Orange Road 0Ci sono manga che riescono a coinvolgerti nella lettura a tal punto che ti sembra di esser tu stesso dentro le pagine, trasportato nel tempo e nel luogo che il racconto vuole evocarti.
Manga che quasi sembra parlino di te, tanto riesci ad immedesimarti nei personaggi, nelle loro storie, nei loro sentimenti.
Per quanto mi riguarda, Kimagure Orange Road è uno di questi.

Non importa quante volte io possa rileggerlo, a quale età io possa riallacciare i rapporti coi suoi personaggi, quale stagione e quale tempo atmosferico possano esserci mentre leggo. Aperte le prime pagine del primo volume, tornato ancora una volta su quella magica scalinata di "novantanove gradini e mezzo", avverto chiaramente il caldo sole dell'estate, quella stessa estate che ha ripetutamente segnato le varie fasi del mio avvicinamento all'opera firmata da Izumi Matsumoto, sia in forma cartacea che animata.
Quella evocata dalla lettura di Kimagure Orange Road è un'estate calda, passionale e bellissima, che improvvisamente mi fa tornare adolescente, col cuore che batte a mille, in preda ad un amore platonico, folle e straordinario.
"E' quasi magia", si direbbe, citando il titolo italiano dell'adattamento italiano che, in questo caso, si rivela essere particolarmente utile ed azzeccato. Una "quasi magia" che rende Kimagure Orange Road un manga un po' speciale e una delle migliori (se non la migliore in assoluto, per quanto mi riguarda) rappresentazioni dell'adolescenza che i fumetti giapponesi ci abbiano mai offerto.

Il modo in cui Kimagure Orange Road racconta l'età adolescenziale è lo stesso di certi pezzi del primo Max Pezzali (classe 1967 e dunque adolescente negli anni '80, come il protagonista dell'opera di Matsumoto), quelli che cantavano di ragazzi normali alle prese con la scuola, la crescita, gli amici, il primo amore, le discoteche, le ragazze bellissime che gli fanno battere il cuore.
Curioso che uno dei brani più celebri dell'artista pavese, che parla delle prime volte in discoteca e di una bellissima ballerina dal fascino misterioso di cui gli adolescenti si invaghiscono, sembri proprio uscito dritto dritto dalle pagine del manga, tanto più che, nel videoclip dedicato (disegnato, tu guarda, proprio con uno stile che si rifà ai cartoni giapponesi), la suddetta ragazza ha non poche somiglianze grafiche con la splendida Madoka Ayukawa, l'eroina del nostro manga, che coi suoi lunghi capelli scuri e il suo conturbante fascino ha stregato intere generazioni di ragazzi, nel suo natio Giappone quanto in Italia.
Pubblicato originariamente sulle pagine di Shounen Jump della Shueisha fra il 1984 e il 1987, Kimagure Orange Road è uno spaccato della vita giovanile nel Giappone di quegli anni, che si discosta dai coevi Touch di Mitsuru Adachi e Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi per il suo carattere spiccatamente giovanile. Il Giappone dipinto da Izumi Matsumoto è, invece, più affine a quello di Kaoru Tada e del suo Love me knight, dal quale però sceglie di estromettere la contrapposizione fra padri e figli, fra vecchio/tradizionale e nuovo/moderno, per concentrarsi solo su un universo adolescenziale ritratto in maniera fresca, moderna, realistica e, per certi versi, anche poco giapponese, al punto che, escludendo le gang di teppisti, le divise scolastiche e pochi altri elementi, la storia potrebbe essere virtualmente ambientata in una qualsiasi città europea o americana.
 
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Kyosuke, il protagonista della storia, non si impegna anima e corpo nello sport o nei club scolastici come i ragazzi dei manga di Adachi, ma è un ragazzo ben più modesto, che non ha una passione particolare e in cui tutti gli adolescenti, a prescindere dalla loro nazionalità e dal fatto che Kyosuke abbia dei poteri extrasensoriali, possono identificarsi facilmente.
Allo stesso modo, la protagonista femminile Madoka è una tipologia di personaggio nuovo, che rompe col passato e con la tradizione. Non è la tipica, riservata, bellezza giapponese come la Kyoko di Rumiko Takahashi, non è una ragazza acqua e sapone, matura, coscienziosa, studiosa, che aiuta in casa e non dà mai problemi come le Minami, Yuri o Miyuki create da Adachi.
Ispirata alla idol Akina Nakamori e all'attrice americana Phoebe Cates (l'attrice protagonista di Gremlins), Madoka ha un passato da teppista e un comportamento sensuale e trasgressivo: fa la civetta con Kyosuke, lavora in un bar di nascosto dalla scuola, fuma, frequenta locali alla moda, beve alcool e occasionalmente suona e canta ai concerti rock. Dietro alla splendida femme fatale dallo sguardo da gatta, si nasconde, però, un personaggio profondo e complesso, che soffre di una forte solitudine e che trova in Kyosuke, fra un litigio e l'altro, un grande sostegno.
Anche Hikaru, il terzo personaggio fondamentale della storia, pur risultando chiaramente meno affascinante di Madoka, è assai ben tratteggiata e, nel suo cercare di emulare l'amica facendo la teppista o frequentando locali, rivela più di uno spunto di modernità.
Sono ragazzi, quelli di Kimagure Orange Road, perfettamente calati nel nuovo Giappone degli anni '80, in cui le mode provenienti dall'Occidente la fanno da padrone. Probabilmente inaugurando un trend su cui si baseranno gran parte degli shounen romantici futuri, il manga pone un fortissimo accento sulla vita sociale, più che scolastica, dei suoi personaggi, che quindi non si limitano a studiare dalla mattina alla sera, ma frequentano discoteche, locali, cinema, spiagge, piste di pattinaggio, impianti sciistici, concerti, bevono alcolici, leggono riviste porno, fanno viaggi e vacanze in gruppo, stanno fuori casa la notte, mangiano hamburger nei fast food, ascoltano musica rock e si imbucano persino ad audizioni e concorsi musicali.
E' un universo giovanile che, in maniera simile a quello che negli stessi anni andavano facendo i romanzi dello scrittore Haruki Murakami, rompe con la tradizione e che gode nell'offrire in continuazione riferimenti più o meno velati alla pop culture, a musiche, mode e film provenienti dall'Occidente: si pensi alle continue citazioni al mondo del wrestling, fra Hulk Hogan, Stan Hansen e André The Giant; al gruppo di capitoli che lascia Kyosuke e Madoka da soli su un'isola tropicale parodiando il film Paradise (con protagonista, appunto, Phoebe Cates); al bar in cui gran parte del manga si svolge, che si chiama ABCB (che in giapponese si legge "Abakabu", ossia "Abacab", album dei Genesis, del 1981); alle magliette dei Genesis indossate dal suo gestore.
In questa narrazione così moderna, spigliata, tendente al nuovo e all'estero, l'elemento che funge da pilastro della storia, il legame sentimentale che unisce i tre protagonisti, risulta essere il più giapponese di tutti. E', infatti, proprio il forte rapporto senpai-kohai che intercorre fra le due amiche d'infanzia Madoka e Hikaru (che, nonostante i tanti anni di intima conoscenza, chiama sempre l'amica con un rispettoso "Madoka-san" senza rivelare troppe confidenze), più che la cronica indecisione di Kyosuke, a frenare i sentimenti dei tre ragazzi e a lasciare la loro situazione in un eterno e celeberrimo triangolo.
 
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Kimagure Orange Road non è un manga che si legge per sapere come va a finire.
Del resto, la conclusione è praticamente già scritta nelle primissime vignette e risulta sempre più chiara e inequivocabile man mano che si procede con la lettura.
E' una storia che vive di tanti piccoli momenti, con una struttura fatta di capitoli più o meno autoconclusivi, di monologhi interiori e piccole foto istantanee, ritratto di un età speciale che ogni lettore porta, in fondo, dentro di sé.
Un manga che evoca atmosfere straordinarie nella loro semplicità un po' ruffiana, capaci di uniformare il battito del cuore di chi legge a quello di Kyosuke, mentre la splendida ragazza di cui è innamorato lo invita su una notturna spiaggia tropicale a bere un cocktail.
C'è, inevitabilmente, un po' di Kyosuke in ognuno di noi, che ci siamo innamorati di una ragazza tanto bella quanto apparentemente irraggiungibile, che abbiamo sognato di far colpo su di lei e ci siamo sentiti inadeguati (un altro termine rubato alle canzoni di Max Pezzali, sarà un caso, o forse no) nel nostro corpo poco atletico o affascinante, che abbiamo ballato sulle note di canzoni legate inscindibilmente a sensazioni e ricordi unici, senza riuscire a capire se il ritmo su cui ci muovevamo era quello della musica o quello del nostro cuore.
Allo stesso modo, l'autore dedica, ogni tanto, anche qualche capitolo alla visione dell'adolescenza da parte dei suoi personaggi femminili. In questi frangenti non può rivolgersi a Madoka, eterno e idealizzatissimo sogno sentimentale (e anche erotico, all'occorrenza) del protagonista, e si affida a Hikaru, che racconta al lettore dei suoi disagi nel sentirsi più infantile rispetto agli altri personaggi poiché più giovane di un anno, dei suoi rapporti con il proprio corpo e l'altro sesso. Un personaggio che, quindi, può risultare antipatico ai lettori perché dipinto in maniera infantile e perché "ostacolo" al compimento dell'amore di Kyosuke e Madoka, finisce invece per acquistare una certa profondità e un certo realismo, arrivando a far simpatia.
Eterne ragazzine rimangono, invece, le sorelle di Kyosuke, ma fan parte anche loro della stramba, affollata e piacevolissima girandola di personaggi che contribuisce a vivacizzare la narrazione, fra parenti impiccioni, amici sporcaccioni, improbabili rivali in amore e baristi che, dietro un perenne sorriso, la sanno più lunga di quanto non facciano credere.
L'elemento dei poteri extrasensoriali posseduti dalla famiglia di Kyosuke si rivela il vero, azzeccatissimo, deus ex machina di tutte le vicende. Oltre a permettere una bella varietà nelle situazioni, fra viaggi nel tempo, ipnotismo, dimensioni parallele, teletrasporti, lettura del pensiero, scambio di corpi, trasformazioni ed equivoci di vario tipo, si rivela anche un elemento fondamentale nel finale della storia. Volutamente lasciato con un po' di ambiguità, il racconto delle origini della famiglia di Kyosuke viene narrato a più riprese nel corso del manga, offrendo la possibilità di raccontare episodi intrisi di grande romanticismo che gettano nuova luce sui personaggi.
 
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Kimagure Orange Road non è il tipo di commedia sentimentale che ha mille intrecci, che scambia le coppie, che introduce nuovi rivali o cambia ambientazioni. E' strutturato ad episodi generalmente autoconclusivi, dove i rapporti fra i personaggi evolvono a passi molto piccoli e dove la loro crescita personale, comunque palpabile e suddivisa nell'arco narrativo di diversi anni, rischia di sfuggire al lettore. Non tutti i personaggi introdotti sono trattati alla perfezione: qualcuno diventa ricorrente, facendo parte della struttura della storia stessa; qualcuno viene accantonato dopo un paio di capitoli e mai più riutilizzato; qualcun altro viene ripescato di tanto in tanto se la storia lo richiede; qualcun altro si limita a svolgere il suo ruolo di macchietta senza venir approfondito più di tanto. Si avverte, però, una bella coralità nella narrazione, che riesce sempre a far sentire la presenza di un folto gruppo di personaggi con una vita sociale in cui riescono facilmente a coinvolgere anche il lettore.
Solo negli ultimi volumi l'autore preferisce concentrarsi su gruppi di episodi più lunghi, legati fra loro da una continuity atta a preparare il (bellissimo) finale della storia.
E' possibile che qualche lettore possa annoiarsi, in cerca di una storia più articolata che l'opera di Matsumoto non gli offre, ma è palpabile la sua scelta di lavorare più sulle atmosfere e sui singoli momenti più che su una storia a lungo termine, e il lavoro dell'autore può dirsi ben riuscito, vista la fortissima identificazione che il lettore prova attraverso le pagine del suo manga.
Quanto al disegno, Izumi Matsumoto non è Akemi Takada (disegnatrice della versione animata di Kimagure Orange Road, rimasta nell'immaginario collettivo più del manga) e il suo stile è parecchio grezzo. Inizialmente semplicissimo, matura via via che il manga prosegue diventando più complesso, ma non riesce mai a trovare un suo equilibrio preciso, cambiando più volte la fisionomia o le acconciature dei suoi personaggi. E' uno stile che, tuttavia, possiede un certo fascino, soprattutto nella regia delle inquadrature e nella rappresentazione molto ben curata di sfondi,vedute notturne, strade cittadine, spiagge, veicoli, oggetti e capi di vestiario.
Sicuramente non bellissimo (e innegabilmente inferiore a quello, più piacevole e stabile della versione animata), dimostra comunque di avere le sue qualità ed è fortemente adatto alla storia che accompagna.
 
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Il masterpiece di Izumi Matsumoto è uno dei primi manga a riscuotere un enorme successo nel nostro paese, pubblicato in 25 volumetti di piccolo formato dall'editore Star Comics dal 1992 al 1994. Gli adattamenti dell'epoca sono, giustamente, molto liberi, con tavole ribaltate, un lettering fatto a mano e richiami alla versione italiana trasmessa in tv (nonostante la piena originalità dei nomi, qualche dialogo è stato modificato per renderlo più comprensibile al pubblico dell'epoca, che di manga e di Giappone ne sa poco e niente). La seconda edizione dell'editore di Perugia, pubblicata fra il 2004 e il 2006, riporta il formato del manga ai 18 volumi originali, ma l'adattamento e l'impaginazione delle tavole rimangono praticamente invariati per imposizione della casa editrice giapponese, salvo i cambiamenti Lira/Euro nelle note.
La casa editrice JPOP ha di recente pubblicato una terza versione del manga, in un'edizione di lusso composta da 10 volumi di grosso formato, con sovraccoperta, pagine a colori e un nuovo adattamento dei dialoghi. In questa versione, sono stati mantenuti tutti gli onorifici relativi alle relazioni fra i personaggi e l'adattamento è molto (anche troppo) fedele alla versione originale giapponese. Dispiace che le tanto pubblicizzate pagine a colori siano solo un'illustrazione (la stessa delle copertine) in apertura, mentre restino in scala di grigi le tavole dei capitoli.
Questa nuova edizione è poi stata ritoccata dall'autore. Presenta, infatti, nuove copertine, una nuova versione del capitolo finale che aggiunge qualche tavola (nulla di imprescindibile) in più e un capitolo extra alla fine, assente nell'edizione Star Comics ma pubblicato in separata sede in una successiva raccolta di racconti uscita in Italia nel 2004.
Dispiace che questi nuovi innesti stonino parecchio, a livello grafico, con le tavole anni '80 e il capitolo extra, realizzato diversi anni dopo la fine dell'opera, fa più danni che altro, ponendosi in completo contrasto con lo stile narrativo del manga originale.
Kimagure Orange Road, infatti, forte dell'indiscusso fascino della sua protagonista femminile, non ha praticamente mai avuto bisogno di svestirla perché i lettori se ne innamorassero. Ma i tempi cambiano, ed ecco che anche Izumi Matsumoto, che con garbo ci aveva narrato gli anni '80, prende Madoka e Hikaru e realizza un capitolo extra inutile e scialbo al solo scopo di mostrarle nude, peraltro con uno stile di disegno un po' peggiorato che fa perder loro parte della loro bellezza.
Nell'edizione Star Comics, magra consolazione, l'episodio era interamente pubblicato a colori, mentre qui è tutto in scala di grigi.
 
Nel suo essere uno splendido spaccato di vita adolescenziale, il manga di Izumi Matsumoto pare racchiudere in sé l'intrinseco spirito dell'adolescenza stessa.
Kimagure Orange Road è la compagna di classe bellissima, matura, che ci fa battere il cuore ma alla quale non riusciremmo mai, se non forzandoci, a dichiarare i nostri sentimenti; è la voglia di far colpo su di lei curando il nostro aspetto, abbigliamento o abilità nello sport; è le serate passate a scatenarsi in discoteca; è le prime sbronze; è la goliardia del gruppo di amici; è il conflitto con i familiari, è la gelosia che ti assale quando la ragazza che ti piace posa anche solo lo sguardo su un ragazzo che non sei tu; è l'estate, coi suoi amori, la sua brezza, le sue spiagge, le sue notti stellate; è i litigi e le incomprensioni; è le incertezze sul futuro, i compiti di scuola, le amicizie che si vorrebbe durassero per la vita.
Ma, soprattutto, è una delle più belle storie d'amore per ragazzi mai raccontate, in cui chiunque potrà ritrovare almeno un elemento della propria adolescenza (presente o passata che sia), anche a trent'anni esatti dalla sua pubblicazione, poiché i sentimenti che turbinano nel cuore degli adolescenti non temono lo scorrere del tempo ma rimangono sempre gli stessi in qualsiasi epoca, tormentati e allo stesso tempo così piacevoli al ricordo una volta superati.
Romantico, nostalgico, affascinante e divertente, Kimagure Orange Road è una delle pietre miliari del manga sentimentale per ragazzi, che più di una generazione ha fatto innamorare grazie alla sua splendida protagonista dai capelli corvini e dal fascino misterioso, che faceva (e fa ancora) battere il cuore del giovane Esper e dei suoi lettori con lo stesso ritmo, eccitato e incontrollabile, di un concerto rock in una notte d'estate.