto, il flusso di coscienza dei personaggi, e se si è ben disposti verso le oggettive difficoltà appena descritte, è possibile giudicare con condiscendenza e premiare la passione dimostrata dagli autori. Nonostante i suddetti limiti, comunque, non si contano le invenzioni visive e le soluzioni registiche che si trovano in Eva: il Geo-Front e Neo-Tokyo 3 con i suoi palazzi/fortezze, il taglio espressionista di molte inquadrature, le sequenze oniriche/mentali, le case come specchio dei rispettivi inquilini, ecc.

In conclusione una menzione speciale per il doppiaggio italiano che non sfigura con la controparte giapponese e si avvale di intense interpretazioni molto ben calibrate nelle sfumature e dalla notevole espressività.

Fly me to the moon and let me play among the stars...



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Il crescendo cosmico di "Ideon", la corazzata spaziale Yamato, la mezzaluna di "Zambot 3", la comicità di "Daitarn 3", il carisma di "Capitan Harlock", il pugno incrociato di "Rocky Joe", le dimensioni parallele (cliché sfruttatissimo da innumerevoli robotici), il pianeta che si schianta contro la Terra (nel nostro caso la Luna) e il relativo governo politico pre-apocalittico di "Queen Millennia", il colossale robottone/astronave di "Macross" (potrei andare avanti per ore, quindi mi fermo: fare un elenco completo delle citazioni non è lo scopo della mia recensione.) Al di là del mero citazionismo ed auto-citazionismo ("Diebuster" in primis), "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann" si ispira principalmente al manga di "Getter Robot" (da cui prende le trivelle, la "tamarraggine", gli uomini-bestia, alcune scelte di design e tante altre belle cose), aggiornandolo in modo da far colpo sulle nuove generazioni di otaku che non hanno avuto modo di leggere il manga di Ken Ishikawa e di confrontarsi con le parodie del genere robotico tominiane ("Xabungle", Daitarn 3").

Voglio essere franco: "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann" non propone nulla che non si sia già visto in altri anime o manga. Inoltre le opere che ho elencato appartengono a periodi diversi, contesti diversi, generazioni diverse: l'atmosfera che si respira in esse è più poetica, più romantica, più sublime, più sostanziale (anche Go Nagai, la maggiore fonte di ispirazione di Imaishi, sapeva essere lirico, melodrammatico e sostanziale, basta pensare al suo "Devilman"). I titoli tanto citati dallo staff della GAINAX si distaccano completamente dai contenuti da shonen-standard di "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann", che consistono semplicemente nell'esaltazione dell'amicizia e della trivella/volontà di vivere, che spesso sembra rappresentare, più di ogni altra cosa, una mera estensione del fallo degli sfacciati personaggi principali.

Siamo quindi di fronte a un classico shonen, in cui il protagonista, Simon, compirà un viaggio di formazione accompagnato da Kamina, una sorta di figura paterna, e altri tamarrissimi compagni. Le avventure della brigata Gurren saranno, fino all'ottavo episodio, assai demenziali, in puro stile "FLCL" e da parodia robotica di basso rango. In seguito diventeranno più seriose e (relativamente) drammatiche, sopratutto nel secondo arco della serie, in cui si compirà un balzo di sette anni avanti nel tempo. Questo passaggio, che non è affatto originale ed è stato preso in prestito da "Layzner", è piuttosto forzato, così come lo sono i cambiamenti repentini che affliggono alcuni protagonisti ormai adulti. Un esempio lampante è il caso della tenerissima Nia, la cui trasformazione, a chi ha avuto la fortuna di giocare all'epocale GDR robotico "Xenogears", ricorderà molto il dualismo "Elly/Miang" riguardante la fidanzata di Fei, il protagonista del gioco, che diventerà cattiva a causa dei veri cattivi che hanno modificato il suo DNA, e così via.

La storia quindi è molto lineare, e si sviluppa mediante la sconfitta del nemico di turno attraverso i soliti power-up, che spesso sono molto, ma molto esagerati: a volte, durante la visione, mi chiedevo se il Gurren-Lagann avesse la capacità di trasformarsi direttamente in un clone di Chuck Norris grande quanto una galassia munito di trivelle uscenti dal naso, il cui calcio rotante avrebbe compresso la materia oscura lungo la traiettoria quantistica di Schrödinger attraverso l'equazione di Nobunaga-Schwinger. Sì, avete ragione, sto sparando nozioni scientifiche a caso, esattamente come la testa sottaceto di Lord Genome. Quelli della GAINAX con "Evangelion" almeno si documentavano un po', ma adesso non hanno neanche più voglia di aprire un libro di fisica delle superiori o una qualche rivista sulla Kabbalah Ebraica. Comunque, dire cose complicate a caso fa sempre figo e rende l'opera più seriosa di quanto lo sia veramente (perché comunque questo anime vuole lasciare il segno, e per lasciare il segno ci vuole qualcosa di serio: magari qualche morte tragica che stona un po' con la vena demenziale di fondo dell'opera, qualche frase ad effetto...)

A livello di sostanza, di trama e personaggi non ho quindi notato nulla di nuovo. Anche i contenuti più "seri" dell'anime, che sono la fiducia nell'evoluzione della razza umana, il superamento dei propri limiti e l'acquisizione della fiducia in sé stessi, sono palesemente mutuati da "Gundam". Ricordate tutto il discorso sui newtype del film "Incontro nello spazio" e il celebre finale? Bene, meditate otaku della nuova generazione, meditate!

Sì, lo so, sono ipercritico. Questo mio atteggiamento è dovuto a un profondo amore e rispetto per gli anime giapponesi, che ultimamente stanno degenerando sempre di più: sono ben poche le novità recenti in grado di competere con i mostri sacri del passato. Vorrei vedere qualcosa di nuovo che mi butti giù dalla sedia con la sua innovazione e coinvolgimento emotivo, come ai vecchi tempi, e non il solito citazionismo esasperato della GAINAX, con qualche colpo di scena studiato a tavolino per necessità di copione e per far sembrare l'opera più matura di quanto lo sia in realtà. Detto questo, "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann" è comunque un buon anime, sicuramente sopra la media qualitativa del suo periodo. Inoltre, riconosco che fa bene il suo dovere e intrattiene lo spettatore fino alla fine, anche se siamo ben lontani dal capolavoro che tutti acclamano.

In conclusione, vorrei valutare "Sfondamento dei cieli Gurren Lagann" per quello che effettivamente è: un buon shonen con un grande budget a disposizione. Più che "dare un calcio alla ragione e far spazio all'impossibile", bisognerebbe dare un calcio al genere mecha, che ha già detto tutto quello che doveva dire negli anni '70, '80 e '90, e far spazio a qualche idea vagamente originale. Se comunque amate la "tamarraggine", l'esagerazione e la mancanza di realismo, questo titolo è assolutamente da vedere.
Voto: 6,5 arrotondato per eccesso a causa dell'ottimo lavoro della Dynit, che ci offre un bellissimo cofanetto di quattro DVD tutto colorato, un doppiaggio spettacolare e una risoluzione grafica da paura. E non pensate che io sia un "girellaro" nostalgico che vuole ingiustamente sminuire un anime considerato dalla maggior parte delle persone come un capolavoro: i veri "girellari" sono quelli della GAINAX, che hanno fatto un mucchio di quattrini con la loro profonda cultura otaku, proponendo un ammasso di citazioni e di cliché robotici già visti che viene scambiato dai "non girellari" per qualcosa di grandioso, innovativo e originale.